IL SABATO

 

 

La settimana si compone di sette giorni, i primi cinque quasi tutte le persone li impiegano affrontando il proprio lavoro, l'ultimo, la domenica, al riposo fisico e spirituale, il sabato, che viene tra i giorni lavorativi e quello festivo, e' un giorno di passaggio. E' presago del giorno di riposo assoluto ma contiene ancora i segni delle continue lotte quotidiane.

Il giovane Carlo trascorreva il sabato tra il lavoro e le piccole faccende personali.

Carlo aveva un piccolo laboratorio di restauratore di antichi orologi, nella prima traversa della piazza principale del paese, vicolo Ginestra.

Le sue giornate generalmente le trascorreva seduto dietro il suo banco di lavoro, alle prese con quei piccoli orologi. Di sabato andava comunque al laboratorio, ma invece di impiegare il tempo a restaurare gli oggetti, metteva in ordine il locale, riordinando il caotico groviglio che durante la settimana imperversava sui suoi scaffali e sui tavoli da lavoro. Ripuliva gli strumenti, rassettava il laboratorio, toglieva la polvere e rimetteva in ordine gli orologi, dividendoli in tre gruppi: quelli da aggiustare, il gruppo da tenere in osservazione per la verifica, e quelli già pronti per la vendita.

A volte di sabato si recava nella vicina città per cercare, nel quartiere dei Ginevrini, qualche rigattiere ambulante. Spesso incontrava all'angolo con via Giolitti, seduto su di uno sgabello di legno e con davanti un carrettino a mano, sempre di legno, Daniele, un vecchio rigattiere che quando lo vedeva da lontano già sorrideva.

Carlo era il miglior cliente di Daniele, passava ore e ore ad osservare gli oggetti sistemati in modo ordinato sul piano del carrettino, li prendeva ad uno ad uno, girandoli tra le mani, ne leggeva la marca, l'anno di fabbricazione, e nel frattempo conversava con Daniele. Alla fine sceglieva gli oggetti da comprare ed iniziava con l'amico la rituale lotta dell'acquisto.

"Quanto vuoi per questo vecchio e distrutto orologio del 1920, che manca anche della lancetta dei minuti ?", iniziava Carlo .

"Questo antico e seminuovo orologio di buona marca te lo posso vendere non meno di quanto ne costa oggi uno nuovo originale ", rispondeva Daniele con un tono fermo della voce .

E così andavano avanti fino a quando uno dei due, in genere Carlo, stanco della battaglia, finiva con il chiudere sul prezzo mettendo mano al portafogli e pagando all'amico l'ultimo valore richiesto.

Poi Carlo ritornava al paese e si guardava in continuazione i nuovi acquisti fatti, passando ore intere alla contemplazione, quasi morbosa, dei vecchi orologi.

Un sabato, mentre stava mettendo in ordine il bancone principale, vide in mezzo al groviglio di piccoli ingranaggi una spilla d'oro, con un rubino incastonato al centro. Una spilla da donna, al primo sguardo sembrava una di quelle spille che le nonne portavano ancora nonostante fossero passate di moda.

Il primo dubbio che invase Carlo fù da dove proveniva quell'oggetto. Lui sicuramente non lo aveva portato nel laboratorio, se ne sarebbe ricordato. Forse l'aveva perso qualche sua cliente, caduta da qualche vestito mentre la proprietaria si accingeva a prendere i soldi dalla borsa, chissà ?

Prese la spilla, la chiuse in un piccolo scatolino di plastica e usci verso la piazza in direzione del negozio dell'orafo. Entro nel locale. Nell'aprire la porta di ingresso il piccolo campanellino appeso al soffitto risuonò più volte. Dal retronegozio usci Gaetano, l'orafo, che nel vedere Carlo lo salutò calorosamente aggiungendo :

" Qual buon vento la spinge nel mio misero negozietto ? "

Carlo sorrise, e tirando fuori dalla tasca della giacca lo scatolino con la spilla disse :

" Nel mettere in ordine il mio laboratorio ho trovato questa spilla e volevo che lei le desse un'occhiata".

E porgendo la spilla a Gaetano aggiunse :

" Dall'aspetto sembra molto antica, la sua forma è particolare ma io non sono esperto in materia di gioielli, che valore può avere ? E poi volevo sapere se per caso è stata venduta da lei a qualche signora che conosce in modo che possa risalire alla legittima proprietaria".

Gaetano, allora, tirò dal cassetto del banco la lente di ingrandimento e presa la spilla tra le mani cominciò ad osservarla.

" A prima vista, realmente da' l'impressione di essere molto antica, anche la pietra incastonata e' diversa da quelle che si producono oggi."

La guardo' a lungo, silenziosamente, la mise sulla piccola bilancia, la strofino' con il panno di daino, e alla fine disse :

" Bella, bella e anche di valore, questi oggettini sono molto particolari, difficilmente si vendono nei normali negozi di orafo, almeno io non ho mai avuto una spilla del genere tra la mia merce da vendere. Mi ricordo pero' di averne vista una simile quando mi recai a Ginevra alla mostra di oggetti in oro della collezione Spiffenberg, oggetti di valore inestimabile, un orecchino semplice e senza nessun brillante era stimato per alcune decine di milioni, e questa spilla e' sicuramente dello stesso stile di quella collezione, dal disegno al tipo di pietra incastonata. Sì e' proprio antica, molto antica e di grande valore commerciale. Io pero' non la venderei mai, e' troppo particolare e bella. E' stato fortunatissimo a trovarla così per caso, magari l'avessi trovata io."

Sconvolto Carlo ringrazio' gentilmente Gaetano, prese la spilla la richiuse nello scatolino ed uscì fuori dal negozio. Il campanellino risuono' di nuovo.

Sulla strada del ritorno al laboratorio Carlo ripensava a quante clienti erano passate per il suo negozio nell'ultima settimana. E se realmente qualche persona l'aveva smarrita non sarebbe poi ritornata a chiedergli se l'aveva ritrovata lui ?

Tra un pensiero e l’altro Carlo raggiunse il laboratorio. Entro, si sedette dietro il banco, tiro' fuori la lente di ingrandimento e comincio' anch'egli ad osservarla, imitando i gesti dell'orafo.

Dopo un po' la ripose di nuovo nel cofanetto, guardo' l'orologio sulla parete, si infilo' la giacca, mise lo scatolino in tasca, richiuse il laboratorio, abbassando la serranda, e si avvio' verso casa.

Appena giunto nella propria abitazione, senza nemmeno togliersi la giacca, si portò in camera da letto, aprì il cassetto del comodino, dove teneva gelosamente custoditi i suoi gioielli, e sistemo' la spilla in un cofanetto di legno, dove erano custoditi gli orecchini della nonna.

Nel rivedere la forma degli orecchini, che non vedeva da molto tempo, subito noto' la somiglianza di forma e colore, sia dell'oro che del rubino, tra questi e la spilla. Sembravano proprio simili.

Ancora più sconvolto da questa nuova scoperta, richiuse il cassetto e si tolse la giacca. Nel riporre la giacca sulla spalliera della sedia, che teneva in camera da letto, il suo sguardo raggiunse il ritratto della nonna. Una vecchia foto ormai ingiallita che da quando la nonna aveva lasciato la vita terrena era sempre stata sul ripiano del cassettone. Un'immagine che contemplava spesso quando al mattino svegliandosi rimaneva per qualche minuto nel letto prima di alzarsi.

Il vestito del ritratto era scuro, e si notava subito un oggetto chiaro appena sotto il colletto. Carlo non aveva mai fatto caso a quell'oggetto chiaro, forse proprio una spilla, che ora vedeva attaccato al vestito del ritratto.

Si avvicino' alla foto e scoprì che sul vestito della nonna c'era veramente una spilla. Prese la foto e guardo' intensamente in direzione del gioiello. La forma era sicuramente quella della spilla che aveva trovato nel laboratorio.

Scosso porto' subito lo sguardo verso gli orecchini.

Erano proprio quelli che la nonna gli aveva lasciato.

Sconvolto, con il volto pallido, riaprì subito il cassetto del comodino, aprì il cofanetto di legno e, con suo grandissimo stupore, la spilla e gli orecchini non c'erano più.

 

Torna alla Home page