IL CORTILE

(un viaggio nella memoria storica delle radici)

 

Dove ogni pietra parla e la stradina o il vicolo ha un valore di memoria storica, lontana, perduta nel tempo trascorso : un cortile.

Un cortile con una iscrizione quasi infantile al centro, tra le piccole pietre del selciato : 1894.

Cento anni. Un secolo dall'ultimo restauro.

Centinaia di persone lo hanno attraversato, calpestato ed usato, persone oramai scomparse da tempo, di cui non ne resta, forse, neppure un granello di polvere ma che ritornano, come immagini, attraverso le pietre consumate del cortile, rievocate dal segno della memoria.

E su questo poggio, la sera, si fermavano a parlare, a discorrere sulla giornata appena trascorsa o a versarsi gocce dei loro ideali, irrorandosi nelle conquiste ed allori di un giorno e gemendo per le sconfitte banali o importanti, chiedendo aiuto all'amico seduto al loro fianco. Altre spoglie umane, ma visi simili a quelli che oggi sono seduti sul poggio. Lo stesso brulicare di voci, di grida, di schiamazzi, di luce vespertina che infiamma i volti, che si riempie di memoria, che in ogni angolo accende un ricordo.

Oramai e' stracolmo di persone, reali ed irreali, intere famiglie che aumentano ad ogni istante. Ragazzi, fanciulle, vecchi malaticci, cani, gatti, oche, anatre, galline, contadini, asini e carretti, conigli. Non c'e' piu' posto per nessun altro, ma lo spazio continua a riempirsi di immagini e fantasmi. Arrivano carri pieni di spighe di grano, granturco, fagioli e ceci, canapa. Battitori a coppie iniziano a percuotere sul cortile lastricato le spighe, alternano i loro colpi e cantano strane canzoni, sconosciute ai presenti.

E' un continuo accavallarsi di gesti, il piccolo forno si accende, le fascine di legna sono arse, sale il fumo verso il cielo, con quel profumo acre e pungente che e' presago dell'odore del pane, da addentare ancora caldo e fumante. Si ode il rumore delle catene del pozzo che portano secchi di latta a riempirsi, nel fondo, di acqua limpida, fresca e cristallina, che viene versata nei cocci, nelle catinelle, nei "ceceri".

Tutto ritorna a rivivere, si materializza visivamente, e mentre il cortile e' all'apice dell'intreccio di immagini, il silenzio improvviso. Lo spazio e' vuoto, buio, senza piu' vita. Anche il gattino grigio scappa, nascondendosi dietro il vaso di gerani rosa. Di nuovo il nulla si appropria del cortile.

I muri invecchiano velocemente, le pietre crollano, ricadono per terra e si frantumano in polvere gialla e grigia, che il vento raccoglie e sparge, dissolvendola nel vuoto.

Ora un pensiero prevale sugli altri : in questo cortile c'e' la memoria storica delle mie radici. Ieri io ero mio nonno, l'altro ieri ero il mio bisnonno, e poi il nonno di mio nonno. Un cammino a ritroso nel tempo, dove le case invece di invecchiare ringiovaniscono, e invece di aumentare diminuiscono, sempre di piu', fino ad annientarsi.

Un gruppo di alti alberi di noce e' quello che rimane delle basse casette di campagna intorno ad un piccolo cortile. Un gruppo di alberi spogli in pieno inverno, agitati dal vento.

Un vecchio e' seduto sotto l'albero piu' grande, su di una bianca pietra calcarea. Lo sguardo nel vuoto, sta sicuramente pensando, un pensiero profondo, qualcosa di importante : "L'anno che verra' il mio primogenito prendera' moglie, voglio costruirgli una piccola casetta in questo mio giardino. Le pietre le faro' tagliare dal vecchio Cesare nella cava di tufo grigio che il nonno ha iniziato a Torrillo, lungo la siepe costruiro' la casa e dietro la casa ........................ un piccolo cortile."

 

Torna alla Home page