L'UNIVERSO MENTALE

poesie

 

I N D I C E
IL SOLITO PARLARE
ROTAZIONE FLUIDA
IL PARLARE AMBIGUO
L'ONDA LUNGA DEL Solito Pensare
INTERCETTAZIONE MENTALE
LA COSA MENTALE
ESPOSIZIONE MENTALE
ORGANIGRAMMA
FLUIDITA' MENTALE
LUCIDITA' MENTALE
SENZA SENSO
IL SILENZIO
SQUILLO
NUVOLE
MUSA CONSOLATRICE
RECAPITULATION
LA MEDUSA CATTURATA
LA FOCA IMBALSAMATA
IL DIVINO ERRANTE
PAROLE NELLA NOTTE
APOTEOSI

 

 

IL SOLITO PARLARE

Sospeso sulla corda

del morbido pensare,

gridare a squarciagola

il metro del sognare.

Posso tornar nel bosco

nascosto dalla collina,

un essere bambino che urla

alla sua bonta'.

Giocare con il filo

di corda, rosso fiamma,

grovigli della mente,

ricordi del peccato.

Merlo corvino, dal becco

giallo e bianco, svolazza

tra le cime degli olmi,

tessere di umilta'.

Occhio aquilino, freddo,

spigolo di muro alieno,

domanda di viaggiare

sopra le alte foglie.

Grido, la voce roca

ristagna nella sponda

di un fiume violetto,

medicina sbiadita del tempo.

Fuoco artificiale,

sfuma la porta del borgo,

brucia la tasca del regno

con mille scintille dorate.

Uso la bruna ciocca

come un fantino bravo,

galoppa sulla sfinge

.......e' lecito parlare ?

Sospeso Posso Giocare

con il Merlo che ha l'Occhio

e Grido al Fuoco.

Uso la testa ?

 

 

 

ROTAZIONE FLUIDA

Dal punto di partenza

a quello di arrivo

trasmetto una rotazione,

fluida,

di invisibili nuvole.

E nella rotazione,

vortice,

immagazzino l'eutanasia

della coscienza.

 

 

 

IL PARLARE AMBIGUO

La sera trasporta in se

il virtuoso canto effimero

senza sollievo con il mistero.

È il parlare ambiguo

di ciò che potrebbe essere

vero

e di ciò che potrebbe essere

falso.

 

 

 

L'ONDA LUNGA DEL SOLITO PENSARE

Estate,

l'uomo grigio

reagisce inconsciamente

all'apatia congenita del solito

pensare.

L'onda lunga della disperazione

tra grattacieli e guglie amorfe,

riporta agli inferi il solito

parlare.

Il brulicare di canti tra le folle

ignare, ignude, illusorie, infide,

restaura la battaglia avulsa del solito

viaggiare.

E l'onda lunga del solito

pensare, parlare, viaggiare,

si sente, palpabile nelle mani.

 

 

 

INTERCETTAZIONE MENTALE

Onde radio,

sfere viaggianti,

trasmettono dati

sulla epidermide

bruna

ricoperta da villi.

Trasgressione utopica

del mantello amorfo.

Tracce frastagliate

di coste latine

si intravedono

dal picco sulla guglia.

Olfattivo sentore

di inusuali

trasposizioni

di onde cerebrali.

 

 

 

LA COSA MENTALE

Fisicamente reale,

non visibile all'essere

umano,

la cosa mentale,

germoglio piroclastico

letale all'universo,

produce lo straripamento

sintattico della sostanza.

Tra modello e tipologia

la forma perde contenuto

travasando nei canali

ambigui precarie diramazioni.

 

 

 

ESPOSIZIONE MENTALE

Gli oceani dei voli

pindarici sono stracolmi

di liquido salato.

L'ansia di universo

umano e ludico

si inebria di colori intensi.

Dall'aurora al tramonto

un turbinio di immagini

confuse dal bagliore magenta

di olfattivi grovigli ancestrali.

La cupa trasposizione del fato

nel cratere avulso

della città perduta.

L'organizzazione amena del ricordo

trapela dal comportamento

ludico e grottesco,

dai sussurri prolungati

ai silenzi di ovatta.

 

 

 

ORGANIGRAMMA

Paleontologicamente

cercando la destinazione

utopica della apatia congenita

sviluppo un organigramma

di sfere di cristalli amorfi

racchiusi nello spazio,

universalmente infinito,

delle scatole fruibili

dal corpo umano.

Nel ripetere la forma

del pensiero

modello la sostanza

rievocando grandi spazi

illuminati e finiti.

Al centro del movimento

il puntino scuro, flebile

ma oscuro, del buco nero,

sempre più buio, assorbe :

l'intercettazione mentale,

la cosa mentale,

l'esposizione mentale,

lasciando sul piano

solo il reale, cruciforme.

La sintesi della maniacale

ricerca forzata dell'io

trascende dal modello,

ridefinendo tipologie assurde.

 

 

 

FLUIDITA' MENTALE

Rettilineo

sgomento di quello

che ora io penso.

Non languide coste

né fari nella notte,

anoressia della mente

pervasa di angosce

e guglie

e scogli

e calma apparente.

La fluidità mentale

trasporta l'organigramma

irreale del giorno banale

nella città perduta,

perduto anch'io

tra le pareti di ghiaccio,

particella misteriosa

dell'intera galassia.

Lapalissiano pensiero

dopo il groviglio magenta,

caduco di sapori

ma intriso di sangue,

la fluidità mentale

corregge il virtuale,

sonoro istinto primario

del cavaliere errante,

nella stabilità intuitiva

del solito viaggiare.

Ed i grandi spazi immensi

delle pianure d'altura

si restringono consumandosi,

assurgendo a vette

di esacerbata drammaticità.

E il vuoto, il nulla, ripiombano

nel burrone della storia finita,

nello spazio finito e reale,

congelando la chiara musa inquietante,

ibernata di nuovo dal freddo glaciale

dei castelli di carta, straccia.

 

 

 

LUCIDITA' MENTALE

Ultimo scoglio

l'ibrido connubio

tra il giorno e la notte.

Il repressivo discorso

sul brancolare nel buio

oltrepassa la soglia della stagione.

E sicuro che le piccole nuvole

viaggeranno verso l'oriente,

volatilizzo la realtà virtuale.

La lucidità mentale

è arrivata,

cercata tra gli spazi dell'universo

e le ragioni irrazionali,

si ferma sublime sulle spoglie umane.

In fusione calda le quattro

particelle riprendono l'ignoto viaggio

nei meandri oscuri delle stagioni.

E senza più contatti,

senza più illusioni,

scivolano sui leggeri fili rossi.

 

 

 

SENZA SENSO

Parole umane

e gocce

e ululati lontani

pinguino ardente

segno premonitore

di rabbie crepuscolari

indipendenti dal cosmo

visivo e sentimentale

del fisico ignudo,

stereotipato,

tipologicamente lontano

dal modello esatto.

Incanto d'oriente

tra le mani

che non percepiscono

contatti richiamati

dal risveglio tardivo.

Una sola frase

ha senso tra le tante

.....................

.........senza senso.

 

 

 

IL SILENZIO

Elettrico, il mio motore,

è elettrizzato.

Accelero, decelero,

mi fermo, riparto.

Innervosito,

elettrico,

assonnato,

ho sonno,

sono stanco.

Poi nel silenzio

della stanza fisso

una briciola astratta.

Parlo in silenzio,

ma non voglio parlare.

Un essere bianco,

stupido e banale,

e il silenzio mi assorbe,

e con se porta lontano

le parole di pietra.

In silenzio ascolto,

incuriosito dal vento,

un battito cardiaco.

Parlai strano, da solo.

Leggevo le note sbiadite

dello spartito, incoerente.

La parete è trasparente

vedo una pianura, verde,

e gli alberi con i fiori.

Adesso, ma poi ?

Vedrò il cangiante

orso bruno,

il passero solitario,

la belva disumana,

l'essere incorreggibile.

In silenzio.

Ascolterò il rumore del mare,

il turbinio dei sensi

disperdersi tra le vele,

Vedrò mille lenzuola sventolarsi

sulla sabbia, umida.

E altre storie,

altre strade,

nuovi torrenti,

oceani sconosciuti.

Parlo nel sogno.

Silenzio !

 

 

 

SQUILLO

Silenzio d'ovatta

nel bruno giocondo

mistero che affonda

nel burbero nastro

puleggia di ombre

toccando le sponde.

 

 

 

NUVOLE

Banchi di particelle

trasparenti ed umide

si incontrano nell'aria

sopra le colline

cambiano le forme

le loro direzioni

e il vento le porta.

Sono pensieri.

 

 

 

MUSA CONSOLATRICE

Come un pomo stondato

la sfera consolatrice.

 

 

 

RECAPITULATION

Fermati per un attimo.

Mente: farfalla

di fiori secchi

sopra la pianura

di sentimenti lontani

tra la noia e la pazzia

bagliori di luce scarlatta.

Analisi.

Ripresa di intime gioie

e lunghi e sottili e leggeri

fili di seta, colorati

dorati, argentati,

fuliggine di polvere,

briciole di neve,

che cadono oscillando

sulla terra nuda,

sull'erba umida,

sulle cime dei platani.

Orchestrale.

Dirigibile pieno di argo

metallo nobile,

miscuglio di grafite

e particelle di pixel

raggrumite dal pigro

scalpore di pietra magenta.

Volano rupestre con onirico

canto, sberleffo e idioma

sconosciuto senza fogli.

Placido e sereno.

Domando in oriente la fine

del fauno con dardi di luce

che affiorano nella turgida

massa di materia biancastra,

e ignoro la musa trascinata

dal cupo rigoglio di aulenti

gocce, oceani prosciugati.

Temporale: idillio di nubi.

 

 

 

LA MEDUSA CATTURATA

Vedi

dalle onde del mare

traspare

sotto il pelo dell'acqua

la medusa.

La vedi, la vedo,

la vediamo,

adesso non è più visibile,

ora è qui sotto di noi,

la vedo.

Un tuffo tra le onde

alte

la prendo tra le mani

ci gioco,

è il palpare morbido

delle passioni.

Spruzza il suo veleno,

l'unguento del suo cuore

di pietra bagnata,

abrasivo,

irrita l'epidermide chiara

bruciore malinconico,

ma la tocco.

Scivola, sbianca, sfugge,

la tiro nell'aria,

tra il vento

mi scappa dalle mani,

la riprendo

la lancio sulla battigia,

l'ho catturata.

Trasparente sensualità

dell'essere opaco desideroso

di enfasi, bruna.

L'ho catturata.

Anelito organico di procioni

altisonanti sulla increspatura

morbida del volere.

L'ho catturata ?

 

 

 

LA FOCA IMBALSAMATA

Cosa osservi con lo sguardo

nel vuoto tu non vedi

che il misero corpo

disfatto dal colpo

di un mite guerriero

nella valle di ghiaccio.

Cosa palpi con le mani

leggere tu non tocchi

che una piuma volatile

asportata dal resto

di una carcassa immobile

nella collina di fango.

Cosa senti nel tuo corpo

assopito tu non ascolti

che la nenia ingiallita

dai ricordi lontani

di un baccanale d'autunno

nella capanna di foglie.

Tu vedi,

tu tocchi,

tu ascolti,

la foca imbalsamata.

 

 

 

IL DIVINO ERRANTE

Cavaliere, di un ronzino

scheletrico, con l'elmo

di latta grottesco, lo

sguardo fisso nel vuoto,

tra il mare e i monti

la tua figura di essere

divino, o cavaliere errante

nella brughiera cosparsa

di rovi.

Multiforme visioni di gatti

maculati, di cavalli bai

nelle pianure delle ginestre

questo tu vedi attraverso le

pupille profonde, o divino errante

nell'oceano dei marosi.

Emblema vitreo della diaspora

della coscienza, perdutamente

invincibile l'ostracismo plumbeo

della sostanza.

E viaggiando, o cavaliere, ritrovi

il bianco velo della donzella

e perdi il controllo delle stagioni

tumefatto dal continuo scontro

con ciò che tu chiami divino.

Coraggiosamente perverso,

invaso dalla cretosa sfinge,

castighi l'incontro, o cavaliere

errante, errabondo fringuello.

Pascolando nei frammenti di vetro

laceri le membra stanche, ossessivo

incontro con te stesso,

quello che vedi in te stesso.

E lasciando che la sera ti porti

nel vuoto, o divino, accetti la tua

ingordigia terrena, o cavaliere,

errante.

Spaventosamente sicuro,

impavido, il tuo pensiero è fermo,

fissato nel tempo e nello spazio,

o cavaliere che non conosce confini,

che maledici il tuo volare umano.

E parco il tuo viaggiare ambiguo,

divelto il tuo mantello grigio,

aspettando che il movimento del tempo

trasporti, o divino, l'essere errante

nel cratere vulcanico.

 

 

 

PAROLE NELLA NOTTE

Istintivamente,

coraggiosamente

inglobato nel parlare ambiguo,

raccolgo le energie vitali

per sussurrare

le parole nella notte.

Le analizzo concretamente

oscillando nel buio

trascendendo dall'oblio.

Le lancio nello stagno

antracite,

il fango si scioglie,

fluidifica la mente,

si riaccende fioca una luce

lontana, pensata perduta.

Orgoglioso del divino errante

che gioca nell'atmosfera silenziosa

della notte fresca,

ascolto silenzioso il travaso

dell'universo umano nella cisterna

profonda della sfinge di creta.

Stanco del movimento sinuoso

dei grovigli magenta, lascio

al vento trasportare i pensieri,

leggeri, leggeri.

Illusione della fragilità cosmica

che galleggia nello spazio oscuro

della notte, nel sogno di una notte

di mezza estate che riaccende

il flebile contatto con fusione.

Rinfrancato nello spirito

disperdo nel vento le nuvole

che inutilmente si volatilizzano

tra le fiammelle senza luna.

E un grido : "parruff".

 

 

 

APOTEOSI

Al culmine della salita

la cuspide irreale

traspare

nella foschia serale.

Si staglia virilmente

davanti al proprio corpo

impercettibilmente contorta

umanamente fresca.

È l'ibrido canale

di gioie e di passioni

nate nella tristezza

cresciute nella noia.

Intensamente lucida

luccicante di letizia

infatuata di pensieri

dolci, arroventati.

Adesso io la vedo,

l'apoteosi finale.

 

 

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