Archivio segreto

L'archivio segreto del comune di Velletri

Negli anni successivi al trasferimento della capitale d'Italia da Firenze a Roma (nel 1871), vi fu un notevole interesse nel recuperare e catalogare i fondi librari presenti.
Nel 1876 sorse come privata fondazione di eruditi la Società Romana di Storia Patria, con lo scopo di istituire anche a Roma e nel Lazio una sistematica indagine sulle fonti della storia locale, come già avveniva in Piemonte, in Toscana ed in Lombardia. Con decreto del 17 novembre 1883 la Società Romana di Storia Patria trovò stabile e definitiva sede presso la biblioteca Valliceliana di Roma. Nel 1885 Enrico Stevenson (scrittore alla Vaticana) propone di dare alle stampe una raccolta di documenti veliterni: la proposta ebbe un esito alcuni anni più tardi con la pubblicazione nel periodico della Società di alcuni Documenti dell'archivio della cattedrale di Velletri. L'interesse della Società converge, in quell'epoca, con un analogo interesse del sindaco di Velletri, che scrive "come questo Municipio possegga un Archivio detto segreto contenente pergamene e documenti preziosissimi e oggetti trovati nella via Metabo". Viene formata una commissione, presieduta da Monsignor Luigi Angeloni, canonico e professore del seminario di Velletri. Il 25 ottobre 1884 la commissione presenta al sindaco una relazione, che descrive minuziosamente lo stato dell'Archivio. E' un documento straordinario, che guida il lettore nella scoperta del fondo antico.

1. Entrati nelle tre camere che precedono quella che contiene le credenze e gli scaffali dell'archivio sudetto, le trovarono ingombre disordinatamente di oggetti antichi, statue cioè, frammenti di esse, fregi, ornati in marmo, in stucco, in basalto, in avorio; e rottami pure di anfore, di vasi etruschi e latini, alcuni pregevolissimi per disegno, pittura e finezza di ceramica; dissotterrati lungo la sponda sinistra del fosso metabo (siccome la colonna di granito presso l'angolo del giardino Negroni), l'anno 1881. I quali oggetti e le quali cose furono subito dalla Commissione classificati e ordinati alla meglio, per essere quindi stabilmente riposti in luogo adatto a siffatti stimati avanzi dell'antichità, e da provvedersi dal municipio.

2. Passata quindi la Commissione nella camera ove esiste l'Archivio, la trovò parimente ingombra da oggetti quasi somiglianti ai primi; con una vera macerie di calcinacci, sassi, pile, anfore, docce, vettine spezzate miste a frammenti di marmo e mosaico di poco o nissun rilievo, se si tolga l'epoca, che è la romana.

3. Di sopra e di sotto a tal congerie trovammo, sparsa e sepolta, una colluvie di libri manoscritti e carte che visti appena e letti, li ravvisammo della più alta importanza; e da collocarsi se non tra i primi, tra i secondi certo del municipale archivio, come quelli che risalgono al secolo XIV, e forse XIII puranco. Sono essi cosa preziosa, perché pieni della sapienza amministrativa legale - giudiziaria, con la quale i nostri antenati seppero, tanto onoratamente e per lo spazio di più che trecento anni, governare il nostro glorioso e libero Comune. De' quali libri manoscritti, alcuni hanno a copertina brani di pergamene condotte a caratteri romani e gotici bellissimi, e sono del secolo IX e X i primi; XI e XII i secondi.

4. Rimosse pertanto e segregate le sconvenienti materie dalla camera, e dato ordine e collocamento precario al prezioso tesoro delle carte in un canto di essa, ci facemmo a visitare l'archivio propriamente detto. Consiste esso di quattro belle intese credenze, in noce ben conservata, con lo sfondo al muro, e contenenti, oltre a vari libri in stampa e manoscritti di recenti date, cento e più pergamene dal secolo XI, al XVIII e XIX. Sono Bolle di Papi, Diplomi d'Imperadori, Atti e Contratti del popolo di Velletri e quello di Roma, Privilegi etc.; e ogni pergamena ripiegata su di se stessa a forma di plico (maniera che produce il loro deperimento), distintamente appesa per fittuccia in un chiodo al muro. Fu questo lavoro e riordinamento ultimo condotto nello scorcio del secolo passato dal nobile e intelligente concittadino nostro cavaliere Giuseppe Calderoni; e la lapide, di che perciò il Comune lo ebbe onorato, la meritò per quello allora valeano i tempi.

5. Ma il progresso sopravvenuto e i ritrovati della scienza, che seppero fare argine ai guasti inesorabili degli anni, richiamarono la nostra attenzione su di quelle preziosissime pergamene; e stabilimmo perciò doversi esse riordinare dispiegate ovvero rotolate, a seconda di uno de' nuovi metodi, che ora la Commissione va studiando. Idea fu questa nostra, la quale ebbesi l'approvazione di persona assai competente, quale è il chiaro archeologo e paleografo il romano Enrico Stevenson, che di que' giorni stessi aveasi dalla S.V.Ill.ma grazioso permesso di accedere allo archivio, e studiarne le pergamene ridette.

6. Il perché invitato da noi il sullodato Signore a porre gli occhi e la mente sul resto dell'archivio, e meglio sulle carte e i libri abbandonati, trovò grande il loro interesse, e fece vedere come le rilevanze che se ne sarebbero tratte avrebbero recato gran luce alla Storia - medioevale comparata documentata della Provincia di Roma, la quale si sta oggi compilando per opera della Reale Societa' romana di storia patria. Aggiunse di più lo stesso Signore che la Società preparava ormai il volume primo di detta Storia, nel quale Velletri, per la sua sapienza medioevale governativa, va innanzi ad ogni altro comune della provincia, e a lato e il primo dopo quello di Roma. Opinione che egli tornato in Roma manifestò ai soci in piena adunanza accademica della Società, ed ebbe occasione di ribadire con cenni messi a stampa, e che si pregiò inviare alla S.V.Ill.ma, a noi e ad altri consiglieri.

7. Lo stesso Signore poi, come segretario della ricordata Società, dava seguito ai cenni stampati con una sua lettera diretta a noi, che ci affrettammo far giungere nelle mani della S.V. In essa lettera la Società manifestava modestamente il desiderio di avere qualche sussidio dal nostro Comune per la pubblicazione del ridetto volume: e il consiglio si faceva a risponderle che accettava in massima cotale dimanda.

8. Ora noi che di buon grado ci ponemmo all'opera, faticosa certo e di non lieve compito, ci teniamo fermi a ben condurla, e rispettosamente osserviamo alla S.V.Ill.ma che il far pago il desiderio della ricordata Società riuscirà atto cortese e gentile non solo; ma vantaggioso di più ad arricchire la città nostra di quello splendore che da codesti uomini, e da siffatti studi oggi cotanto stimati, le si aggiungerà con certezza.

9. Voglia pertanto la S.V. consentire che lo Stevenson continui gli studi già sull'archivio incominciati, mentre noi attenderemo a quelli del voluto riordinamento, il quale, ci adopreremo, riesca tale veramente sotto il doppio aspetto materiale e formale".