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La
sua costruzione risaliva al 1700 e nei suoi tempi migliori doveva aver visto
passeggiare nel suo parco e nelle sue sale dame e cavalieri che portavano i nomi
più illustri della nobiltà
dell'antica Genova. A
quei tempi era stata certamente una casa patrizia, una specie di villa di
campagna,
perché a tale scopo erano destinate le belle costruzioni disseminate tra
il 1600 ed il 1700 sulla collina di
Albaro,
ma ora, ai giorni nostri, era certo una casa stregata.
Lo
si avvertiva subito, appena superato il cancello che portava nel grande
giardino.
Se fuori c'era il sole e non si sentiva un alito di vento,
all'interno ci si trovava avvolti dall'ombra ed un vento fresco raggelava
le membra. Nel
suo parco, sotto gli alberi, aleggiava un silenzio strano, come ovattato, rotto
solo dal tubare delle tortore, l'unico rumore che si sentiva.
L'uso
del suo interno era stato svilito ormai da anni e trasformato in uffici, dove
persone si muovevano in continuo da una stanza all'altra, telefoni squillavano e
macchine da scrivere ticchettavano.
Ma anche qui strane correnti d'aria ti aggredivano nei corridoi, strani
silenzi improvvisi mentre salivi una scala, e strani rumori, insoliti,
provenienti non si sa da dove. Ma
sopratutto la gente cambiava lì dentro. Quelli
che vi entravano non erano più gli stessi di prima.
Quelli che erano stati amici, ora sembrava si odiassero, tutti erano
affannati e tutti volevano arrivare da qualche parte
e possibilmente sempre prima degli altri.
Tutti erano in competizione con tutti. Entrando
nella grande casa rosa le persone perdevano
la loro gioiosa allegria per sostituirla con una
cupa malinconia o tristezza che fosse,
che li assaliva appena passavano
il cancello. Voci sussurrate,
bisbigli che crescevano a dismisura, creando
paure, insicurezze, inimicizie. La
casa doveva essere abbandonata, non c'era altra
soluzione, poi tutto sarebbe tornato
normale. Il lavoro sarebbe
scorso via liscio,
la gente sarebbe tornata tranquilla e gli odi ed i rancori
sarebbero svaniti come per incanto.
E così fu fatto, un giorno tutto fu imballato
e gli uffici furono trasferiti in un moderno edificio in centro. E
la grande casa ? Non
mi meraviglierei se una mattina,
svegliandosi, le persone delle case vicine
non la vedessero più, inghiottita nella notte dal
suo grande parco, che si è richiuso su di lei.
Poi, magari tra secoli,
potrebbe riapparire, come per incanto, in una notte, e
di nuovo la gente tra le sue mura sentirebbe quelle strane correnti
d'aria, quegli strani silenzi e quegli strani rumori
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