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CAMOGLI, CITTA' MARINARA di Annamaria "Lilla" Mariotti Il primo
nucleo abitativo di Camogli sorge già su un’isola intorno all’anno 1000,
abbarbicato intorno al suo castello ed a una piccola cappella dedicata a S.
Erasmo, che era più che altro la chiesetta della guarnigione.
La storia di Camogli si protende sul mare e sul mare, nei secoli a
venire, conoscerà il suo massimo splendore.
Si estende in seguito su quello che è oggi il lungomare, dove le prime
case vengono costruite tra il 1300 ed il 1400.
Sono case altissime,
una attaccata all’altra, quasi a sostenersi a vicenda, ma erano costruite così
perché ogni metro di terreno per innalzarle veniva rubato alla collina
retrostante con costose operazioni di sbancamento, dati anche i mezzi a
disposizione a quell’epoca. e più alte erano le case, più alloggi si
costruivano ed anche un muro risparmiato era una risparmio per il costruttore. Prima del
1700, durante la Repubblica Genovese, i Camogliesi navigavano già, ma si
trattava più che altro di piccoli commerci costieri poi, dal 1750, si ha un
certo sviluppo della marineria locale, comunque
sempre limitata alla navigazione nell’ambito del Mediterraneo.
E’ solo con l’avvento di Napoleone che cominciano ad entrare nel
Mediterraneo grosse navi inglesi e francesi ed è da loro che i Camogliesi imparano un nuovo modo di navigare.
Fino ad allora c’era stata l’abitudine di tirare le navi in secco
durante i mesi invernali ed iniziare a navigare solo in primavera, da questi
stranieri l’accorto camogliese apprese l’arte di navigare tutto l’anno, costruendo navi
più grandi ed uscendo finalmente anche dal Mediterraneo. E’ l’inizio di un’era e di un’evoluzione che durerà
fino all’inizio del 1900 e che solo l’avvento delle navi a vapore potrà
fermare. All’inizio
del 1800 con la grande spedizione di Napoleone in Egitto, che utilizza navi e
uomini di Camogli, comincia a nascere la marineria Camogliese, ma è più tardi, nel 1821, con la campagna dei Francesi in Algeria, dove
ancora le navi Camogliesi sono protagoniste,
che gli accorti armatori Camogliesi
si rendono conto che è necessario aumentare
ancora il numero e la stazza del loro naviglio.
A partire dalla guerra di Crimea, nel 1853, Camogli inizia il suo massimo
momento di gloria e si conquista l’appellativo di “Città dai Mille Bianchi
Velieri”. Durante questa
guerra era nata la necessità di avere navi appoggio che portassero vettovaglie
e armi alle truppe che combattevano, e
i Camogliesi non si tirarono indietro, navigando
per il Regno di Piemonte, gli
Inglesi e i Francesi. Il
cantiere di Camogli e quelli delle città vicine, fino a Livorno, lavoravano a
pieno ritmo per costruire nuovi velieri che avrebbero navigato in tutto i mari,
doppiato il pericoloso Capo Horn
con i suoi “quaranta ruggenti” ed il Capo di Nuova Speranza; non c’era porto in tutti gli Oceani in cui non
sostasse una nave Camogliese. A
quell’epoca Camogli poteva vantarsi di avere ben 36 navi più di Genova. La calata del porto e la storica Piazza Colombo dovevano
essere una fucina di attività, con gli “scagni” degli armatori in cui si
trattavano noli e affari marittimi, con telegrammi che partivano per i quattro
continenti. A Camogli nacque anche
la prima Società Mutua di Assicurazione Marittima del mondo che servì da
modello per tutte quelle che nacquero in seguito.
Questo
benessere portò anche alla realizzazione di grandi opere, l’ospedale, i
grandi palazzi che furono eretti nella parte alta del paese, le ville degli
armatori e dei capitani sulla collina alle spalle di Camogli, l’abbellimento
della Chiesa Parrocchiale che si ergeva maestosa su uno sperone di roccia vicino
al vecchio Castello, al posto della piccola cappella originaria.
Furono anche istituite opere filantropiche e fu in questo periodo che 60
uomini di mare, capitani ed armatori, vollero la costruzione di un Teatro che
non avesse niente da invidiare a quello di una grande città.
Questo Teatro purtroppo oggi è tristemente decaduto, non viene quasi mai
utilizzato e i discendenti di quei 60 ne sono ancora i proprietari. Nel
1880 Camogli vantava ben 500 diplomati Capitani e all’epoca,
per un paese con 12.000 abitanti, tra cui molte donne, ed il 60% di
analfabetismo, poteva a buon diritto essere chiamata
una città progredita. Tutta la
popolazione traeva vantaggio dalle grandi navi a vela.
Un grosso bastimento veniva diviso in 24 carati e mentre l’armatore ne
teneva per se 12 o 13, gli altri
potevano essere acquistati da chiunque, marinaio, comandante o semplice
cittadino. Questo portava ad
una compartecipazione degli utili, per cui era facile che un capitano diventasse
armatore e che un marinaio semplice potesse far studiare i figli dando loro la
prospettiva di un avvenire migliore.
Inoltre quei duri uomini di mare, al loro ritorno a casa, si
trasformavano in agricoltori, andando a coltivare il loro pezzetto di terra
rubato metro per metro alla collina retrostante Camogli e chiamato pomposamente
“la villa” o si davano alla pesca, riuscendo così a ritrovare per un po’
di tempo, tra un imbarco e l’altro, la serenità della loro casa. Nel
1840 nacquero le prime navi a vapore, erano navi a vela trasformate e da
principio non facevano paura a nessuno, ma il vapore, invece, prese campo ed
agli inizi del 1900 si era ormai affermato, ma i Camogliesi non riuscirono ad
adeguarsi in tempo. Un piroscafo costava molto più di una nave a vela, che ormai
era in declino, ed a quel punto gli armatori Camogliesi non avevano più la
forza finanziaria dei decenni precedenti e non poterono affrontare quel nuovo
mondo. Così finì un’epoca
gloriosa, un’epoca che aveva portato Camogli ai vertici della navigazione
commerciale a vela. Ora Camogli è una cittadina prettamente turistica, tutte queste storie vengono raccontate come favole a chi viene a visitare la nostra città, ma la fama di “Città dei Mille Bianchi Velieri” non la perderà mai.
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