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Intervista alla Befana

È tornata la nebbia. Fitta e umida, ma stranamente non ostile. Avvolgente e misteriosa piuttosto, perfino quasi protettiva, sembra voler isolare il piccolo mondo di Camposilvano in una specie di guscio fiabesco.
Troppo attraente per non avventurarmi nella sua solitudine.
Mi avvio lentamente lungo la strada che porta al mulino. Non voglio correre rischi: la nebbia si sa è affascinante, ma subdola come le sirene.
Ad un certo punto, un respiro un poco ansante mi annuncia la presenza di qualcuno. Un attimo e nella nebbia vedo delinearsi una figura scura appoggiata ad un paracarro: una donna anziana, avvolta in un lungo scialle nero, al suo fianco una gerla ricolma di calze e pochi passi più in là ... un asinello ...
"Sto sognando" penso. L'immagine davanti agli occhi è troppo improbabile: una figura d'altri tempi, come quelle appartenenti al mondo delle fiabe (con fate e streghe che compaiono all'improvviso ad ogni battere di ciglia), o come quelle che completano i nostri presepi.
In situazioni normali sono piuttosto riservata, ma un'insolita curiosità mi convince a rivolgermi alla vecchietta: "Buon giorno! Brutto tempo, oggi! ... Ha bisogno di aiuto?"
"No, no, grazie. Va tutto bene. Sto solo riprendendo il fiato, perché la gerla è pesante. Inoltre, per la verità, sono un po' in anticipo per il mio appuntamento: non mi piacciono gli imprevisti e amo la puntualità".
"Fa piuttosto freddo, se viene in paese possiamo prendere insieme una buona cioccolata calda o ..." continuo. Sono colpita da questa donna: poche parole hanno rivelato un carattere forte e determinato.
"Assolutamente no! È proprio quello che non devo fare. Se arrivo in paese adesso, rovino la festa a tutti: a chi sta ultimando i preparativi per darmi il benvenuto, e soprattutto ai bambini che non hanno ancora raggiunto il parco-giochi" mi interrompe vivace e decisa.
... devo avere le allucinazioni! Non ho nemmeno il coraggio di pronunciare il nome, che incredula mi scivola del tutto involontariamente fuori dalle labbra: "La Befana!"
La vecchietta mi guarda e sorride esclamando: "Da che mondo è mondo, torno tutti gli anni: non vedo proprio il motivo di tanto stupore!"

Dunque è proprio lei. Solo Marco e Giulio, i miei nipotini, potrebbero credermi se raccontassi di questo incontro ... Mi riprendo un po', accetto la caramella che mi offre, e accogliendo il suo cortese invito, mi siedo accanto a lei. Comunque stiano le cose, non vedo perché non dovrei approfittare dell'occasione per parlarle e per conoscerla da vicino!
"Una ricorrenza un po' strana, questa dell'Epifania. Dovremmo ricordare i tre Re Magi che affrontano un lungo viaggio per rendere omaggio al Re dei Re, e invece noi preferiamo festeggiare la Befana!" mormoro.
"È una coincidenza che non mi disturba per niente" risponde pronta. "Non ho mai inteso mettermi in competizione con nessuno, men che meno con i Re Magi. Del resto, se vogliamo proprio essere precisi, la mia festa è molto più antica di quella dell'Epifania"
"Davvero?" intervengo stupita.
"Risale al tempo dei tempi - continua - quando gli uomini celebravano i riti del passaggio dal vecchio al nuovo anno per propiziarsi la Natura. Stanca e rinsecchita per il faticoso lavoro compiuto durante l'anno, la Natura si manifestava con le sembianze di una vecchia comare. Una befana, appunto, proprio come me! Vecchia e brutta, ma buona: tanto che prima di morire offriva dolci e regali, a simboleggiare i semi che a primavera avrebbero permesso il risveglio della natura".
"Una lunga storia davvero, ma un po' inquietante. Benché buona, assomiglia pur sempre ad una strega ..." chissà come reagirà ora che l'ho paragonata ad una strega!
"Arrivo all'inizio dell'anno- continua invece lei, per nulla offesa - quando tutti cercano di cancellare dalla memoria le cose brutte dell'anno appena passato e si augurano il meglio da quello appena iniziato. In certi luoghi si festeggia lo scoccare del nuovo anno gettando dalle finestre vecchi oggetti, che rappresentano le cose brutte da dimenticare; in altri si usa 'copar la vecia' per liberarsi da ogni male. Sono usanze antiche che soddisfano bisogni psicologici e che servono di incoraggiamento per affrontare con maggiore sprint il nuovo anno. Non c'è nulla di male".
"Ma queste sono cose che fanno gli adulti! Invece sono i bambini i veri protagonisti della festa della Befana!"
"È vero. Io stessa preferisco pensare ai bambini e portare loro dolci e piccole sorprese, o il carbone se sono stati troppo disobbedienti durante l'anno passato. Se pensi che per tutto l'anno, chiusa nel mio solaio, non faccio altro che fabbricare giocattoli e procurare caramelle e raccogliere frutta secca da distribuire nelle calze ... che a volte devo anche rammendare ..."
"Ma dov'è la sua scopa magica per volare da un camino all'altro?"
"Quanto mi piaceva volare sulla scopa! La consegna della calze era anche più veloce e meno faticosa! Ma cosa vuoi fare, oggi invece dei caminetti nelle case ci sono i termosifoni. Ho dovuto adattarmi al progresso" sospira. "Ho dovuto lasciare a casa la mia scopa e decidermi a farmi aiutare da questo asinello, che è affettuoso ma un po' lento ..."
"Un cambiamento in peggio ..."
"Non del tutto, devo essere sincera. Una volta viaggiavo sempre da sola: la scopa poteva portare solo me e le calze; inoltre non incontravo mai nessuno: arrivavo di notte e correvo via senza che nessuno mi vedesse. Oggi invece sono sempre in compagnia del mio asinello e da molte parti organizzano delle grandi feste per il mio arrivo. E io mi godo a guardare i fuochi d'artificio e ad ascoltare i canti preparati proprio per me. Soprattutto mi piace consegnare le calze proprio nelle mani dei bambini. Per la verità, qualcuno di loro ha paura di me ..." conclude, quasi tra sé e sé.

Si alza di scatto in piedi: "Questa volta se non mi affretto arrivo tardi!"
Senza troppi convenevoli chiude così la conversazione e si avvia un po' barcollante verso Camposilvano, con la pesante gerla sulle spalle e seguita docilmente dal fedele asinello.

La rivedrò, insieme a Marco e Giulio, in mezzo ad una trepidante folla di bambini ansiosi e felici di ricevere dalle sue mani la tradizionale calza ricolma di dolci.

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