Anello di "Bianchi"
Prealpi Carniche - Gruppo del Cridola


dislivello: 300 metri circa (800 da fondovalle)
difficoltà: E (un breve tratto attrezzato con cavo)
tempi: h 2.30 (4 da fondovalle)
punto di partenza: rifugio Giaf (o Andrazza)

come arrivare:
da est: autostrada fino a Carnia, poi per la statale in direzione Villa Santina, dove si svolta a sinistra verso il Passo della Mauria fino ad Andrazza, poco prima di Forni di Sopra.
da ovest: dal Cadore si raggiunge e si supera il Passo della Mauria, giungendo in località Andrazza, poco dopo Forni di Sopra.
 


foto Wallasch, per gentile concessione di Scoprire camminando


L'ambiente:

Itinerario di alta montagna, d'interesse botanico e faunistico, con le stazioni più significative evidenziate da tabelle esplicative in legno. La sezione CAI di Forni di Sopra, in collaborazione con la gestione del rif. Giaf, ha riattato e propone agli escursionisti questo originale itinerario che, utilizzando il rif. Giaf come costante punto di riferimento, offre scorci bellissimi a diretto contatto con la natura.
L'itinerario è stato denominato "Anello di Bianchi" e vuole essere un omaggio alla memoria del fornese Iginio Coradazzi "Bianchi", guida alpina e pioniere dell'alpinismo fornese, cui è stata anche dedicata una cima a NE del M. Vallonut.
Assieme a lui viene ricordata in questa occasione l'intera famiglia "Bianchi", che per molti anni ha gestito il rif. Giaf con quella passione per la montagna che permette di superare anche le avversità più dure. L'anello, inserito nel Parco Naturale delle Prealpi Carniche, non presenta difficoltà alpinistiche di sorta, ha un dislivello di ca. 300 m. ed è percorribile in 2 ore e mezza di cammino a passo normale, comprese le pause per ammirare il paesaggio. Per la sua realizzazione sono stati recuperati per lunghi tratti dei vecchi sentieri sepolti dalla vegetazione.
Il gruppo del Cridola è tutto raccolto attorno alla Val Cridola che, dritta e breve, per quanto discretamente larga, scende verso N fino a congiungersi con la Val Mauria. E' formato per la quasi totalità da rocce risalenti al Triassico, con qualche affioramento del Norico nella periferia del gruppo.
La vegetazione, data la natura dei luoghi, è localizzata quasi esclusivamente sui freschi pendii inferiori, meno ripidi, accentuando il contrasto con le nude pareti sovrastanti.
La prima ascensione alpinistica nel gruppo si deve, nel 1880, a Pitacco. A lui è stata dedicata una cima delle molte torri che si trovano tra il Monte Tor ed il Miaron. La cima principale del Cridola (Cima Est) venne salita nel 1884 da J. Kugy con la guida P. Orsolina.

Il percorso:

Questa descrizione propone il percorso dell'anello in senso antiorario, ritenuto il più consigliabile. Nulla vieta di percorrerlo in senso inverso, in quanto la segnaletica predisposta ne garantisce altrettanta sicurezza. Per i meno allenati le possibilità intermedie di ritorno al rifugio con i sentieri 346 e 354 permettono di dividere l'anello in più tappe.
Si lascia il rif. Giaf (1400 m. slm.) incamminandosi verso NO lungo il sentiero pianeggiante contrassegnato dal segnavia 346, che porta in breve al greto di un ruscello ed inizia la salita affrontando il tratto a fondo ghiaioso che sale verso Forcella Scodavacca. Abbandonato tale percorso dopo poche decine di metri, s'imbocca, verso destra, la deviazione per il Cason dal Boschet (segnavia 340). Il sentiero si snoda inizialmente attraverso un bel bosco di abeti e larici, aggirando verso NE le pendici del Monte Boschet. Lentamente si scopre alla vista l'intera verdeggiante valle di Forni. Si risale il crinale, mentre la vegetazione si dirada e la fatica si fa un po' sentire, in special modo affrontando la salita nelle ore più calde. A quota 1600 una fontanella lascia cadere poche gocce d'acqua sulle zolle verdissime e distoglie per un attimo dall'impegno della salita. Si è quasi in cima. Si percorrono le ultime balze erbose, mentre il bosco riacquista consistenza ombreggiando il tratto finale, che permette di raggiungere i 1700 m. del pianoro erboso sommitale.
Superata la parte più impegnativa dell'anello, ci si può rifocillare godendo dell'ampissima vista. Ripresa la via, i colorati riferimenti segnaletici portano ad oltrepassare il "Cason dal Boschet", sicuramente utile in caso di temporali. Inizia qui la parte più suggestiva e meno nota del percorso. Si affrontano le cenge erbose pianeggianti che solcano il versante SO del Monte Boschet, le quali, assieme alle tracce del vecchio sentiero, sono state ripulite dai mughi che le avevano sommerse. Dopo alcune centinaia di metri, aggirando un costone, appaiono all'improvviso la rossastra sagoma verticale della Torre Spinotti e il geometrico intaglio della Forcella Scodavacca. Di fronte, le guglie dei Monfalconi sembrano ancora più suggestive del solito, nella nuova inquadratura. Si percorre l'intero costone dominante il Rif. Giaf superando alcuni colatoi di slavine. Dove il bosco riprende il sopravvento sui mughi si ritrova il sentiero 346 (1600 m. slm). Lo si segue per alcune centinaia di metri in leggera salita, innalzandosi sino a quota 1660. A questo punto il segnavia invita a prendere a sinistra e s'inizia l'attraversamento in direzione S della zona denominata "Las Busas di Giaf". Una serie di infossature erbose ricche di fiori e piante di ogni specie fanno da cornice. Si guadagna ancora un po' di quota sino all'incrocio con il sentiero 354 (1715 m. slm). La Forcella da Las Busas ci sovrasta con i suoi ghiaioni, mentre, seguendo il sentiero 354 verso E, si ridiscende un po' verso il rifugio, il cui tetto sovente s'intravede fra la vegetazione. A quota 1690, sempre seguendo le indicazioni sulle rocce, si prende decisamente a destra verso il costone roccioso dominato dalla Torre di Forni. L'intaglio fra due spuntoni di roccia che si notano di fronte a noi (1700 m. slm.) è il nuovo punto di riferimento. Esso costituisce un vero sipario fra due scenari diversi. Alle spalle si lascia l'imponente massiccio del Cridola, digradante fino al Boschet, ed il sentiero appena percorso, che appare nettamente intagliato in mezzo alla vegetazione. Di fronte la vista si apre sulle pendici dei Monfalconi, sulla Forcella Urtisiel e, più distante, verso Cimacuta e le altre cime contornanti la valle di Forni. Oltrepassato l'intaglio, si affrontano con cautela gli stretti tornanti ricavati sul ripido pendio ed attrezzati con una funicella fissa, quindi, seguendo un tratto ancora ricavato fra i mughi, si raggiunge il sentiero 342 (verso Forcella dal Cason e Bivacco Marchi Granzotto). Lo scenario di fronte si è aperto verso la verdissima zona delle malghe e delle Alpi Carniche. In primo piano Varmost, più lontana Tragonia, di cui si può scorgere il tetto della casera, sullo sfondo le moli imponenti del Clap Savon e del Bivera. Si prosegue in discesa lungo un'infossatura fra i mughi, onnipresenti, sino ad incrociare, a quota 1680, il sentiero 361 (verso Forcella Urtisiel e gli itinerari "Truoi dai Sclops - Sentiero delle Genziane" e "Carnia Trekking"). Il tranquillo avvicinamento finale al rifugio, con le ginocchia un po' stanche, permette le riflessioni finali su questo itinerario riscoperto e sulle persone che prima di noi hanno percorso questi sentieri, magari per un lavoro gravoso ed ingrato sui magri pascoli o nei boschi. Il fatto di averli riproposti agli escursionisti è sembrato alla sezione locale del CAI un doveroso omaggio a loro ed alla cultura montanara, che tutti ci auguriamo si possa ancora recuperare.

 

Guide:
A. e C. Berti
Dolomiti Orientali vol. II - Guida dei Monti d'Italia
ed. CAI - TCI 1982

 

Cartografia:
Tabacco 1:25.000 foglio 016 Dolomiti del Centro Cadore

 
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