LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

Gli assedi di Russia

STALINGRADO

Caricyn (Цари́цын, Tsaritsyn, residenza del Delfino o Zarevič) dal 1598 al 1925 e ora Stalingrado fino al 1961

  Palazzi sventrati, ciminiere mozze e annerite, strade sconvolte, case bruciate, giardini e parchi arati dai colpi di artiglieria, Stalingrado è un cratere che ribolle. Già dall'inizio del 1942 a Stalingrado erano iniziati lavori di costruzione di bastioni e fossati difensivi con l'aiuto della popolazione. La 62ª armata russa (6 divisioni) fu lanciata più volte al contrattacco per impedire al nemico di occupare il traghetto sul Don e dilagare verso Stalingrado. Deciso più che mai a raggiungere l'obiettivo, Hitler inviò sul posto altri soldati, il 17° e l'11° corpo d'armata di fanteria, più la 4ª armata corazzata. I tedeschi, nonostante i russi della 51ª armata si ritirassero, riuscirono ad avanzare di soli 60 km in un mese. L'ordine del giorno emanato il 28 luglio 1942 dal commissario del popolo per la difesa della città diceva "…è giunto il momento di cessare la ritirata: non più un passo indietro". Sul finire di agosto, il generale Paulus, comandante in capo della 6ª armata del Reich era riuscito, sfondando a nord il fronte, ad arrivare al fiume Volga e interrompere la ferrovia che riforniva la città. Stalingrado ora era veramente isolata. Le milizie delle fabbriche si mobilitarono; vennero armate in meno di un'ora: "Molti venivano direttamente dal turno di lavoro e non avevano fatto in tempo a togliersi le tute e a lavarsi". Si disse che i carri armati uscivano dalla fabbrica e fuori dal cancello fossero già impegnati in combattimenti. Come gli operai, anche gli abitanti, in età non di leva, affluirono nella 62ª e 64ª armata, circa 59.000 civili. La mattina del 30 settembre 1942 Hitler, parlando al Reichstag, dichiarò: "Noi prenderemo d'assalto Stalingrado e la conquisteremo: su questo ci potete contare. Quando noi abbiamo conquistato qualcosa nessuno più ci sposta".
     

  A Stalingrado, all’ansa del Volga (sfocia nel Mar Caspio), si contrappone l’ansa del Don e i due fiumi sembrano (sulle carte) che si tocchino per un attimo. Il Volga riceve acqua dagli Urali, ma anche dalla regione del Ladoga e a torto non viene considerato un mare in movimento. Il grande fiume scorre  alle spalle della città, che si sviluppa da Nord a Sud in 6 quartieri dai nomi "rivoluzionari": Fabbrica di Trattori, Barricate, Ottobre Rosso, Dzerzhinksi, Vorosilovski, Koroviski. Le strade, i caseggiati cedono ad uno ad uno. Almeno il 90% è già conquistato dai tedeschi. Ai sovietici rimane qualche angusta fetta di terreno, e non sempre. Da Vorosilovski sono stati ricacciati nel fiume ed hanno dovuto attestarsi sull'isoletta di Golodny. La testa di ponte più ampia la mantengono ad Ottobre Rosso ed a Dzerzhinski. E' una lingua di terra lunga 8 km e profonda da 100 a 800 metri, con una ventina di grossi isolati, tre fabbriche, il pontile centrale e la collina di Mamaj alta 102 m. E' contro questi ultimi baluardi che fra il 16 settembre 1942 e il 19 novembre (inizio della controffensiva sovietica) si rovesciano senza posa le ondate d'assalto di Paulus.
     

  Complessivamente, in 9 settimane, sono oltre 700 attacchi, alla media di 12 al giorno, e cinque grosse battaglie scatenate il 22 settembre, il 4 e il 15 ottobre, il 1° e il 12 novembre. Si combatte casa per casa (col nemico si può parlare attraverso i muri, piano per piano), per strada, per isolato, per quartiere cercando di tenere sempre aperta la via al fiume, unico punto da cui possono arrivare i rifornimenti. Le trincee così ravvicinate non permettono di usare l’artiglieria e l'incursione aerea. La "Casa della gloria del soldato" detta poi "Casa Pavlov" è un palazzo barocco di quattro piani che sorge sulla piazza IX Gennaio e che il sergente I.F. Pavlov con i fanti Alexandrov, Gluscenko e Cernologov occupa. I quattro la fortificano, costruiscono cunicoli e collegamenti per collegarsi ad altre case-fortino. Creano sbarramenti, reticolati, trappole e campi minati. In queste case si appostano anche i tiratori scelti ( il celebre Zaicev che uccide da solo 242 uomini); la "Casa di Pavlov" resiste per 50 giorni. Su un diario si legge: "Stalingrado non è più una città. Di giorno è un'enorme nuvola di fumo accecante. E quando arriva la notte i cani si tuffano nel Volga, perché le notti di Stalingrado li terrorizzano". L'esempio più tragico dei combattimenti aperti è la collina di Mamaj, il Mamaiev Kurgan (102 m.), nel rione Dzerzhinski di fronte al pontile. L'altura è persa e riconquistata dai russi; molte volte i tedeschi raggiungono il fiume e altrettante ne sono respinti. Delle cinque battaglie la più aspra è quella del 14 ottobre quando, per 9 giorni, Paulus rivolge le sue forze contro i tre complessi industriali Barricate,Trattori ed Ottobre Rosso.
   

 

Stalingrado war memorial

  Su un fronte di cinque chilometri i tedeschi impiegano tre divisioni di fanteria e due corazzate conquistando la fabbrica dei trattori e dividendo le forze di Ciujkov. L'attacco di Paulus perde mordente proprio nel momento in cui i sovietici sono stati risospinti a 50 metri dal fiume. Il Volga, largo in quel punto un chilometro e mezzo, è l'amico-nemico dei russi. I traghetti dei rifornimenti sfidano pericoli mortali: l'avversario ha un'ottima visuale del fiume, con mortai ed aerei dà una caccia spietata. Ma al di là del Volga non si dorme anzi, l'artiglieria russa, con le sue paurose katiuscia, annulla qualsiasi conquista nemica: "Verso la fine di ottobre - scriverà uno dei difensori di Mamaj, Viktor Nekrasov, futuro romanziere - l'altra sponda del Volga era un vero formicaio. Là erano concentrati tutti i servizi, l'artiglieria l'aviazione, ecc. E furono loro quelli che crearono l'inferno per i tedeschi".

  Sull'altra sponda Zukov va raccogliendo 27 divisioni di fanteria e 17 brigate corazzate. Paulus ritiene che per i russi non ci sia più scampo, visto il comportamento remissivo, e non sente ragione a chi gli obietta i pericoli imminenti. La guerra sul Caucaso non ha raggiunto gli obiettivi dei campi petroliferi e spesso le armate tedesche restano senza benzina. Quel novembre del '42 comincia col freddo: nuvole basse, tormente di neve, il termometro a -20°. Il 6 compaiono sul Volga i primi ghiacci, dal 20 non è più navigabile e a dicembre gelerà. L'8 novembre Hitler si spinge a dire infelicemente: "Ho voluto raggiungere il Volga nella stessa città che porta il nome di Stalin, e questa città l'abbiamo conquistata ad eccezione di due o tre isolotti insignificanti. Lascio a piccoli elementi d'assalto il compito di completare la conquista". !!! Stalin in occasione dell'anniversario della rivoluzione di Novembre (noi la chiamiamo d'Ottobre per una questione di calendario) ha detto "Ci sarà festa anche sul nostro fronte, dopo quella in Africa" (Alamein). Il 19 novembre, tra le 6 e le 7 di mattina, i soldati russi sono destati da un rombo proveniente da Sud e da Nord: con una perfetta scelta di tempo, le armate di Rokossovskij, Vatutin ed Eremenko chiudono la tenaglia dietro i tedeschi .
     
Friedrich Paulus (1890-1957). Dopo l’inevitabile resa ai sovietici, attuata senza il consenso di Hitler, è accusato in Germania di alto tradimento. Detenuto a Suzdal in Russia (fino al 1953), nell'agosto del 1944 invia un appello antihitleriano ai tedeschi dopo aver saputo dell’attentato del 20 luglio e delle relative condanne. Morirà di cancro nel 1957 Paulus was taken into custody and at first refused to cooperate with the Soviets. However, after he discovered that his friends, Erich Hoepner and Erwin von Witzleben, had been executed after the July Plot (20), he agreed to make anti-Nazi broadcasts. This included calls for German officers to desert or to disobey Hitler's orders. As a result of these broadcasts Hitler ordered that Paulus' entire family should be imprisoned. In 1946 Paulus appeared at Nuremberg as a witness for the prosecution. Although he admitted he had been guilty of a criminal attack on the Soviet Union he refused to incriminate Alfred Jodl or Wilhelm Keitel. Paulus remained in a Soviet Union prison until being released in 1953. He settled in Dresden (East Germany), where he worked as an inspector of the People's Police. Friedrich Paulus died of cancer on 1st February, 1957.   

Durante la seconda Guerra Mondiale, Khruščёv servì la sua nazione come ufficiale politico, equivalente al grado militare di tenente generale. Nei mesi seguenti l'invasione tedesca del 1941, Khruščёv si scontrò con Stalin per quanto riguardava la condotta della guerra in Ucraina e l'indisponibilità di questi ad attuare ritirate strategiche davanti alla soverchiante forza tedesca del momento. Successivamente, fu commissario politico in Stalingrado (i commissari c'erano anche a livello comando di gruppi armate). Qualcuno gli attribuisce il merito della vittoria, rivendicando che “si sentiva molto frequentemente la sua voce”, e che “ K.  era l’anima degli uomini che combatterono a Stalingrado”.  (vedi sotto sua foto alla resa di Paulus). Ma questo fa parte del budget pubblicitario sortito dopo l'ascesa al potere alla morte di Stalin

Kruscev che saluta Paulus di spalle

 

Le due ali dell'esercito si incontrano a Kalac, a 65 km a ovest di Stalingrado. Le forze fresche russe ammontano a 1.050.000 soldati, 13.000 cannoni, 900 carri armati e 1100 aerei contro un milione di uomini, 10.000 cannoni, 1.200 aerei e 700 panzer. I sovietici, tra il 19 e il 23 novembre, sbaragliano 15 divisioni tedesche. Gli avvenimenti del 19 novembre colgono l'OKW (Comando superiore della Wehrmacht) totalmente di sorpresa, ma ancor più sorpreso è Paulus che, alla richiesta di far ripiegare le armate, con tutti gli inevitabili problemi per un corridoio ancora aperto, si sentirà rispondere da Hitler "la 6ª armata deve disporsi ad istrice, ed attendere il soccorso dall'esterno,...  farò di tutto per rifornirla in modo adeguato, e per disimpegnarla in tempo utile. Conosco la valorosa 6ª armata ed il suo comandate in capo, e so che ciascuno farà il suo dovere". Dal 24 al 30 novembre l'aviazione sovietica effettuò 5768 missioni, ossia 824 incursioni giornaliere in media, superando di cinque volte le incursioni della Luftwaffe. Di fronte all'ordine dell'alto comando, a Paulus non resta che obbedire. Il compito di liberare Stalingrado spetta a von Manstein con i resti della 3ª e 4a armata rumena e la 4ª armata corazzata. Si fermarono però a 40 km da Stalingrado, perchè per rinforzare un altro varco, Hitler è costretto a interrompere l'offensiva. 

   

 Una scheda del film n. 29 è visibile al link http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm

Paulus invitato a sganciarsi dice di non aver benzina, poi Hitler è stato categorico e Paulus non è Rommel. Sul fronte del Don sta per iniziare la seconda battaglia di Natale, che sarà il prologo alla "Ritirata di Russia" e che condannerà la 6a armata ad un'agonia di 76 giorni. I tedeschi, intrappolati, riprendono il modello di difesa utilizzato in precedenza dai russi.  Il ponte aereo non riesce a mantenere la promessa e fornisce solo 1/5 del necessario agli assediati "l'aviazione ci ha piantati in asso senza mai mantenere quanto aveva promesso.. il maresciallo del Reich Goring avrebbe dichiarato che il rifornimento aereo non funziona poi così male laggiù! Non sarebbe male se andasse lui stesso, con i suoi stivaloni, a vedere un po' quello che accade".http://www.llgc.org.uk/illingworth/illingworth_s050.htm

 
     

Fine conflitto: Eugenij Chaldeij fotografo ebreo ucraino- bandiera rossa sul Reichstag di Berlino

  L'incerto Paulus raduna tutte le forze possibili, ma aumentano i casi di diserzione. Vengono eseguite 364 condanne a morte in due mesi. A fine anno la temperatura è a -40° e la razione giornaliera di pane passa da 200 a 100 grammi, e che pane. Manca il carburante e le divise invernali che non sono giunte coi rifornimenti. I tedeschi presi dai morsi della fame cominciarono anche loro a dare la caccia a gatti, topi, cani e corvi (trovarli !!). Le malattie mietevano continuamente vittime e i malati incurabili erano ormai 80.000. L'8 gennaio 1943 i russi offrono la resa (onorevole) all'armata, ma Paulus è costretto a rifiutare sempre per ordine di Hitler. Alle 8.05 del 10 gennaio l'artiglieria, l'aviazione e la fanteria sovietica ripresero la musica. L'inferno era un luogo più tranquillo. Cominciò la resa in massa dei soldati e degli ufficiali tedeschi.

http://www.liceoberchet.it/netday00/storia/2gm/stalingrado.htm    http://www.stalingrad.com.ru/   il racconto dei russi

   

   Il 20 gennaio i superstiti macellano gli ultimi cavalli. Il Führer intanto continua a dire "l'armata deve continuare a combattere per guadagnare tempo". Tra il 27 e il 29 gennaio i russi catturarono oltre 15.000 uomini ma i combattimenti continuarono ancora. Nella terza fase (dal 10 gennaio al 2 febbraio) i tedeschi persero altre 22 divisioni di esperti anziani  (91.000 fra ufficiali e soldati prigionieri): La città era ridotta ad un cumulo di macerie, ricolma di mine, spolette e trappole esplosive; sparse per ogni dove vi erano oltre 30.000 cadaveri insepolti. Il 30 gennaio Paulus è nominato feldmaresciallo. Hitler dice: "Mai un maresciallo tedesco si è arreso". Dodici ore dopo l'artiglieria sovietica scatena la sua offensiva contro i magazzini Univermag, nelle cui cantine è il suo comando. Alle 5.45 del 1° febbraio i russi sono davanti al bunker.
     

  I tedeschi distruggono la propria postazione e un ufficiale tedesco dice al tenente russo Elcenko: "Il nostro grande capo vuol parlare al suo". E Elcenko gli risponde: "Il suo grande capo, se vuole, deve vedersela con me, il mio non ha tempo". I russi seppellirono, nella sacca di Stalingrado, 147.200 cadaveri, ed ebbero circa 91.000 prigionieri (di cui 24 generali e 2500 ufficiali) oltre a 6000 cannoni e 60.000 veicoli. Alla cattura sfuggirono, dei 320.000 uomini della 6ª armata, solo 24.000 malati e feriti e 18.000 tecnici e ufficiali superiori, evacuati in aereo. Dei superstiti, portati in Siberia, torneranno solo in 5000 !!!. 

Alle 14.46 del 2 febbraio 1943 un aereo tedesco da ricognizione sorvola a grande altezza la città e trasmette questo messaggio: "A Stalingrado, nessun segno di combattimento". I tedeschi avevano lasciato qui i loro sogni.

     

  Il più vecchio andava per i 35, il più giovane ne aveva 20. La moneta volò per aria, da una parte c'era scritto morte, dall'altra vita. Uscì morte. Erano contadini, artigiani, muratori, commessi, pasticcieri, commercianti, c'era un professore di lettere, c'era un perito agrario, c'era un albergatore, c'era un medico, c'era un pompiere, c'era un fotografo di roba d'arte. Erano 77 italiani di modeste pretese e d'infinita pazienza precipitati nel peggior mattatoio della Seconda guerra mondiale: Stalingrado. Spettatori del dramma più fosco vissuto da un milione di uomini pagarono un conto che a loro non competeva. Appartenevano a due autoreparti, il 127º e il 248º, più un oculista con il suo assistente sanitario, più un ricco borghese con il gusto dell'avventura.
     

 

" La morte di un uomo è una tragedia, la morte di milioni di persone è una statistica"

" Nell'esercito sovietico ci vuole più coraggio a ritirarsi che ad avanzare"

" La morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi."

 Stalin 

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Hitler ordinò di sequestrare le ultime lettere scritte dai soldati di Stalingrado per pubblicare un libro d'onore, ma non se ne fece nulla....

- 'Le mani sono andate. Alla sinistra manca il mignolo, ma quel che è peggio, alla destra si sono congelate le tre dita di mezzo. Posso afferrare un bicchiere solo con il pollice e il mignolo. Soltanto quando a uno mancano le dita, capisce come servano anche per le più piccole operazioni, tutt'al più posso ancora sparare, con il mignolo. Le mani sono andate. Non potrò passar la vita a sparare quando non potrò più far altro.' 
- 'Il Führer ci ha fermamente promesso di farci uscire di qui: ci è stato letto a voce alta e noi ci abbiamo creduto fermamente. Lo credo ancora oggi, perché devo pur credere a qualcosa. Se questo non è vero, a che cosa dovrei ancora credere?... Se non è vero ciò che ci ha promesso, allora la Germania è perduta, perchè in questo caso nessuna parola potrà mai più essere mantenuta.'.
- Ho tra le mani la tua risposta. Non ti aspetterai sicuramente un ringraziamento. Avrei dovuto immaginarmelo quando ti pregai di aiutarmi. Tu sei e resti in eterno 'un giusto'. La mamma ed io l'abbiamo sempre saputo. Ma non potevamo supporre che avresti sacrificato tuo figlio a questa 'giustizia'. Ti pregai di farmi uscire di qui, perché non vale la pena di andare a morire per questa assurdità strategica. Ti sarebbe stato facile dire una buona parola per me ed un ordine appropriato mi avrebbe certo raggiunto. Tu non sei al corrente della situazione. E sta bene, padre. Mi dicesti: 'Sei andato sotto le armi volontario, è stato facile tener alta la bandiera in tempo di pace, ma sarà difficile tenerla alta in guerra. Tu manterrai fede a questa bandiera e vincerai con essa'. Queste parole hanno parlato più chiaro di tutta la tua condotta degli ultimi anni. Dovrai ricordartene ancora, perché verrà il tempo in cui ogni uomo ragionevole in Germania maledirà la pazzia di questa guerra, e tu comprenderai come fosse senza senso parlare di quella bandiera con cui io dovrei vincere. Non c'è nessuna vittoria, signor generale, ci sono solo bandiere e uomini che cadono, e alla fine non ci saranno né bandiere né uomini. Tuo figlio, signor generale, non vuol prender parte a questo 'esperimento'! Tu gli hai sprangato la strada verso la vita, lui sceglierà la seconda via che porta anch'essa alla vita, ma dall'altra parte del fronte. Pensa alle tue parole, ed è sperabile che quando tutto andrà a pezzi, ti ricorderai della bandiera, e la terrai alta!'.

   

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