'organico
iniziale dei bersaglieri prevedeva per ogni compagnia tredici trombe con
funzioni di segnali, a disposizione del comandante e degli ufficiali
subalterni, sia per la normale vita di caserma che per l'azione bellica
o addestrativa. Il trombettiere, con tutta una serie di squilli,
annuncia la sveglia, il caffè, la corvée, l'adunata, il rapporto
ufficiali, etc, fino all'agognato silenzio. Sul campo la tromba segnala
l'attacco, l'arretramento, la diversione, e tutte le altre manovre
previste dall'impiego. L'addestramento dei trombettieri vien fatto
per battaglione (unità base dei bersaglieri). Si trovano così radunati
oltre 40 bersaglieri più o meno capaci di suonare e seguire le note del
pentagramma. Poiché la buona volontà non manca in breve sotto la guida
di esperti maestri si passa ad un repertorio vario, non solo militare,
che permette di tenere brevi concerti. Detto e fatto, con colpo di mano
gerarchico, i trombettieri più bravi restano in pianta stabile in
questo nuovo complesso inserito nella compagnia comando di battaglione.
La direzione viene presa da un capo fanfara, di solito
sottufficiale, grande intenditore di musica. Gli strumenti
s'arricchiscono di vari ottoni e i reparti si devono ridotare di un
minimo di trombettieri per le necessità.
Nel 1883 i battaglioni vengono accorpati operativamente in
Reggimenti e nasce la fanfara reggimentale, che fino al 1975 sarà il
fulcro dell'addestramento in caserma. Si marcia al passo di fanfara (179
passi/minuto), si corre e si canta. Gli esercizi ginnici si fanno sulle
note della fanfara che danno il tempo per l'inizio e la fine. All'8°
Ariete tutti ricordano la marcia reggimentale, effettuata per compagnie
il venerdì. C'era chi iniziava già il giovedì notte e faceva 40 km a
piedi, chi il venerdì mattina per 10 km di corsa. Ai più fortunati non
mancavano mai diversi chilometri a piedi fra campi e villaggi, col bello
ed il brutto tempo. A mezzogiorno alla mensa giovani affamati e sudati
consumavano ogni cosa gli si presentasse. L'appuntamento quotidiano con
la fanfara invece era per le 16,30 in tenuta sportiva quando il
colonnello in testa, gli ufficiali, i marescialli, anche i più
sedentari e tutto il reggimento iniziava la corsa per i cortili della
caserma che poteva durare da mezza od ora intera. La fanfara, dopo
qualche giro per evidenti problemi di fiato si piazzava al centro
dell'immenso cortile ed il reggimento inanellava giri su giri del
piazzale. Chi si ritirava dalla corsa all'imbrunire, zaino in spalla si
sorbiva una marcia supplementare di diversi chilometri. Di solito questo
capitava alle spine (nel gergo militare, gli ultimi arrivati), che
rientravano quando il silenzio ed il sonno erano calati sulla caserma.
Era famosa la corsa del Colonnello Guercio 1955"...solo in
caso di pioggia battente sarà sospesa". E così tutte le mattine
alle 4,30 gli squilli della tromba interrompevano i sogni. Bisognava
schizzare per indossare la tenuta da ginnastica e scendere le corde
appese fuori dalle finestre (era meglio andare a letto vestiti). Ore 4,33 presentazione del reggimento, ore
4,35 la prima compagnia usciva dalla porta carraia. Dallo spiraglio di
qualche finestra filtrava un raggio di luce. per molti era l'orario
della sveglia per iniziare la giornata lavorativa. Dopo il trasferimento
a Novara la situazione sembrava peggiorata. La città al mattino era
immersa nella nebbia, poco illuminata, le funi erano impregnate di
umidità come le brande e le case. Il programma riprese con la sveglia
alle 5. Le compagnie correvano e marciavano con una lanterna bianca in
testa ed una rossa in coda come i Treni o le prime automobili. Per sapere quando
alternare la corsa al passo sulle facciate delle case della
circonvallazione aveva fatto dipingere frecce e cerchi.
Con l'arrivo
della buona stagione, febbraio, la fanfara in testa suonava: non si
hanno notizie della reazione dei cittadini che a quell'ora non si
alzavano. Il resto della giornata del bersagliere era addestramento alle
armi e ginnastica, esercitazioni, campi, guardie, picchetto e servizi di
caserma. Ora al posto della tromba c'è il grammofono. Non c’è più
al portone la guardia e la tromba di servizio. Nella tradizione dei
bersaglieri però la fanfara perpetua il ricordo di musica,
addestramento, di carica emotiva, di spirito che ha accompagnato la
nostra storia negli ultimi 160 anni. Le fanfare dei reparti si sono
ridotte di numero, sono oberate di lavoro stante le richieste delle
varie manifestazioni sia civili che militari che prevedono il loro
impiego. Al ritorno dal servizio militare le fanfare dell'associazione
arruolano i provetti suonatori, sperando di
portare
dovunque sempre una ventata di giovinezza. Girolamo la Rocca
* non riuscì
a suonare nella Fanfara del suo paese. Era nato a Salaparuta il 17
gennaio 1854. Di mestiere faceva il calzolaio ma si divertiva a suonare
la cornetta. Nel 1874 all'atto della leva finì nei bersaglieri
come caporale trombettiere. Due anni dopo, si sa come succede, aveva
già preso moglie e decise di togliersi dalla miseria della campagna di
allora emigrando negli States.
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