COME LE
PAROLE, debutto del cantautore tarantino ENZO
GRANELLA, che vanta un ricchissimo e variegato background artistico in
numerose formazioni, colpisce per più di una ragione.
Prima di tutto mi
preme sottolineare la sua notevole capacità di dar corpo ad intime sensazioni e
stati d'animo quotidiani attraverso testi giusto a metà strada tra leggero
ermetismo ed un puntillismo facilmente fruibile, viatico una voce vibrante ed
evocativa scevra da inutili virtuosismi e di questi tempi é cosa abbastanza
rara!
Se il trittico Dentro / Nel Mezzo / Fuori,
significativamente diviso all'inizio, al centro ed alla fine del disco e
contenente dejà-vu testuali/concettuali/melodici é all'insegna di quell'intimo
lirismo esistenziale cui accennavo all'inizio, altri episodi come
Prendo il largo, Come le parole, Immorale e La Colpa che non sai
rivelano la voglia di fuga dalla noia, dai clichés quotidiani,
dall'ipocrisia e massificazione imperanti di troppi 'altri' che vogliono imporre
dei limiti frustranti alla tua esistenza.
Ma Granella si
dimostra sensibile anche a tematiche sociali, come in
Senz'aria dove inchioda poeticamente le vicissitudini
degli extracomunitari, o in Tutti Uguali, centrato con
cinica sobrietà sulle diffuse disuguaglianze sociali contemporanee.
Trova
spazio anche per un'originale filastrocca in chiave dialettale sul bambino che
dorme/si risveglia in ogni artista, Nazzica e
Scazzica, e per una ninna nanna sulle insidie della vita,
Pecore e Lupi dedicata (presumo) al suo
figlioletto.
Anche le
considerazioni strettamente tecnico-musicali su Come le parole
non possono che essere largamente positive: Enzo Granella
riveste i suoi brani di un sorprendente 'appeal' melodico/armonico/compositivo,
soprattutto nei refrains di alcuni brani, Prendo il largo,
Senz'Aria, Pecore e Lupi, Nel Mezzo, decisamente accattivanti ed
eleganti, molto radio-friendly, e dall'alto potenziale dignitosamente
commerciale.
Complici un'ottima produzione e l'alto tasso tecnico/creativo
dei musicisti che lo accompagnano, responsabili con Granella anche degli agili
arrangiamenti dei brani: Alessandro Pipino e Raffaele
Stellacci alle tastiere,
Daniele Abbinante alla batteria, Massimo La
Zazzera al flauto e chalumeau, la Diomira Invisible
Ensemble (in Come le parole) oltre Granella
stesso alle chitarre ed al basso. Tutti strumentisti sobri ed abili nel creare
il giusto climax cromatico per le 'parole' di Granella.
Qualche piccolo
'solo' disseminato qui e là non avrebbe guastato (arricchito?) l'economia dei
brani!
Pop d'autore insomma con venature rock (La Colpa che non
sai) di alto livello quello di Enzo Granella, una
delle più belle nuove realtà pugliesi, e non solo !
http://blog.libero.it/enzogranella
www.myspace.com/granella
PASQUALE
BOFFOLI
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lunedì, agosto 06, 2007
Recensioni / Italiani / ENZO GRANELLA : Come le parole, 2007 by Pasquale Boffoli
Pubblicato da Pasquale ' wally ' Boffoli a 12:29 PM 0 commenti
giovedì, agosto 02, 2007
Collaborations / Live / Esteri; Festival InPiccì, Taverna delle Fate, Piacenza 27/ 07/ 2007: THE TOUGH, THE QUEERS, MARKY RAMONE by Mirko Guevara
Ringrazio Mirko Guevara, titolare del più interessante sito italiano
sui RAMONES http://it.groups.yahoo.com/group/endofthecenturyramones,
endofthecenturyramones@yahoogroups.com, per questo succinto
ma prezioso live-report su una serata punk italiana doc che ha concluso un
torrido luglio italiano!
(P.B.)
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Serata
memorabile! Foto storica!! Esplosione di ritmo alla Taverna delle
Fate.
La prima serata del festival piacentino
InPiccì, svoltasi ieri sera
alla Taverna delle Fate è stata
un successo, considerato il folto pubblico proveniente, oltreché da Piacenza, da
diverse località del nord Italia; appassionati o semplicemente curiosi si sono
ritrovati a cantare, ballare ed a entusiasmarsi ascoltando i gruppi musicali
presenti alla prima edizione di questo festival organizzato dall'associazione
29100.
Sfidando tafani e zanzare, la Taverna delle Fate ha
acceso i fuochi delle braci, dando così il via all'evento. I primi a salire sul
palco sono stati i Tough, gruppo punk rock piacentino nato
sulle ceneri degli Stinking Polecats, che ha
surriscaldato un sotto-palco in trepidante attesa di Marky
Ramone.
Poi sul palco ecco spuntare i The Queers,
e qui la memoria riporta alla accoppiata, Stinking Polecats e questi ultimi, che
circa un anno fa aveva suonato, sempre nel medesimo luogo.
I The
Queers, storico gruppo punk rock americano, hanno proposto brani tratti
dal loro ultimo disco Munki brain,
I presenti hanno
continuato a ballare nel sotto-palco i brani del gruppo, che a distanza di 20
anni dalla sua nascita continua a comporre canzoni brevi e intense, sulla scia
di un punk melodico.
Ed eccolo infine, l'ultimo gruppo: dal palco scende il
batterista dei The Queers, Matt Drastic e sale Marky
Ramone, batterista dello storico gruppo newyorkese.
Il pubblico si
avvicina al palco richiamato dal prepotente drumming che scandisce, rapido ed
energico, la brevità delle canzoni storiche dei Ramones. Le tante persone
presenti si scaldano, chi canta tutti i testi, chi sudato si butta nella mischia
sotto al palco.
Un concerto che
ripropone brani irriverenti, nevroticamente rapidi e dai semplici accordi,
propri dei Ramones.
E poi, quasi al termine
dell'esibizione, ecco comparire sul palco un cartellone con la scritta
"Gabba Gabba Hey" (il loro credo), che saluta il
pubblico presente.
Questo nuovo festival InPiccì è stato voluto dagli
organizzatori per rendere Piacenza un possibile punto di riferimento della
musica alternativa; si contrappone quindi alla dimensione locale dello storico
Tendenze, che forse potrebbe ricomparire nel prossimo
autunno.
MIRKO GUEVARA
http://it.groups.yahoo.com/group/endofthecenturyramones
endofthecenturyramones@yahoogroups.com
Pubblicato da Pasquale ' wally ' Boffoli a 8:21 PM 0 commenti
Collaborations / Interviste / Esteri : MARK COLE alias MAD DOG COLE by Nico
Il 2007 è stato l’anno del gran ritorno nelle scene di
Mark Cole, in arte Mad Dog Cole, niente meno
che l’ex cantante dei Krewmen, una delle band più influenti
nella scena psychobilly negli anni ottanta.
Nati nel 1982 come band di puro
rockabilly, i Krewmen, folgorati dalle nuove band inglesi ed
europee che nascevano in quegli anni, decisero di cambiare il loro stile,
aggiungendo aggressività e velocità alla loro musica, entrando così a far parte
della scena psychobilly a metà degli anni ottanta, guadagnandosi fin da subito
il rispetto dagli adepti di questo genere.
Mark
Cole ha fatto parte dei Krewmen nei loro primi tre album, i preferiti
dalla stragrande maggioranza degli psychos sparsi nel globo. Se ne andò per
motivi interni al gruppo e il suo ritorno ha stupito, non solo l’intera scena
psychobilly, ma soprattutto gli ex membri dei Krewmen, Tony
McMillians in primis (ex chitarrista diventato poi
cantante/chitarrista), che ha manifestato la sua contrarietà nel riprendere sul
palco i vecchi pezzi dei Krewmen, che infatti Mad Dog Cole
propone ad ogni suo show.
Cole l’ho visto la prima volta in questo
luglio 2007 allo Psychomeeting Festival di Calella, in Spagna,
il più grande evento psychobilly degli ultimi 15 anni.
Dopo esserci messi
d’accordo tramite internet ci siamo incontrati sul posto e ne ho ricavato una
breve ma significativa
intervista.(Nico)
***********************************************************************************
Hai
lasciato i Krewmen nel 1987. Cosa hai fatto in questi ultimi 20
anni? E perché hai deciso di tornare nella scena, sotto il nome di
‘mad dog’?
MDC: ‘’Mad Dog’’ è un nome
nato durante il periodo dei Krewmen, mi rappresentava quando mi esibivo sul
palco. Negli ultimi vent’anni non ho mai smesso di ascoltare psychobilly, e per
una decina di anni ho fatto il poliziotto…
Davvero??
Come mai questa scelta?
MDC: Sai, io ho una moglie e due bambine,
di 7 e 11 anni. Volevo far qualcosa per cambiare le cose che stupidamente
succedono per le strade, ma non potevo fare nulla, ma in questo caso un’uniforme
ti aiuta.
Quali erano e sono le tue influenze? Musica e
stile di vita…
MDC: Non seguo uno stile di vita in particolare,
se non legato allo psychobilly. Puoi crederci o no ma in questi 20 anni non ho
mai smesso di ascoltare, per esempio, Johnny Cash …adoro Johnny Cash… mi piace
molto il garage anni 60, Cramps….
Ho cominciato a girare nella scena
rockabilly nel ’71. E’ dai Meteors che è cominciato tutto, hanno aggiunto molta
aggressività a questo genere… Mi sono convertito allo psychobilly quando ho
visto per la prima volta i Guana Batz.
Hai scritto (e
continui a scrivere) una delle più importanti pagine della musica rock’n’roll e
psychobilly. Cosa ne pensi dell’attuale scena psychobilly in tutto il
mondo?
MDC: Lo psychobilly per me è, ancora oggi, qualcosa legato
alla “vecchia scuola”. Questo è ciò che suono. In ogni caso oggi ci sono band
molto ‘heavy’ come Mad Sin e Nekromantix, che comunque sono miei amici. Penso
che ognuno abbia portato qualcosa nella scena, così da farla evolvere e portarla
avanti.
Abbiamo
detto che hai cominciato ad ascoltare psychobilly grazie ai Guana
Batz. Cosa ascoltavi prima di allora?
MDC: Ascoltavo
artisti come Charlie Feathers, molti lavori di Link Wray e il rockabilly degli
anni 50. Amo lo swing, il boogie woogie…
Perché il nome
‘Krewmen’?
MDC: E’ legato ai gruppi di aviatori
della Air Force, Crewmen appunto, e pensavamo fosse un buon nome per la
band…
Qual è stato il miglior concerto dei Krewmen? C’è
un posto in particolare dove ti piacerebbe suonare o suonare di
nuovo?
MDC: Essen. E’ stato davvero un gran concerto, c’era una
grande partecipazione e la gente veniva a parlare con me dopo il concerto, un
po’ come qua a Calella…
Avete mai incontrato qualche
fan italiano?
MDC: Ne abbiamo incontrati in Germania. Non abbiamo
mai suonato in Italia. Viaggiavamo molto in Germania, Paesi Bassi e un po’ in
giro per l’Europa, ma mai in Italia, però qualche fan l’abbiamo
conosciuto.
Avete finito la registrazione
dell’album?
MDC: Le registrazioni dovrebbero cominciare il 23
luglio
Come ci si sente a registrare un album
(‘Ultra Violence’) dopo 20 anni?
MDC: E’
fantastico! Il fatto di poter guadagnare un sacco di soldi me l’ha fatto rifare
(ride).
Perché la
scelta di questo titolo?
MDC: L’album voleva ricordare qualcosa
di davvero aggressivo. Sai, i titoli degli album dei Krewmen, come “Sweet
Dreams” o “Into the Tomb” sono molto horror. Il mio ritorno voleva sembrare come
un bang!, uno sparo (vedi la copertina dell’album –
nda).
Suoni con grandi nomi della scena psychobilly e
rockabilly. Come sono i rapporti con gli altri membri della band? Come li hai
conosciuti?
MDC: Jim Jeffries (chitarra) mi ha mandato una mail
quando ha saputo che l’ex cantante dei Krewmen era tornato nella scena, ed io ho
detto di sì. Prima che Choppy (contrabbasso) entrasse a far parte della band
abbiamo provato 11 contrabbassisti da tutto il mondo (!) e diversi batteristi.
Choppy (già contrabbassista dei Caravans, Pharaohs, DAG - nda) ha voluto
suonare con me, e l’entrata di Lee (batterista dei Caravans) praticamente è
stata automatica.
Qualcosa riguardo al
futuro?
MDC: Riguardo al futuro di Mad Dog… Stiamo registrando
l’album appunto. Suoneremo al famoso festival tedesco, Kings of Psychobilly di
Amburgo, suoneremo in Russia e stiamo pensando di andare anche negli Stati
Uniti, in Giappone e anche Australia.
Discografia :
Mark Cole con i Krewmen: “The Adventures of the Krewmen”
(1986);
“Sweet Dreams” (1987); “Into the Tomb” (1987).
Mad Dog
Cole: “Ultra Violence” (2007, coming soon).
http://www.maddogcole.com/
www.myspace.com/maddogcole06
www.myspace.com/maddogcole07
NICO
(Psycho), g.eb@libero.it
P.S.: Grazie mille Nico per
la bella intervista ! (P. Wally B.)
Pubblicato da Pasquale ' wally ' Boffoli a 10:02 AM 0 commenti
Cinema UNDERGROUND (il meglio del cinema in dvd) n°.9, by Antonio Petrucci
Titolo:
Brothers of War
Corea del sud 2004 - Colore, 143 minuti
Regia: Kang
Je-Gyu
Genere: Guerra
DVD edizione: Sony Pictures 2006
Il
forte legame di due fratelli, messo alla prova dopo la partenza per la guerra di
Corea, é l'ingrediente principale di questo film del regista coreano
Kang Je-Gyu, che ricalcando senza sfigurare più blasonati film
di guerra di registi come Spielberg e Kubrick
ha diretto questo interessante pellicola.
Anche se non aggiunge niente di
nuovo al genere il film è ben realizzato, in particolare la parte spettacolare e
la fotografia; in generale si tratta di un buon film di
intrattenimento.
(Antonio Petrucci)
Titolo:
Uzumaki
Giappone 2000 - Colore, 90 minuti
Regia: Higuchinsky
Genere:
Horror
DVD edizione: Dynit 2007
La spirale: un simbolo che
diventa la base della trama di questo film Horror geniale ed unico che pone lo
spettatore dinanzi a immagini di grande impatto visivo.
In alcuni momenti si
mostra chiaro e lineare e improvvisamente le certezze svaniscono: il regista
dimostra un talento non comune e si diverte a spiazzare lo spettatore.
In
conclusione una pellicola originalissima che in alcuni momenti sembra più un
film sperimentale che un horror.
Trailer:
http://it.youtube.com/watch?v=7kXVQSm8xSE
(Antonio
Petrucci)
Titolo:
Essi vivono
USA 1989 - Colore, 97 minuti
Regia: John Carpenter
Genere:
Fantascienza
DVD edizione: Cecchi Gori Home Video
Ecco un
classico del cinema Americano degli anni 80 che bisogna assolutamente vedere, in
primo luogo perché il film di Carpenter è bello e non mostra i
segni del tempo; e poi perché la pellicola nasconde allo spettatore distratto
avvenimenti che solo oggi negli anni 2000 si stanno purtroppo realizzando.
Forse si tratta di una coincidenza ma vedendo con attenzione il film si
rimane alquanto meravigliati: per questi motivi consiglio di vedere o rivedere
questo splendido film.
Trailer:
http://it.youtube.com/watch?v=phlqKx_8Xe0
(Antonio
Petrucci)
Pubblicato da Pasquale ' wally ' Boffoli a 9:30 AM 0 commenti
lunedì, luglio 23, 2007
Interviste / Esteri : PETER AARON ( ex Chrome Cranks) by Pasquale Boffoli
Nel mio lungo articolo pubblicato in questo magazine il 25 Giugno
sulla pubblicazione postuma dell'antologia Diabolical Boogie (Atavistic Records)
ad opera di Peter Aaron, ex front-man degli insuperati Chrome Cranks, sulla loro
storia e sui loro dischi, mi ero ripromesso di mettermi in contatto con lui per
saperne di più sull'operazione, ma anche perché ero curioso di conoscere dalle
sue labbra particolari artistici e di vita vissuta sui Chrome Cranks.
Peter é
stato molto affabile e preciso con me, mi ha concesso una lunga
intervista
dandomi l'impressione di essere, a distanza di dieci anni dal loro
scioglimento un uomo più pacificato con se stesso rispetto gli eccessi dei
Cranks, ma sempre molto curioso musicalmente ed attivo.
Buona lettura !
(P.B.)
**********************************************************************************
Ciao
Peter, prima di tutto grazie per la tua
disponibilità!
Cosa hai fatto dopo lo scioglimento dei Chrome
Cranks e cosa fai ora ?
Ho suonato con altre persone in New York: Luly Wolf e
Tony Corsano dei Valentine Six e Craig Flanigan dei God Is My Co-Pilot ma non mi
sono compenetrato nella situazione così ho deciso di tentare altro.
Suonare
con i Chrome Cranks per 5 0 6 anni mi ha tolto molte energie, perciò ho deciso
di rilassarmi e guardare la tv per qualche tempo; d’altronde ne ho anche il
diritto!
Mi sono rimesso a scrivere come facevo prima di C.Cranks. Scrivo di
musica per diversi giornali, siti web e riviste oltre a lavorare anche come
editore. Non sto diventando ricco ma sicuramente è più facile diventarlo così
che non come musicista.
Di recente ho ricominciato a suonare la chitarra con
un batterista ed un sassofonista, improvvisazioni rumoristiche. Molto diverso
dai Cranks, un soffio di aria fresca. E’ solo per divertimento, ma speriamo di
registrare un disco e vediamo che succede.
Ho letto
da qualche parte che ancora oggi non riesci ad estinguere la tua sete di
conoscenza musicale!
Sì, ho sempre voluto ascoltare ed apprendere
dalla musica che non ho mai ascoltato prima, sia vecchia che
nuova.
Perché si
sono sciolti i Chrome Cranks?
Naturalmente è
complicato ma io credo che siano due le ragioni principali: la prima è che
nessuno comunicava con gli altri; la seconda, che dopo tournées e registrazioni
di continuo per anni avevamo bisogno di uno stacco. Ho benedetto tutto ciò
perché allora pensavo che il segreto del successo fosse quello di essere sempre
in azione.
Avevamo bisogno di riposo e tutto ciò ha incoraggiato gli altri
membri a tuffarsi in altri progetti e sbrigliare la propria creatività è
sicuramente salutare. Di sicuro tornando a noi non ci dedicavamo abbastanza al
nostro progetto.
C’era un leader nella band che
prendeva le decisioni più importanti e chi era il compositore
principale?
Sì, io. Come ho detto prima non tutte le decisioni
che ho preso erano giuste.
Avete eseguito nei
vostri dischi e dal vivo sempre molte covers.
Era un modo di pagare un
tributo ai gruppi che vi hanno influenzato nel corso degli anni?
Penso di sì, ma credo anche che prendere i brani e farne
qualcosa di diverso sia creativo a suo modo. Le suonavamo anche per
divertimento.
Anche nella nuova
raccolta appena uscita Diabolical Boogie vi sono molte covers: una delle più
riuscite a mio parere è quella elettrizzante di Street
Waves dei Pere Ubu.
Sei d’accordo con
me?
Sì grazie, sono molto d’accordo. E’ una registrazione live
presso una radio texana ed il suono è molto buono. Le chitarre hanno un grande
impatto, come un pugno in faccia.
Pere Ubu cambiarono la mia vita,
sicuramente una delle più originali bands in
giro.
Che parte hai avuto nella realizzazione di
Diabolical Boogie, che ritengo un prezioso testamento del vostro inconfondibile
noise-blues.
Diabolical Boogie è stato realizzato da me e da
W.Weber. Noi non figuriamo sulla lista dei brani ma li abbiamo rimirati in uno
studio a Cincinnati, Ohio, dove William vive ora e dove vivo anch’io.
Lo
studio ha programmi computerizzati nuovissimi ed è incredibile. L’intera cosa,
comprese le canzoni realizzate prima, suona un milione di volte meglio di prima
(come le facevano i Cranks).
Quanto è stato importante
il blues nel sound dei C.C. e come è maturata la vostra capacità di
reinterpretarlo e riattualizzarlo in modo così disperato , stravolgendolo con il
noise ed il garage ?
Il blues è importante come nessuna altra
cosa per i C.Cranks perché esso è alla base del rock&roll. Naturalmente per
me emozionalmente la cosa mi prende quando riesco a connettermi con la
profondità del blues che tento di evocare.
Non è ‘suonare il blues’ come Eric
Clapton o qualche band da bar : è tentare di ‘prendere’ il feeling quando
ascolto qualcuno come Howlin’ Wolf o Blind Lemon Jefferson ed inserire queste
emozioni nella mia vita di musicista moderno cresciuto con il punk
.
Ma in generale nel vostro sound e nel tuo modo di
cantare ho sempre respirato un’insopportabile disperazione suburbana. Era la
filosofia di vita e sensibilità di Peter Aaron che permeava il sound della band
o un modo di sentire comune?
Il concetto di band era il mio ma il
sound era il prodotto di tutti quelli che vi suonavano e che venivano da diversi
posti urbani (solo Jerry Teel proveniva da una fattoria in Alabama). Io sono
cresciuto a New York e Cincinnati ma non mi sono mai sentito parte di
esse.
Così gran parte della musica fu per me la realizzazione di quegli anni
in cui non sentivo di avere una voce nel mondo. Ecco perché la musica prodotta è
risultata forte.
Sei sempre stato accostato a
perverse icone rock come Lux Interior, Jeffrey Lee Pierce,
Iggy Pop, Darby Crash. A quali di esse ti sentivi più vicino come cantante
e performer?
Io ti ho sempre trovato molto drammatico per le tue urla
straziate, quasi volessi esasperare le caratteristiche di quegli artisti . Ad
esempio come J.L.Pierce hai sempre pericolosamente giocato con
le tonalità dei brani forzandole in su o in giù…o sbaglio?
Li amo
tutti e sono stato molto influenzato da loro. Non so chi sia più vicino al mio
modo di cantare, ogni pezzo è diverso. Mi è piaciuto avvicinarmi allo stile di
Jeffrey Lee , che a sua volta si ispirò a Robert Johnson . Attualmente mi piace
Oum Kolthoum ed altri cantanti del medio oriente.
Tornando indietro i miei
favoriti sono Eric Burdon e Van Morrison, insieme ad ‘ottimi’ singers come Frank
Sinatra e Jim Morrison. Sto tentando di prendere qualcosa del loro feeling e di
farlo mio.
Penso che i Chrome
Cranks abbiano lasciato un marchio indelebile nella scena punk newyorkese ed
americana degli anni ’90 e ne siano state una delle espressioni più alte . Fino
a che punto vi identificavate nell’estetica punk ed a quali bands vi sentivate
più vicini ed affini?
Certamente! Fu il primo tipo di musica che
mi disse qualcosa e a cui ancora oggi mi collego. Penso di parlare anche per il
resto della band quando dico che era veramente ciò che volevamo suonare per
prima.
Per me cominciò nei tardi ’70 con Elvis Costello e naturalmente Sex
Pistols, Clash, Ramones, Jam, Devo e tutto il resto. Ma ero ancora troppo
giovane per andare nei clubs. Così non fu quando iniziò l’hardcore di cui feci
parte. Ero lì quando esso mosse i primi passi ed iniziai a muovermi grazie a
bands come Black Flag, Minor Threat, DOA, Husker Du, ma specialmente Bad
Brains.
Furono le più grandi live-bands che abbia mai visto, nessuno escluso.
Erano dei veri dei.
Ho letto che nella tua
formazione musicale è stato importante anche certo jazz contemporaneo come
Coltrane e l’Art Ensemble Of Chicago, oltre Pere Ubu,
Television etc…
Me ne puoi parlare Peter?
Più ascolti
musica e più ti accorgi che ciò che è buono è la solita merda. Si spera che
continuando ad ascoltare e scoprire altra musica tu non ritrovi lo stesso
sentiero che ti porta sempre dal punto a al punto b e così via.
Cerchi
qualcosa di nuovo che è ciò che il jazz mi ha dato ed in special modo Coltrane e
l’A.E.C. .
La musica dei Pere Ubu e dei Television è stata influenzata molto
dal jazz d’avanguardia sempre pieno di sorprese, ed è per questo che oggi lo
ascolto più dei Ramones e dei Minor Threat, sebbene io li ami ancora
oggi.
Oggi cosa sente Peter
Aaron?
Una grande varietà di cose, più di quanto
ascoltassi con i Chrome Cranks. Principalmente jazz ( di tutti i tipi meno lo
‘smooth’) e naturalmente blues, sempre più profondo. Anche molte
sperimentazioni, molto folk etnico, world-music che è come il blues di altri
paesi, ed è strano come un ragazzo dei sobborghi urbani ascolti questo
materiale.
L’aver scoperto la serie di cd ‘The Secret Museum of Mankind
(Yazoo Records) é stata un’altra cosa che mi ha cambiato la
vita.
I Chrome Cranks il
meglio l’hanno dato a mio parere dal vivo con i loro shows debordanti e
devastanti.
Ho avuto modo di vedervi live in Italia nel 1998. E LIVE IN EXILE
lo dimostra in modo lampante. La stampa e la critica internazionale di quegli
anni si sono mai espresse in tal senso?
Grazie. Sono
ragionevolmente contento del materiale di studio ma credo che effettivamente
eravamo soprattutto una ‘live’ band. In sei anni di tournées penso che siano
sono quattro o cinque concerti onestamente non andati bene. Ho sempre dato il
meglio di me anche se suonavo per otto, nove persone, cosa che è accaduta.
Abbiamo avuto ottime recensioni dei nostri concerti.
Non ho visto molte
recensioni in più di Live In Exile se paragonate a quelle dei altri nostri
albums, ma sembravano essere positive.
I primi due
albums dei Chrome Cranks, quello omonimo e Dead Cool (con brani
come Desperate Friend) riuscivano a riprodurre la vostra
energia molto da vicino. La produzione di Love In Exile invece
è molto diversa e molto statica.
Da cosa dipese questo
scarto?
La produzione di Love In Exile è molto più distante e
fredda principalmente perché registrammo su digitale ed avremmo voluto più brani
su cui lavorare.
Comunque è okay ma nessuno di noi è contento di come suona
ora.
L’avremmo voluta fare in analogico ma stavamo sperimentando e tentando
cose nuove. Vivi ed impara.
Possiamo dire che i
Chrome Cranks furono una creazione di P.Aaron e William G.
Weber?
Assolutamente. Io scrivevo i pezzi ed ero il ‘concettuale’
ma non avrei fatto niente senza William. Lui è un vero musicista, ha studiato in
scuole musicali attuali come il Berklee College of Music ed era il boss perfetto
per comunicare idee a musicisti come Jerry e Bob Bert.
E’ anche un grande
tecnico/produttore ed ingegnere del suono.
Cosa portarono
Jerry Teel e Bob Bert delle bands da cui
provenivano (Honeymoon Killers, Sonic Youth, Pussy Galore) nei
Chrome Cranks ?
E’ una domanda a cui Jerry e Bob
potrebbero rispondere meglio di me ma penso che stiano suonando come hanno
sempre voluto e come facevano anche con i Chrome Cranks.
Naturalmente William
ed io amiamo le bands in cui loro hanno suonato e che ci hanno
influenzato.
Sei rimasto in rapporti con loro e
cosa pensi della band che Jerry Teel formò dopo lo scioglimento dei Cranks nel
’98, The Knoxville Girls? Conosci i loro
dischi?
Quando erano insieme non ho ascoltato né visto Knoxville
Girls perché quando i C.C. si sciolsero ci furono delle beghe e Jerry e Bob
dissero cose cattive su di me.
Ma siamo ancora amici ed io ne sono felice. Ho
un disco delle Knoxville Girls dal vivo che Bob mi spedì e che mi piace.
E’
un po’ troppo lineare per i miei gusti ma mi
piace.
Che ne pensi dell’attuale panorama musicale
americano?
C’è un grande ritorno alle radici negli ultimi anni
…!
Sì, c’é. Penso sia una buona cosa. Una cosa salutare per le
bands a patto non rimangano attaccate ad un ‘retro’ che non ti fa acquisire
nulla.
C’è anche una remota possibilità che
possano riformarsi i Chrome Cranks ?
C’è una remota possibilità
sinché siamo vivi. Ma quando ci penso credo sia una stupidità perché io non sono
la stessa persona di quando ero nel gruppo e quel modo di suonare non mi dà ora
più niente.
Rispetto Iggy Pop che a 60 anni salta senza la t-shirt
tutt’intorno ma per me suonare è più un fatto cerebrale che di palle. Ora siamo
tutti più vecchi. Ci preoccupiamo di più del denaro e di problemi vari.. Non
sono sicuro di come potrebbe andare.
Ma non so anche se mi serve tornare
indietro con la mia vita.
Grazie per le tue
risposte Peter ed auguri per il tuo futuro!
Te ne sono grato.
Grazie a te !
(intervista realizzata il
16/06/07)
http://www.grunnenrocks.nl/bands/c/chromecr.htm
http://www.myspace.com/chromecranks
http://www.atavistic.com/
PASQUALE
BOFFOLI
Pubblicato da Pasquale ' wally ' Boffoli a 11:40 AM 0 commenti
martedì, luglio 17, 2007
Collaborations / Live / Esteri: JETHRO TULL at Civitella del Tronto (Te) - 1° Luglio 2007, by Francesco Tunzi.
Ian Anderson ormai é una leggenda vivente:
lasciateci parlare di lui (noi estimatori dei Jethro Tull di
vecchissima data!) in questi termini oggi che a 60 anni é ancora vivo e vegeto
ed in splendida forma artistica e non, come spessissimo accade nel rock, quando
sarà trapassato a miglior vita.
Ian negli ultimi anni é sempre più di casa in
Italia, questa volta é venuto con la nuova line-up dei Jethro
Tull: di questo e dell'unico concerto tenuto nella nostra penisola il
1° Luglio ci racconta un fan incallito, nonché grande conoscitore della materia
rock, Francesco Tunzi, 'inviato speciale' per l'occasione di
www.musicbx.blogspot.com, nonché autore delle foto a corredo dell'articolo.
(P.B.)
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L'occasione
era allettante e da non mancare: quella di assistere a un concerto dei
Jethro Tull all'interno di un castello, la splendida fortezza
di Civitella del Tronto, suggestivo centro sulle colline in provincia di Teramo.
Al loro ultimo tour mondiale, il mitico gruppo si presenta al pubblico italiano
in ottima forma regalando un concerto inappuntabile e senza sbavature.
Alle 21.45
salgono sul palco i musicisti a partire dall'inossidabile Martin
Barre alla chitarra, Doan Perry alla batteria,
David Godier al basso, John
O'Hara (piacevole sorpresa) alle tastiere e alla fisarmonica, e per
ultimo, accolto da un grande entusiasmo Ian Anderson.
Il
concerto si apre con il classico blues Someday the sun won' t shine
for you ** seguito da Living in the past
, Jack in the green, The donkey
and the drum quindi Thick as
a brick eseguita in maniera splendida.
Nonostante i suoi
sessant'anni e una voce che negli acuti non è ovviamente più la stessa, Ian
Anderson continua a tenere la scena con la solita ironica spavalderia e a
conservare un carisma davvero unico suscitando ancora grandi emozioni come
nell'esecuzione del madrigale Pastime with good
company o come nei brani Mother goose
, My God e l'immancabile
Bourée.
Il concerto è splendido complici un suono
corposo, la grande sintonia tra i musicisti e Ian Anderson che col suo flauto e
le sue movenze incanta i 2500 presenti nella piazza d'armi. Si prosegue con
Steal , Farmer on freeway
per giungere a uno dei punti più alti della serata, ovvero i meravigliosi otto
minuti di Aqualung con l'intro che accenna
Starway to heaven dei Led Zeppelin.
Ian
Anderson insieme al suo fido Martin Barre, anch'egli in buona
forma, ne offre una versione da brividi scatenando l'entusiasmo degli
spettatori. Non è finita. Ian "spiazza" il suo pubblico divertendo e
divertendosi con un omaggio a Emerson Lake & Palmer e una
versione di America da West side
story.
Il concerto si chiude in bellezza con una emozionante
Budapest e l'immancabile bis rappresentato dalla
classica Locomotive breath degna chiusura di un
concerto da ricordare.
http://www.j-tull.com/
http://www.itullians.com/
FRANCESCO
TUNZI
** (per inciso nel repertorio dei
Flowers)
Pubblicato da Pasquale ' wally ' Boffoli a 4:49 PM 0 commenti
lunedì, luglio 16, 2007
Recensioni / Italiani : IL TEATRO DEGLI ORRORI : Dell'impero delle tenebre ( La Tempesta Rec./ Venus Dischi - 2007) by Pasquale Boffoli
Devo confessare
che la cosa che più mi ha colpito e spiazzato ai primissimi ascolti di
DELL'IMPERO DELLE TENEBRE, disco d'esordio dei nostrani
Il TEATRO DEGLI ORRORI é stato l'uso
'luciferino' della lingua italiana del lead-singer Pier Paolo Capovilla
calato nel contesto noise ed acido dei brani in un certo senso
prevedibile, sapendo che vi militivano Capovilla e Giulio Ragno
Favero (basso e produttore tra i più ricercati nel panorama rock
italiano), due membri degli One Dimensional Man, strepitoso ed
influente act noise-blues all'opera dalla metà dei '90 che ho avuto anche la
fortuna di ammirare 'live' dalle mie parti in quegli anni.
A completare la
line-up di questo nuovo supergruppo il chitarrista Gionata
Mirai (Super Elastic Bubble Plastic) ed il batterista
Francesco Valente.
Ribadendo
l'eccezionale muro di suono creato dalla neo-band in brani come
Carrarmatorock, L'impero delle tenebre, Vita mia, Il turbamento
della gelosia soprattutto grazie all'impatto travolgente delle
chitarre di Mirai e Favero, l'elemento più
rimarchevole e sperimentale di Dell'Impero Delle Tenebre é
proprio la rinuncia all'inglese (privilegiato dagli O.D.M.), lingua ideale per
il tipo di sonorità adottate ed il tentativo di sposarle ad una espressività
italiana quasi cantautorale.
Essa tocca con cinica amarezza e totale
disincanto temi come la perdità d'identità ed il senso d'inutilità del vivere
(L'impero delle tenebre), ma anche una strenua ricerca
di speranza (Vita Mia), l'ipocrisia delle
guerre (Carrarmatorock), il suicidio (La
canzone di Tom), ma i toni si fanno anche elegiaci e teneri in
Lezione di musica e Compagna
Teresa, con qualche ingenuità disseminata qua e là.
Capovilla
quindi riesce ad essere duttile ma in generale nel disco il suo 'mood' vocale é
sulfureo e distaccato, ricordando (come giustamente sottolineano le info
riguardanti la band) a più riprese i cinici toni declamatori di un
Carmelo Bene.
Individuerei l'apice
creativo del disco nella finale epica Maria Maddalena,
tutta giocata su controversi temi religiosi, dove fondamentale appaiono i
contributi del violino di Nicola Manzan e del violoncello di
Angelo Maria Santisi per la drammatizzazione di 8 minuti che da
soli conferiscono una infinita dignità ad un'opera decisamente 'unica', nel bene
e nel male, nell'attuale contesto indie italiano.
http://www.ilteatrodegliorrori.com/
www.myspace.com/ilteatrodegliorrori
http://www.venusdischi.com/
http://www.treallegriragazzimorti.it/tempesta.html
http://www.redpromopress.com/
http://www,fleisch-agency.com/
PASQUALE
BOFFOLI
Pubblicato da Pasquale ' wally ' Boffoli a 11:44 AM 0 commenti
- COLLABORATORI (o vi hanno scritto) www.musicbx.blogspot.com : Antonio Petrucci, Slania DePau, Gianni Sanna, Nico, Francesco Tunzi, Giandomenico Mattiussi, Ninni Portoghese, Nino Antonazzo, Antonio Vergari, Enzo Frappampina, Mirko Guevara, Marcello Rizza, Franco De Lauro, Michele Ballerini, Tony 'Face'...and, last but not least: un immenso grazie a mio fratello Ciro per coadiuvarmi nelle traduzioni in inglese e dall'inglese ( soprattutto le interviews ) !!!
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Informazioni personali
- Pasquale Boffoli
- Giornalista free-lance. Collabora on-line a Freakoutonline, Popartx, Punkadeka, Musicletter, Mistylane e saltuariamente ai cartacei nazionali. In quanto membro dello staff di www.punkadeka.it Pasquale Boffoli fa parte del CDG srl (centro documentazione giornalistica); è inserito nell'Albo Agenda del Giornalista e nella Guida nella musica Italiana... Cantante, armonicista, percussionista della band barese THE FLOWERS.