CAPITOLO IV

Accensione e lancio

Quando a Cape Kennedy c'è il lancio di un missile, l'accensione viene sempre effettuata con comando elettrico premendo un bottone, e mai accendendo una miccia.
Anche i modellisti coscienziosi si servono di un dispositivo elettrico e non usano le micce che non sono pratiche né sicure; sanno che è meglio lasciarle a chi costruisce fuochi d'artificio, perché il loro uso non consente di sapere esattamente il momento di accensione del motore e perché a volte sembrano spente, mentre in realtà continuano a bruciare. D'altro canto l'accensione elettrica è semplice, priva di pericoli e molto comoda dà la possibilità di mantenersi a una certa distanza dal modello, di fare un effettivo conto alla rovescia, in modo da controllare esatta mente l'attimo della partenza ed eventualmente sospenderla a ogni imprevisto. In questo modo l'operatore ha sempre il controllo della situazione ed è in grado di intervenire, disarmando il circuito elettrico di accensione ed essendo così sicuro che il modello non partirà più: può sempre capitare che un aereo sorvoli la zona di lancio, che qualcuno si trovi a camminare in un posto pericoloso dove si credeva non ci fosse nessuno, o che succeda all'ultimo istante qualche incidente al modello che consigli dl annullare il lancio.
In questo capitolo passeremo in rassegna i vari metodi di accensione più comuni, ma consigliamo a chi compra un motore di leggere egualmente le istruzioni allegate: vi troverà tante informazioni utili, anche perché alcuni motori richiedono particolari metodi di accensione che, per amor di semplicità, non verranno discussi. E' bene tuttavia ricordare che un motore commerciale viene sempre venduto con il suo sistema di accensione o è accompagnato da precise istruzioni al riguardo.
La forma più comune di accensione si serve di una resistenza elettrica che per effetto del passaggio di corrente si riscalda fino a raggiungere la temperatura d'accensione del propellente: circa 270° C o più. Una volta che il motore è partito, esso continua a bruciare perché vi ha luogo ormai una specie di reazione chimica a catena che il sistema di accensione ha solo provveduto a iniziare. Per svolgere questo campito è più che sufficiente un filo abbastanza corto di nichel-cromo, che si comporta esattamente come gli elementi elettrici di un tostapane: quando è attraversato da corrente, diventa incandescente.

 

La fig. 32 mostra una soluzione tipica. Per motori fino alla serie B compresa, bastano circa 5 cm di filo al nichel-cromo, sagomato come nella figura a formare nella parte centrale due piccoli anelli di circa 2 mm di diametro: lo si infila dentro l'ugello fino a metterlo in contatto con il propellente (fig. 32b), provvedendo a tenerlo fermo con un tampone di cotone, stoffa, carta o cartone.
All'atto della partenza, i gas di scarico provvedono a eliminare filo e tampone, che così non costituiscono un problema: in genere il primo fonde, tanto da non essere riutilizzabile, e il secondo brucia.

 

Sistema elettrico di accensione

Per far arrivare corrente al filo occorre predisporre un semplice circuito elettrico, dotato di un interruttore o di un circuito secondario di sicurezza, a garanzia che il motore non passa essere acceso per sbaglio o per un incidente qualsiasi. Tale dispositivo ha il pregio di essere portatile, e quindi utilizzabile ovunque si voglia, e di facile costruzione.
Gli elementi necessari sono abbastanza comuni da trovarsi e poco costosi. Occorrono circa 10 m di filo elettrico - del tipo usato normalmente nelle installazioni domestiche - che è formato da tanti fili sottili di rame isolati esternamente oan gomma e plastica. necessario anche un pulsante da campanella da porta, che non è altro se non un interruttore che chiude il circuito solo se premuto: il suo uso è particolarmente consigliabile come interruttore di sicurezza, perché ritorna automaticamente a riaprire il circuito quando non lo si preme più.

Fig. 31. L'uso di un sistema di accensione elettrico e di una torre di lancio mette il modellistain grado di controllare esattamente l'istante della partenza e di prevederne la traiettoria.


Per collegare il filo d'accensione al circuito, possono essere utilizzate banali graffe da ufficio, saldate al circuito d'accensione:
L'uso di un sistema di accensione elettrico e di una torre di lancio mette il modellista in grado di controllare esattamente l'istante della partenza e di prevederne la traiettoria.
le estremità del filo al nichel-cromo sono prese dentro le graffe ,
assicurando in questo modo il contatto elettrico; in fase di montaggio occorre fare solo attenzione a non provocare un corto circuito facendo toccare le graffe tra di loro o con le parti metalliche dell'apparecchio di lancio.
La batteria che alimenta il circuito deve essere sufficientemente patente, ma non in maniera eccessiva; occorre ricordare che deve essere in grado di far infuocare il filo d'accensione, ma non tanto da fonderlo. Come ordine di grandezza può andare bene una batteria da 6 V, in grado di sviluppare una potenza di 5 watt e di erogare, prima di scaricarsi, circa 2 ampere; non è difficile trovare in commercio un tipo che presenti i requisiti richiesti, ma, in mancanza di meglio, è anche possibile collegare insieme due o tre pile di minor voltaggio.
Il circuito ideale è presentato nella fig. 33 b: merita d'essere notato che l'interruttore è messo in serie, cosicché è necessario aprirlo affinché sia possibile il passaggio della corrente.
Una volta che tutto è a posto e chi assiste al lancio si è allontanato convenientemente, si effettua un conto alla rovescia "; al " tempo zero " si preme l'interruttore, la corrente passa e riscalda il filamento d'accensione: quasi immediatamente il propellente si accende e il modello schizza via con una partenza pronta e veloce.
I1 filo è fatto apposta di nichel-cromo per presentare resistenza elettrica e sopportare, senza fondere, temperature notevoli: il centro deve avere un diametro variabile da 0,1 a 0,3 mm, in maniera da presentare una resistenza opportuna. Tenendo presente che la resistenza diminuisce se aumenta il diametro, ci si riesce a rendere conto del fatto che occorre impiegare filo sottile perché nel filamento d'accensione deve essere concentrata praticamente tutta la resistenza del circuito; la maggior parte dei circuiti d'accensione, se correttamente eseguiti e saldati, non hanno una resistenza superiore a 0,5 ohm s anche la resistenza interna di una batteria si mantiene su questo ordine di grandezza. Un conduttore percorso da corrente si riscalda, e il fenomeno è tanto più marcato quanto più è a resistente "; si capisce perciò che il filamento d'accensione possa infuocarsi mentre il resto del circuito subisce un innalzamento di temperatura così piccolo che solo con delicati strumenti si riesce a misurare.

Fig. 32. Filamento d'accensione di nichel-cromo (a) e relativa sistemazione (b).

Il riscaldamento del filo avviene a spese dell'energia fornita dalla batteria e la potenza dissipata è regolata dalla seguente equazione: P=I2*R dove P = potenza in watt, I = corrente in ampere, e R = resistenza in ohm: vale la pena di osservare che, se la corrente raddoppia, la potenza diventa quattro volte tanto a causa della presenza nella formula del termine I2.
La. corrente che percorre un conduttore è regolata dalla legge di Ohm, che afferma:
I = E/R dove E = differenza di potenziale. Se la differenza di potenziale è troppo piccola, ne viene di conseguenza che la corrente è tanto scarsa che: la potenza dissipata non è in grado di riscaldare il filo alla temperatura voluta. Da questo punto di vista accorre quindi una batteria da 6 volt almeno, ma non bisogna eccedere e superare i 12 volt, perché allora la corrente diventa eccessiva, la potenza esuberante, e il filo brucia spezzandosi facilmente in due, senza diventare caldo abbastanza per accendere il motore.

Fig. 33. Semplice circuito d'accensione (a) e schema relativo (b).


Una tentazione che viene spesso è servirsi della corrente che abbiamo in casa, prelevandola can una spina da una presa: è una cosa assolutamente da evitare, perché per la corrente che abbiamo in casa - circa 220 volt - un filamento come il nostro non può che provocare un corto circuito: tenendo conto della relativamente bassa resistenza di tutto il circuito, si può calcolare - con le formule sopra specificate - che la corrente vale almeno 200 A, il che corrisponde a circa 40 Kw. Si tratta chiaramente di quantità eccessive, che per un sistema cosi delicato sono insopportabili: l'autore preferisce usare batterie portatili che vanno da 6-8 V a 12 V come massimo.
Se il sistema di accensione non funziona e il motore non si accende, occorre armarsi di pazienza e andare a cercare dove è il difetto. Si toglie dapprima il tampone di carta e si controlla se il filamento arriva a toccare il propellente, poi, si verifica se le graffe sono ben pulite, perché può darsi che per l'uso prolungato, siano un po' corrose, e se il contatto con il filamento è buono senza corti circuiti causati dalle graffe in contatto fra di loro o con le parti metalliche del dispositivo di lancio. In ultimo si controllano le linee, perché da qualche parte ci può essere una interruzione nel circuito elettrico.
Una fonte comune di guai è usare un filo troppo piccolo, che non è in grado di sopportare il passaggio della corrente perché presenta una resistenza elevata a causa della sua ridottissima sezione.
Se tutto sembra in ordine, ma il sistema di accensione continua a non funzionare, allora è la batteria che è scarica, troppo debole o troppo piccola.
Si può provare se tutto funziona bene estraendo il filamento d'accensione fuori del motore e vedendo se, all'apertura dell'interruttore, diventa rosso. Oppure si può usare una piccola lampadina; ma in questo caso non si ha indicazione alcuna se la batteria è debole, perché la lampadina non ha la stessa resistenza del filamento.
Chi vuole avere un sistema d'accensione veramente elegante può costruirsi qualcosa che rassomigli allo strumento della figura, dotandolo di un interruttore e di una chiave di sicurezza, di speciali graffe, e predisponendolo a funzionare con batterie sia interne, sia esterne. La maggior parte dei pezzi necessari sono acquistabili nei normali negozi di elettrodomestici o presso ditte specializzate che vendano per corrispondenza.

 

Fig. 34. L'autore di questo libro sta sistemando il filamento di accensione nel modello che ha vinto il I campionato internazionale di modellistica svoltosi a Dubnica (Cecoslovacchia) il 28 Maggio 1966.

Coloro che vogliano costruire un pannello d'accensione in grado di far partire un'intera serie di modelli, possono osservare la figura sottostante ed il circuito disegnato nella figura successiva. Si possono infatti creare sistemi di accensione che sono in grado di controllare contemporaneamente anche dodici torri di lancio. Il sistema è comandato e controllato su un pannello metallico in cui sono visibili i selettori, la chiave di sicurezza, le luci di spia e il bottone di lancio.
Il sistema resta praticamente lo stesso, ma si ha in più una serie di interruttori selettori che permettano di predisporre il lancio che si vuole effettuare: sulla linea di ogni lancio ne è inserito uno; ma ormai alcuni modelli più recenti usano una manopola girevole a più contatti, :che permette la selezione di un lancio alla volta. Non ha senso ed è molto poco pratico far partire contemporaneamente più di un modello, ma qualche volta se ne lanciano due insieme, il che obbliga a fare qualche piccola modifica al pannello.
Il pannello di accensione che serve in gara e generalmente sistemato in una robusta consolle d'acciaio ed è strumentato per la misurazione di voltaggio e correnti, nonché fornito spesso di parecchie luci di segnalazione; quasi sempre è dotato anche di una chiave di sicurezza, custodita dall' " ufficiale di sicurezza , e di una spina disinseribile che lo isola completamente, rendendolo inefficiente: questa spina è custodita dall'ufficiale di lancio, e viene consegnata a chiunque debba avvicinarsi al luogo del lancio quando il conto alla rovescia è già cominciato.

Fig. 35. Un sistema portatile di accensione di questo tipo - con batteria incorporata - rappresenta quanto di meglio ci sia nel settore.

Dal pannello la corrente arriva ai vari razzi per mezzo di un cavo a più poli o di più fili elettrici normali, legati insieme con nastro isolante a intervalli regolari: una volta in vicinanza dei modelli, si aprono poi a ventaglio e ognuno va a collegarsi al missile prestabilito.

Fig. 36. Schema elettrico del sistema di accensione di fig. 35.

Fig. 37. Pannello di accensione per gara, in grado di controllare 12 torri di lancio. La spina disinseribile è sistemata nella parte superiore, mentre sul frontale sono visibili i selettori, la chiave di sicurezza, le luci di spia e il bottone di lancio.

Accensione di modelli dotati di due o più motori

Poiché i veicoli spaziali richiedono a volte una spinta più grande di quella che il singolo motore è in grado di dare, gli ingegneri hanno preso a progettarli con più di un motore, come il famoso razzo Saturno, costruito dalla NASA. Anche nel modellismo si sente questa necessità e quindi, per aumentare la spinta e l'impulso totale, si usano più motori messi insieme.
Il primo tentativo in questo senso è stato effettuato nel 1958 da un certo Del Hitch, che con questo è entrato a far parte ormai, per così dire, della storia di questo hobby'; da allora la tecnica si è molto sviluppata fin a giungere alla risoluzione di tutti i problemi che si sono presentati, perché, ad esempio, è abbastanza difficile accendere più di un motore in modo che partano tutti esattamente allo stesso istante.
Disposizioni di questo tipo vengono impiegate normalmente per razzi a un solo stadio, ma a volte si usano anche su modelli a più stadi: in questo caso si entra però in un tipo di costruzione abbastanza avanzato e difficile, che non è fatto per i principianti. Attualmente esistono già numerosi razzi così costruiti che rappresentano un vero miracolo di miniaturizzazione e perfezione, e con cui i modellisti si divertono a far alzare pesi che richiedono spinte e impulsi notevoli.
Per quanto a volte siano stati messi insieme due motori, la tendenza generale è di impiegarne almeno tre, sistemati nella parte posteriore del corpo, nel modo che la figura mostra chiaramente. Ogni motore è collocato in un tubo apposito, e lo spazio vuoto fra i vari tubi e il missile stesso è riempito con stucco in moda tale che i gas sprigionati dalla carica d'espulsione non passano trovare uno sfogo verso l'esterno, rendendo inefficiente il dispositivo di recupero.
L'accensione contemporanea di tutti i motori è un'impresa abbastanza complessa, che richiede molta pazienza e un circuito veramente buono, capace di far arrivare almeno 6 A a ogni motore: negli Stati Uniti d'America si trovano in commercio gli apparecchi di accensione già montati, che risultano veramente utili e preziosi.

Fig. 38. Schema tipico di un pannello di accensione per più lanci.

Poiché ci sono da accendere tre motori, occorrono tre filamenti d'accensione distinti; se il sistema a disposizione si serve di una batteria d'automobile (le normali batterie sono in genere insufficienti a far arrivare nello stesso istante la corrente necessaria ai tre rami) si può usare una soluzione come quella della figura: si consiglia l'uso di fili di diverso colore, come risulta chiaramente dalla figura, in maniera da semplificare i vari preparativi del lancio, perché così è facilmente individuabile la natura dei fili che fuoriescano dal modello. L'unica cosa cui bisogna prestare la massima attenzione consiste nel non provocare qualche corto circuito, curando che le graffe non si tocchino fra loro o non siano vicine a parti metalliche del dispositivo di lancio.

È opinione dell'autore che sia più semplice e più pratico servirsi di un sistema di accensione a relais, schematizzato nella figura sotto, il quale presenta numerosi vantaggi, molto ovvi se appena gli si dà un'occhiata.

Fig. 39. Un insieme di tre motori con i filamenti di accensione già installati (a); schema di collegamento alla batteria (b).

La corrente arriva al modello sempre mediante una giunzione mobile realizzata con graffe, che però non sono in contatto direttamente con il circuito che fa capo al pulsante di comando, ma con un interruttore a relais: all'atto di premere il bottone, la corrente del circuito così chiuso mette in funzione il relais, che a sua volta chiude il circuito secondario, rendendo quindi possibile l'arrivo di corrente ai motori. Dato che la potente batteria è situata proprio vicino al modello, la lunghezza dei fili di accensione e il voltaggio ad essa necessario vengono ridotti.
Il relais dovrebbe avere una bobina a corrente continua dimensionata per 6 volt, se il sistema di accensione è alimentato con questo voltaggio: naturalmente se la batteria è di 12 volt, occorre una bobina adatta, ma in mancanza di meglio se ne può usare tranquillamente anche una da 6 volt. L'unico consiglio è di non servirsi mai di un relais a corrente alternata, che non potrebbe funzionare bene can la corrente alimentata dalla batteria, che è invece continua.
Normalmente il relais è chiuso in una piccala scatola di alluminio, in modo da proteggere i contatti dallo sporco,. e presenta esternamente solo i terminali, dove collegare il resto del circuito: Il suo costo non è eccessivo, e può essere affrontato serenamente da chi abbia intenzione di lanciare parecchi modelli con più di un motore.
Occorre richiamare l'attenzione sul fatto che la costruzione di questi modelli richiede notevoli dosi di pazienza e cura, sia nella fase di costruzione, sia in quella di volo, perché è assolutamente necessario che i motori si accendano tutti contemporanea mente: anche se uno salo resta inattivo, la spinta non è ben bilanciata e il modello presenta una certa tendenza a curvare in volo. È anche abbastanza chiaro che con un motore fuori uso difficilmente si potranno raggiungere notevoli altezze, cosicché il dispositivo di recupero qualche volta non fa .in tempo a entrare in funzione prima che il modello si schianti al suolo. Causa la possibilità di non accensione di un motore, i motori non vanno posti fuori all'altezza dell'attaccatura delle pinne: in questo caso, se un motore non si accende la spinta non bilanciata è cosi forte che, in volo, il modello ruoterà sul suo asse verticale.
Chi costruisce modelli a più motori deve sempre avere presenti le norme emanate dall' "Agenzia Federale di Aviazione" , che fissa a 500 g il peso massimo di un velivolo e a 100 g la quantità di propellente che si può impiegare; è abbastanza facile superare questi limiti, ma diventa necessario avere una particolare autorizzazione dagli organi competenti - il Centra Controllo del Traffico Aereo - se non si vuole incorrere in particolari pesantissime sanzioni. Questa possibilità è particolarmente sentita quando si usano motori delle serie maggiori, per esempio dalla serie D in su.
Quanti motori possano essere raggruppati in un razzo solo? L'autore è arrivato una volta a costruire un modello spinto da sette motori tipo B8-4, chiamato Honest Ivan, pesante circa, 450 g, fornito di un paracadute di plastica di 90 cm di diametro e lanciato da una rampa di lancio lunga 1,5 m. Nelle quattro volte che ha volato non è che si sia poi comportato molto bene, perché solo due volte l'accensione è stata perfetta. L'autore ha anche stabilito, per esperienza personale, che il numero massimo di motori è tre, perché al di sopra cominciano a farsi sentire gli effetti del peso e della difficoltà di una buona accensione
.

 

Dispositivi per il lancio

Una buona accensione elettrica non basta a far alzare da terra un modello con successo: occorre anche una specie di piccola torre di lancio, intesa come un dispositivo che permette al modello di essere lanciata da terra in moda tale da assicurare un volo perfetto.
Se si mette semplicemente il modello a terra, con la punta rivolta verso l'alto, appoggiandolo per esempio sulle pinne stabilizzatrici, è molto probabile che all'accensione non si ottenga un volo rettilineo; mettendolo giù orizzontale, il modello parte ancora in modo irregolare, perché le pinne stabilizzatrici non sono in grado di esercitare la loro funzione. Poiché occorre un ventesimo di secondo, o poco più, per raggiungere la velocità di 40-50 km all'ora, necessaria perché le pinne possano veramente funzionare da stabilizzatrici, è indispensabile che per tutto questo intervallo di tempo il modella venga opportunamente guidato. Se non si usa un accorgimento di questo tipo, il risultato che si ottiene è in genere catastrofico, perché il volo non potrà durare che qualche breve secondo e terminare inevitabilmente con un disastro. Per ragioni di sicurezza si deve sempre usare un dispositivo di lancio.

Fig. 40. Schema del sistema di accensione a relais adatto a modelli con più motori.

Il tipo più semplice di " torre di lancio " è un'asta formata da un filo rigido di acciaia, del diametro di circa 3 mm e lunga almeno un metro, mantenuta in posizione verticale da una opportuna base, larga e pesante. Una soluzione tipica è indicata nella figura, in cui si può notare la semplicità del pezzo, di costruzione talmente facile da non presentare problema alcuno.

Fig. 41. G. Harry Stine, autore di questo libro, mostra l'"Honest Ivan", modello di razzo ad un solo stadio, spinto da ben sette motori.

Fig. 42. Modello già sistemato su una semplice asta di lancio completa di deflettore per i gas di scarico; è visibile l'anello di lancio attorno all'asta.

Per eseguire la costruzione di questo semplice dispositivo, che va bene per modelli fino a 100 g, occorre comprare in un negozio 1 m circa di filo rigido d'acciaio, con diametro di circa 3 mm, e procurarsi una tavoletta di legno, dello spessore di 2-3 cm, e dall'area delimitata a quadrato di almeno 30 cm di lato, nel cui centro va ricavato un foro ben verticale, dove fissare in maniera rigida il filo di cui si parlava.
Qualche volta si completa la costruzione con un deflettore dei gas di scarico, allo scopo di salvaguardare la base dal pericolo di bruciare; la sua funzione è di deviare ad angolo retto i gas caldi lontano dal razzo e dal dispositivo di lancio, così come effettivamente succede anche a Cape Kennedy; è facilissimo da costruire perché basta ritagliarlo con forbici da un sottile foglio di latta. Quando si fanno partire i missili veri si provvede anche a raffreddare il deflettore con tonnellate di acqua, ma nel modellismo questo accorgimento è inutile perché i gas di scarico sono relativamente scarsi e comunque non sufficienti a provocare grandi surriscaldamenti; in queste condizioni, anche per il fatto che il fenomeno qui dura pochi secondi, un deflettore è in grado di durare qualche anno.

I materiali migliori sono latta. o acciaio, mentre è da scartare l'alluminio, perché troppo tenero e troppo sensibile al calore; l'autore ne sconsiglia l'uso, perché la sua esperienza personale conferma. che non può superare indenne il limite di 100 lanci.

Un modello deve avere qualcosa che gli permetta di scorrere sulla rampa di lancio, e il metodo migliore per realizzare ciò è incollare sul corpo una specie di anello lungo circa 5 cm. In questa maniera sono permessi scorrimenti in su e giù, ma non spostamenti trasversali, cosicché l'asta di lancio è in grado di guidare effettivamente il modello per tutta la fase iniziale di rapida accelerazione, che si conclude con il distacco a una velocità di circa 50 km/h, sufficiente per un volo autonomo e perfetto.

Fig. 43. Esempio di deflettore dei gas di scarico realizzato con un normale tubo da stufa a gomito e adattato per il lancio di alcuni grandi modelli.

Il lancio dei modelli avviene sempre secondo la verticale, ma occasionalmente si può scegliere una direzione leggermente inclinata, per compensare una eventuale spinta del vento; per questione di sicurezza è bene non oltrepassare mai i 30° dalla verticale.
Una volta lasciata la rampa di lancio, un modello può andare soggetto a lievi, caratteristici sbandamenti le cui cause sono molteplici e spesso difficili da individuare; può darsi che la velocità sia insufficiente, che le pinne stabilizzatrici siano leggermente fuori asse o che l'allineamento del motore non sia perfetto. Esistono però anche altri motivi, come la posizione dell'anello di lancio rispetto al baricentro, perché se la partenza non viene effettuata in verticale e se l'anello si trova "dietro" il baricentro del corpo, il modello tende a mettere la punta in giù; un motivo caratteristico è poi aver usato un anello troppo grande rispetto all'asta.
Spesso un principiante si ostina a far volare un suo modello orizzontalmente: a costui è meglio far presente che una impresa di questo genere è impossibile, perché con partenza orizzontale le pinne non sono in grado di funzionare, e quindi non ci si può aspettare altro che un brusco, rapido ritorno a terra, su cui il modello continuerà a muoversi sotto la spinta del motore.

Fig. 44. Due modellisti mentre preparano una torre di lancio per la partenza di un razzo, che si intravede nereggiante al centro della incastellatura.

Nel 1958 l'autore ha effettuato una prova usando un razzo di circa 40 g e facendolo partire orizzontalmente: il motore utilizzato era un A8-3. Ebbene, l'effetto ottenuto è stato che il modello ha toccato terra dopo un solo metro di volo libero, dopodiché ha continuato a muoversi sul suolo; è stata veramente una fortuna che, prevedendo quanto sarebbe successo, l'autore abbia usato un vecchio modello, perché tutte le pinne si sono rotte, l'ogiva ha subito danni sensibili e il corpo ha corso seri rischi di diventare inutilizzabile.

Quando l'inclinazione di partenza è sui 45°, un modello che con un volo verticale può raggiungere 300 m di altezza atterrerà 500 m distante, alzandosi. fino a una quota massima di 150 m al culmine della sua traiettoria. Quando nel 1958 l'autore ha fatto una prova di questo genere per verificare la teoria sul volo dei razzi, il dispositivo di recupero entrò in funzione appena un istante prima che il modello toccasse terra: è stata una cosa non facile da realizzare e che viene sconsigliata perché occorre un terreno abbastanza ampio - che non sempre è possibile avere - e perché si corre il rischio di fracassare il modello. Chi avesse voglia di effettuare voli sperimentali, per sentirsi "uomo di scienza", può rivolgere la sua attenzione a prove di altro tipo: se ne possono pensare migliaia, tutte effettuabili con partenza verticale che è la più pratica e sicura.

Per modelli molto piccoli e leggeri può bastare un'asta lunga 50 cm, che però non deve mai essere utilizzata per la partenza di razzi che pesino più di 30 g. Occorre ricordarsi che non succede niente di spiacevole se si adotta un'asta troppo lunga, mentre non è vero il contrario: forti di questa considerazione, è meglio per ciò eccedere.

Se il peso del modello supera i 100 g, è necessario usare una rampa di lancio lunga almeno 150 cm, che è bene ricavare da un tondino di acciaio di 5-6 mm perché quello da 3 mm è ormai chiaramente insufficiente. Con un'asta così lunga si può essere sicuri che sarà buona qualunque partenza, anche dei modelli più pesanti che si possa pensare di costruire, mentre i più leggeri saranno semplicemente guidati meglio nella fase di avvio.

Con rampe lunghe si dovrebbe sempre usare un deflettore e la base dovrebbe essere tanto pesante da garantire che il dispositivo di lancio non cada con il razzo già installato. Qualche volta si segue l'esempio dell'autore che, come si vede in fig. 43, ha usato una specie di tubazione (diametro circa 10 cm) per allontanare meglio i gas di scarico; il motivo risiede nel fatto che se si ha a che fare con un motore potente, o con più di un motore, allora un semplice deflettore diventa insufficiente, mentre una soluzione di questo tipo è veramente efficace: i gas di scarico imboccano la curva e risucchiano l'aria circostante, cosicché non c'è possibilità che la raggirino e vadano a colpire parti essenziali del modello.

Fig. 45. Un razzo sistemato su una semplice torre di lancio realizzata in legno.

Un altro tipo di dispositivo molta usato è un'effettiva torre di lancio in miniatura, formata da un traliccio di acciaio in cui il modello scorre su guide; una torre è visibile in fig. 44. Adottare una soluzione di questo tipo vuol dire andare incontro a vantaggi e svantaggi. Da un lato una torre assolve molto bene alla sua funzione, perché non oscilla ed è in grado di far partire anche modelli pesanti; non richiede inoltre che il modello abbia una specie di anello incollato sul corpo che ne danneggia senz'altro l'aerodinamicità. D'altro canto una torre è complessa da costruire e spesso perde l'allineamento con la verticale; per lanciare poi modelli di dimensioni diverse occorre spostare, o rifilare, le guide; ed esiste infine una limitazione ben precisa al numero e alla forma da dare alle pinne.

Le torri sono normalmente alte 80-100 cm, ma l'autore una volta ne ha realizzata una di quasi 2 m - adatta alla partenza di modelli di qualunque peso - ottenuta unendo insieme due più piccole a una delle quali aveva tolto la base.

Fig. 46. Sezioni trasversali di due caratteristiche rampe di lancio a rotaie.

Chi ha la possibilità di comprarsi i pezzi e la capacità di lavorare con l'acciaio può benissimo pensare di costruirsi una torre metallica: altrimenti deve entrare nell'ordine di idee di farsela di legno, come è quella di fig. 45, realizzata con tre guide fissate rigidamente su una base, anch'essa di legno. È anche possibile fare in modo che vada bene per razzi con corpo di qualsiasi diametro montando le guide su viti, in modo che siano mobili.

Un terzo modo per effettuare un lancio consiste nel servirsi di una specie di rotaia, ma questo metodo non ha mai avuto grande diffusione. In questo modo si realizza qualcosa che è a metà fra una torre e un'asta, perché si tratta in sostanza di un tondino metallico rinforzato con una struttura più rigida. La fig. 46 mostra due versioni possibili: la più usata è la prima, perché permette di far partire il modello anche da una semplice asta; la seconda lo è un po' meno, perché chiaramente di più difficile realizzazione.

Una semplice rotaia come quella impiegata quando si fanno esperimenti su slitte spinte da razzi è insufficiente e non va mai usata per questo hobby, perché un modello ha bisogno di essere guidato in modo sicuro, senza che ci sia la minima possibilità che si distacchi dalla guida prima di aver raggiunto una velocità sufficiente.

In una gara di modelli è normale che in un solo pomeriggio avvengano 50-100 lanci; per facilitare le cose e rendere più semplice il trasporto e il montaggio di rampe e torri, si usa allora metterle insieme a mo' di rastrelliera. Spesso si monta il tutta su cavalletti, che rendono meno faticose le operazioni di collegamento motore-filamento di accensione, come ha facilmente constatato chi, non avendo avuto questa idea, era costretto a chinarsi a terra.

È una buona idea ancorare saldamente il tutto a terra, rinforzandolo con tavole o pali, o addirittura costruire la rastrelliera su qualcosa di fisso; di quando in quando un po' di vento può sempre soffiare sull'area di lancio e se non si è provveduto a un ottimo fissaggio, tutto rischia seriamente di cadere giù, danneggiando i modelli pronti a partire soprattutto nelle parti più deboli, come le pinne e l'anello di lancio. Anche le torri possono cadere e per quanto questo incidente non giunga in genere a danneggiare il modello, pur tuttavia è grave perché la torre perde l'allineamento e non è facile né rapido ripararvi. Durante una gara nell'America dell'Ovest l'autore ha assistito a una devastazione quasi completa del campo di gara per opera di un forte vento alzatosi all'improvviso, proprio perché non erano state precauzioni come quelle di cui si parlava.

A questo punto il modello, correttamente acceso e lanciato, sta volando in aria. Cosa gli succede? Quale altezza può raggiungere? Sono queste le domande più affascinanti che possiamo porci e alle quali cercheremo di dare una risposta esauriente nei prossimi capitoli.