La storia di Beinasco
Frazione di Fornaci e i fornaciai.

L'economia piemontese nei primi decenni dopo l'unificazione italiana ha un periodo di vivace espansione, grazie all'allargamento dei commerci. Negli anni successivi al 1880 però cessa di espandersi a causa dell'accentuata crisi in cui cade l'agricoltura, per la concorrenza dei prezzi dei prodotti americani. Lo stato interviene favorendo lo sviluppo dell'industria soprattutto meccanica. In conseguenza si ha un fenomeno di inurbamento della popolazione, con grandioso sviluppo dell'edilizia e dell'industria connessa. Si spiega così il sorgere a Beinasco delle prime fornaci negli anni 1870: quelle "del Bottone" e "del Mago", poste nel territorio di Orbassano al confine con Beinasco. Il Consiglio comunale si occupa ripetutamente dei problemi creati dall'afflusso di lavoranti, che gravitano sui servizi offerti dal comune di Beinasco, e dal passaggio di carri pesanti per le strade. Con una delibera del 1885 viene richiesto al comune di Orbassano di contribuire all'ingrandimento del cimitero, e nel 1889 un aumento dei contributi per il mantenimento della scuola.
Sempre del 1889 è una richiesta al governo per una stazione dei Carabinieri, per far fronte ai problemi di ordine pubblico causati dall'aumento della popolazione. Beinasco si avvia a perdere le caratteristiche di borgo agricolo per acquisire quelle di una cittadina industriale. Tra il 1900 e il 1925 le fornaci si moltiplicano e si ingrandiscono, occupando aree prima adibite ad attività agricole. Gli addetti sono soprattutto di provenienza esterna, in massima parte toscani e friulani.


Come si lavorava il mattone L'area destinata alla cava di argilla veniva ripulita dal primo strato di terreno, di circa 30 centimetri: l'argilla estratta, caricata a mano su mezzi di trasporto trainati da cavalli e trasportata alle fornaci, veniva scaricata su apposite griglie per filtrare eventuali corpi estranei (pietre, legni, eccetera…). Successivamente veniva impastata con le zappe e pestata a piedi nudi. Al termine si lasciava riposare per ventiquattro ore l'impasto, ben amalgamato, coperto da sacchi umidi. Toccava poi ai matunè che, con le loro attrezzature di legno, chi sui banchi, chi inginocchiato a terra, modellavano i mattoni uno alla volta. I manufatti venivano deposti sull'aia per una prima asciugatura, per sole 4-6 ore; in seguito i carriolanti trasportavano i mattoni nel piazzale e li sistemavano sotto le gambette, al riparo dalla pioggia e dal sole. Il mattone, dopo 4-6 giorni di permanenza sotto le gambette, era pronto per la cottura: erano ancora i carriolanti ad occuparsi del trasporto in fornace. Lì, i bertolieri e gli alloggiatori lo sistemavano nel forno. Il carbone, immesso dalle buche sovrastanti il forno, si spargeva sui mattoni che, così, cuocevano a temperature di circa 1000 gradi. Molto diversa, in tutte le sue fasi, era la lavorazione del coppo. L'argilla, dopo essere stata ben impastata, veniva ulteriormente lavorata per formare un impasto ancora più amalgamato che doveva essere lasciato riposare per 10-12 ore.Veniva quindi lavorata sui banchi, creando delle forme rettangolari di circa 25 per 40 centimetri. Questa sorta di piastrelle, adagiata sugli stampi, veniva modellata con cura con le mani bagnate. Per la prima asciugatura il coppo rimaneva sugli stampi e, in un secondo momento, per l'essiccatura finale, veniva trasferito sotto le gambette. Il coppo, così come il mattone, era pronto per la cottura dopo 5-6 giorni: per la sua forma fragile veniva posato nella zona centrale del forno, chiamata finestra, riparata dalle alte temperature che avrebbero potuto danneggiarlo o pregiudicarne l'uso.

La meccanizzazione Nel terzo decennio del '900 venne introdotta la prima macchina per fare il mattone (la mattoniera). La nuova macchina permetteva di lavorare velocemente un maggiore quantità di argilla, e poco alla volta vennero introdotte altre macchine per meccanizzare tutti gli impianti, come l'impastatrice, la macchina per scavare e caricare l'argilla e infine i mezzi meccanizzati per il trasporto dell'argilla nell'area della fornace. Il mattone fatto a mano però non fu mai trascurato poiché richiesto per lavori specifici. In seguito all'introduzione delle macchine fu inventato il mattone forato, che presentava numerosi vantaggi, perché essiccava più velocemente, permetteva di consumare meno argilla e cuoceva più velocemente permettendo anche di risparmiare carbone.