Francesco Zardo – I cuori infranti 

26.2.2002

 

Desideri infranti  

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I cuori infranti

Scrive un lettore, dietro lo pseudonimo di Kaos.69:

[...] Personalmente trovo ci sia nelle rubriche per cuori infranti un non so che di pratico, una continua richiesta di un aiuto che mi infastidisce.
Credo invece che il loro compito sia quello di raccogliere queste maree di sentimenti che superano i nostri argini e di cui forse ci vergogneremo tra qualche mese [...].

Eh, caro Kaos, le richieste di aiuto infastidiscono tutti, ma qualcuno dovrà pure formulare tali richieste, e qualcun'altro esaudirle, dico io. Soprattutto se, come nelle faccende di cuori infranti, non esiste poi una risposta concreta a tali richieste, o comunque le parole possono fare ben poco. Sarebbe bello sapere che nessuno sente il bisogno di aiuto, in effetti, ma in quel caso non esisterebbero nemmeno i cuori infranti, mi sa tanto, né le rubriche a essi cuori dedicate. Non è un'illusione o un'utopia, questa, sappiatelo cari lettori: esistono, sono convinto, dei mondi perfetti in cui noi, come dice il dottor Hannibal Lecter nel capolavoro di Thomas Harris Il silenzio degli innocenti, "desideriamo quello che vediamo" (non si obietti che poi questo portava il maniaco omicida a scuoiare vive le ragazzine in carne: è incidentale). Tuttavia nel nostro mondo vediamo forse troppe cose, al punto che i meccanismi del nostro desiderio finiscono per guastarsi. Esempio: un signore pacatamente quarantacinquenne ha sempre vissuto in armonia con la moglie finché non comincia a desiderare "quello che vede", e il problema è che vede tutte le sere Chiambretti c'è o il Maurizio Costanzo Show e incomincia a desiderare tutte le gnocche che vengono esibite in queste trasmissioni, e camuffate da realtà (vengono esibite infatti in maniera ripetitiva, tutti i santi giorni). E insomma uno comincia a confondere la moretta con gli occhi azzurri di Chiambretti c'è con la giornalaia, Filippa Lagerback con la portiera, Flavia Vento con la cassiera: permette insomma a desideri a volte nemmeno formulati di interferire con forza nel suo quotidiano, e in quello delle persone che lo circondano.
La frustrazione del desiderio, magari involontariamente, ma comunque in maniera perversa, è riversata però contro chi ci sta vicino. Ed è un peccato: se non ci fosse questa invadenza di desideri di plastica, pronti per l'uso, i cuori infranti ci sarebbero lo stesso, ma magari ce ne sarebbero di meno, o perlomeno ci sarebbero dei motivi meno artificiali perché ciò accada. L'invasione dell'irreale è invece offensiva, ed è legittimo che infastidisca, quello sì. Un giorno dirò ai miei milioni di lettori cos'è secondo me reale e cos'è irreale. Ma questo accadrà quando avrò milioni di lettori, il che al momento è, per inciso, irreale. Dunque avrei poco credito: i miei cari affezionati lettori dovranno aspettare quel giorno, mi spiace.
Nel frattempo è inevitabile per me condividere quel "non so che di pratico" con gli amati lettori, appunto: andare incontro a quelle richieste di aiuto una a una, poiché so che ricevere aiuto è difficile, ma è consolante sapere che qualcuno comunque disposto a dare questo aiuto c'è.

In tutti i modi, amico mio, non è mai il caso di vergognarsi delle proprie "maree di sentimenti", eh. Non qui, almeno: i sentimenti sì che sono roba vera e tosta, ben più tosta – mi si permetta la licenza, tanto non stiamo sul "Corriere della Sera" – delle chiappe di Flavia Vento o chi per lei.

Affettuosamente,

Za'