Francesco Zardo – Commenti

23.11.2001

 

Osama e il campionato  

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Guerra, guerra, guerra. Una giornalista del "Corriere" ci resta secca giù in Afghanistan, e improvvisamente questa guerra ci appare più vicina, roba che prima, evidentemente, molti scambiavano i bollettini per il testo di una canzone di Battiato. E invece no: così sono le guerre, cari amici e colleghi, anzi molto peggio. Persone che muoiono, essenzialmente. Ma è già un fatto dimenticato: se ne parla all'inizio dei Tg per poi passare, in una sfogliata di gobbo, alle notizie sportive. E questa guerra brutale che l'Occidente ha mosso a un paese sostanzialmente deserto (e abbondante di petrolio, lo si dica) si confonde di nuovo con Passaparola, Grande fratello, e altri eventi tutti a due dimensioni. A questo proposito mi riporta un singolare episodio l'amico Sestili, et voilà, lasciamogli la parola.


Caro Francesco,

grazie per aver riattivato il tuo sito. Vorrei riportare [...] un breve commento colto sul mio posto di lavoro ieri. Un collega stava leggendo "la Repubblica", che a p. 9 recava il titolo (cito a memoria)
Ora Bin Laden vale 50 miliardi. Il collega, informando tutti i presenti del wanted westerniano, commentava di seguito perplesso: «Embé, noi Mendieta l'avemo pagato 90 miliardi, e sta pure in panchina!». Mi chiedo: qual è, quali sono i sensi profondi di questa frase? [...] Ve la butto là, nella speranza che sia materia di riflessione.

Enrico


Caro Enrico,

che dire? Credo di aver dato in apertura, almeno in parte, una chiave interpretativa all'episodio che riporti, e che immagino replicarsi in tanti altri uffici. Questa guerra non esiste. Esiste per qualche parente della giornalista morta. Per il resto è una cosa astratta, per noi lettori di "Repubblica" o dello stesso "Corriere", per gli spettatori del Tg, ma anche e soprattutto per i giornalisti e per quanti 'sta guerra la vogliono e la mandano avanti. Se ne parla dunque, come di un filmetto con Bruce Willis o come di una partitella di calcio. Bin Laden, il fuoriclasse di Kandahr, il Maradona islamico, un numero 10 da 50 miliardi. Tutto è ridotto, per semplicità, a dinamiche di tipo calcistico o sportivo: è un impoverimento del pensiero e del dibattito perpetrato ogni giorno da tutti. Sarebbe facile prendersela solo coi nostri numeri 10 (Bruno Vespa, Ferrara, Buttiglione...): complici siamo purtroppo un po' tutti di questo meccanismo. Pure io, che 'ste cose, per pigrizia e ostinazione, le scrivo su un sito Internet che avrà sì e no 15 lettori, anziché sforzarmi di partecipare un po' di più a un dibattito dal quale mi sento escluso ma in parte mi autoescludo.

Cinquanta miliardi per Bin Laden. Un F16 costa 27 milioni di dollari (circa 55 miliardi di lire, dunque: è il prezzo approssimativo di un buon modello recente sul mercato del nuovo); e non è che l'esercito Usa ne possieda uno... Una portaerei quanto costa? Non sono informato, lo ammetto. Quanto costa la guerra al giorno? Secondo l'equazione calcio = guerra ben recepita e ostentata da giornali, classe politica, e sanamente indotta nel grande pubblico, questa guerra serve sostanzialmente a catturare Bin Laden il quale, io sospetto, sta a Parigi in un confortevole trilocale cablato a guardarsi la Cnn e le notizie sportive. Comunque, se qualcuno pigliasse Bin Laden, seguendo le equazioni, non avrebbe diritto a esigere uno stipendio pari al mantenimento del contingente armato Usa nel Golfo persico o da quelle parti là? La guerra finirebbe, no? E invece questo eroe che acchiappa il vecchio Bin, lo lega, e lo consegna alla pattuglia dei carabinieri becca una taglia che non gli consente nemmeno di comprarsi un F16 nuovo. Tantomeno Mendieta, per la squadretta del quartiere.

Cari saluti,

Fra'