Francesco Zardo – I cuori infranti 

22.4.2002

 

Dancing purgatorio  

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I cuori infranti

Il logorio della vita moderna, come c'insegnava Ernesto Calindri nel reclamizzare il Cynar, conduce a comportamenti istintivi i quali tuttavia fanno a spesso pugni con la sensibilità, le abitudini e le aspettative di chi ci circonda. E questo fatto è ribadito spesso nelle vicende di cuore. Ecco una testimonianza che può far riflettere, e che arriva sulle pagine di Zardo.org da Seawolf (in it. 'lupo di mare'), un lettore del meridione che ci racconta una sua recente e dolorosa esperienza.

[...]

Sono (ero) fidanzato con una ragazza molto più giovane di me: circa13 anni di differenza (io ne ho 36). Un momento difficile della mia vita mi ha fatto avvicinare a lei, dopo un po' ci siamo capiti e ci siamo amati anche se io in cuor mio pensavo sempre che lei non avesse dimenticato un altro uomo cui pensava prima di incontrare me, e ciò mi tormentava, nonostante lei giurasse a me amore vero.
Dopo quattro anni di sacrifici, lei ha deciso di lasciare la sua università, e iniziare a Roma una nuova strada: università la Sapienza, facoltà di psicologia.

Partenza per Roma: non ti dico le lacrime, le promesse, le solite cose che si dicono le persone che si vogliono bene. Io andavo a trovarla quando potevo e lei scendeva giu quando poteva: dieci telefonate al giorno, dieci Sms reciproci.
Poi all'improvviso, mio padre con un serio problema di salute. Lei in precedenza ne aveva avuto uno simile con un suo parente stretto e io lì vicino ad aiutarla, ad essere presente... Mah!
Una sera di particolare tristezza e preoccupazione mi sento dire al telefono: «Amore, stasera forse vado a ballare, non mi porto il telefono appresso, ti richiamo quando torno, se torno presto».
Io a 200 km di distanza mi sono sentito crollare il mondo addosso: ho pensato "Ma con quale spirito lei esce a divertirsi sapendo che io sono qui a struggermi dal dolore?"
L'indomani mi richiama e io molto freddamente le faccio presente la mia reazione alla sua insensibilità. Lei mi dice di aver capito solo in mattinata il suo errore.
Come può una donna dire di amare se poi si comporta in questo modo?
Ne abbiamo parliamo tanto. Ma la sua insensibilità mi ha cambiato... So che non saprò guardarla come prima né sorriderle come era usuale tra noi.
So cosa immaginate... Può anche darsi che sia così, ma perché allora dire «Ti amo», con le lacrime agli occhi?
Inutile dire la sua reazione alle mie rimostranze, le solite cose da donna incompresa, lacrime lacrime lacrime, mi dice «Io non voglio perderti, sono stata insensibile...» ma anche: «Nella tua situazione io non avrei reagito così».
Che dovrei rispondere? Quando si ama e si sa che uno dei due ha un problema gravissimo si può avere la forza di andare a ballare? In che modo potrò mai più avere rispetto, stima, amore per una persona del genere?
Sono io troppo egoista?


Caro Seawolf,

debbo proprio essere sincero, il tuo atteggiamento non mi piace e non mi convince, nemmeno un po'. Però capisco anche il difficile momento che stai passando, e mi sento solidale: la malattia, la sofferenza di un parente o di un genitore rappresentano una fonte di dolore concreta, dura, spesso brutale, e questi episodi lasciano poco spazio alle sofferenze d'amore, rispetto alle quali dovresti, secondo me, preoccuparti molto di meno, non solo in questo frangente ma in linea generale.

"Sono io troppo egoista?" mi chiedi. Be', la mia risposta è sì. Nella tua lunga lettera (e scusa se ne ho dovuto tagliare alcune parti) mi fai capire che il tuo rapporto con la ragazza di cui parli non è mai stato libero da sospetti, timori, tormenti, ecc. ecc. Un'attitudine di questo genere è mortale per qualunque rapporto d'amore: nel caso che il tormento sia fondato (fai conto che lei non ti ami, e stia con te pur essendo innamorata di un altro e comunque col pensiero che il vostro sia un rapporto transitorio) allora è chiaro che la situazione non funziona. Nel caso che il tormento sia infondato, ebbene prima o poi troverà fondamento. Conosco situazioni di fedeltà coniugale che si sono tramutate in infedeltà non tanto perché uno dei due avesse intenzione o tendenza a tradire, ma perché il sospetto e la sfiducia dell'altro hanno finito per spingerlo a tradire e ad allontanarsi.

Il fatto che lei sia andata a ballare l'altra sera non mi sembra grave, di per sé. Piuttosto mi sembra che questo episodio si inserisca in un rapporto traballante. Alla differenza di età si somma la distanza materiale, ed è solo con la pazienza e con parecchia fatica, disponibilità e volontà da tutte e due le parti, che potete riuscire a restare insieme. Si tratta di una fatica che tu non puoi sostenere, in questo momento, perché sei giustamente preoccupato e angosciato da una difficile situazione in famiglia. Ma lei non può aiutarti, non tanto perché ogni tanto ha voglia di andare a ballare e a divertirsi, quanto perché mi sembra che alla fine siate lontani. Come punti di vista, più che altro.

Ti darò un dispiacere, lupo di mare, ma non me la sento di mentirti. Difficilmente, specie a quell'età, un rapporto riesce a sopravvivere alla lontananza, fatto difficile da gestire. Non dico che lei si troverà un altro o che se lo stia quantomeno cercando: penso solo che, da quello che mi dici, per tutti e due questa lontananza sia troppo difficile gestirla.

Non mi piace il tuo atteggiamento recriminatorio quando dici che le sei stato vicino nella malattia di un suo parente e ora lei "va a ballare" come se avesse contratto con te una sorta di debito che non sta pagando. Sei molto più grande di lei, lei si aspetta di trovare in te una sicurezza da uomo adulto, in qualunque situazione. E non c'è da discutere se abbia torto o ragione: il vostro rapporto si basa anche su questo, visto che la differenza di età c'è, e non si cancella facilmente.

Ciò che vi allontana è una generale carenza nella comunione di intenti, fatto che all'età di lei si può gestire più facilmente, ma forse alla tua età richiede una duttilità che chiaramente non hai. Questo tuo rigore forse è dovuto al frangente drammatico che stai vivendo, e me ne dispiace molto. Fatti coraggio, e cerca soprattutto, se posso darti il consiglio che darei a un amico, di stare il più vicino possibile al tuo papà, di parlare tanto con lui, di non preoccuparti di nessun altro. Lui ha bisogno di un figlio affettuoso, sorridente, premuroso: ha bisogno che parliate tanto, che suo figlio sia forte anche per lui, e se si trova in ospedale che un raggio di sole entri ogni giorno dalla sua finestra.

Coraggio, e fammi sapere,

Francesco