Francesco Zardo – I cuori infranti 

20.3.2002

 

Casa, amara casa  

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I cuori infranti

Mi scrive ancora l'amica Tina Spacey, le cui vicende amorose non cessano di animare questa tormentata rubrica dei cuori infranti.

Caro mr. zardo, ah l'amour!,
Le volevo porre un quesito riguardo la fine recente di una mia love story con un trapezista incontrato mesi fa a West Hampstead. Dopo mesi di tormentato e reciproco tira e molla, lascio il trapezista, che mi ha costretto per lunghi mesi in una
storia tapparella: la nostra relazione, infatti, si svolgeva sempre tra le pareti domestiche.

  • Cinema con gli amici? meglio un Dvd in casa;
  • sushi al giapponese? meglio verdure da cuocere in padella;
  • un concerto, una mostra, dello shopping selvaggio da Harvey Nichols?
    E perché?! abbiamo Internet...
Pallida e stremata dalla totale mancanza di luce, decido a malincuore che è giunta l'ora di mollarlo, e saltare tra le braccia del primo che mi facesse respirare una boccata d'aria.

Incontro: un fotografo colombiano con cui mi trasferisco a vivere su un albero; un attore di teatro appassionato di cani e gite in bici; un cuoco malese, un economista finnico, e un altro paio di simpatici
fellows che mi aiutano a riacquistare finalmente un colorito più sano. Ma proprio ora che avevo trovato un po' di pace – anche grazie alla conoscenza di un'astronomo turco, che mi incanta raccontandomi la geografia delle stelle più lontane – ecco che il trapezista irrompe nuovamente nella mia esistenza, proponendomi una raffica di attività da praticare all'aria aperta, e che mi hanno lasciato senza fiato: paracadutismo, canoa d'alta quota, lezioni di volo, gare di formula uno, giardinaggio sott'acqua e raccolta della mollica marina.

Ebbene, mio caro amico, nonostante una bruciante indecisione, ho deciso di rifiutare le sue allettanti proposte, semplicemente perché in questi lunghi mesi mi sono resa conto che nonostante il profondo affetto, il trapezista non era in grado di trasmettermi l'unica cosa che avrei voluto veramente: una semplice e sana gioia nello stare insieme.

La risata di gusto, così mi piace chiamarla.

Pensa che sia ingenua, caro Zardo, o superficiale, a cercare delle persone sorridenti, piuttosto che tormentate? Non vorrei essere rimasta l'unica in tutta Piccadilly a preferire la mollica marina all'angoscia umana.

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tinaspacey



Cara tinaspacey,

come al solito una lettera vivace, energica e interessante: sarà l'ingresso della primavera nelle pagine dei cuori infranti, bagnate di lacrime, una primavera che soprattutto mi auguro faccia irruzione nell'animo dei miei affezionati lettori.

Ti rispondo subito, mia cara Tina: non sei affatto ingenua nel cercare persone sorridenti. Le persone cui apriamo il nostro cuore (e la nostra casa, come mi sembra tu abbia fatto col trapezista di cui parli) possono avere mille ragioni per sentirsi oppresse o tormentate. Ma non c'è nessuna ragione valida per manifestare questa oppressione e questo tormento alla persona che sta loro vicina, e la cui vicinanza e comprensione dovrebbe essere di per sé stessa ragione di allegria e spensieratezza. In ogni caso non è giusto investire un rapporto dei propri rancori. Insomma, hai fatto bene a mollare il trapezista, è evidente che, al di là del fatto se tu lo rendessi felice o no, lui non rendeva felice te. E c'è qualche altra buona ragione per stare insieme, se non quella che farlo ci rende più contenti?

Doppiamente ti do ragione per averlo respinto quando ti costringeva a stare chiusa in casa: posso dichiararmi solidale con lui senz'altro sul rifiuto del sushi, cui le verdure in padella sono senz'altro preferibili. Molte persone credono di poter cementare un rapporto grazie al pesce crudo, ma mi sento di voler sfatare questa credenza popolare. Sfamarsi col pesce crudo è infatti innaturale e tendenzioso. Ma a parte questo, ebbene, come le piante anche le coppie hanno bisogno di aria e sole, e quindi il trapezista si era comportato male con te. Ora è cambiato? Be', c'è bisogno di attività così tanto strampalate per manifestare un cambiamento e un'aspirazione all'uscire di casa e respirare?

La cosa migliore è sempre guardare dentro al nostro cuore. Chi ci sta vicino, insomma, non può permettersi di violare profondamente la nostra natura, ma cercare piuttosto di assecondarla e apprezzarla, il più possibile. E secondo me la raccolta di mollica marina, alle lunghe, è un passatempo ripetitivo e noioso, che difficilmente potrà sostituirsi a una conversazione spensierata, o risultare abbastanza allettante da coprire il tuo desiderio di una risata di gusto, o di shopping selvaggio da Harvey Nichols (dove in un pomeriggio, per inciso, si può spendere io ritengo una somma in sterline pari all'acquisto di una piccola ma aggressiva Maserati di seconda mano).

A presto, cara Tina, e tienimi al corrente.

F.Z.