Francesco Zardo – Commenti

11.3.2002

 

L'ultimo metrò  

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Commenti

Mi scrive, dalla scrivania qui dirimpetto, la cara Martina, che ci illumina con un episodio riguardante l'euro, la nostra affezionata moneta unica.

Caro Mr. Zardo,
ha mai provato a comprare un biglietto della metropolitana alla fermata Manzoni di Roma? Si renderà subito conto che, in quel preciso angolo di mondo a cavallo tra la stazione Termini e piazza San Giovanni, due centesimi valgono più di un euro.

Le spiego: una settimana fa avevo necessità di acquistare un biglietto della metropolitana per andare a trovare i miei amati genitori; ovviamente non ho potuto trovare in alcun angolo della stazione un posto dove cambiare degli euro di carta in euro monete. Poco male, vado in un baretto vicino alla stazione e ordino un caffé – che non volevo – solo per ricevere in cambio un luccicante euro.

Ebbene: torno nella stazione munita del mio euro, infilo la monetina nel buco e la macchina, risputando indietro il doblone, borbotta: "Non posso stampare il biglietto perché non posso darle il resto esatto".

Mi rivolgo incuriosita all'ometto della stazione, versione romana di Banderas in
Mai con uno sconosciuto, chiedendogli spiegazioni: «Mi scusi, ma non è l'euro la nostra nuova unità di misura? E allora perché se il biglietto costa 0,77 centesimi e io ho a disposizione un euro il Comune di Roma non mi da la possibilità di acquistare un biglietto?»

E il Banderas che fa? Mi sbeffeggia con un: «Non si metta a piagnucolare signorina! Lei deve mettere un euro e due centesimi, con due monete da un centesimo, per avere il biglietto. Purtroppo la macchina dà resto solo con multipli di cinque».

Io avevo di tutto nella borsa: una moneta da venti, due monete da dieci, cinque euro di carta, un penny e venti sterline, due dollari e un fiorino olandese, tutto tranne due monete da un cent. Quindi amici, per due pietosi cent – che mi pare di capire non valgono praticamente un cazzo – ho fatto dietro front e me ne sono andata urlando.

«Che stupida, Marti», mi ha detto il mio amico Leo: «Potevi farti prestare due centesimi da qualcuno!»

Il mio amico Leo non ha però capito che nessuno mi avrebbe mai prestato due centesimi in quella stazione: al limite mi avrebbero prestato un euro, magari un euro e venti, ma non due centesimi. Perché senza le due monetine gemelle, dalla stazione Manzoni non si è in grado di andare in nessun posto.



Cara Martina,

Sono contento che finalmente anche tu converga con le mie opinioni assertive che si possono ben condensare nell'espressione "l'euro è una sòla", e su cui l'Europa tutta ormai concorda ("L'euro, c'est une sole"; "Euro: what a soul!"; "Euro? Zun wig solen!"; "El euro està una suela"; "U euro es na soula"; "Euràkka solàkka"; "Eùros estì mìa solàs", tanto per dare un esempio dell'esclamazione nelle varie lingue).

E visto che vivi e lavori proprio qui davanti a me, voglio venire incontro al tuo bisogno, dando prova della magnanimità che come sai mi distingue. Siccome mi ritrovo con varie monete da un centesimo, sarò ben contento di farti un servizio rimettendoci. Ogni volta che avrai bisogno di due centesimi per la metro, io te li darò, in cambio di un euro. Come vedi mi sacrifico per te, e per i lettori, ovviando ai tanti inconvenienti che l'avvento della nuova moneta comporta nel nostro quotidiano.

Affettuosamente,

Zaza'