Cosa c'è dopo la morte? La vita o il nulla?
È questa una domanda che nella storia milioni di uomini hanno rivolto a se stessi e a cui hanno cercato di dare una risposta esauriente, molto spesso, senza riuscirci. Dopo mature riflessioni la ragione, illuminata dalla fede, può darci le seguenti risposte.
Prima di tutto la ragione da sola può dirci qualche cosa di interessante. Esistono infatti nella nostra vita presente dei fenomeni che ci inducono a farci pensare che dopo questa vita ce ne sarà un’altra anche se non arriveremo mai a conoscere come sarà. La sana filosofia ci insegna che nel nostro essere si trova un qualche cosa che è al di sopra dei sensi, non composto di parti e cioè spirituale e, perciò, immortale, questo qualche cosa si chiama “anima”, spirito.
Con la ragione anche il senso comune ci assicura questa verità. Si chiama senso comune tutto ciò che viene suggerito e sostenuto costantemente da tutti gli uomini (moralmente), di tutti i tempi e che è secondo le esigenze della natura umana. Nella filosofia il senso comune è un argomento probativo di verità.
Nella storia dell’umanità tutti gli uomini di tutti i tempi hanno sempre sostenuto una sopravvivenza dell’uomo dopo la morte corporale pur non sapendo determinarne il modo. Gli uomini, infatti, sempre hanno avuto cura dei propri defunti e dei loro sepolcri e non solo per affetto verso i propri cari, ma per un’intima convinzione che dopo la morte avrebbero continuato un’altra vita.
L’uomo ha sempre sentito vivo in sé il senso della colpa prima di compiere un’azione cattiva: egli sente una voce che gli impedisce di compierla; se la commette sente il rimorso e poi il desiderio di cancellarla con il sacrificio espiatorio. Ecco perché tutti gli uomini di tutti i tempi al centro della loro storia hanno posto sempre un altare per il sacrificio. Tutto ciò non si potrebbe spiegare se dopo la morte corporale non esistesse un’altra vita con un premio o un castigo.
L’uomo con il pensiero – con quella forza spirituale e invisibile, che esiste in noi (l’anima) – può uscire dal tempo e dallo spazio: possibilità che non ha con il corpo, perché composto di parti.
Nella storia umana inoltre si deve notare il progresso: un miglioramento sensibile della vita e delle strutture sociali, il che non si trova, nella vita degli animali, appunto perché essi non hanno l’anima, quella forza spirituale e invisibile, non composta di parti, la possibilità cioè di andare oltre il sensibile.
La parola, ancora, che esiste solo negli uomini e non negli animali: è un altro elemento che manifesta chiaramente la spiritualità e l’immortalità dell’anima. Essa infatti serve per esprimere con suoni determinati i nostri pensieri spirituali agli altri uomini. Le bestie sono prive della parola, perché non hanno anima e conseguentemente pensieri spirituali.
Infine senza la spiritualità e immortalità dell’anima e senza un’altra vita dopo la morte corporale con premio o castigo non avrebbe senso e valore il bene e il male. Perché compiere il bene ed evitare il male se dopo la morte tutto finisce? Sarebbe meglio allora seguire il consiglio di Orazio: “ Carpe diem”.
Concludendo, la sola ragione ci dice che gli animali non fanno tali considerazioni, perché queste non sono secondo la loro natura: essi non sono stati creati per un’altra vita, ma solo per questa: noi invece per questa e per l’altra. Ecco quanto ci insegna la fede a questo proposito.
Per rispondere poi sperimentalmente alla domanda se esista un’altra vita dopo la morte, bisognerebbe morire e risuscitare per poter riferire ciò che esiste nell’altro mondo. Gli uomini tutti e sempre sono morti e rimasti nella tomba, eccetto uno, Gesù Cristo, che non è solo un uomo, ma è anche Dio, e perciò meritano fiducia le sue affermazioni. Egli ci ha detto che dopo la morte corporale esiste un’altra vita, eternamente felice per i buoni, per coloro che muoiono in grazia di Dio; eternamente infelice per i cattivi, per coloro cioè che muoiono in peccato mortale. Gli Apostoli e la Chiesa hanno sempre ripetuto la dottrina di Cristo.
La morte consiste nella separazione dell’anima dal corpo, il quale, separato dall’anima, si dissolve nei suoi elementi; l’anima invece, separata dal corpo, continuerà a vivere in paradiso o in purgatorio o all’inferno, secondo i meriti acquisiti fino al momento della morte, e questo fino alla fine del mondo.
Subito dopo la morte ci sarà il giudizio particolare e alla fine dei secoli la resurrezione dei corpi, i quali si riuniranno alla relative anime e insieme godranno il premio eterno o subiranno il castigo eterno.
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