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"La voce del Popolo 26/05/2004"

Incontro con Guido Rumici a Fiume

L'AUTORE DI «FRATELLI D'ISTRIA» PRESENTA IL SUO LIBRO ALLA COMUNITÀ DEGLI ITALIANI

di Ardea Stanišić

FIUME - Si è tenuto lunedì sera, presso la Comunità degli Italiani di Fiume, un interessante incontro con lo scrittore Guido Rumici. Rumici, insegnante di economia aziendale e ricercatore di storia ed economia regionale, nato a Gorizia ma di origini istriane, ha presenta­to al pubblico fiumano il suo libro "Fratelli d'Istria (1945-2000) Ita­liani divisi". Il noto scrittore, auto­re di numerosi articoli e saggi sulla storia della Venezia Giulia e della Dalmazia, ha vinto tra l'altro nel 1998 anche il Premio Carbonetti con lo scritto "L'Istria cinquantan­ni dopo il grande esodo".

 "Fratelli d'Istria", è stato introdotto dal connazionale professor Denis Visintin, che ha presentato l'autore come uno dei più grandi ricercatori italiani nel mondo per quanto riguarda la storia degli ita­liani dell'Istria e di Fiume e della nostra Comunità nazionale.

"Fratelli d'Istria", come ha spiegato poi l'autore, è nato in seguito alle esperienze dirette che Rumici ha avuto negli anni '80, quando ancora come studente, giunse al Centro di ricerche storiche di Rovigno per consultare l'archivio di quest'istituzione e sentì parlare la gente in dialetto italiano. Fu allora che maturò in lui un grande interesse verso l'Istria e verso gli italia­ni rimasti a vivere in Croazia ed in Slovenia. Iniziò a interessarsene, consultò documenti e documenti e, come rileva ora egli stesso, iniziò a parlare con la gente e a prendere appunti. È stato tra i primi, se non il primo, ad affrontare un'analisi delle vicende della nostra etnia in questo modo, ricorrendo a interviste con le persone, cercando di capire com'era, in Istria e a Fiume, la vita della gente comune che si dichiarava di nazionalità italiana.

Questo suo libro - ha rilevato Visintin - ha contribuito a rivelare certe verità su di noi, di cui per molto tempo non si voleva o non si poteva parlare e scrivere, o, se anche se ne parlava lo si faceva con certa difficoltà e con timore, come qualcuno fa ancora, tuttoggi. Temi legati a 50 anni di storia istriana del dopoguerra, alle vicende dell'esodo, del Cominform, della chiusura di tantissime scuole di lingua italiana, tentativi di chiudere istituzioni della minoranza come il Dramma Italiano. Tante vicende di cui si sa poco anche oggi, soprattutto in Italia" - ha detto Visintin.

"'Fratelli d'Istria', come ha tenuto a precisare anche il suo autore, è un libro - e qualcuno non lo considera "simpatico" - che è stato scritto innanzi tutto per far conoscere quest'aspetto della storia dimenticata degli italiani rimasti all'Italia, ma anche per incitare un dialogo su questi temuti e delicati argomenti tra gli appartenenti alla minoranza italiana rimasti a vivere in Croazia e in Slovenia".

Nel suo intervento l'autore ha voluto precisare che ha cercato di scrivere il libro ricorrendo all'uso di un linguaggio quanto più lineare e semplice, proprio nell'intento di rendere comprensibile il tema a un pubblico quanto più ampio.

Intervistando parecchie centinaia di esuli e di rimasti - ha spie­gato Rumici - ho voluto sentire tutte le loro storie; sentirle insomma dalla voce del popolo e non dai politici, perché troppo spesso si dimentica che la storia non è fatta solo di battaglie e di politici, ma anche da come si muove un popolo, da come decide di fare certe scelte. E qui il fatto delle scelte è stato decisivo".

Da sempre la politica dell'uno o dell'altro stato aveva puntato l'indice su chi era andato via e su chi era rimasto, accusandolo di qualcosa. Pubblicando questo libro una delle mie più grosse ambizioni era proprio quella di combattere questi slogan che, da dopo il 1945, avevano etichettato chi era andato via da fascista, con colpe da espiare e chi era rimasto, da comunista, legato visceralmente alla politica titina. Per la politica e per i giornali, sia dall'una che dall'altra parte, sembrava che non esistessero vie di mezzo. Invece non era così.

Parlando con la gente veniva fuori una verità diversa. Chi rimase? Certo, rimasero anche coloro che avevano creduto nel nuovo regime comuni­sta, ma molti restarono per accudi­re gli anziani, perché non avevano la forza e il coraggio di lasciare la propria terra, il proprio mare, gli amici o i parenti. Furono traumi indescrivibili per tutti. Molte fami­glie si divisero, partirono i giovani, restarono molti anziani. Tantissimi fecero richiesta di opzione ma se la videro respinta, e le prove stanno nell'archivio di Fiume, dove giacciono 20 mila domande di opzione negate. È questa la parte del mio libro che risulta essere innovativa, poiché finora poco si era scritto, in Italia, su coloro che erano rimasti oltre confine e che, nel volgere di pochi anni, divennero un'esigua minoranza, in un clima di crescente assimilazione.

Il mio libro parla anche di fatti e episodi che videro il regime jugoslavo ghettizzare la lingua e la cultura italiana in spazi sempre più ridotti. Furono chiuse scuole, asili, circoli di cultura italiani. Fu un vero terremoto politico, sociale, linguistico, religioso, culturale, soprattutto tra il 1945 e il 1950, che purtroppo ha investito anche altre parti d'Europa. "Fratelli d'Istria" vuole contribuire soprattutto a far conoscere la situazione dei rimasti ed i mutamenti storici, economici e politici che si sono verificati nel volgere di quest'ultimo mezzo secolo. Una raccolta di testimonianze, la cronologia ed una ricca bibliografia per chi volesse ulteriormente approfondire l'ar­gomento. Un libro che offre l'opportunità di conoscere una pagina drammatica della storia di un popolo, della storia di una comunità che è stata divisa da una tragedia bellica e che oggi, a distanza di più di mezzo secolo, viene finalmente riguardata sotto nuova luce" - ha concluso l'autore.

Il volume è stato arricchito da numerose fotografie dell'epoca che bene rendono l'idea del clima che si viveva nella Jugoslavia di Tito perché, come ha tenuto a sottolineare lo stesso Rumici, molte volte una foto racconta più di tante parole.
Dopo l'intervento dello scrittore il pubblico, del quale facevano parte soprattutto intellettuali della nostra CNI, ha voluto dare il proprio apporto al tema proposto anche con il ricordo di esperienze proprie e con considerazioni personali.
Al termine della bella serata a ringraziare l'ospite a nome di tutti i presenti e del sodalizio, è stato il presidente della CI Alessandro Lekovic. (as)>

 

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