Chi ha paura del digitale? - 24/02/2002

Succede sempre: l'avvento di una nuova tecnologia scatena risposte e reazioni contrastanti: entusiasmo, indifferenza, odio, disprezzo, etc.

In un settore ormai di massa, come la fotografia, era prevedibile che le reazioni sarebbero state molto forti.
In questa scheda, cerchiamo di capire chi e perché ha paura della fotografia digitale; e soprattutto chi ci guadagnerà e chi ci perderà.

Dobbiamo fare una premessa: ovvia ma essenziale.

La discussione verte esclusivamente sul rapporto fra la fotografia scattata con macchine digitali e quella fatta con macchine 35mm.
Escludiamo quindi tutti gli strumenti che servono a rendere digitali i negativi (o le dia), in quanto non cambiano il modo tradizionale di lavorare, ma intervengono successivamente, consentendo solo ulteriori elaborazioni su un lavoro già finito e definito secondo le modalità ed i tempi operativi consueti.
Non sentirete mai dire che gli scanner non servono o che mettono in crisi un modo di fare fotografia; proprio perché sono solo accessori; strumenti aggiuntivi.
Restano fuori dalla discussione anche le macchine di medio formato e, a maggior ragione, di grande formato. In questi settori (più professionali) i dorsi digitali (che sono, in pratica, degli scanner in tempo reale) non andranno a sostituire un modo di operare, né, tanto meno, un'attrezzatura preesistente - se ho un sistema Hasselblad (corpo, obiettivo e magazzino), il dorso digitale può sostituire, quando lo desidero, il magazzino che è l'elemento meno costoso del sistema. Insomma, nessuno accetterebbe una nuova macchina digitale di medio formato se gli basta il dorso... Inoltre, il professionista è già abituato a questo tipo di uso strumentale, ad esempio, con i dorsi Polaroid.

La situazione è chiara: il problema riguarda proprio il 35mm.

Ricordiamo che il 35mm (conosciuto come "formato Leica") nasce storicamente, come vedremo in una prossima scheda, come strumento di controllo in parallelo (una sorta di esposimetro ex-post) per il corretto sviluppo dei film girati con la cinepresa... Niente di più.
Con lo sviluppo della tecnologia e l'evoluzione qualitativa dei sistemi ottici, è stato possibile avverare il sogno Leica ed il "miracolo" del 35mm: "piccolo formato, grandi foto".
Adesso, però, non pretendiamo troppo da questo francobollo di otto centimetri quadrati!

L'evoluzione delle macchine reflex in 35mm ha portato ad una larga diffusione, anche per uso professionale, di questo formato che di professionale ha davvero poco... Ovvio quindi che la tecnologia digitale (nettamente superiore come flessibilità di prestazioni e qualità di resa ottica) abbia finito per trovare terreno fertile per affermarsi e diffondersi con maggior velocità.
Guardiamo in faccia la realtà: nessun costruttore investirà in futuro per nuove reflex 35mm... Questo formato ha già dato quello che poteva dare.
Sappiamo invece che nell'estate del 2002 usciranno nuove reflex digitali nel settore amatoriale di fascia alta (c.d. prosumer): la S2 della Fuji e la D100 Nikon, entrambe su corpo NIkon F80 (interessante notare la riconversione al digitale di un corpo macchina davvero recente), la EOS-D60 della Canon (corpo uguale alla D30) e, grande novità, la Sigma SD9, con un sensore Foveon X3 (probabilmente un CMOS) a tre strati che produrrà un file RAW gestibile direttamente, in modo nativo, sotto Windows XP.
Nel settore professionale in senso stretto, sono già in commercio la D1 (X o H) della Nikon, la Canon Eos 1D, la Contax N.

In pratica, cosa succederà?
Prima di trarre delle conclusioni, vediamo di capire chi e perché usa questo tipo di pellicola.

Fotografi occasionali: quelli che non fotografano, ma collezionano immagini in modo casuale: attualmente usano macchinette "usa e getta" o polaroid.
Saranno indifferenti alla nuova tecnologia, a meno che i figli (appassionati di computer) non li convertano al digitale (con compatte di fascia bassa, ma soddisfacenti per l'uso casalingo).

Fotografi tradizionali: i veri amatori, convinti che si debba lavorare in manuale, ma insoddisfatti e frustrati perché nessuno riesce a vedere la differenza fra le loro foto e quelle scattate da altri con comuni compatte automatiche.
Dopo una fase di resistenza psicologica (è sempre difficile rivedere le proprie convinzioni) potrebbero diventare "fotografi digitali" convinti, aiutati dal fatto di poter riciclare il parco ottiche che già possiedono (queste sono le aspettative di marketing dei costruttori...).
Potrebbero però anche irrigidirsi su posizioni asfittiche sostenendo, fino ai limiti del ridicolo, la superiorità della pellicola, fino a quando non saranno emarginati dagli amici e dai conoscenti che, potendo consultare molte foto su computer e/o scambiarle tramite Internet, si mostreranno sempre più "freddi" verso queste loro "creazioni artistiche".
Una cosa comica è che molti insistono sulla superiorità del bianco e nero, ignorando che il CCD delle macchine digitali, è proprio in bianco e nero!

Semi-professionisti seri: persone che fotografano essenzialmente per hobby, ma che saltuariamente (ed in modo fiscalmente corretto) eseguono lavori fotografici (reportage, matrimoni, still life, calendari, etc.).
Se sono abbastanza giovani da potersi riciclare sulla tecnologia digitale (il computer è obbligatorio!), vi passeranno molto rapidamente; altrimenti, resisteranno se (e fintanto che) riusciranno a convincere i clienti che il loro prodotto è migliore... Durerà poco; anche perché, non potendo trattare in proprio il colore, si vedranno costretti a ricorrere a laboratori specializzati (i minilab infatti caleranno progressivamente di qualità) che praticheranno prezzi non più competitivi.
La scelta probabile sarà: uscire da questo mercato.

Semi-professionisti semi-seri: persone che, come secondo lavoro, fotografano essenzialmente matrimoni per arrotondare lo stipendio.
Tratti caratteristici: la superbia, la scarsa conoscenza della tecnica fotografica, il possesso di macchine prestigiose (tipicamente Hasselblad) rigorosamente comprate di terza o quarta mano, e spesso in condizioni pietose... Insomma; un po' di rispetto per queste macchine, usate magari, in passato, da grandi professionisti!
Mi è capitato di osservare alcuni "lavori" e di compararli con altre foto (fatte magari da un qualsiasi invitato, al limite con una compatta digitale)... No comment!
Se sono abbastanza giovani da potersi riciclare sulla tecnologia digitale, vi passeranno; altrimenti, saranno costretti ad andare in pensione... Sempre che non riescano a trovare la forza di rimettersi in discussione e crescere come fotografi. Comunque, se hanno già un lavoro fisso ed una famiglia da seguire, il mio consiglio (disinteressato, visto che non faccio questo tipo di fotografia) è di dedicarsi con più attenzione a questi, lasciando, senza rimpianti, il campo a chi fa il fotografo di professione.

Professionisti: (quelli veri). Il digitale è solo una nuova tecnologia...
La useranno nei modi e nei limiti di rispondenza alla loro professione; senza pregiudizi, ma anche senza facili entusiasmi.

Neo-fotografi: Categoria residuale che comprende sia reporter, giornalisti, grafici; sia persone che sono sempre state emarginate e snobbate dai fotografi "classici" (quelli dei punti 2 e 4; talvolta del 3).
Se sono "professionisti" dell'immagine, passeranno con convinzione al digitale, che non ha rivali nel settore della fotografia di comunicazione e di documentazione; se, invece, sono fotografi d'assalto... Questo è il momento della riscossa! Cavalcando la tecnologia informatico-digitale, e lavorando sempre in automatico e in autofocus, scatteranno migliaia di foto (tanto non costa niente), ottenendo infine, (anche casualmente) foto accettabili, e metteranno così in discussione, e successivamente in crisi, la fotografia in 35mm, con una certa arroganza, e con la connivenza della scarsa sensibilità fotografica del gruppo di amici di riferimento e della maggior velocità di presentazione dei risultati... Una vera e propria "fotografia usa e getta".
Immaginiamo la scena di una festa di giovani dove un fotografo tradizionale (magari bravo) fa splendidi ritratti in bianco e nero, mentre un "neo-fotografo" dell'ultim'ora documenta la festa con centinaia di scatti digitali che vengono mostrati in tempo reale, e spediti poi a tutti per e-mail, o pubblicati su Internet...
Il fotografo tradizionale apparirà "vecchio" ed i suoi scatti (costati soldi e fatica... E ore in camera oscura!) saranno considerati roba da Matusa... Che tristezza; che frustrazione! Che voglia di passare al digitale... Magari di fascia più alta, per ristabilire gli equilibri "di potere"!



Concludendo; chi ha paura del digitale?






  • Chi, fino ad ora, ha bluffato... E sa che non potrà più farlo.
  • Chi si è nascosto dietro all'attrezzatura (non basta avere una Hasselblad per essere un fotografo!).
  • Chi ha investito per farsi una grande esperienza in camera oscura (fotomontaggi, elaborazioni, etc.)... Alcuni effetti paiono adesso quasi patetici!
  • Chi ha voluto autogratificarsi ponendosi dei limiti (lavoro solo in manuale) e creandosi difficoltà inutili (questa foto è bella perché era difficile realizzarla)... Dimenticando che la fotografia è un linguaggio e che, come dicono i tecnici Leitz, conta solo quello che si vede.

Come tutte le nuove tecnologie, la fotografia digitale modificherà una serie di equilibri e abolirà privilegi che, nella maggior parte dei casi, non avevano motivo di esistere...
Credetemi; chi si è preparato bene, ed ha lavorato seriamente, non ha nulla, ma proprio nulla da temere.