LE MENZOGNE DI UMBERTO ECO

di William Masiero

Domenica 5 Marzo su Rai Tre nella trasmissione "Che tempo che fa", Umberto Eco ha insultato Giove e Venere per poi dichiarare che le divinità antiche possono essere insultate in quanto i pagani non esistono più! Alla pagina espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/1291063 Umberto Eco afferma: «È lecito che io vada in giro imprecando "Porco Giove" e "Puttana Venere"? Se a me piace è lecito, perché non ci sono più pagani in giro e non offendo la sensibilità di nessuno».

Clicca qui per accedere ad una pagina (con le proteste di alcuni pagani) del forum di "Che tempo che fa"! Riporto cos'ho scritto in quel forum:

L’affermazione, secondo la quale i pagani non esistano più, viene smentita da vari quotidiani che testimoniano le attività dei pagani politeisti. Basta leggere gli articoli pubblicati su La Nuova Venezia il 21/06/2004, Il gazzettino di Padova il 25/05/2004, il mattino di Padova il 25/05/2004 e il 27/05/2004. Passino i quotidiani locali, ma a Umberto Eco sono sfuggiti anche gli articoli nei giornali nazionali: Panorama il 26/08/2004, Libero il 12/06/2004 (un’ intera pagina e richiamo in prima pagina) e Il Giornale (anche qui un’ intera pagina e richiamo in prima pagina). Preferirei che Umberto Eco guardasse un po’ meglio ALMENO le prime pagine dei quotidiani nazionali prima di fare tali affermazioni.
William Masiero.

Questo è quello che ho scritto nel forum ma sono convinto che Umberto Eco sapesse dell'esistenza dei pagani politeisti (qualora non fosse così, le sue offese non meritano comunque attenuanti). Tutto questo è nato dal fatto di voler commentare la faccenda delle vignette danesi (le quali secondo molti erano offensive nei confronti dei musulmani) e la cosa peggiore è che Umberto Eco abbia detto che Maometto non può essere vilipeso mentre Giove e Venere possono venire insultati (alla faccia dei princìpi di uguaglianza della nostra Costituzione). Ho deciso quindi di scrivere un'e-mail alla trasmissione; la riporto qui di seguito:

Vi scrivo per contestare un affermazione del professor Umberto Eco fatta nell'ultima puntata di Che Tempo che fa. L'affermazione, secondo la quale i pagani non esistano più, viene smentita da vari quotidiani che testimoniano le attività dei pagani politeisti. Basta leggere gli articoli pubblicati su La Nuova Venezia il 21/06/2004, Il gazzettino di Padova il 25/05/2004, il mattino di Padova il 25/05/2004 e il 27/05/2004. Passino i quotidiani locali, ma al professor Umberto Eco sono sfuggiti anche gli articoli nei giornali nazionali: Panorama il 26/08/2004, Libero il 12/06/2004 (un’ intera pagina e richiamo in prima pagina) e Il Giornale (anche qui un’ intera pagina e richiamo in prima pagina). In particolare, non ho apprezzato il fatto che il professore abbia affermato che gli dei antichi possano essere insultati in quanto i pagani non esistono. È vero che noi pagani politeisti siamo in minoranza rispetto gli aderenti ad altri culti, ma non vuol dire che non esistiamo. L'offesa nei confronti del sentimento religioso dei politeisti è equiparabile all'offesa nei confronti del sentimento religioso dei monoteisti. I diritti del cittadino valgono per tutti i cittadini, non per il cittadino in quanto monoteista o in quanto in maggioranza. Non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B. Mi sconforta dover ribadire dei concetti così elementari che dovrebbero essere ovvi a tutti.
William Masiero.

Clicca qui per leggere alcuni degli articoli che ho citato (gli articoli si trovano alla fine della pagina). Tanto per ricordare ad Umberto Eco un aspetto fondamentale (che però a lui sfugge) della nostra democrazia: Princìpi Fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana: Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Non c'entra niente il numero di aderenti ad una religione: le minoranze religiose sono, sul piano giuridico, rispettabili quanto la maggioranza “senza che possano assumere rilievo il dato quantitativo dell’adesione confessionale a questa o a quella chiesa, e la maggiore o minore ampiezza delle reazioni sociali cagionate dall’offesa a questa o quella religione” (sentenza n. 508 del 2000). Per quanto riguarda il vilipendio ai culti ammessi (ciò che, a mio avviso,  ha compiuto impunemente Umberto Eco) è equiparabile al vilipendio alla religione cattolica: clicca qui per leggere la sentenza n. 327 della Corte Costituzionale.

Successivamente a questa vicenda, Sabato 6 Maggio 2006, il Corriere della Sera pubblica degli articoli che sbugiardano nuovamente l'affermazione fatta da Eco: li riporto qui di seguito.

E i giudici riabilitano gli dei dell’Olimpo
Un tribunale di Atene autorizza i fedeli alla celebrazione degli antichi culti greci
Politeismo in crescita anche in Italia. «Affascinati dalla spiritualità fai da te»
ROMA - La Fratellanza Solare, i Nativi d’Insubria, i Fedeli degli Asi, i Pitagorici, l’Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi, la Tribù Winniler. Sono tra noi, ma sparsi lungo la penisola, impermeabili tra loro e poco inclini a farsi conoscere, casomai il proselitismo è filtrato, cauto, graduale. Gruppi piccoli, piccolissimi talvolta. Si incontrano in case, o in Rete, oppure si parlano tramite riviste che possono avere trecento pagine o essere poco più di un foglietto. Il mondo difforme del paganesimo 2000.
Neopagani. «Vedremo moltiplicarsi questi fenomeni», dice Marino Niola, che insegna antropologia dei simboli all’Università Suor Orsola Benincasa, Napoli.
Perché, professore? «Perché nel paganesimo, cioè nel politeismo, ciascuno può costruirsi la sua via alla spiritualità. Ogni dio ha una sua funzione e il suo legame con un elemento naturale, monte, fiume, mare...». Il ritorno degli dei è avvenuto negli ultimi tempi, immancabilmente in Grecia. L’associazione «Ellis» ha ottenuto da un tribunale civile l’autorizzazione a venerare Zeus, Era, Poseidone, Ares, Afrodite e gli altri dell’Olimpo e ora vuol chiedere al ministro dell’Istruzione e degli Affari religiosi di celebrare gli antichi riti nei templi sull’Acropoli o su Capo Sunio. Con la rassicurazione: niente sacrifici di esseri viventi, offriremo frutta, dolci, vino, olio.
«Non sarebbe proprio una novità - dice Claudio Simeoni, da Marghera, portavoce della Federazione Pagana, animatore di Radio Pagana, autodefinitosi "Meccanico, Apprendista Stregone, Guardiano dell’Anticristo" -. L’anno scorso eravamo in tremila sotto il monte Olimpo per un rito nel nome di Prometeo». E da noi non si potrebbero usare i templi di Agrigento, di Paestum? «Ma no! I monumenti vanno tutelati e protetti. Noi per i riti abbiamo il nostro "bosco sacro", piantato a Jesolo, da un pagano».
Punto di riferimento neoellenico in Italia è il critico d’arte milanese Antonino De Bono che, a 82 anni, dice: «Sarebbe ridicolo oggi pregare Apollo o Hermes. Interessante invece è notare la rivalutazione degli dei come forze cosmiche dell’universo, che sfuggono al controllo dell’uomo». De Bono accusa Gesù «di essersi vantato di essere il Cristo, lo considera piuttosto un mago o un operatore dell’occulto, ma ha chiuso con la Grecia religiosa politeista vent’anni fa, dopo che alcuni suoi seguaci annunciarono - per finta - che avrebbero tagliato la testa a un ariete.
Così, per cercare un paganesimo mediterraneo in Italia si deve guardare alla «via romana», gruppi che si rifanno alla religiosità dell’antica Roma, ma più nel solco egiziano di Iside e Osiride, che in quello greco con Zeus che diventa Giove e Poseidone che si tramuta in Nettuno. Dice Massimo Introvigne, fondatore del Centro studi sulle nuove religioni: «Nel neopaganesimo romano ci sono due filoni principali, uno intellettuale formato da professori ed entusiasti degli studi classici, e l’altro di estrema destra, nel ricordo della romanità senza cristianesimo e del fascismo senza Concordato». Aggiunge il vicepresidente del Cesnur, Pierluigi Zoccatelli: «Il neopaganesimo coincide quasi sempre con l’esoterismo, l’ermetismo.
Spesso per accedere agli strati più sottili dell’essere queste scuole si basano su teorie e pratiche che riguardano la manipolazione dell’energia sessuale, nella scia di Cagliostro». Così, nel passato dei movimenti neopagani romani ci sono riunioni nelle catacombe, là dove si rifugiavano i nemici di oggi, i primi cristiani. E c’è anche il rito sull’Appia Antica effettuato con un’ascia bipenne, forse alla presenza del filosofo Evola, rito che avrebbe "propriziato" l’avvento del fascismo.
«Il politeismo è una minoranza - ripete il professor Niola - Ma cresce soprattutto per la reazione al Cristianesimo, che ha spezzato il rapporto fra uomo e natura, ritenendo l’uomo superiore».
Andrea Garibaldi
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FRA RELIGIONE E FILOSOFIA
Zeus e gli altri? I «padri» dei santi cristiani
di luciano canfora
Non è la prima volta che torna in auge il culto degli dei greci, dopo la loro eclissi. All’inizio del Novecento, in Germania, la «cerchia di Stefan George», restaurò culto e cerimoniali sia pure ad uso di un gruppo piuttosto ristretto di letterati estetizzanti.
Essi volevano essere direttamente i greci antichi. Non pochi ne sorrisero. Il loro contributo ad una rinascita dell’Ellade antica fu nullo. Altri culti «pagani», ma di origine paleogermanica, furono rimessi in vigore non molti anni dopo dal massimo criminale del secolo XX, Heinrich Himmler, il capo supremo delle SS e fondatore del «Ahnenerbe» (il lascito degli antenati). Qui la farsa diventò tragedia. Ma, indagando in tema di restaurazioni, si potrebbe riandare ancora più indietro nel tempo, fino al tentativo di un grande e misconosciuto imperatore del IV secolo, Giuliano, detto ingiustamente «l’apostata», il cui sforzo di restaurare l’antica religione greca fu incrinato dal modo stesso, filosofico e dunque metaforico, con cui egli intendeva tale restaurazione.
Restaurare la religione greca è arduo. Esistette infatti una religiosità greca, ma, al tempo stesso, esistettero tanti e tra loro assai diversi culti riguardanti non di rado le stesse divinità. Quella greca non fu una teologia chiusa, ma piuttosto una teologia aperta, sorretta da una idea vaga e complessiva del divino e sempre più fortemente impregnata di filosofia. È dunque difficile ricavarne e addirittura restaurarne un determinato culto. Ma, a ben vedere, la religione dei greci, via via impregnata di pensiero neoplatonico, vive ancora: nel Cristianesimo e in particolare nel Cattolicesimo, che è solo apparentemente monoteistico, ma che ha ripristinato una molteplicità di entità divine attraverso il culto di figure intermedie quali la «Vergine» e i «santi». E inoltre esso è sorretto da una teologia che è innervata di pensiero greco. Nulla nella storia scompare, tutto si mescola e si trasforma.

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