L'IRONIA CHE MANCA A WILL & GRACE

tratto da "Il Giornale" on-line - Spettacoli - n. 205 del 31-08-2006 pagina 33

Will & Grace (martedì su Fox Life, ore 21,50) è una buona occasione per rivalutare il senso dell'umorismo di noi italiani rispetto al palato di bocca buona degli americani. Non che questa serie, di cui giunge ora sui nostri schermi la sesta ed ultima stagione, sia ovviamente un bluff. Ci sarà pure qualche valido motivo se è la sitcom che ha avuto più nomination agli Emmy Awards e se fior di artisti di Hollywood hanno sempre fatto la fila per una comparsata, da Demi Moore ad Andy Garcia, da Cher a Matt Damon, Sidney Pollack, Madonna, sino ad Alec Baldwin che ha fatto capolino nella puntata dell'altra sera. Eppure qui da noi, che pure ci cospargiamo il capo di cenere e ci sentiamo in colpa ogni volta che ridiamo per qualcosa che non abbia una griffe comica di particolare pregio, le freddure sfornate a ripetizione da questa serie, l'insistita caricatura della pasticciata convivenza tra l'avvocato gay Will Truman (Eric Mc Cormack) e l'architetto etero Grace Adler (Debra Messing), le smorfiette a getto continuo dei personaggi di contorno, le risate ossessive in sottofondo, il compiacimento di pubblco e critica per il massiccio rimpallo di doppisensi e per la situazione «politicamente scorretta», tutto questo ben difficilmente avrebbe avuto tanto successo. E comunque non in misura tale da reggere la stessa solfa per sei stagioni. Su Will & Grace, insomma, andrebbe fatta un bel po' di tara tenendo a mente che, se è vero che gli sceneggiatori americani sono mediamente di ottima scuola, hanno però il vantaggio di rivolgersi ad un pubblico che ride con molta facilità.
Capita l'antifona, non è escluso che molti autori di sitcom d'oltre oceano adottino con opportuna scaltrezza il «metodo Will & Grace»: sfornata una battuta buona, si riposano poi nelle nove successive, tanto il pubblico ride lo stesso. Al successo in terra americana di questa serie ha contribuito in modo decisivo il gradimento della comunità gay, cui si è aggiunta la curiosità di veder trattata in chiave comica una situazione trasgressiva come la convivenza sotto lo stesso tetto di una coppia anomala, in una cornice di disinibizione fatta apposta per stuzzicare il tradizionale puritanesimo americano. Che da noi l'accoglienza sia stata più tiepida lo dimostra anche il fatto che latitino i gruppi di aficionados organizzati e i siti internet che si contano invece in numero maggiore in occasione di altre sitcom di ben minore successo. I due attori protagonisti se la cavano senza infamia e senza lode, non hanno compito facile nel dover reggere il ritmo incalzante e i dialoghi frenetici e soprattutto l'obbligo di essere spiritosi a tutti i costi, una delle caratteristiche a doppio taglio presenti in tutte le sitcom, e in questa in particolare.


Normalmente non mi permetterei di fare commenti ad un articolo, ma credo che questo meriti di essere analizzato: non tanto perché è critico nei confronti della mia sit-com favorita, quanto piuttosto perché è impreciso pretendendo invece di interpretare una serie che per essere compresa deve essere seguita certamente per più di un misero episodio.
Innanzitutto i dettagli sparsi qua e là sono errati. Come si fa a scrivere un articolo senza aver fatto una ricerca che fornisca le necessarie basi dalle quali partire? La stagione in onda su FoxLife non è la sesta, ma l'ottava! E Grace non è un 'architetto', ma una decoratrice d'interni! Dettaglio che forse può sembrare insignificante ad un lettore disinteressato, ma che è fondamentale per un fan che sa quante storie e gag siano nate dalla professione del personaggio della Messing.
Ma non mi riferisco solamente a questi particolari: perché 'condannare' le smorfiette, come dice l'autore, o le risate di sottofondo? Cos'hanno di sbagliato? Le risate mica sono artificiali, sono registrate durante le riprese dello show, che com'è noto agli appassionati avvengono davanti ad un pubblico selezionato che si diverte 'in diretta' per questa come per quasi tutte le sit-com!
Il commento agli attori poi mi ha addirittura infastidito: com'è possibile affermare che 'se la cavano senza infamia e senza lode', quando si parla di vincitori di Emmy... Di persone che hanno formazioni teatrali, cinematografiche... Che interpretano personaggi la cui presenza scenica è difficilissima da ottenere... Inaccettabile!
Quasi rido leggendo che 'da noi l'accoglienza sia stata più tiepida' o che 'latitino i gruppi di aficionados organizzati e i siti internet'... Mi sembra che lo show abbia uno zoccolo duro di fans non indifferente, per non parlare dei siti o delle sezioni di siti telefimici generici dedicatigli.
Non comprendo poi come si possa prendere la serie come occasione per rivalutare l'umorismo degli italiani rispetto a quello made in USA... Francamente da questo punto di vista non vedo alcun prodotto italiano degno di W&G: non ci sono serie italiane che mi fanno ridere. Nessuna. Confesso che nel leggere quelle prime righe dell'articolo, sono rimasto sgomento. Davvero. Il gioco dei 'doppi sensi', molto sfruttato nella serie (e purtroppo a volte stravolto nella trasposizione), non è forse la base della comicità italiana moderna? I comici di Zelig non ne fanno uno dei fondamenti delle loro gag? E che dire degli attori di Camera Café? Forse l'autore fa riferimento alla comicità di altri personaggi, intellettualmente più stimolanti: Benigni, Troisi... O forse addirittura ai comici del passato, degli anni '60 e '70... E allora mi chiedo: è lecito mettere sullo stesso piano prodotti così diversi, per poi denigrarne uno a favore dell'altro? La mia opinione, se qualcuno ne fosse interessato, è che show diversi vanno giudicati su piani diversi. E quindi non ha senso paragonarli.
Credo abbia contribuito molto alla severità dell'articolo l'orientamento dell'autore, o forse della testata sul quale è stato pubblicato: mi sembra palese da quale parte tiri il vento tra quelle righe...

Carter