Ci sono diversi botanici che ritengono
ci sia una sola specie di cannabis (sativa), altri due (sativa
e indica), altri tre (sativa, indica e ruderalis) o più
(più del 95% delle cultivar-varietà - del mondo
sono comunque riconosciute come "sativa"). Le diverse
varietà di canapa provengono da specifici adattamenti all'ambiente
e ibridazioni selezionate, sono come le diverse varietà
di mele, di rose o di qualunque essere vivente. Prova genetica
che sia comunque una sola specie è la possibilità
di avere ibridi fertili incrociando piante con caratteristiche
diverse fra loro.
"Infatti secondo la tassonomia ufficiale, secondo l'Organizzazione
Mondiale della Sanità, secondo il Governo Federale americano,
insomma secondo i maggiori esperti mondiali, la "Cannabis
indica" semplicemente non esiste. Si parla solo di "Cannabis
sativa" perché la varietà "indica"
fu un errore di classificazione che risale al Settecento, che
è stato universalmente riconosciuto ed eliminato."
[da: "Marijuana e Altre Storie"; p.15; di C. Ciapanna;
Cesco Ciapanna editore; 1979]. La cannabis "indica"
riconosciuta come tale per i caratteri morfologici é una
varietà che cresce principalmente sulle montagne dell'Afghanistan
e del Pakistan (regione dell'Indu-Kush, vedi fig.28).
La canapa è una delle prime piante coltivate dall'uomo,
usata oltre che per la fibra per innumerevoli altri scopi e volutamente
abbandonata solo negli ultimi anni. Cresce a tutte le latitudini,
dal limite dei ghiacci polari all'equatore, e per ogni particolare
clima esistono (o almeno esistevano) varietà perfettamente
adattate, ma facilmente adattabili ad altri climi e sempre facilmente
incrociabili fra loro. Ci sono moltissime varietà di canapa,
ognuna mirata a una particolare utilizzazione della pianta (ad
es. i semi per la produzione di cibo). Purtroppo molte varietà,
dopo più di mezzo secolo di proibizionismo, sono andate
perdute per sempre (il "Vavilov Research Institute Gene Bank"
di S. Pietroburgo, in Russia, ha la più grande collezione
di semi esistente e lavora con l'lnternational Hemp Association
per la conservazione del patrimonio genetico).
Principalmente ci sono 3 diversi tipi di piante, e diverse sono
le tecniche di coltivazione:
- piante coltivate per la produzione di fibra e/o di polpa
- piante coltivate per la produzione di semi
- piante coltivate per la produzione di resina.
Le differenze fra queste piante sono dovute a una selezione genetica
che è durata millenni, volta a creare il meglio per questa
o quell'altra utilizzazione.
La canapa ha un campo di possibili
utilizzazioni vastissimo (più di 50.000 usi) e secondo
diversi ricercatori è la risorsa naturale di maggior valore
e più versatile del mondo. Può essere usata come:
- Produttrice primaria di fibra naturale, usata per fare cordami
di ogni tipo, tessuti per tutti gli usi, come vele per le navi,
vestiti, scarpe, tappeti, tendaggi, tele per dipingere, cartamoneta,
ecc.
- Produttrice di cibo (per consumo umano e animale): i semi di
canapa sono secondi solo alla soia per percentuale di contenuto
proteico (ma le proteine contenute nella canapa sono più
facilmente digeribili), contengono tutti gli 8 aminoacidi essenziali
e l'olio di semi di canapa è il più ricco in acido
linolenico (19-25%) e linolenico (51 -62%), indispensabili al
sistema immunitario. Inoltre sono usati per l'alimentazione dei
volatili e, dopo che ne è stato estratto l'olio, con il
rimanente si possono avere pannelli per l'alimentazione del bestiame.
- Produttrice di solventi e oli combustibili: l'olio di semi di
canapa è sempre stato usato come miglior solvente naturale
(e non inquinante) per le vernici; come olio combustibile (olio
da lampada) è stato usato fino all'introduzione del petrolio
(il motore Diesel fu inizialmente progettato per usare come combustibili
oli vegetali e oli di semi fra cui quello di canapa).
- Produttrice di medicinali: la canapa ha dimostrato avere valore
terapeutico per la maggior parte delle malattie dell'uomo e di
essere al contempo una delle sostanze meno tossiche esistenti.
E stata usata in medicina per millenni, e fino al 1920-1930 è
stata forse il medicinale più usato al mondo. Pochi anni
dopo bandita dai tabulati medici, con la dicitura: "sostanza
tossica, di nessun valore terapeutico". Sono stati compiuti
più di 10.000 studi sul suo valore terapeutico: tutti positivi
meno circa una dozzina, mai confermati. Attualmente si ritiene
che la canapa possa servire a scopo medicinale per combattere
malattie come: asma, artriti e artrosi, glaucoma, tumori, nausea,
epilessia, reumatismi, sclerosi multipla, paraplegia e quadriplegia,
come antibiotico, contro i dolori articolari e gli spasmi muscolari,
contro i dolori mestruali e per facilitare il parto, per eliminare
cisti, come espettorante per pulire i polmoni, per favorire il
sonno, è utile contro l'enfisema polmonare, aumenta l'appetito,
allevia le emicranie e lo stress, favorisce il rilassamento, riduce
la saliva, i suoi semi sono di aiuto al sistema immunitario, dilata
le arterie e riduce la pressione, è di beneficio contro
la depressione, allontana il dolore, qualunque ne sia la causa(ma
non lo sopprime), è un ottimo disintossicante e un valido
aiuto nelle crisi d'astinenza alcolica e da oppiacei e ha centinaia
di altre applicazioni mediche (dal tetano alla dissenteria, dalla
demenza senile a numerose malattie mentali, ecc.).
- Produttrice di energia: la canapa è, considerata su scala
mondiale, la miglior fonte vegetale di biomassa per produrre energia:
gas, carbone vegetale, metanolo, benzine o elettricità.
Potrebbe sostituire il petrolio e tutti i suoi deri-vati a un
costo concorrenziale, ma con costi ambientali enormemente inferiori.
- Miglioratrice della fertilità del terreno: la canapa
è coltura nettamente miglioratrice, e può essere
seguita da qualsiasi altra, innanzitutto dal fru-mento. Le sue
radici profonde portano in superficie i nutrimenti necessari ai
vegetali e frenano l'erosione del terreno; lascia un notevole
residuo di "forza vecchia" (frutto dell'apporto di concimi
organici); ripulisce il terreno dalle erbacce e impedisce l'azione
costipante della pioggia sul suolo; inoltre ri-duce la presenza
di possibili predatori per le colture successive.
- Produttrice di benessere: l'uso edonistico e ricreazionale di
canapa provoca in genere un miglioramento dell'umore, rilassa
i nervi, mitiga lo stress, favorisce il sonno e permette una migliore
introspezione. Questo è l'utilizzo contro il quale è
nata la proibizione. Proibizione che è di fatto servita
a eliminare tutte le altre possibili utilizzazioni di questa pianta
preziosa.
Recentemente sono stati scoperti recettori per il THC situati
nella parte superiore del cervello. Proseguendo nella ricerca
è stato scoperto che il corpo umano produce una sostanza
(un acido grasso) che si lega agli stessi recettori. La sostanza
è stata battezzata "anandamide" dal sanscrito
ananda: gioia profonda. Gli studi sono attualmente in corso ma
sembra che il corpo umano produca "l'anandamide" in
condizione di benessere. Sarebbe quindi perfettamente motivata
la "ricerca di benessere" da parte dei consumatori di
canapa.
- Produttrice di carta e cartone: la carta di canapa ha una resistenza
enormemente maggiore di quella ricavata da alberi e non necessita
il loro abbattimento. La sua produzione danneggia molto meno l'Ambiente:
per fare carta col legno si usano solfati, solfiti e cloro (diossina),
per la canapa si può usare soda o, ancora più ecologicamente,
perossido d'idrogeno (acqua ossigenata). Inoltre il raccolto per
ettaro è notevolmente superiore che con gli alberi.
- Produttrice di cellulosa: la polpa di canapa è per il
71% cellulosa. Può essere usata, oltre che per la carta,
in sostituzione di tutte le materie plastiche. Tramite un procedimento
chiamato "estrusione" può essere trasformata
in qualunque materiale, a eccezione dei metalli e del vetro.
- Viene addirittura utilizzata come materiale edilizio, sia come
isolante sia per costruzione (gli steli spezzettati, mischiati
a calce, pietrificano e si trasformano in minerale).
- Uso sacramentale e religioso: la canapa è stata (ed è)
usata a scopi religiosi nella maggioranza delle culture del mondo,
sia come sacramento, sia come mezzo per espandere la coscienza
ed entrare in un contatto più diretto con la divinità.
Negli ultimi anni in Europa si sta assistendo ad una progressiva riscoperta di questa pianta preziosa: si cominciano ad aprire negozi in cui si vendono esclusivamente materiali ricavati dalla canapa (vestiti, telerie, corde, carta, cosmetici, semi e derivati per l'alimentazione, materiale da costruzione, lettiere per gli animali, pannelli, plastiche, detersivi, ecc.), tutti ecologicamente validi. Anche le industrie cominciano ad interessarsene. Forse é proprio questa la via per una prossima accettazione di questa sostanza e delle sue possibilità anche da parte di chi (per mancanza di informazione?) finora si era mostrato contrario.
In Italia la canapa e stata utilizzata
per millenni. In pipe preistoriche ritrovate nel Canavese sono
riscontrate sue tracce. La regione ai piedi delle Alpi piemontesi
prende il nome di "Canavese" proprio dalla canapa, e
sulla bandiera c'è la sua foglia. Per millenni i nostri
antenati si sono vestiti, nutriti, scaldati, hanno pregato, scritto,
si sono curati e si sono sentiti meglio anche grazie a questa
pianta.
Negli anni 50 l'Italia era il secondo maggior produttore di canapa
del mondo (dietro soltanto all'Unione Sovietica). La varietà
"Carmagnola" forniva la miglior fibra in assoluto, e
le rese unitarie per ettaro erano (e potrebbero ancora essere)
maggiori che in ogni altro paese. Per secoli (almeno fino dal
1300,l'acquirente era la Marina Inglese) I'Italia ha esportato
canapa, e da sempre la canapa italiana è stata riconosciuta
come produttrice della miglior qualità di fibra tessile
per indumenti. Nei testi di agricoltura preparati negli anni 70
(gli ultimi in cui esistevano ancora qualche decina di ettari
di terreno coltivato a canapa), si legge: "... nel 1978 le
statistiche ufficiali la dicono coltivata su appena 60 ettari...
Le poche note che seguono hanno Io scopo di tenere vivo l'interesse
per una pianta che fornisce una fibra veramente pregiata, anche
se è poco probabile che, nella situazione attuale, la canapa
possa riguadagnare, anche solo in parte, il terreno perduto.
La canapa è una pianta di notevole capacità di adattamento
nei confronti del clima e del terreno, tanto più che il
suo ciclo vegetativo è breve... E' coltura nettamente miglioratrice
che può essere seguita da qualsiasi altra e innanzitutto
dal frumento.
Il canapaio lascia il terreno ben rinettato dalle male erbe per
l'effetto soffocante della sua vegetazione rigogliosa e fitta,
inoltre lascia anche un notevole residuo di forza vecchia, frutto
del lautissimo apporto di concimi, in prevalenza organici, distribuiti
in eccedenza al fabbisogno della coltura.
Ma anche sotto l'aspetto fisico-meccanico il terreno dopo il canapaio
si trova nelle migliori condizioni, grazie all'azione perforante
esercitata dai suoi fittoni e all'effetto protettivo della densa
vegetazione che impedisce l'azione costipante della pioggia sul
suolo...
La canapicoltura potrà guadagnare parte del terreno perduto
solo se si potrà tenere distinta la fase agricola del ciclo
produttivo della fase più propriamente industriale. La
fase agricola dovrebbe concludersi con la raccolta; la fase industriale
dovrebbe farsi carico di tutte le operazioni successive. Oggi
si tende a rilanciare la coltura della Canapa valorizzando anche
la sua capacità di fornire grandi quantità di cellulosa,
che può essere impiegata nell'industria cartaria, per la
preparazione di carta di pregio." [da: "Coltivazioni
Erbacee" di A. Grimaldi, F. Bonciarelli, F. Lorenzetti; Edagricole;
Bolo-gna,1983]
Nessuno sapeva, né doveva sapere dell'esistenza di una
macchina chiamata "decorticatore", brevettata nel 1916
da G. Schlichten in grado di separare le fibre dalla polpa: *lavoro
che ha sempre richiesto una lunga e fatico-sa manodopera, con
costi finali sempre più alti.
La canapa era sempre stata usata dunque per vestirsi e produrre
qualunque tipo di cordame, tessuto, carta (fino all'inizio del
'900 la quasi totalità della carta era fatta con la canapa),
i suoi semi davano un ottimo olio combustibile e in campo farmaceutico
le sue applicazioni erano vastissime:
"Piero Arpino nel 1909 elenca un ricettario terapeutico che
occupa 11 pagine del suo libretto Haschish, e contiene prescrizioni
diverse di canapa per 43 malattie
da Amenorrea a Zona (Herpes
Zoster), comprendenti tra l'altro Blenorragia, Calli e Verruche,
Cholera, Delirium tremens dei bevitori, Impotenza, Insonnia, Paralisi
progressiva, Tisi polmonare (contro i sudori debilitanti)."
["Marijuana e altre storie" di Cesco Ciapanna; Cesco
Ciapanna editore; Roma, 1979; p.148].
Era normale comprare in farmacia "'estratto di canapa Indiana",
proveniente da Calcutta, e i "sigarretti di canapa indiana",
per la cura dell'Asma. Il professor Raffaele Valieri nel 1887
compì importanti ricerche sul valore terapeutico della
canapa coltivata in Campania per la cura dell'asma, e arrivò
persino a aprire un 'gabinetto di inalazione", che veniva
riempito col fumo prodotto dalla combustione della canapa e dove
i pazienti di asma potevano trovare sollievo alla loro malattia.
Nelle nostre campagne era comune (fino all'arrivo delle "sigarette
americane", il cui uso denotava un cambiamento di status
sociale) l'uso di canapa in sostituzione del tabacco, ma era un
segno di povertà, e con l'inizio dell'industrializzazione
e il miglioramento delle condizioni economiche si cominciò
a pensare che tutto quello che facevano e dicevano i "vecchi"
fosse frutto della loro ignoranza, e che solo le cose "moderne"
avessero valore (e si cominciò a usare la plastica...).
Fino a poco dopo la seconda guerra mondiale era normale, in un
paese la cui economia era essenzialmente agricola, coltivare canapa.
Con la progressiva industrializzazione e l'avvento del "boom
economico", cominciarono a essere imposte sul mercato le
fibre sintetiche (prodotte negli USA) e la canapa cominciò
a sparire non solo fisicamente, ma anche dal ricordo e dalle tradizioni
della gente.
Alla fine degli anni '50 si cercò ancora (ingenuamente)
di rilanciare la coltura in rapido declino di questa pianta, che
tanto aveva significato per la nostra economia; ma mentre si sperimentavano
nuove varietà ibride e si stavano preparando grossi impianti
per la macerazione e la lavorazione industriale della canapa,
il governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione internazionale
chiamata "Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti"
(seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa avrebbe
dovuto sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore.
Si cominciò a sentire la parola "marijuana" (gergo
dialettale di Sonora, Messico), che negli Stati Uniti era servita
alle autorità, nel periodo fra le due guerre mondiali,
per confondere le idee su quello che in realtà era questa
sostanza (se gli agricoltori, la classe medica e le industrie
che utilizzavano canapa si fossero accorti di cosa si stava cercando
di eliminare, probabilmente non lo avrebbero permesso). Cominciarono
ad arrivare, sempre dagli USA, resoconti allarmistici sulla possibile
"pericolosità" di questa sostanza, descritta
come "l'assassina della gioventù", "spinge
ad atti omicidi", "fa diventare ciechi", "rende
impotenti", "provoca il cancro", "danneggia
le cellule cerebrali", e altre assurdità del genere.
Insieme a questa campagna di false informazioni presentate dai
media, sempre dagli Stati Uniti arrivò un fenomeno di rivolta
giovanile verso le istituzioni ("hippies", "figli
dei fiori") con tutta una controcultura di contorno. La "Marijuana"
divenne spesso la bandiera di movimenti politici contro governi
autoritari e repressivi. Molti giovani amanti della libertà
videro in questa re-pressione una decisione arbitraria e ingiusta,
e si schierarono dalla parte della canapa. Il suo uso da parte
di questa categoria di persone crebbe progressivamente negli anni
'70.
Sempre in quegli anni, in Italia si fecero importanti ricerche
per ricavare carta dalla canapa, e in seguito a uno studio presentato
alla CEE, l'Italia dal 1977 riceve un contributo dalla Comunità
Europea per coltivare canapa per la produzione di carta. Le acque
della nostra pianura Padana sono attualmente avvelenate dall'atrazina,
che si usa per ricavare carta dal legno degli alberi. I pesticidi
per i pioppi (che servono alle cartiere) sono fra i più
tossici esistenti.
Nel 1975 esce la "legge Cossiga" contro gli stupefacenti,
e negli anni successivi gli ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono.
Con la scomparsa delle ultime piantagioni di canapa scompare anche
la coscienza di "cosa sia" questa pianta.
Fino all'entrata in vigore della legge "Vassalli-Jervolino",
n. 309, del 1990 il possesso di modiche quantità di canapa
per uso personale era ancora consentito, anche se decidere quanto
fossero "modiche" è sempre stato di pertinenza
del giudice nei confronti di chi la usava. Con la legge n. 309
del 1990, l'uso personale di sostanze "proibite" è
reato.
Nel 1993, dopo più di 2 anni di politica fallimentare della
legge 309 (aumento dei tossicodipendenti e dei problemi correlati
all'uso di eroina, aumento dei consumatori di cocaina, aumento
della popolazione carceraria) è risultata nella maggioranza
degli italiani la volontà di revisione dei principi proibizionisti
ai quali la legge si ispira. Dopo 3 anni dal risultato del referendum,
quasi nulla è cambiato, ed è possibile essere incarcerati
per il solo possesso di canapa, o, se in possesso di quantità
infinitesimali, possono venire applicate sanzioni amministrative
come il ritiro della patente e del passaporto, ecc.
La canapa viene poco alla volta a scomparire anche dai libri di
botanica, erboristeria, erbe medicinali, agronomia, ecc.(addirittura
dai dizionari di computer), e al giorno d'oggi pochi sanno cosa
sia realmente.*
Nel 1994 e 1995 la sola canapa coltivata ufficialmente in Italia,
sotto lo stretto controllo delle forze dell'ordine, è stata
quella presso l'ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia
l'Ambiente), organismo di ricerca statale. Tentativi di coltivazione
a scopo didattico (in Emilia, in Valle d'Aosta) sono stati repressi.
Attualmente ci sono in Italia, secondo le stime ufficiali, più
di 5 milioni di consumatori di canapa (soltanto per la resina
e i suoi derivati). Questi cinque milioni di persone rischiano
ogni giorno, per il solo fatto di ricavare benessere da questa
sostanza, una pesante limitazione delle libertà personali.
A chiunque, solo per il fatto di essere "sospettato"
come consumatore, può essere richiesta un'analisi delle
urine. Se i risultati sono positivi (si può aver consumato,
o soltanto essere stati in ambienti con presenza di canapa fino
ad alcuni giorni prima, e si risulterà ugualmente positivi),
vengono ritirati patente e passaporto. Per riaverli si è
obbligati a risottoporsi, e a risultare negativi, a queste analisi
per 3 mesi, e a volte per molto più tempo (immaginiamoci
se venissero sospese 5 milioni di patenti di guida...).