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I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA


GENTE DEL NORD
Intervista con JB

a cura di Voidhanger

Grazie al debutto omonimo del 2000, gli svedesi Grand Magus hanno fatto tanta strada in poco tempo, conquistando molti cuori anche al di là della ristretta cerchia di appassionati del doom e dello stoner. Il loro è un heavy rock granitico figlio di Black Sabbath, Mountain, Deep Purple e Grand Funk Railorad, a cui si aggiungono le vocals rabbiose – ma al contempo cariche di soul – del chitarrista e cantante JB, nostro interlocutore in questa occasione. Grazie alle sue performance vocali si è guadagnato un posto negli Spiritual Beggars di Mike Amott dopo le dimissioni di Spice, ma i Grand Magus sono la creatura di cui il barbuto musicista va più orgoglioso. Soprattutto alla luce dell'ultima fatica, “Monument”, disco fresco e appassionante che si apre a forti contaminazioni metal e rivela al mondo il “norse spirit” della band. 

JB, presentaci i Grand Magus...

I Grand Magus sono composti dal bassista Fox, dal batterista Trisse e da me, che mi occupo di chitarre e vocals. La band è nata nel 1998, dalle ceneri del nostro precedente gruppo, gli Smack (ma Trisse ha militato anche nelle fila dei Backdraft, ottimi southern-heavy rockers svedesi – nda). Nel 1999 abbiamo registrato due demo, ‘Firepower 99’ e ‘Demo Two Thousand’, e poi l’inglese Rise Above Records ci offerto di sottoscrivere un contratto discografico. L’album di debutto è omonimo e risale al 2001; dopodiché siamo stati in tour con gli Orange Goblin, nostri compagni d’etichetta. Il nuovo lavoro si intitola ‘Monument’ ed è stato registrato nell’inverno 2002/2003, per poi essere rilasciato ad Ottobre dello stesso anno”.

Tornando indietro al vostro album di debutto, quali sono le tue impressioni? 
Credo che fosse un buon debut album. Non avevamo chissà quale esperienza in uno studio di registrazione, e Fred Estby (di fama Dismember, ma anche produttore di gruppi come Hellacopters e Roachpowder – nda) ci ha aiutato a mettere tutto quanto insieme. Sono convinto che ci siano alcune ottime song in quel disco, e sembra che piaccia ad un sacco di gente. Inoltre, in alcuni brani ci stavamo già muovendo nella direzione che abbiamo poi seguito in ‘Monument’. Era senza dubbio un disco spontaneo e onesto; ci siamo divertiti molto nel realizzarlo.

"Grand Magus" è peraltro finito in molte playlist annuali, e in generale pubblico e critica gli hanno riservato una calorosa accoglienza…
Infatti si è trattato di una piacevole sorpresa per tutti noi. Quel disco ha funzionato da trampolino di lancio verso il mondo metal, in un modo che non ci aspettavamo. Non solo ci ha dato notorietà, ma ha creato anche delle aspettative nei fan.

Molto del materiale incluso in “Grand Magus” era stato composto almeno un anno prima della sua uscita. Siamo curiosi di sapere se è successa la stessa cosa per “Momument”… 
Il materiale ricompreso in ‘Monument’ è sicuramente più omogeneo di quello del suo predecessore, dato che la maggior parte delle canzoni sono state scritte entro un lasso di tempo molto breve. Inoltre, sapevamo perfettamente cosa includere sul nuovo disco e cosa lasciare fuori, tanto che non abbiamo registrato nessun brano in più rispetto a quelli pubblicati su ‘Monument’. In dettaglio, ‘Baptised in Fire’ venne scritta proprio prima del tour con gli Orange Goblin e funzionò da chiave d’accesso allo stile dei brani di ‘Monument’. Invece “Summer Solstice” è una vecchia song addirittura risalente al demo ‘Firepower 99’. Il resto dei brani sono nuovi, e soprattutto scritti avendo in mente la realizzazione di ‘Monument’. La ragione per cui abbiamo voluto includere anche ‘Summer Solstice’ è che dal punto di vista tematico è in linea coi contenuti degli altri brani del disco. Abbiamo solo cambiato qualcosa, qua e là. 

Pensi dunque che i contenuti di “Monument” siano assolutamente rappresentativi dei Grand Magus di oggi, oppure vi state muovendo verso nuove direzioni? Già in “Monument” si nota un progressivo spostamento verso sonorità metal… 
Sì, penso che ‘Monument’ sia una buona rappresentazione dei Grand Magus, ma stiamo lavorando a del nuovo materiale, e posso anticipare che ci stiamo indirizzando verso sonorità ancora più metal. 

Possiamo dunque dire che “Grand Magus” è un disco hard rock, mentre “Monument” è un disco metal? Stavolta avete rinunciato alle tastiere, avete dato ampio spazio ai suoni del basso, e in generale i brani risultano più potenti e pesanti di quelli del debut album...
Sono d’accordo al 100%, questa è una buona osservazione. Sul primo disco Fred Estby ha fatto un grande lavoro, lo considero come un fratello. Ma per ‘Monument’ volevamo qualcosa di diverso, che sottolineasse il cambiamento. Non faremo mai lo stesso album; l’essenza della nostra musica sarà sempre quella, così come ci sarà sempre una evoluzione, sia per quanto riguardo la musica che per la produzione. 

Col nuovo disco i Grand Magus mostrano di possedere anche un certo spirito nordico, una sorta di orgoglio vichingo che in precedenza non era emerso con altrettanta chiarezza. Lo si evince non solo dal ricorso alla vostra lingua madre, ma anche in un feeling guerresco che non può non ricordare i Bathory di “Hammerheart”, seppure interpretati in chiave sabbathiana…
E’ vero, non posso che essere d’accordo! I Bathory sono una delle mie band preferite, e lo sono da quando avevo 13 o 14 anni. Ma faccio notare che in canzoni del primo disco come ‘Gauntlet’, ‘Lodbrok’, ‘Legion’ e ‘Mountain of Power’ utilizzavamo già liriche che ricorrevano ad un concept nordico/filosofico/magico. Solo che in ‘Monument’ questo aspetto è più pronunciato. Persino nei nostri due demo si affrontano tematiche del genere, in brani come ‘Stonecircle’ e ‘Summer Solstice’, ad esempio. 

Dicci di più riguardo al tuo background metal…
Ho due fratelli maggiori che ascoltavano Deep Purple, Uriah Heep, Nazareth, Black Sabbath e roba del genere, perciò ho iniziato ad ascoltare musica dall’età di tre anni. Quando ne abbi 12 sentii ovviamente il bisogno di musica ancora più estrema, così mi appassionai a gruppi come Judas Priest, Venom, Tank, Bathory e Mercyful Fate. Ho comprato ogni tipo di death/black/speed metal su cui potevo mettere le mani, anche se preferivo la roba dark e heavy rispetto a quella più veloce. Venom e Bathory sono probabilmente i miei gruppi preferiti di quel periodo. Più tardi mi interessai al metal norvegese, soprattutto Darkthrone e Immortal. Credo che i Grand Magus sia una combinazione delle mie passioni: il feeling blues è presente nelle parti vocali, ma l’attitudine è metal al 100%.

"Monument" è il secondo disco che pubblicate per la Rise Above Records di Lee Dorrian, che negli ultimi tempi non è stata molto prodiga di uscite. Voi come vi state trovando?
La Rise Above ha fatto un ottimo lavoro di promozione, noi non possiamo davvero lamentarci. In effetti negli ultimi sei mesi l’etichetta è andata incontro ad un sacco di cambiamenti che ne hanno arrestato la corsa, ma si tratta di cambiamenti positivi. Lee Dorrian si è trasferito a Londra e d’ora in poi avrà molto più tempo a disposizione da dedicare alle band nel suo roster. E inoltre la label ha firmato un nuovo contratto di distribuzione per l’Europa con la Plastic Head, che lavora in modo altamente professionale e ha sempre mostrato grande passione per la musica metal. 

Rise Above è tra le etichette leader in ambito doom e stoner; ma il doom è da sempre un genere underground, e lo stoner non è riuscito a fare il botto, commercialmente parlando. Non credi che incidere per una label stoner-doom vi possa tarpare le ali, possa limitare il vostro pubblico e dunque il vostro successo?
Sì, è probabile che da un punto di vista commerciale la cosa ci possa nuocere, ma non è per avere successo che abbiamo messo in piedi la band. Io sento il bisogno di suonare questa musica. Detto questo, è ovvio che non mi dispiacerebbe affatto vendere 100.000 copie, ma non è che ciò succeda tanto di frequente nel metal. I gruppi che hanno successo e che riescono a restare credibili allo stesso tempo hanno lavorato duro e a lungo per arrivare a questi risultati. Inoltre, lavorare per Rise Above ci consente di godere di una certa libertà creativa che con un'altra label probabilmente non avremmo. Facciamo ciò che ci pare, e questo è un gran punto di partenza. Sono convinto che per diventare una big band prima ci si debba costruire una credibilità e una solida base di fan, e in questo momento per noi non c’è posto migliore di Rise Above per farlo. Anche se penso che avremmo potuto raggiungere un pubblico più vasto se avessimo inciso per altre label, preferisco raggiungere chi può davvero comprendere e apprezzare a fondo ciò che facciamo. E poi, è meglio lavorare con una piccola etichetta che ti comprende e per la quale sei una priorità, oppure essere gli ultimi della lista di una grossa label?

Sei sempre stato molto evasivo circa il contenuto delle tue liriche, che come tema sembrano spesso quello della “ricerca”…
Mi spiace, ma non ho intenzione di spiegare il contenuto dei testi, che comunque reputo importanti tanto quanto la musica. He who seeks shall find (citando il titolo di un brano di ‘Monument’ – nda). Posso solo dire che un messaggio c’è, ma ognuno deve trovarlo da solo, perché in quel modo la soddisfazione sarà maggiore. Immagina se qualcuno ti svelasse la soluzione di un rompicapo prima ancora che tu provi a risolverlo. Pensare con la propria testa è essenziale per capire il messaggio dei Grand Magus.

Ma c’è una qualche ideologia pagana dietro le liriche? E cosa intendi quando parli di “black magick rock” riferendoti alla vostra musica?
I pagani sono le streghe d’Europa. Io mi considero più che altro un uomo civilizzato del Nord. Rifiuto il Cristianesimo e le altre religioni del mondo, con cui non voglio avere nulla a che fare. Quanto all’espressione ‘Black Magick Rock’, in breve intendo il modo in cui si guarda alle cose della vita. ‘Black’ suggerisce il percorrere la strada meno ovvia, la libertà della volontà e dello spirito, il desiderio di non conformarsi a schemi di pensiero abusati e quello di esplorare sentimenti forti come l’odio, la vendetta e la lussuria. ‘Magick’ è ovviamente la filosofia che sta dietro alle liriche e da cui traggo ispirazione per esse. C’è molto da scoprire se si è curiosi e si ha una mente aperta. Non chiudete questa porta… Comunque, credo che adesso dovremmo parlare di ‘Black Magick Metal’, dato che non ci consideriamo una ‘rock’ band. 

Sei anche il cantante degli Spiritual Beggars, e l’ultimo album, "On Fire", è stato tra le migliori release dell’anno passato. Parlaci del tuo rapporto con Mike Amott e il resto della band... 
Mi sono divertito molto e ho imparato tanto. La registrazione di “On Fire” ha richiesto parecchio tempo e lavoro, ma il risultato ci ha ripagati di tutto. Anche andare in tour è stato fantastico, soprattutto le tappe in Giappone. Credo che l’esperienza nei Beggars mi abbia chiarito le idee sulla nuova direzione metal dei Grand Magus. Coi Beggars abbiamo scritto nuova roba. Non posso aggiungere altro, se non che nel 2004 pubblicheremo qualcosa. 

Due album recenti che hai ascoltato con piacere...
Innanzitutto “Nordland I” dei Bathory: un grande ritorno per Quorton, uno dei migliori album della loro discografia. E poi “Hate Them” dei Darkthrone, che recupera il loro feeling originale attraverso grandi brani e un sound brillante.

www.grandmagus.com

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