OBSCURE METAL UNDERGROUND & VULTURE CULTURE
I, VOIDHANGER MAGAZINE - 70's DARK SOUNDS

Le tre anime del Dr.Z
di Voidhanger

Se le vicende artistiche dei Black Sabbath sono note ai più, molto meno conosciute sono quelle di un folto manipolo di band che - a cavallo tra gli anni '60 e gli anni '70 - esplorò le nuove possibilità espressive del nascente hard rock alla luce di un'impostazione tematica e di un'ispirazione basata su scienze e pratiche occulte.
Difficile dire cosa spinse quei gruppi a suonare musiche tanto oscure: si è trattato forse di una reazione necessaria ai sogni dorati dei "figli dei fiori", la presa di coscienza che quel mondo colorato, buono e ingenuo dei "favolosi anni '60" non fosse altro che una chimera, un'utopia? Oppure i suoni cacofonici del rock duro ("inventato" qualche anno prima da Blue Cheer e Blue Oyster Cult) e del prog si prestavano per loro natura a liriche e melodie sinistre e tenebrose?
Non si può neppure affermare con certezza che quegli artisti avessero semplicemente seguito le orme di Ozzy e compagni, che infatti erano stati battuti sul tempo dagli allora sconosciuti Black Widow, il cui capolavoro "Sacrifice" (1970) era stato registrato - col titolo di "Return To The Sabbath" e l'aggiunta di vocals femminili - un anno prima rispetto al celebre "Black Sabbath" dato alle stampe dalla prestigiosa Vertigo (ma questa è una storia che racconteremo in futuro). Fatto sta che - nonostante profonde differenze di sound e background - gruppi come Coven, Black Widow, High Tide, Zior, Monument, Human Beast, Necromandus, Dodo Resurrection, etc., si ritrovarono in quella che a posteriori venne definita come la scena del "Dark Sound" dei Seventies, all'epoca osteggiata da una stampa che la demonizzò oltre misura.
D'altronde le storie intorno a quelle band non erano delle più rassicuranti: i Dodo Resurrection di Jonathan Keiran - ad esempio - diedero privatamente alle stampe un album, "Nostradamus" (poi bruciato dagli stessi membri del gruppo), incentrato sui rituali seicenteschi dei Rosacroce e che faceva gola addirittura agli esperti di occultismo, per la precisione nel descrivere pratiche di evocazione del Maligno. Ancora, il disco "The Witch Is Born" di Alex Sanders - celebre occultista inglese vicino ai Black Widow - rappresentava il rituale di iniziazione di una strega moderna, tale Janet Owen, rimasta vittima di un sacrificio di sangue.

Fu propria la crociata moralista della stampa a scagliare nell'oblio lo splendido primo album dei Dr.Z, "Three Parts To My Soul", per lungo tempo il pezzo più ricercato e quotato del catalogo Vertigo, ristampato nel 2003 dalla Akarma in un'edizione vinilica fedele all'originale.
Che "Three Parts To My Soul" si volesse presentare come un album ambizioso e importante in seno alla scena di quel periodo risulta chiaro sin dall'artwork, elaborato con grande estro dal bravo Barney Bubbles, che quello stesso anno avrebbe adottato medesime scelte per "In Search Of Space" degli Hawkwind. Nessuna traccia di foto del gruppo, che preferisce alimentare l'alone di mistero che lo circonda. Piuttosto, la copertina già riccamente illustrata si apre a finestra su un disegno altrettanto suggestivo nascosto all'interno, e che sostituisce una luminosità quasi accecante alle tonalità oscure della cover. Al vinile si accede invece piegando verso il basso uno dei tre lati, che rivela una fessura attraverso cui estrarlo. Al di là dell'effetto sorpresa davvero inaspettato, viene in questo modo sottolineata la dicotomia luce-ombra che pervade tutta l'opera, nonché la ricerca dei segreti dell'anima, celata alla vista come lo è il disco stesso.
Tutto viene apertamente spiegato dalla band nelle note stampate sul retro dell'album. "Alla base del disco", si legge, "c'è l'idea della divisione dell'anima in tre parti: lo Spiritus, che rappresenta il lato virtuoso dell'uomo, quello della bellezza, della gentilezza e della bontà; il Manes, la parte dell'anima che abita il mondo sotterraneo, più benevola che malevola ma comunque intrisa di dannazione; e l'Umbra, l'ombra dell'anima che si rifiuta di lasciare la vita terrena e resta a vagare per il mondo".
L'ideatore di questo intrigante concept è il leader e voce dei Dr.Z, il gallese Keith Keyes (altrove indicato come Keys, errore forse generato dal fatto che a lui si devono le tastiere dell'album, così importanti nella sua economia), affiancato dal batterista Bob Watkins e dal bassista Rob Watson, coi quali qualche anno prima aveva rilasciato il singolo "Lady Ladybird/People In The Street", due modesti brani pop tipici dell'epoca.
Di tutt'altra pasta è il contenuto musicale della loro opera sulla lunga distanza, che rinuncia al suono delle chitarre e persegue su una strada difficile, facendo dialogare splendidamente il fracassante drumming di Watkins - spesso alle prese con superlativi fraseggi tribali - e le note stregate e ricche di pathos che Keyes produce picchiando come un forsennato sui tasti d'avorio, come fosse un Keith Emerson posseduto da chissà quale demone. Il clima è quello orgiastico di un rituale compiuto al suono di un'orchestra horror e consumato in solitudine, alla ricerca di un equilibrio interiore che si dimostrerà irraggiungibile.
Lo si desume anche dal contenuto lirico del disco; a partire dal bellissimo pezzo d'apertura, "Evil Woman's Manly Child", descritta dagli stessi Dr.Z come un'inversione dei 10 comandamenti. In essa la voce di Keyes si sdoppia: quella cantata esprime le forze malvagie che governano l'uomo, mentre quella sussurrata rappresenta la sua coscienza. Che però fallisce nel tentativo di capovolgere un messaggio che invita all'omicidio e ad accogliere il diavolo dentro se stessi. Gli 11'52" della successiva "Spiritus, Manes et Umbra" non sono da meno, complice un favoloso chorus in cui la voce di Keyes diventa un pungiglione velenoso e una coda strumentale affidata alle prodezze tecniche della sezione ritmica, che si lascia andare ad una primitiva danza percussiva. Questo è il cuore dell'album: una presa di coscienza della medaglia a doppia faccia che è l'animo umano, che si trova in mezzo all'eterna lotta tra Bene e Male.
D'ora in avanti il concept del disco si fa più chiaro, e le tracce successive approfondiscono i concetti di Spiritus, Manes e Umbra singolarmente. Così, "Summer For The Rose" fa sfoggio di belle melodie e atmosfere solari e psichedeliche grazie a tastiere carezzevoli e alla potenza salvifica del "kyrie eleison", recitato a mo' di invocazione d'aiuto per scacciare pensieri malvagi e godere delle cose belle della vita. "Burn In Anger" (che si apre con estratti dal "Hymn To Pan" di Aleister Crowley... ovviamente accompagnato dalle note tristi di un flauto!) e la seguente "Too Well Satisfied" descrivono la discesa negli inferi e lo scoramento di un'anima (Manes) che si rende conto della vacuità di quei beni terreni che sembravano inizialmente soddisfarla.
Nei 10 minuti della conclusiva "In A Token Of Despair", infine, l'oppressione è totale e il dramma è compiuto: in preda al rimorso e alla solitudine, l'Umbra rimane a vagare nel mondo dei vivi come una fantasma senza pace, in attesa del Giudizio finale. Vede, ma non può essere vista; ascolta, ma non ha facoltà di parola. E' l'ottundimento totale dei sensi e delle emozioni, un'inedita versione dell'Inferno a imitazione e continuazione della vita... ma senza la vita. Uno sguardo disilluso e privo di qualsivoglia speranza sulla condizione precaria dell'uomo, sulla fede e sull'illusoria salvezza dopo la morte.

torna al sommario