1392, Orte

 Ser Buccio di maestro Pietro e Giovanna vedova di Agostino Cencelli, da una parte, Ser Giacomo di Ceccolino, marito di donna  Andrea, dall'altra, nominano arbitri maestro Giovanni di Giacomo e Bartolomeo di maestro Pietro di Gianni per dirimere la loro  controversia vertente sul residuo da pagare per la dote di donna Andrea e sulla vendita di un pezzo di terra posto in contrada  Lucignano, confinante con le proprietà degli eredi di Azzolino, di Pietro Luzangheri da Bassano e con la strada da capo, vendita  effettuata da Ser Buccio a Ser Giacomo per 30 fiorini, ma che Buccio intende annullare, per discordanze sul presso e sui frutti  percepiti da Ser Giacomo (come da atto di compromesso di vendita scritto dal notaio ortano Ser Pietro di Antonio Cencii.

 I due arbitri pronunciano il seguente lodo:  Ser Giacomo dovrà vendere a Ser Buccio il pezzo di terra di cui sopra, al prezzo di 30 fiorini (valutati 35 bolognini per ogni fiorino)  secondo il compromesso già scritto dal notaio Ser Iorio di Nicola. I frutti raccolti nel presente anno appartengono a Ser Giacomo e  non potranno essere pretesi da Ser Buccio. Per la dote suddetta, inoltre, Ser Buccio dovrà dare a Ser Giacomo, in 14 rate mensili a partire dal giorno del presente lodo arbitrale, 39 fiorini (valutati 35 bolognini per ogni fiorino). Seguono altre clausole sui rapporti tra i due, per definire la controversia.

 Il lodo arbitrale è pronunciato davanti alla chiesa di S. Maria, nella loggia che è presso la chiesa, sopra la pietra che ha le vie pubbliche ai due lati, alla presenza dei testimoni Pietro di menico, Ser Salvato di maestro Marco e Ugolino Vecciosi, e alla presenza delle due parti interessate; Ser Buccio afferma di non acconsentire al lodo arbitrale. Il lodo è redatto dal notaio Francesco del fu Giacomo Pucii, per incarico dei due arbitri.

 Originale, presso l'archivio storico comunale di Orte, pergamene sciolte, perg. n. 3  mm. 452 (441) x 303 (289). Inedita.

Utilizzata come copertina di un codice cartaceo usato per raccogliere i processi criminal; nel verso c'è la seguente scritta: XXXIIII - Liber malleficiorum Philippi Prefecti.