La raccolta differenziata

 dei rifiuti

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  I rifiuti  in Campania   di Giovanni Forgione       
  Il decreto Ronchi          
     

A tutt’oggi la maggior parte dei rifiuti viene smaltita direttamente in discarica, creando notevoli problemi di carattere ambientale, sociale ed economico.

Infatti la gestione delle discariche, seppur semplice in linea di principio, può creare problemi di carattere ambientale di notevole entità che, se non vengono accuratamente previsti in sede di progettazione, può arrecare ingenti danni alle matrici ambientali e conseguentemente alla vivibilità dell’uomo.

Per quanto riguarda gli impatti sociali, è ben nota la riluttanza delle popolazioni locali verso la creazione di nuove discariche nel proprio territorio. Infatti in tali circostanze si creano forti tensioni sociali tali da sfociare in manifestazioni che provocano problemi di ordine pubblico.

Un ulteriore impatto creato dalle discariche è di natura economica, poiché allo spreco di danaro, letteralmente “buttato” per i costi di smaltimento, si aggiunge non solo il danno che ne deriva dallo spreco di materie recuperabili, ma viene preclusa anche la possibilità di creare  nuova occupazione nel settore del recupero delle materie prime secondarie contenute nei rifiuti.

La gestione dei rifiuti, alla luce delle Direttive CEE, recepite nel nostro ordinamento mediante il Decreto Legislativo n.22 del 5 febbraio 1997 (il cosiddetto ”Decreto Ronchi”), è ormai ad una svolta epocale in quanto l’intero ciclo dei rifiuti prevede in modo crescente la riduzione del rifiuto fin dal luogo di produzione, il riutilizzo ed il riuso, nonché lo smaltimento in discarica solo della fase residuale, previamente trattata. In tale ottica è prevedibile un totale ripensamento e delle nuove modalità di gestione dei flussi dei rifiuti che dovranno tenere conto di bacini d’utenza comprensoriali (i cosiddetti “Ambiti Territoriali Ottimali”), al fine di rendere economicamente convenienti la selezione ed il recupero di materiali ed energia.

Secondo tale prospettiva, d’altronde sancita dalla norma, non si potrà più smaltire il rifiuto “tal quale”, ossia senza alcun pretrattamento, poichè sarà obbligatorio prevedere, a monte dello smaltimento definitivo in discarica, tutte le forme di trattamento e di recupero.

Da ciò discende che il singolo cassonetto in cui si butta di tutto, sarà solo un ricordo della cattiva gestione del rifiuto.  Questo accadrà quando sarà avviato il sistema determinato dal “Decreto Ronchi”. 

La maggior parte dei rifiuti prodotti in Italia (oltre l’ 80%) segue la via delle discariche, a fronte di una percentuale bassissima di raccolta differenziata. Le discariche a disposizione si esauriranno nell’arco di pochi anni; ciò comporterà la necessità di costruirne delle altre se nel frattempo non sarà avviato un valido sistema di raccolta differenziata.

Vi è quindi la necessità impellente di far partire un valido sistema di gestione dei rifiuti che sposti i flussi dei rifiuti dalle discariche ai centri di recupero sia di materiali che di energia.

Infatti l’obbligo della raccolta  differenziata dei rifiuti, sarà reso obbligatorio in tutti i comuni per rispettare i limiti di riciclo del 15% entro due anni, del 25% entro 4 anni e del 35% entro 6 anni dall’entrata in vigore del “Decreto Ronchi” (a partire dal 3 marzo 1997).

Un altro modo per disincentivare il ricorso alle discariche consiste in un aggravio fiscale aggiuntivo, denominato “tassa sulle discariche”  in modo da rendere economicamente vantaggioso il recupero di materiali dai rifiuti piuttosto che lo smaltimento definitivo in discarica.

Inoltre, un ulteriore passo per favorire la raccolta differenziata dei rifiuti sarà determinato dal passaggio del sistema della tassa comunale sui rifiuti a quello della tariffazione, in cui ogni utente dovrà pagare in relazione ai rifiuti prodotti in modo indifferenziato, favorendo quindi ulteriormente, anche dal punto di vista economico, i cittadini che separeranno i rifiuti rispetto a quelli che butteranno tutto in un unico cassonetto.

Le modalità di raccolta possono prevedere una selezione a valle, ossia nei centri di smaltimento, oppure una selezione a monte, ossia operata dai singoli cittadini e dai grandi produttori.

Dall’entrata in vigore del D.L.vo 22/97, la prima modalità di raccolta tenderà a diminuire in quanto si privilegerà soprattutto una preselezione del rifiuto all’atto del conferimento. Per quel che concerne la selezione a monte, ossia la differenziazione dei rifiuti operata direttamente nel luogo di produzione o nelle abitazioni, essa può avvenire con le modalità che seguono:

1) separazione del secco dall’umido all’interno delle abitazioni in contenitori separati, oppure in sacchetti di diverso colore forniti gratuitamente o venduti dal gestore del servizio di raccolta;

2) separazione di alcune tipologie specifiche di rifiuto senza separare il resto dall’organico;

La prima modalità, sviluppata da molti anni nei paesi del Nord Europa ed in molti comuni del Nord Italia, consente di raggiungere facilmente il 30% in peso di raccolta differenziata, fino a valori di oltre il 70%. Inoltre, per favorire il recupero diretto della frazione organica, nel caso di utenti dotati di giardino,  si forniscono anche composter (una sorta di cassone bucherellato per la produzione di compost) individuali o condominiali.

La seconda modalità, non tenendo conto dell’organico e considerando solo il recupero di determinate tipologie di rifiuto, consente un recupero che non supera il 20% in condizioni ottimali.

Per quanto riguarda le modalità di raccolta, possono essere ridotte essenzialmente a:

1) conferimento diretto da parte dei cittadini agli appositi contenitori dislocati sul territorio, oppure ai centri di raccolta (isole ecologiche);

2) raccolta “porta a porta”  da sola o più comunemente con l’utilizzo di contenitori stradali per il conferimento di alcune tipologie di rifiuti. Tale raccolta può avvenire tutti i giorni, raccogliendo tutti i rifiuti, oppure predisponendo un calendario per le varie tipologie.

Naturalmente per le grandi utenze come mercati, grandi centri commerciali ed industrie che producono rifiuti assimilabili agli urbani, ossia che per quantità e qualità sono paragonabili ai rifiuti solidi urbani, saranno disponibili cassoni scarrabili di grande volume, tali da rendere i rifiuti omogenei e trasportabili in grandi quantità agli appositi centri di trattamento e recupero.

Il rendimento maggiore spetta alla seconda modalità di raccolta in quanto l’utente trova più comodo dare i rifiuti all’operatore che non a portarli direttamente ai contenitori oppure ai centri di raccolta. E’ chiaro che tale modalità di raccolta consente un maggior controllo sulla qualità della separazione, soprattutto se si utilizzano sacchetti trasparenti.

In alcuni comuni italiani, per favorire ulteriormente la partecipazione dei cittadini, si danno incentivi economici o gadget che, lungi dall’essere uno spreco, in realtà si pagano da sé, poiché il mancato conferimento in discarica permette un risparmio sulle spese di gestione del servizio.

 

 Testo redatto dal resp. Settore rifiuti Legambiente Basilicata
 Gaetano Baldassarre