Lettera di protesta all'Ospedale Rummo - 26-09-03 - Tina Iannella

 

 

Alla dirigente dell’Azienda Ospedaliera Rummo di Benevento

dott.ssa Loretta Mussi

p.c. ai mezzi d’informazione

Ponte, 24/09/2003

Gentilissima dott.ssa Mussi,

i complimenti che Lei riceve come capo di un’azienda ospedaliera, quale quella di Benevento che appartiene ad un Profondo Sud che non ammette crescita e sviluppo anche in ambito sanitario, rendono nullo l’impegno e gli sforzi nel tentativo di modificare la mentalità malata e l’operato tutto di una struttura !

Non si pretende di cambiare in breve tempo un’inciviltà che dura secoli e difficile da scardinare. Solo un miracolo, per chi è credente, potrebbe(?) cambiare quanto esiste.

Mi rincresce pensare ad un Ospedale che di maiuscolo ha solo la Vergogna di esistere, sempre e comunque! Cosi’ come rincresce farLe presente che gli uomini che prestano giuramento di fedeltà per la professione di MEDICO sono solo degli ipocriti ed illusi, vittime di una profonda cultura retrograda, come profonda e vile è la loro mancanza di rispetto verso e per il malato.

Le descrivo uno spiacevolissimo episodio, fra l’altro non il primo, accaduto nella giornata del 23/09/03 nel pronto soccorso del nosocomio di Benevento.

Mia madre, la signora Sassi Giuseppina, è giunta al pronto soccorso intorno alle 9.30 del mattino per una forte emorragia alla gamba destra in seguito alla rottura spontanea della vena.

Giunta in ospedale, è stata fatta accomodare su di una sedia a rotelle per un periodo di tempo piuttosto lungo, circa un’ora e mezzo, senza ricevere alcuna notizia.

Per ben due volte mi sono rivolta alle infermiere per sapere il da farsi. Mi è stato risposto che avrebbe dovuto chiamarci il medico, presente in medicheria, al quale era già stato passato il nome della paziente ed il problema presente.

L’attesa è stata lunga e, se non avessi sollecitato io l’intervento, mia madre sarebbe rimasta a perdere sangue ancora per non so quanto tempo! Che vergogna, che vergogna!

Entrate nella stanza, chiedendo addirittura se la nostra presenza potesse rappresentare un possibile disturbo per il medico lì presente, ho chiesto, senza nessun cenno, che venisse visitata mia madre ed il medico, sprovvisto tra l’altro di cartellino di riconoscimento e per sua fortuna non identificabile altrimenti avrei proceduto per vie legali, è apparso disturbato e con lo sguardo rivolto ad un’altra parte.

Con una certa spontaneità accompagnata da una rammarico profondo per come i pazienti vengono trattati, ho sottolineato che non mi sembrava giusto tutto il tempo atteso.

Con una strafottenza il “medico” ha risposto che c’erano casi ben più gravi ma in quel momento, strano il destino, non c’era nessuna urgenza grave presente al pronto soccorso. E questo gli è stato sottolineato.

Il colmo dei colmi: ho dovuto avvicinare io mia madre a lui rimasto stravaccato sulla sedia e ha preteso che “allungassi la signora”.

Uno sguardo veloce alla gamba che “non aveva bisogno di nulla”, nessuna medicazione e via.

La medicazione, il punto di sutura, sono state fatte da un altro medico, non del pronto soccorso, che ha ritenuto gravissimo il modo con cui mia madre è stata congedata dal “tipino” della struttura. Costui ha anche ritenuto, data la condizione clinica di mia madre, di prescrivere un antiemorragico per qualche giorno! Tutto ciò, agli occhi del “medico” del pronto soccorso è apparso futile, anzi privo d’importanza.

Questo è un comportamento, atteggiamento, come lo si vuol intendere, a dir poco deplorevole e vomitevole!!!

Proprio nella stessa giornata di questo spiacevole ma consueto avvenimento all’ospedale in-Civiledi Benevento, attraverso un TG di una rete locale, seguivo con interesse limitato e nel contempo con una preoccupazione forte il convegno, tenutosi presso la sala convegni dell’Ospedale Civile, sul nuovo servizio di oncologia toracica attivato per i malati della nostra provincia. Che strano notare tutto questo contemporaneamente!

Mi chiedo in maniera molto spontanea: ma se non si è ancora capaci di rispettare i diritti di ciascun malato, come si può essere pronti a ricevere, curare ed assistere pazienti di una tale gravità? E come si può rischiare di lodare tanto un’ospedale che osanna un nuovo servizio sanitario se poi ci si trova dinanzi casi come questi che succedono con molta frequenza?

Mi dispiace di vergognarmi di questo posto, di questa città, degli stessi cittadini che a massa vivono e subiscono in silenzio queste forme di trattamento coscienti di stare nel giusto ma che non hanno i coglioni per denunciare quanto accade.

So bene che provvedimenti non ce ne saranno, gentile dottoressa. E tutto cadrà nel solito dimenticatoio che accoglie i casi più strani perché è importante che sia così.

Invece, VOGLIO e DESIDERO mettere a conoscenza un’ennesima storia di mala sanità e di cattivo operato. Non aggiungo altro perché questo tipo di squallore umano non merita di essere nominato una seconda volta.

Grazie!

Le porgo i miei stimati saluti,

Tina Iannella