Pizzo, gli indagati restano in carcere  - 03-08-03 - da Il Sannio Quotidiano

 

 

Pizzo, gli indagati restano in carcere

Pubblicato il 03-08-2003

Il gip del tribunale ha convalidato i fermi di polizia giudiziaria per tentata estorsione ai danni di un imprenditore telesino

Raffaele Cavaiuolo e Annibale Zotti sono ritenuti legati ad Antonio Esposito, ucciso a Solopaca

Raffaele Cavaiuolo e Annibale Zotti restano in carcere. Lo ha deciso il gip del tribunale di Benevento, Simonetta Rotili, che ha convalidato, ieri pomeriggio, il fermo di polizia giudiziaria adottato nei confronti dei due uomini ritenuti collegati a Francesco Esposito, freddato da due killer a volto scoperto, nel suo negozio, la mattina del 30 luglio scorso nel centro abitato di Solopaca.

Raffaele Cavaiuolo, quarantatrè anni, ed Annibale Zotti, cinquantadue anni, anche loro di Solopaca, erano stati fermati, all’alba del primo agosto scorso, dai carabinieri del Reparto operativo, nucleo operativo del comando provinciale, diretti dal tenente colonnello Gaetano Restelli, sulla scorta di un decreto emesso dal pm Alfonso D’Avino, della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

L’accusa è quella della tentata estorsione aggravata ai danni di un imprenditore che in Valle Telesina aveva eseguito dei lavori, ancora in fase di realizzazione, al quale i due avrebbero cercato di imporre il pagamento di una tangente di 10mila euro.

Le indagini assegnano ad Esposito il ruolo di colui che alla fine dello scorso anno avrebbe avuto i primi approcci con il titolare dell’impresa, al quale si sarebbe presentato come la persona che controllava l’intera zona.

Contatti ai quali sarebbero seguite alcune telefonate fatte dallo stesso Esposito per ‘convincere’ l’imprenditore a mettere a disposizione una somma di denaro non quantificata. A questo punto sarebbero entrati in scena Cavaiuolo e Zotti, che avrebbero avvicinato la vittima ed avrebbero chiesto con insistenza il versamento di 10mila euro, una ventina di milioni delle vecchie lire.

Una vicenda durata alcuni mesi, sulla quale stavano indagando i carabinieri del tenente colonnello Antonio Silvestri, al vertice dell’Arma sannita. Ultima tappa, lo scorso trenta luglio (il giorno dell’uccisione di Esposito) quando gli investigatori avrebbero registrato “il passaggio di uno degli estorsori presso il cantiere” dell’imprenditore.

Una situazione che ha indotto il pm D’Avino ad adottare il fermo di polizia giudiziaria nei confronti dei due indagati, motivandolo con il pericolo di fuga e dell’inquinamento delle prove, oltre che della reiterazione del reato.

I carabinieri del Reparto operativo avevano prelevato Cavaiuolo e Zotti, durante la notte, dalle loro abitazioni e condotti dapprima presso la caserma di via Meomartini, quindi alla casa circondariale di contrada Capodimonte. Un provvedimento, quello del fermo, convalidato, come detto, dal gip Simonetta Rotili, chiamato in causa per rogatoria. Cavaiuolo e Zotti sono assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Ettore Marcarelli ed Antonio Barbieri.