Centrali termoelettriche, basta polemiche - 26-09-03 - Mario De Chenno

 

 

Comunicato Stampa 23/09/2003
Centrali, basta polemiche
Il WWF: stop al palleggiamento delle responsabilità, atti concreti per fermare l’ondata di centrali termoelettriche nel territorio sannita.

Stop alle polemiche e al palleggiamento delle responsabilità. Per fermare l’ondata di centrali termoelettriche che si vorrebbe realizzare nel Sannio occorrono subito fatti concreti. Il WWF interviene nella sequela di dichiarazioni polemiche che si sono susseguite nei giorni scorsi e chiede a ciascuno di assumersi le proprie responsabilità.
«È molto preoccupante che la Commissione VIA abbia espresso parere favorevole sullo studio di impatto ambientale carente e contraddittorio prodotto dall’Ansaldo, soprattutto perché si tratta di un parere determinante per il rilascio dell’autorizzazione unica ministeriale, che, secondo la legge 55/2002, costituisce anche variante urbanistica.

 

E’ evidente che nella vicenda della centrale Ansaldo vi siano pesanti responsabilità politiche, a cominciare dall’anomalo inserimento del progetto nel PRUSST “Calidone”, ma se è vero che tutte le forze politiche e sociali della comunità sannita si sono poi dichiarate sostanzialmente contrarie all’intervento, ora è il momento di agire concretamente e non di perdersi nelle polemiche –ha dichiarato Mario De Chenno, responsabile del WWF Sannio-.

 

Il WWF chiede allora che siano messi in atto tutti gli interventi possibili per fermare la realizzazione della centrale: che il parere negativo maturato da Comune di Paduli, Provincia di Benevento e Regione Campania sia ribadito in modo netto ed argomentato nei confronti del Ministero delle Attività Produttive, che gli organi di governo del PRUSST stabiliscano in maniera trasparente l’estromissione dell’intervento dal programma, che il sottosegretario Viespoli e gli altri parlamentari sanniti si attivino perché il Governo neghi l’autorizzazione ad interventi che l’intera popolazione giudica inutili e dannosi».


Solo dopo aver bloccato l’autorizzazione delle tre centrali che incombono sul Sannio si potrà discutere serenamente di strategie alternative ed interventi per far fronte al crescente fabbisogno energetico, a cominciare dalle fonti energetiche immediatamente disponibili e a impatto ambientale nullo: prima fra tutte il risparmio di energia, ottenibile ad esempio con il massiccio ricorso a tecnologie mature ed economiche, come il riscaldamento dell’acqua con pannelli solari.
La pianificazione in corso degli Enti locali, le idee progettuali e anche i forum istituzionali come quello proposto ieri dall’onorevole Viespoli rischiano di essere vanificati sul nascere dall’autorizzazione a realizzare centrali termoelettriche, concessa in nome di un’emergenza tutta da dimostrare, a soggetti privati animati dalla sola, sia pure legittima, aspirazione al profitto.

SCHEDA
Centrali termoelettriche in progetto nella Regione Campania
titolare località Mwe * MWT *

Centrali autorizzate
SITEL ORTA DI ATELLA (CE) 780 1340
SET TEVEROLA (CE) 400 750
1180 2090
Centrali richieste
CALENIA SPARANISE (CE) 800 1400
EDISON TERMOELETTRICA ACERRA (NA) 760 1350
ANSALDO ENERGIA (due Soc.) PADULI BN 746 1331
ENERGIA MARCIANISE CE 375 670
LUMINOSA BENEVENTO BN 400 750
GLOBAL ENERGY CERVINARA (AV) 400 700
ENERGY PLUS SALERNO SA 780 1370
4261 7571

* MWe: potenza elettrica resa disponibile in MegaWatt, MWt: potenza totale termica generata, in MegaWatt
Centrali termoelettriche già autorizzate in Italia nel biennio 2002-2003: 25, per un totale di 12637 MWe, 22320 MWt
Richieste pendenti per la realizzazione di centrali termoelettriche: 74, per un totale di 39602 MWe, 71426 MWt

Dati aggiornati al 22 settembre 2003, fonte Ministero Attività Produttive
 

 

Mega-centrale termoelettrica? No, grazie!

760 Megawatt, un camino alto 50 metri, un gasdotto e un elettrodotto: è il progetto della centrale turbogas che Ansaldo-International Power vorrebbe realizzare tra Paduli e Benevento. Produrrebbe da sola un terzo dell’energia necessaria all’intera regione Campania nel 2010, al prezzo di un carico inquinante senza precedenti nella provincia. La posizione degli ambientalisti.

Le Associazioni ambientaliste esprimono netta contrarietà sul progetto di realizzazione di una centrale termoelettrica nel Comune di Paduli (BN). L’impianto, in grado di generare una potenza elettrica di 760 MegaWatt, inserito nel PRUSST Calidone, sfugge infatti ad ogni corretta logica di pianificazione energetica e territoriale e appare piuttosto unicamente motivato dalla logica aziendale della ricerca del massimo profitto.

Gli impegni internazionali della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (seguita dal protocollo di Kyoto) prevedono una riduzione delle emissioni in atmosfera dei “gas serra”, causa dell’innalzamento della temperatura del pianeta e quindi dei cambiamenti climatici in atto. Per l’Italia questo impegno si è tradotto in un obiettivo di riduzione del 6.5% rispetto ai livelli del 1990, da attuarsi entro il 2012. Per raggiungere tale obiettivo le politiche energetiche locali e nazionali devono essere improntate alla riduzione dei consumi energetici (riduzione degli sprechi ed aumento dell’efficienza degli utilizzatori) e alla produzione di energia da fonti rinnovabili, come l’eolico, il solare, l’idroelettrico, con la riduzione di consumi di combustibili fossili (carbone, olio combustibile, gas…).

La recente liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, la politica energetica del Governo Italiano e la drastica semplificazione normativa introdotta dalla cosiddetta “legge sblocca centrali ” (55/2002), assieme al ritardo delle Istituzioni regionali e locali nella pianificazione, ha invece causato una proliferazione di richieste di installazione di nuove centrali per iniziativa di imprenditori privati.

Solo da pochi mesi la Regione guidata da Antonio Bassolino ha incaricato le Università di Napoli e Salerno di elaborare un Piano energetico regionale (Per). Uno strumento che preveda l’insieme delle azioni, i loro effetti, singoli e combinati, che dovrebbero condurre alla migliore condizione energetica territoriale, con l’uso razionale dell’energia, il minore impatto ambientale e la maggiore produttività economica. In attesa che venga elaborato il Piano Energetico Regionale, la Regione ha, intanto, elaborato delle linee guida che individuano, almeno per quel che riguarda il settore elettrico, la politica energetica regionale.

L’appiattimento delle istituzioni locali sulle iniziative dei privati rischia di affermare un modello energetico tutt’altro che sostenibile, rendendo la Regione autosufficiente attraverso megacentrali termoelettriche di forte impatto ambientale. Il Per in elaborazione rischia di essere utile esclusivamente a giustificare scelte nella sostanza già fatte. Inoltre, con un tale modello energetico, non verrebbe risolto il problema del deficit, che passerebbe da deficit in fonte secondaria di energia (l’energia elettrica che la regione acquista attualmente) a deficit in fonte primaria (il gas naturale che dovrebbe comprare, in massima parte da Algeria e Russia).

Produrre energia costa di meno per il prezzo più contenuto del metano rispetto al petrolio e grazie alla resa della tecnologia del ciclo combinato. Questo spiega la corsa delle società ad attestarsi come produttrici di energia elettrica, aiutate dalla dibattuta legge 9 Aprile 2002, n° 55, cosiddetta Sbloccacentrali. Esse tendono a massimizzare il profitto proponendo centrali elettriche di grossa taglia, tra i 400 e i 1200 MW elettrici, che la legge consente di “sbloccare” dichiarandole opere di pubblica utilità.

Se passasse il modello delle megacentrali elettriche, la Campania, tra le regioni italiane con più grandi potenzialità nel campo del solare, diverrebbe la Regione a più alto tasso di energie da fonti tradizionali. Non solo, considerando il fatto che il ciclo combinato è in grado di fornire energia a bassissimi costi, con una tale politica si scoraggeranno gli investimenti sul risparmio, l’efficienza energetica e le fonti energetiche rinnovabili, con buona pace degli stanziamenti previsti dal POR (470 milioni di euro) per questo scopo.

Un vero colpo al protocollo di Kyoto e un passo indietro sul protocollo d’intesa, firmato nel luglio 2001 a Torino dai presidenti delle Regioni, per il coordinamento delle politiche finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra.

Quella prevista a Paduli, proposta da Ansaldo Energia e International Power, è solo uno dei numerosi esempi. Si tratta di una centrale termoelettrica alimentata a gas naturale, (tecnologia turbogas a ciclo combinato) in grado da sola di fornire quasi 6000GWh annui, un terzo dell’intero fabbisogno energetico ipotizzato per la Campania al 2010 in assenza di interventi per la riduzione dei consumi.

Un impianto enorme, dunque, seppure di tecnologia moderna, causa di un carico inquinante senza precedenti che graverà sulla città di Benevento e sulle zone circostanti: la centrale di Paduli immetterebbe nell’atmosfera oltre 1400 tonnellate annue di ossidi di azoto (NOX) e 850 tonnellate annue di ossido di carbonio, costituendo di gran lunga la maggiore fonte di inquinamento dell’intera provincia.

Gli ossidi di azoto, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono responsabili dell’insorgenza di malattie dell’apparato respiratorio e per questo l’OMS sta proponendo di rivedere fortemente le soglie da non superare sia in base alla durata dell’emissione (in questo caso si parla di emissioni continue per 365 giorni all’anno), sia in base all’effetto addizionale e di miscela con le altri fonti di emissioni presenti in una determinata area.

In presenza degli ossidi di azoto, inoltre, sotto la radiazione solare avvengono reazioni fotochimiche che portano alla formazione, in tempi dell’ordine delle ore, di ossidanti come l’ozono (O3), la stessa molecola che negli strati alti dell’atmosfera (stratosfera) ci protegge dalla radiazione solare ma che a livello di “terra” (troposfera) può arrecare danni alla salute dell’uomo e delle altre forme di vita. Gli ossidi di azoto, poi, hanno un ruolo non secondario nella formazione delle piogge acide, a causa della formazione di composti acidi (acido nitroso nel caso degli ossidi di azoto) che vengono trascinati a terra dalle piogge, con abbassamento del pH (acidificazione) dei suoli, delle falde, dei fiumi, laghi ecc. e conseguente formazione di altri composti azotati ancora più pericolosi e nocivi.

Il monossido di carbonio (CO), detto anche ossido di carbonio, costituisce per la salute umana un pericolo maggiore e più diretto. È un gas praticamente inodore e quindi inavvertibile, che si genera per combustione incompleta del carbonio in condizioni di insufficiente quantità del comburente ossigeno. A causa della sua affinità (200 volte maggiore rispetto all’ossigeno) con l’emoglobina del sangue, con cui reagisce formando irreversibilmente carbossiemoglobina non più in grado di trasportare ossigeno nella respirazione, è da considerare altamente tossico. L’esposizione di una sola ora ad una concentrazione dello 0,05% fa insorgere i primi sintomi di una seria intossicazione.

Infine, la centrale di Paduli immetterebbe in atmosfera 1870 tonnellate annue di anidride carbonica (CO2), il principale e più conosciuto dei cosiddetti “gas serra”. Pur essendo in minore quantità rispetto a centrali obsolete di pari potenza, le emissioni di anidride carbonica di questa centrale andrebbero a sommarsi a quelle degli impianti già esistenti, e a quelli di nuova costruzione in regime di quasi totale deregulation, di fatto vanificando ogni efficace tentativo di contrastare gli incombenti cambiamenti climatici.

In ogni caso, il progetto di questa centrale appare del tutto difforme dai primi strumenti di pianificazione energetica della Provincia di Benevento e della Regione Campania.

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, in fase avanzata di redazione, prevede la realizzazione di «impianti di cogenerazione di piccola o media taglia (potenza non superiore a 50MW)» valutati in base a criteri di equilibrio locale tra produzione e consumo (i consumi elettrici della provincia di Benevento sono solo il 4% di quelli regionali).

E le recenti “Linee guida in materia di politica regionale di sviluppo sostenibile nel settore energetico” (ottobre 2002), prevedono la possibilità di costruire «nuovi impianti alimentati da fonti convenzionali», «di potenza di norma non superiore a 400MWe», solo previa verifica «strategica» improntata ai criteri di omogeneità delle aree (in produzione e utilizzazione) e di utilizzo dell’energia prodotta nell’ambito del bacino territoriale dell’insediamento.

È evidente che tali requisiti sono del tutti assenti nel caso del Sannio, vera cenerentola dei consumi energetici regionali (588GWh annui, il 4.10% del totale regionale), ma in grado di far fronte a circa la metà dei propri bisogni grazie all’energia elettrica prodotta dagli impianti eolici già in funzione.

Le Associazioni ambientaliste chiedono che i Comuni sanniti, in particolare quelli di Benevento –capofila del PRUSST– e di Paduli, e la Provincia di Benevento riaffermino la vocazione del Sannio alla tutela dell'ambiente e la scelta strategica dello sviluppo durevole (sostenibile), centrando la politica energetica locale sull’efficienza e sulla razionalizzazione dei consumi e sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, e che pertanto esprimano in modo netto parere negativo (revocando ogni atto eventualmente favorevole) sulla realizzazione della centrale Ansaldo–International Power o di altri analoghi impianti che dovessero essere proposti nella zona.

ENPA Benevento ForumAmbientalista Legambiente LIPU Benevento WWF Sannio