Garigliano, la centrale nucleare - 11-09-03 - Giuseppe Sangiovanni

 

 

 

 

 

 REPORTAGE

A 25 anni dalla chiusura(8 agosto 1978) continua da seminare terrore

 

 

Marco Antonio Tibaldi, leader storico del Comitato Salute Pubblica: “Da oltre 40 anni denuncio i devastanti effetti causati dalla centrale, con lo Stato beato spettatore dell’incremento di patologie tumorali,  malformazioni genetiche e mostruosità”.Interi nuclei familiari sterminati, ai funerali non si chiede più la causa di morte.”

 

L’ottantacinquenne Don Chisciotte del Sud Pontino, in una petizione sottoscritta da 10 mila persone, inviata alla Presidenza della Repubblica e del Consiglio ha richiesto persino  l’esenzione di tasse e tributi e il risarcimento per i danni subiti.

 

LA CENTRALE NUCLEARE DEL GARIGLIANO CI UCCIDE

BASTA GIOCARE SULLA NOSTRA PELLE!

 

Sotto accusa il sistema di sorveglianza e la  messa in sicurezza delle scorie stoccate, varie volte visitate dal fiume in esondazione

L’inquietante e  contraddittoria dichiarazione del commissario nazionale Carlo Jean: “I depositi non sono a rischio,  ne realizzeremo altri per sistemare in condizione di maggiore sicurezza i materiali radioattivi presenti nel sito.”

 

Centrale colabrodo ferma dal 1978: vigilanza soft nel cimitero radioattivo più vecchio e pericoloso della penisola. Ad inibire maleintenzionati solo una sbarra

 

Al danno potrebbe arrivare la beffa. Gli  abitanti del Sud pontino e dell’alto casertano con lo spettro che possa diventare la  pattumiera d’Italia di scorie radioattive.

 

 

 

 

Sessa Aurunca- Il nucleare in Italia, come nel mondo, una vera catastrofe, in danno della salute e dei conti pubblici.

Centrali nucleari aperte e chiuse con inquietante disinvoltura, con la messa in sicurezza optional prezioso. Da quindici anni l’Italia  non produce più energia nucleare, ma le centrali sono sempre lì, ad invecchiare  con il loro carico di combustibile irraggiato-uranio e plutonio-e migliaia di metri cubi(55 mila) di rifiuti stoccati nei bidoni, conservati malamente.

C’è chi pensa di riaprire le due centrali più nuove, quella di Caorso e Trino Vercellese. La cifra per la riapertura dei due impianti potrebbe costare tra i 300 e 350 miliardi di vecchie lire. Smantellarle  circa settemila miliardi, operazione possibile, non prima di vent’anni, calando così “definitivamente” la pietra tombale sulla triste storia del  nucleare italiano”- le rassicuranti parole dell’ex ministro Bersani.

Centrali, nate con lo scopo di risolvere il problema energetico del mondo,  diventate orribili mostri che procureranno danni per millenni.

Centrale nucleare del Garigliano, un inutile mausoleo della sciocchezza degli uomini,

dove  sicurezza e impermeabilità, fanno acqua da tutte le parti.

 

 

FERMATA NEL 1978 DOPO VARI INCIDENTI

Il “concepimento” della struttura  del Garigliano, negli anni cinquanta, con i lavori, terminati nel ’63, l’anno dopo inizia la fase produttiva, che durerà fino al 1978, quando fu fermata, dopo numerosi incidenti. Nel 1982, la delibera di disattivazione, cui seguì l’allontanamento del combustibile nucleare irraggiato situato nella struttura: negli anni successivi il condizionamento dei rifiuti radioattivi generali, la costruzione di trincee, quindi la “messa in sicurezza” degli edifici, con il confinamento della radioattività(migliaia metri cubi di scorie), che ha creato e crea non poche preoccupazioni agli abitanti del vasto comprensorio del Sud Pontino e del Medio Alto Casertano.

La Centrale del Garigliano: un pericolo pubblico costante, sorvegliato con disinvoltura.

Per rendersene conto basta fare un giro a Cellole, piccolo comune casertano diviso dalla  provincia di Latina, dal fiume Gariglano. Sulla strada statale fanno bella mostra due cartelli della Sogin, la società che gestisce gli impianti nucleari a livello nazionale,  infilandosi in una stradina(circondata da sterminati pescheti e ornata sul ciglio da maestosi alberi di pino, sul cui tronco si legge : E’ severamente vietato raccogliere pigne)- dopo aver percorso poche centinaia di metri, senza incontrare anima viva, si materializza lo spettrale reattore, che toglie il sonno da circa 40 anni, agli abitanti del comprensorio.

Siamo a pochi metri dal cimitero radioattivo più vecchio, quindi più pericoloso del Bel Paese.

 

 

CON IL NOTES A POCHI PASSI DALLA CENTRALE: VIOLARLA, NON E’ UN’IMPRESA

Fabbrica di morte,  costruita male, custodita peggio. Violarla, è un gioco da ragazzi. Senza un cancello, senza una rete di protezione, senza la guardiola, appena dopo la sbarra.

Siamo in aperta campagna, ad inibire il cronista ed il fotografo, una semplice sbarra che copre la deserta strada asfaltata. Ai due lati immaginiamo una recinzione sensorizzata, elettrificata.

Chiunque quì potrebbe agire indisturbato.

Arrestiamo la marcia e scendiamo: non si vede nessuno! Forse siamo visti, tramite un controllo con telecamere a circuito chiuso?

 Del presidio militare che ci aspettavamo, nemmeno l’ombra. Passano cinque, dieci minuti. Non arriva nessuno. Tra un  clic  e l’altro con la digitale, ci accorgiamo di un campanello, assai poco utile ai maleintenzionati.

Premiamo sul pulsante, pensando di ritrovarci assediati in un baleno. Nulla di più errato. Non arriva nessuno.

Il dubbio di avere sbagliato posto ci assale, macchè centrale nucleare, sarà un cementificio dismesso!

Tredici minuti per vedere arrivare qualcuno, è una macchina blu, la Tipo “tipica” dell’Arma. Avevamo pensato male e visto peggio, è la vigilanza privata che usa la stessa auto dei carabinieri.

Alle nostre composte domande, l’unico impaurito giovane sorvegliante sceso dalla macchina, reagisce istericamente(colpa della radioattività assorbita?)  dopo qualche minuto voltandoci le spalle si infila in macchina  e se ne torna nel cimitero radioattivo più vecchio d’Italia.

 

 

CENTRALE COLABRODO

Una centrale che fa acqua da tutte le parti. E che tipo di acqua! Acqua al Cesio, Cobalto  .

Costruita in zona altamente sismica, a ridosso del fiume Garigliano, entrato ed uscito(con il carico di radioattività)- diverse volte dalla centrale, nel corso di straripamenti

Misure e piani di  sicurezza, piani di evacuazione, optional preziosi: una centrale minata dall’usura del tempo e in balia degli agenti atmosferici.

“Il locale  delle scorie- come riporta una nota della perizia ordinata negli anni scorsi dal giudice di Sessa- che era già scarsamente protetto dalla pioggia(fine eufemismo per dire che nel locale ci piove!)- ha mostrato di non possedere adeguata tenuta.”

Tanti, troppi incidenti nella centrale colabrodo ferma da venticinque anni(8 agosto 1978)- dopo aver collezionato ripetuti e gravi incidenti, che risultano dalle relazioni dell’ENEL e del CNEN, trasmesse al Comune di Castelforte.

Allarme, pericoli, scetticismo: tutto ridimensionato,  disinformazione e demonizzazione esagerata, voci di popolo,  per i  vertici del monumento all’inciviltà.

Gli strumenti per il monitoraggio, personale specializzato per il controllo non in possesso dell’Asl,  del Ministero della Salute e dell’Ambiente, che “delegano” paradossalmente i controllati a controllarsi, dotati delle apparecchiature per “controllarsi”.

 

 

GENOCIDIO AUTORIZZATO

Inquietante il doppio incarico istituzionale del Capo Gabinetto del Ministero dell’Ambiente, contemporaneamente Vice Presidente della Sogin, la società che si occupa dello smantellamento e messa in sicurezza delle scorie nucleari.

Strumenti anticipati, “dopati” come successo per il passato con l’amianto(per anni si è detto che era innocuo), così come per le onde elettromagnetiche, e l’eccidio continua ad essere autorizzato, da uno stato alla finestra, che da un trentennio non sa come disfarsi dei mostruosi materiali radioattivi, non sapendo come bonificare e dove costruire il cimitero per le scorie, che nessuno vuole nella propria regione.

Per il commissario nazionale delegato alle centrali nucleari in Italia, Carlo Jean, i depositi non sono a rischio-ma appena arriveranno le concessioni edilizie comunali, la Sogin costruirà quattro depositi in cui sistemare in condizioni di maggiore sicurezza le scorie radioattive presenti nel sito del Garigliano. Dichiarazioni diametralmente opposte, fatte davanti all’ottava commissione della Camera dei Deputati,  che confermano la scarsa sicurezza dei depositi attuali.

Dubbi, sospetti, coperture, irregolarità, effetti nocivi ridimensionati, false verità  comprate, corrodono da quaranta anni la mente di Marco  Antonio  Tibaldi, 85 anni, di cui 44 dedicati a denunciare i terribili effetti derivanti dalla centrale del Garigliano. Ambientalista convinto, autore di vari testi. E’ stato sindaco del posto, consigliere provinciale, vice presidente del Consorzio di Bonifica. Mezzo secolo a combattere contro “il mostro”, come ama definire la centrale. Centinaia e centinaia le denunce presentate negli anni dal leader storico del Comitato Salute Pubblica.

Ottantaquattro le denunce contro di lui presentate-(nessuna condanna ), dozzine e dozzine di milioni di vecchie lire buttati alle ortiche, per combattere una battaglia persa in partenza contro il colosso che gestisce il nucleare in Italia.

Non visto di buon occhio dai sindaci ed amministratori del comprensorio, poco disposti a sostenere “le sue  fisime”, che se supportate, avrebbero annientato e messo in ginocchio la già debole  economia locale, fatta di colture agricole e turismo balneare.

“Da oltre quaranta anni, combatto con tutte le mie forze- attacca l’arzillo nonnino residente nei pressi della centrale, le ho tentate tutte, preso per folle, una battaglia infinita contro i lord titanici del nucleare : circa novanta, le denunce a me indirizzate, senza mai ricevere una condanna, evidentemente dico la verità sulla centrale colabrodo, costruita male e fatta funzionare peggio”. Una centrale nata senza un piano di emergenza, senza  un piano antisismico sul terreno su cui insiste l’impianto.

Ogni mattina aprendo il balcone, mi trovo di fronte quel gigantesco mostro bianco- indica il reattore, da decenni mi mette i brividi, fa fibrillare il mio cuore- dice sgranando  gli occhi lucidi, che a stento trattengono la fuoriuscita di una lacrima.

 

Studi scientifici hanno dimostrato che c’è correlazione tra presenza della centrale ed aumento di patologie tumorali e malformazioni genetiche riscontrate nell’uomo(4 casi di anencefalia in bambini nati nell’ ospedale di Minturno , 90 le malformazioni genetiche riscontrate nell’ospedale di Formia, su un totale di 15.771 parti.) – Diverse le mostruosità nel mondo animale: pulcini  con tre zampe e due code, conigli senza orecchie, vitelli con due teste, senza zampe o con la testa deforme o con la testa a forma di becco di uccello.- Tutte riscontrate in aziende site nei pressi della centrale.  Gli scherzi della natura sono sempre esistiti, ma l’altra concentrazione di casi in prossimità della centrale, dovrebbero far riflettere gli esperti, che minimizzano sugli effetti, pensando di fare esperimenti nello scoperchiare il calderone, contenente un mostro che vive e conserva la potenza distruttrice per millenni.

 

Dati e materiale fotografico reperiti nei due volumi da lui pubblicati.

Una montagna di denunce(raccolte in un libro pubblicato), a nulla servite, che parlano di correlazione tra la centrale,  l’aumento di patologie tumorali ed alterazioni genetiche dovute agli effetti delle radiazioni, responsabili della nascita di mostri nel mondo umano, animale e vegetale. Investiti un nugolo di politici, parlamentari e personaggi istituzionali: tra le innumerevoli petizioni(sottoscritte da 10.200 cittadini dell’area laziale e casertana) spiccano quelle presentate alla Presidenza  della Repubblica e del Consiglio, dove si chiede un risarcimento e l’esenzione di tasse, imposte e tributi per i danni subiti.

 

“Qui in questa zona-  prosegue Tibaldi-(la prego di scriverlo), in un nucleo familiare di 15 persone, dodici già hanno raggiunto il Signore, lassù. Ad ammazzarli il cancro. I tre superstiti hanno anch’essi seri problemi di salute. Una carneficina!

Quasi in ogni portone, qui c’è una persona morta per cancro: ai funerali, ormai non si chiede più la causa della morte.” Lo Stato che ci  condanna da quasi mezzo secolo,   all’inferno nucleare, deve intervenire repentinamente, non assistere all’ecatombe passivamente.  Pensi a salvaguardare la vita al cittadino, piuttosto che a  costruire il ponte sullo Stretto.

Il nucleare è dannoso, inutile parlare di limiti o soglie da non superare: solo il coefficiente zero non nuoce alla salute, la radioattività anche se bassa nel tempo danneggia irreversibilmente l’uomo e l’ambiente che lo circonda.

Ci sarà un perché se alle donne incinte vietano esami radiologici!

 

Destino ironico, quello di due cipressi, svettanti nella residenza posta in collina del nonnino antinucleare:  sbirciando nel bel mezzo, si nota  incastonato nella valle il reattore e il camino. Rimane il sospetto che la messa a dimora in quella posizione, sia avvenuta con dolo.

Nella splendida terrazza di casa Tibaldi, che affaccia  sulla “valle di lacrime” -irrompe -l’avvocato Cosmo Pontecorvo, anche lui ha dato “il suo contributo”, tre congiunti morti per cancro, l’adorata consorte fulminata a 44anni,  dalla leucemia.

 

Alla patria nell’ultimo conflitto-sottolinea Pontecorvo- “questo comprensorio ha dato oltre centomila vite umane, lo Stato non pago, vent’anni dopo la fine del conflitto è venuto quì, regalandoci la centrale ed i suoi effetti funesti.” Figli di nessuno, senza voce,  dimenticati ed umiliati da uno Stato assente, un comprensorio che ha camminato negli anni a passo di gambero. Perdendo tutto. Uffici, servizi e salute.

“ Ma quale smantellamento-incalza Pontecorvo- lo stato cerchi di non procurare una catastrofe, la centrale lasciamola lì, portando via le scorie radioattive in altro sito, non si può più giocare sulla nostra pelle sperimentando uno smantellamento,” (come successo per la sostituzione di barre di uranio e plutonio- ndr).

 

PATTUMIERA D’ITALIA

Da anni si parla di smantellamento, senza aver individuato il sito per le scorie nucleari: negli ultimi tempi la Sogin si è resa disponibile a bonificare in tempi brevi il sito, con la messa in sicurezza delle scorie. Uno smantellamento che ha gettato ancora di più nello sconforto la gente ed i comuni che cinturano “il mostro”. Dubbi, contestazioni, perplessità, in aumento, dopo il progetto presentato dalla Sogin al Comune di Sessa Aurunca, sito della centrale, che prevede la realizzazione di quattro aree per lo stoccaggio delle scorie nucleari- di  una volumetria pari a 41 mila metri cubi, una maxivolumetria che sconcerta gli amministratori, la gente del luogo, le associazioni ambientaliste, il comitato: tutti convinti che al danno possa arrivare la beffa, visto che sono “solo” 1100, i metri cubi da porre in sicurezza nella centrale del Garigliano.

In pratica la gente teme che questi quattro grandi manufatti possano servire invece a trasformare il sito , in un grande cimitero nazionale di scorie radioattive, la pattumiera del nucleare in Italia, una cittadella dei rifiuti radiottivi.

I sospetti, lo spettro di essere “seppelliti” da un megacamposanto di scorie radioattive provenienti dalle altre centrali italiane, derivano dalla licenza richiesta, con l’altissima volumetria, per la Sogin in linea con la normativa vigente.

 

L’ESCALATION DEGLI INCIDENTI ALLA CENTRALE DEL GARIGLIANO

 

1)-Dicembre 1976. L’acqua del Garigliano, in fase di piena, penetra nel locale sotterraneo della centrale, ove sono “stoccate” le scorie radioattive e, ritirandosi, si trascina dietro nel letto del fiume, nella campagna e nel mare più di un milione di litri di acqua contaminata dai radionuclidi presenti nel locale e “ provenienti dal sistema di purificazione delle acque del reattore”. Il tutto riportato dagli atti processuali relativi al procedimento penale a carico del dirigente della centrale.

 

2)- Novembre 1979. Si verifica incidente analogo a quello del 1976.

 

3)- Novembre 1980- “A seguito di piogge abbondanti, infiltrazioni di acqua in un sotterraneo della centrale contenente le vasche che ospitano i contenitori di stoccaggio delle resine provenienti dal sistema di purificazione delle acque del reattore.

Al cessare del maltempo l’acqua defluisce verso il fiume, trascina con se essenzialmente Cesio 137.”

(Telegramma  dell’ing. Claudio Sennis del CNEN, al sindaco di Castelforte).

Nel 1982 l’ENEL comunica che sono stati effettuati dei lavori, atti ad evitare fuoriuscita dai locali di sostanze radioattive, con l’istallazione di quattro pompe sommerse.

Ma l’acqua probabilmente contaminata, che viene espulsa dalle 4 pompe, dove verrà scaricata?

 

 

4)- Novembre 1982. Un contenitore, spedito dalla Germania per ferrovia e, tramite rimorchio speciale, da Roma al Garigliano, anzichè vuoto risulta pieno di acqua contenente Cobalto 58, Cobalto 60 e Manganese 54(circa 9000 litri).

Il contenitore con un tappo di drenaggio difettoso, perderà per strada il liquido contaminato da Roma al Garigliano, fino alla centrale atomica.

 

Nel marzo 1972 e 1976 si verifica l’esplosione dei filtri che sono posti alla base del “camino” della centrale, da cui vengono espulsi 120 mila metri cubi l’ora di effluenti aeriformi radioattivi.

 

 

8 agosto 1978: la centrale dopo innumerevoli incidenti chiude