E li chiamano "zingari"... - 09-08-03 - Giovanni Forgione

 

 

Le convinzioni, le nostre, spesso fanno più male dell'ignoranza. La nostra vita, accumulando esperienze, costruisce un "monumento sacro" fatto di certezze forti e, difficilmente, un interlocutore può scalfire questo totem di cemento armato.

 

Il preambolo, può apparire con contenuti scontati. Questo mio intervento, invece, vuole "graffiare" e demolire (se ci riesce) quelle convinzioni che nella nostra mente non temono rivalità. In breve, vi racconto la storiella che si riferisce ad un fatto realmente accadutomi stamattina 9 agosto 2003.

 

E' mia abitudine di mattina, fare colazione con cappuccino e cornetto. Alle 7:30 poiché l'aria estiva è ancora respirabile, esco di casa con piacere, lasciando i miei ancora a letto. Non sono in vacanza e, per questo, non posso permettermi la passeggiata mattutina; ho perciò preso l'automobile per fare prima.

 

Mi dirigo da Piazza Padre Pio verso il quadrivio e, all'altezza del barbiere Flaviano, mi arresto perché sulle strisce pedonali, davanti a me, sono in transito delle persone. Non uso l'appellativo "nomadi" peraltro errato, e con tutto l'affetto che posso, parlo di una famiglia di zingari che attraversa la strada.

 

Lo so, sarebbe più giusto parlare di "signori De Rosa" ma, a che serve, l'etichetta quando il 90% dei telesini sentendo "De Rosa" pensa subito "zingari"? Ritorno al racconto.

 

Mentre ero fermo in auto, la carovana dei De Rosa che attraversava le strisce pedonali era davvero simpatica: davanti due mamme, una con il bambino in braccio e, a seguire, tre bambine e due cagnolini.

Avevano già guadagnato il marciapiede le due mamme, mentre si apprestavano a farlo le bambine; i due cagnolini chiudevano il gruppo leggermente preoccupati dal traffico, coscienti di non godere degli stessi diritti degli esseri umani.

 

Uno dei due cani, accelerando, raggiunge l'ultima bambina e si avvicina la marciapiede; l'altro. in ritardo, ad ogni passo, si voltava a destra e a manca per controllare i pneumatici in avvicinamento; lo faceva con un certo timore, spaesato, ma con la grinta di chi ha già vissuto queste esperienze.

A centro strada, quest'ultimo cagnolino, scodinzolando, guardando verso la mia automobile, quasi per ringraziarmi, indugia guardandomi negli occhi, dopo che mi ero affacciato al finestrino.

 

A rompere l'idillio, l'automobilista che era dietro la mia auto. Con uno scatto imperioso, ingrana la marcia e sorpassa la mia auto ferma, per guadagnare "tre metri di vita". Il rombo del motore in sorpasso, spaventa il cane che non sapeva più se fidarsi delle mie ruote ferme o di quelle che lo stavano uccidendo.

 

Con un po' di fortuna il cane, sulle strisce pedonali, dribbla il pirata dell'auto e si mette in salvo.

 

Definire "imbecille" un simile essere umano è come fargli un complimento. La mia macchina era in moto, davanti alle strisce pedonali, in attesa, non stavo parlando con nessuno e quindi, non ostruivo il traffico per motivi personali.

 

Vengo al dunque.

 

Alla parola "zingaro" ancora oggi la maggior parte della popolazione associa una serie di comportamenti incivili che "disturberebbero" lo sviluppo del grado di civiltà nella nostra cittadina.

 

E' ora di finirla con queste esasperazioni di stupidità.

 

La maggior parte di extracomunitari residenti a Telese ha molto da insegnarci nel campo sociale e civile. Telese vede residenti di ogni nazione e di ogni continente (escluse l'asia e l'australia). L'ottusità borghese di qualche cittadino, ancora "eleva" la propria casta tentando di scavalcare chi, più sfortunato, è stato costretto a lasciare il luogo natìo.

 

Probabilmente, l'autista che stava ammazzando il cane è di buon cuore, ha sbagliato e la pensa come me; il suo gesto però è giustificato da una parte di telesini "razzisti" che ancora parla con disprezzo di "zingari" e di marocchini senza rendersi conto delle proprie (limitate) condizioni intellettive.

 

In conclusione, per fare una battuta e per sdrammatizzare,

" L'ultimo cane degli zingari, (che attraversava sulle strisce pedonali) era più civile ed umano di un automobilista con la patente piena di punti".

 

Abito in Via Leopardi, a contatto con il Seneta; proprio il "torrente" mi divide da una comunità di "zingari" residenti dietro la Chiesa Parrocchiale. Quotidianamente, da due anni, osservo dal balcone, contemporaneamente,

la civiltà della vita agreste dei "signori De Rosa"

e l'inciviltà di chi ha la responsabilità di pulire il torrente ridotto a cloaca.