I'Associazione Culturale e Sociale Presenza
Lucana, stasera affronta una tematica sociale,
di cui si è già interessata ma da un 'altra
prospettiva.
Il tema che sarà discusso stasera è.. Servizio
di pubblica utilità.
La nostra Associazione registrata come Associazione Culturale e Sociale, si è fermata al primo punto, privilegiando la cultura e curando il lato sociale collaborando con Associazioni che già operano attivamente nel campo sociale da molti anni.
Il presidente, Michele Santoro ha voluto
ricordare in occasione le parole dei genitori
di Nicholas Green che hanno donato gli organi
del proprio figlio ucciso da malviventi,
lasciando l'Italia hanno detto: "il
nostro bambino non è stato invano in questo
paese,' per ripagarlo di tutto il bene che
ne ha ricevuto, egli é oggi vivo ne! corpo
dei cinque bambini italiani che hanno i suoi
organi.
"Sarà il loro amico per tutta la vita"
Lui ha continuato dicendo:
"Con l'incontro di questa sera vogliamo creare un dialogo diretto, con un'associazione di volontariato, Associazione Trapiantati di Organo (ATO) che lavora in simbiosi e collaborazione con altre associazioni per risolvere dei problemi sociali molto gravi."
Il fatto che solo a Taranto ci siano, registrate, 260 associazioni, deve far riflettere su quello che non gira nel sistema.
Nella attesa che siano decise e trovate altre
soluzioni al di fuori del semplice assistenzialismo,
spetta alle associazioni ed a tutti coloro
che ne fanno parte dare quegli aiuti, con
la loro disponibilità, per la risoluzione
di problemi che, fanno parte del vissuto
di tutti.
L'età media della vita si è allungata, ma sono aumentate anche le difficoltà a condurre una vita di ottima qualità.
Parlando per metafore, "affermo"
che il nostro corpo è come una macchina che
ogni tanto ha bisogno di essere portata da
un meccanico per una revisione.
Non sempre i problemi possono essere risolti
in breve tempo. Alcune volte la macchina
necessita di un pezzo di ricambio che si
possa adattare al meglio per consentire altra
percorrenza.
Com'è triste sentirsi dire: Signore manca
il pezzo di ricambio e non sappiamo come
trovarlo attualmente.
Ma esiste un centro italiano... LA LISTA DI ATTESA.
Questo gesto d'amore deve far riflettere
a tuffi noi.
"La parola la cedo ora al Presidente
ed amico Giovanni Santoro, che coadiuvato
da Antonio Motolese, Vicepresidente dell
'ATO e Bernardino DE Benedictis, segretario
svolgeranno la relazione dal titolo:
COME SI ARRIVA AD UN TRAPIANTO"
Durante la conferenza saranno illustrati,
dal punto di vista burocratico, tutta una
serie d'attività cui un ammalato, bisognoso
di trapianto, deve sottoporsi per essere
inserito nella così chiamata "lista
d'attesa", come deve comportarsi una
volta in lista cosa gli accadrà durante e
dopo il trapianto. (Vita Vissuta)
Tra le molte associazioni che si muovono nell'ambito del sociale l' A.T.O. riveste, come tante altre, naturalmente, una grande importanza, poiché riesce a dare, non solo, un aiuto pratico nel lungo intreccio burocratico in cui s'imbatte un ammalato bisognoso, ma
ll presidente dell'ATO Giovanni Santoro dopo aver ringraziato l'Amico e presidente della "Presenza Lucana" della loro iniziativa e che mette in evidenza certamente la loro voglia di fare qualcosa per tanta gente bisognosa di aiuto, ha consegnato una targa ricordo per l'occasione con inciso sù
AMORE, SOLIDARIETA' e AMICIZIA.Noi trapiantati, dopo aver vissuto questa esperienza prodigiosa e toccante, abbiamo sentito il dovere di impegnarci in vari modi per aiutare chi dovra’ affrontare un trapianto, per fare in modo che la persona trapiantata sia consapevole, seguita ed aiutata possibilmente in strutture ospedaliere idonee e per diffondere sempre di più nella popolazione una cultura del trapianto e della donazione di organi in modo da rendere questa conquista della scienza accessibile a tutti coloro che avranno, in futuro, come unica alternativa di vita questa terapia.
L’Italia è ormai tra i primi Paesi Europei per il numero di donatori d’organo, eppure sono migliaia le persone gravemente ammalate o che si ammaleranno ed avranno come unica possibilità di salvezza il trapianto.
La solidarietà, in determinati frangenti, non è facile né sorge spontanea; esige conoscenza, sensibilità presa di coscienza: nella donazione di organi raggiunge una delle espressioni più significative e forti, perché si tratta di salvare da morte sicura o da condizione di grave sofferenza e limitatezza altre persone, donando parte del proprio corpo nel momento in cui non ne abbiamo più bisogno, cioè dopo la nostra morte.
Chiunque potrebbe trovarsi nel bisogno (purtroppo su questa eventualità ognuno deve riflettere), perciò è fondamentale non lasciare che dubbi, pregiudizi od informazioni scorrette impediscono di compiere un atto di grande solidarietà umana e sociale.
Diceva Papa Giovanni Paolo II° nel 1991 in occasione di un’udienza ad un gruppo di medici: "
E’ essenziale non ignorare i valori morali e spirituale che entrano in gioco quando degli individui liberamente e consapevolmente decidono di donare una parte si se’, una parte del loro corpo, al fine di salvare la vita ad un altro essere umano".
L’istintivo rifiuto di pensare alla morte
impedisce a molte persone di fare delle scelte
sulla donazione di organi. Molti dei rifiuti
alla donazione sono dovuti proprio alla difficoltà
dei famigliari di dover "testimoniare"una volontà del loro congiunto che non ha
espresso e di essere chiamati a farlo in
un momento doloroso e di particolare emotività.
La scelta di donare gli organi è personale
e non può essere imposta.
La libertà di scelta comporta però il dovere
di esprimere la nostra volontà, è un dovere
verso chi ha bisogno di trapianto, ma anche
verso le persone che ci amano.
Prima che si possa stabilire se il trapianto sia effettivamente la migliore terapia per un paziente con malattia ormai cronica, è necessario eseguire una serie di esami per definire con certezza il grado dell’insufficienza fisica instauratasi.
Al termine di questo studio, che in genere
viene eseguito in un reparto d’altissima
specializzazione, la situazione del paziente
viene discussa durante le riunioni congiunte
del personale medico ( chirurghi, specialisti
interessati al tipo del trapianto: gastroenterologi,
cardiologi, neufrologi, anestesisti, rianimatori
etc) che seguirà l’intervento e seguirà il
paziente dopo il trapianto.
Se il paziente verrà ritenuto idoneo, sarà
inserito nella lista di attesa.
E’ fondamentale durante la fase di valutazione, il grado di collaborazione del paziente.
E’ necessario, in primo luogo, che il paziente, si renda conto di quello che sta succedendo e che abbia un ruolo attivo nella propria terapia.
Nessuno si aspetta che sia felice e spensierato, si sa che il paziente con una malattia cronica datante da tempo ha un atteggiamento dimesso e preoccupato, ma l’atteggiamento positivo e la volontà di combattere sono sicuramente fattori che contribuiscono ad una rapida guarigione.
L’inserimento, nella lista d’attesa per il
trapianto, avviene dopo la presentazione
del caso alla riunione settimanale del personale
medico che eseguirà l’intervento e seguirà
il paziente dopo il trapianto.
Una volta accettato come candidato per il
trapianto, al paziente è richiesto di firmare
la scheda per l’iscrizione in lista, sulla
quale dovranno essere annotati i numeri telefonici
dove il paziente potrà essere contattato
in seguito. Il trapianto verrà, infatti,
effettuato quando si ripeterà un donatore
compatibile per il gruppo sanguigno e corporatura
con il ricevente.
Tuttavia tal evenienza non è assolutamente
prevedibile e programmabile nel tempo. Quando
un donatore idoneo si renderà disponibile,
il paziente sarà contattato telefonicamente
e sarà informato, su quando dovrà essere
al centro trapianti dove si trova in lista,
per l’intervento. In genere il trasporto
deve essere effettuato in tempi ragionevolmente
brevi. È necessario, appena il paziente è
dimesso dall’ospedale dopo la valutazione
e l’inserimento in lista di attesa, allestire
un rapido sistema di trasporto.
Qualora il paziente, sia residente in una
Regione diversa, da quella dove si trova
il centro, dove sarà effettuato il trapianto
è organizzato un sistema di trasporto rapido
con la gentile collaborazione delle prefetture
locali.
A tale proposito viene di regola inviata
ai pazienti inseriti nella lista di attesa,
una lettera, da parte del centro trapianti,
di richiesta di collaborazione e da consegnare
alla prefettura. Il paziente dovrà contattare
la propria prefettura non appena ricevuto
tale lettera e dovrà prendere accordi con
i funzionari incaricati per attivare il sistema
di trasporto quando sarà chiamato dal centro
per il trapianto.
Il tempo che intercorre fra l’inserimento
in lista ed il trapianto può variare da alcuni
giorni, alcuni mesi, anche un anno, in relazione
al numero dei pazienti in lista dello stesso
gruppo sanguigno. Durante tale periodo il
paziente dovrà eseguire periodici controlli
presso il centro dove ha eseguito la valutazione
pre-trapianto.
I controlli dovranno essere eseguiti almeno
ogni 3 / 4 mesi, sono indispensabili per
verificare lo stato di salute del malato
nel periodo di attesa. Ad ogni controllo
il paziente dovrà essere visitato anche da
uno dei chirurghi dell’équipe.
Questo periodo di attesa è generalmente trascorso
al proprio domicilio o comunque ai recapiti
telefonici indicati al momento dell’inserimento
in lista.
Qualora il paziente eseguisse degli spostamenti
che lo allontanino dai recapiti conosciuti
al centro trapianti, dovrà contattare il
proprio referente medico o il centro ogni
qualvolta si manifestano sintomi di infezioni
gravi che possano impedire temporaneamente
il trapianto
(ad esempio, infezioni gravi con febbre, come
la polmonite).
Quando riceve la chiamata, il paziente si
sentirà al tempo stesso eccitato e spaventato,
questo è un buon motivo per aver già organizzato
tutto il necessario per il trasporto in anticipo
possibile. Bisogna ricordarsi di non mangiare
o bere niente una volta ricevuta la telefonata
di chiamata, è importante che lo stomaco
sia vuoto in previsione dell’intervento.
Non è necessario essere preoccupati riguardo
dell’età, del sesso, della razza del donatore,
perché il paziente non svilupperà alcuna
delle caratteristiche del donatore.
Quello che è importante è che l’organo del
donatore sia valutato al momento del prelievo
da uno specialista e che sia considerato
valido per il trapianto.
E’ da considerare che l’ultima valutazione
è fatta direttamente sul tavolo operatorio,
per cui tal volta può accadere che per motivi
diversi l’organo non sia considerato idoneo.
In tali occasioni il ricevente avrà fatto
un viaggio " a vuoto" e sarà piuttosto
alterato quando lo verrà a sapere.
E’importante comprendere che tale decisione
è stata presa nell’interesse assoluto ed
unico del paziente e ci saranno occasioni
successive e migliori per essere trapiantati.
LA TERAPIA INTENSIVA
Nel reparto di rianimazione e terapia intensiva
il paziente viene ammesso subito dopo il
trapianto, per la necessaria terapia medica
post-trapianto. In questo reparto i parenti
non possono accedere se non in giorni ed
orari stabiliti.
Il ricovero in terapia intensiva non significa
assolutamente che l’intervento non sia andato
bene. La permanenza, in terapia intensiva,
ha semplicemente dovuto al fatto che in questo
reparto vi è la possibilità di una più attenta
monitorizzazione e sorveglianza che in un
reparto normale dell’ospedale.
Il risveglio dell’intervento sarà controllato
da una serie di strumenti che nella maggior
parte dei casi producono suoni molto diversi
fra loro. Un tubo posizionato nelle prime
vie respiratorie (in trachea) aiuterà a respirare
fino al momento in cui il paziente non sarà
di nuovo in grado di farlo da solo, di solito
dopo qualche ora.
Questo tubo è attaccato ad un respiratore
autentico che aiuta ad espandere i polmoni
al giusto livello.
La presenza di tale tubo tuttavia rende impossibile
il parlare ed il bere.
Il personale infermieristico della terapia
intensiva assiste completamente il paziente
nell’aspirare eventuali secrezioni e nel
tenere le labbra e la bocca sufficientemente
umide. Per comunicare con il personale sarà
sufficiente fare dei segni di "si o
no" con la testa o, eventuale, scrivere
su piccoli appunti.
Il paziente potrà presentare durante la degenza
salutari episodi d’allucinazioni, legati
sia alla situazione particolare sia alla
terapia. Tali episodi sono fugaci e scompariranno
molto rapidamente.
Sempre durante la degenza verrà iniziato
un programma di terapia fisica con una terapista,
che proseguirà successivamente in reparto.
LA DEGENZA IN REPART0
-
Dopo alcuni giorni trascorsi in terapia intensiva,
il paziente è trasferito nel reparto di degenza.
Il paziente sarà in una stanza da solo o,
qualora le circostanze lo richiedono, insieme
ad un altro paziente trapiantato.
L’atmosfera in reparto sarà molto più rilassante,
poiché non saranno più necessarie tutte le
rumorose apparecchiature di controllo della
terapia intensiva.
La degenza in reparto dura circa tre settimane.
Il decorso operatorio è estremamente variabile
ed è difficile che due pazienti con lo stesso
trapianto si comportino nella stessa maniera.
Il paragonare le proprie esperienze con quelle
di altri pazienti trapiantati può generare
confusione.
Oltre alla ciclosporina verranno somministrate
diverse medicine che il paziente dovrà assumere
con particolare cura ed attenzione. E’ importante
che le persone che si avvicinano al paziente
trapiantato non abbiano infezioni in atto(
influenza, tosse, raffreddore etc) e che
adottino le norme comportamentali ed igieniche
suggerite dal personale di reparto. ( indossare
il camice e la mascherina durante i primi
15 gg di degenza, lavarsi le mani spesso
etc). Il paziente potrà uscire dalla stanza
dopo circa 15 gg se non vi sono controindicazioni
particolari.
Al paziente saranno eseguiti prelievi giornalieri
per i primi 15 gg. per monitorare l’organo
trapiantato.
Sarebbe consigliabile non fare il bagno o
la doccia sino a quando i punti di sutura
saranno rimossi.
LA TERAPIA DOPO IL TRAPIANTO
Alcuni dei farmaci necessari dopo il trapianto
La terapia immunosoppressiva è una terapia,
che accompagnerà il paziente per tutta la
vita, e questa è importantissima per prevenire
il rigetto dell'organo trapiantato. Oltre
alla terapia immunosoppressiva il paziente,
dovrà prendere altre medicine, sia postoperatorio
che a domicilio. Un paziente, che non assume
i farmaci regolarmente, è considerato "non
collaboratore" e la non collaborazione
e la terza causa di fallimento dell’organo
trapiantato. Questo, è il motivo per cui
è fondamentale importanza, seguire la prescrizione
medica con attenzione e di eseguire le visite
di controllo come consigliato dai medici.
E’ opportuno non saltare alcuna dose di farmaci
a meno che sia stato suggerito dai medici
del centro trapianti. Qualora dovesse succedere
che si scordi di assumere una dose o in caso
di problemi di salute è opportuno contattare
sempre il centro trapianti.
La ciclosporina;
è un potente farmaco immunosoppressivo utilizzato
per prevenire il rigetto del trapianto. Questo
farmaco è considerato dai medici il maggior
responsabile del successo dei trapianti d’organi.
Il meccanismo d’azione è fondamentale duplice:
inibire i linfociti T helper, e non alterare
la funzione del midollo osseo da dove originano
molte delle cellule presenti nel sangue.
La dose giornaliera da assumere è stabilita
in base ai livelli di ciclosporina presente
nel sangue e che vengono, dosati periodicamente,
dai chirurghi che seguono i pazienti. I livelli
di ciclosporina "ottimali" variano
in rapporto alle condizioni del paziente
ed al tempo trascorso dal trapianto. L’intestino
di ogni singolo paziente, inoltre, assorbe
la ciclosporina in maniera diversa. Dosi
uguali possono dare livelli di ciclosporina
nel sangue diversi da paziente a paziente.
E’ quindi inutile paragonare quanta ciclosporina
si assume giornalmente con quanta ne assumono
altri pazienti, perché ogni singola dose
è "personalizzata". Come tutti
i farmaci anche la ciclosporina può provocare
effetti collaterali. Tali effetti sono più
frequenti all’inizio della terapia quando
la dose è più alta e di solito regrediscono
quando viene abbassata. Se viene notato qualche
effetto indesiderato, è importante non sospendere
il farmaco e contattare il centro trapianti
per avere chiarimenti in merito. Gli effetti
indesiderati più frequenti sono:
AUMENTO
della pressione arteriosa; segni di disfunzione
urinaria come riduzione della quantità della
diuresi con sensazione di gonfiore alle mani
ed ai piedi.
TREMORI
(un modico tremore alle mani); crescita eccessiva
dei peli; ipertrofia e sanguinamento gengive.
DISTURBI;
una piccola percentuale dei pazienti può
presentare uno o più dei seguenti sintomi:
disturbi gastrici (crampi, nausea, e/o vomito),
diarrea acne, mal di testa, sensazione di
bruciore o prurito lungo la pelle ma soprattutto
alla pianta dei piedi.
Il cortisone
(deltacortene, flantadin) è un corticosteroide,
o ormone steroide, simile ad un ormone secreto
normalmente nel nostro corpo. Viene somministrato
a dosi scalari per qualche anno. Può succedere
che durante un episodio di rigetto la quantità
venga aumentata o che venga somministrato
per via venosa. Anche questo farmaco può
procurare effetti collaterali che scompariranno
riducendo la dose. Gli effetti collaterali
sono molto rari ma è bene conoscerli.
Disturbi allo stomaco;
prevalentemente bruciori. I pazienti in trattamento
con cortisoni assumono regolarmente farmaci
antiacidi per ridurre il danno sulla mucosa
dello stomaco ed è opportuno che prendano
il farmaco a stomaco pieno.
Gonfiore al viso alle mani e alle caviglie;
dovuto alla ritenzione di liquidi questo
è un motivo perché i pazienti trapiantati
devono pesarsi spesso.
Aumento di peso;
dovuto all’aumento dell’appetito ma anche
alla ritenzione di liquidi.
Aumento del rischio di infezioni;
dovuto alla soppressione del sistema immunitario.
Questo rischio è prevalentemente nei primi
mesi del trapianto quando la dose è ancora
alta.
Diabete;
può essere legato alle alte dosi di cortisoni.
I pazienti diabetici possono richiedere un
aumento della dose di insulina.
Cambiamenti cutanei ;
come secchezza della pelle, pelle delicata,
maggiore sensibilità all’esposizione al sole,
aumento della peluria, acne etc.
Debolezza muscolare.
Cambiamenti repentini dell’umore.
Cataratta con riduzione della vista.
A causa dell’inibizione che il cortisone
produce sulle ghiandole surrenali (che producono
adrenalina), non bisogna mai sospendere acutatamente
l’assunzione del farmaco ma sempre gradatamente.
A.T.O.
Puglia
Associazione trapiantati organi regione Puglia
Tel./fax 099/8800184
Aiutaci!
A diffondere
La cultura della "donazione degli organi
per trapianto"
L’aziotoprina;
è anche esso un farmaco immunosoppressore.
Non tutti i pazienti ne faranno uso e ciò
dipende da differenti condizioni cliniche
dei pazienti. Gli effetti collaterali dell’azatioprina
comprendono un maggior rischio di infezioni,
nausea, vomito, riduzione dei globuli bianchi,
perdita dei capelli. Alcuni pazienti infine
dopo aver iniziato un trattamento con ciclosporina
hanno iniziato la somministrazione di un
altro farmaco l’FK506. Tale potente immunosoppressore
è stato sperimentato per la prima volta a
Pittsburgh. In Italia esso viene utilizzato
solo per uso "compassionevole"
che significa solo come farmaco di salvezza
e sotto la responsabilità dei centri trapianti.
Alcuni pazienti sono stati trattati con questo
farmaco perché presentavano episodi di rigetto
cronico o colestasi cronica non rispondente
alla terapia ciclosporina.
DONA I TUOI ORGANI IN CIELO NON SERVONO
LA DIETA
Dopo il trapianto, il paziente si sentirà
meglio e vorrà tornare abituale stile di
vita. Fra le cose normali a cui il paziente
era abituato, vi è la capacità di godere
di un’ottima alimentazione. Tuttavia il cortisone,
influisce sul modo con cui il corpo metabolizza
il cibo; il paziente noterà che avrà più
appetito e che sarà incline ad aumentare
di peso. L’aumentare di peso può portare
a spiacevoli complicanze quali:
AUMENTO
della pressione sanguigna con necessità di
aumentare le dosi o di aggiungere nuovi farmaci.
MAGGIORE
facilità a malattie cardiovascolari quali
infarti etc.
ECCESSIVO
stress da carico dei muscoli e delle ossa
che può causare fratture, distorsioni stiramenti
o comunque complicazioni che implicano terapie
fisiche lunghe e complesse.
Prima di essere dimesso dall’ospedale, il
paziente potrà avere un colloquio con un
dietologo, che discuterà con lui l’importanza
di una dieta povera di sale, e l’aiuterà
ad impostare una dieta, che sia nutriente
ma a basso contenuto calorico e che eviti
di aumentare troppo peso. Alcuni problemi
legati alla nutrizione sono:
RITENZIONE DEI LIQUIDI E RITENZIONE DI SALE
Questo può portare gonfiore alle mani e alle
caviglie, innalzamento della pressione arteriosa
ed aumento di peso. Per evitare tali complicazioni
è necessario limitare l’assunzione di sale,
ed escludendo cibi a base di sale, misto
ad aglio, dadi da brodo, wurstel, salsicce,
prosciutto affumicato, salse piccanti e cibi
preconfezionati etc.
INDEBOLIMENTO MUSCOLARE O DEPAPERAUMENTO
DELLE PROTEINE DEL CORPO.
Le proteine sono essenziali alla dieta e
vitale per la crescita e il mantenimento
del tessuto corporeo. Il cortisone fa aumentare
il fabbisogno di proteine. Per evitare di
ingrassare ma al contempo assumere alimenti
a base di proteine, bisogna utilizzare alimenti
a basso contenuto calorico quali. Agnello
magro, carne suina, pesce, pollo, prodotti
caseari a basso contenuto calorico, legumi.
IPERGLICEMIA.
Lo zucchero è conosciuto come glucosio. Il
glucosio è prodotto dalla scomposizione dello
zucchero e degli amidi della dieta e fornisce
l’energia necessaria per le attività fisiche
giornaliere. Il corpo produce una sostanza
chiamata insulina che trasporta il glucosio
nelle parti del corpo dove è necessario.
Durante la somministrazione di cortisone,
l’attività dell’insulina nel corpo può diventare
limitata e dare come risultato un alto contenuto
di zucchero nel sangue che può portare ad
un vero e proprio diabete. Per tale motivo
bisognerà fare particolare attenzione all’assunzione
di cibi quali: caramelle, gelatine, miele,
sciroppi, biscotti farciti, torte, gelati,
crostate, pasticcini etc.
BASSO LIVELLO DI CALCIO NEL SANGUE.
Questo è di solito il risultato della dieta
o dell’assunzione di medicinali. Questa se
non è corretta può avere degli effetti collaterali
seri. Qualora un trapianto presenti un’alta
concentrazione di potassio dovrà evitare
cibi quali: banane, succo d’arancia, limoni,
uva passata, patate, pomodori, meloni, fragole,
peperoni.
Queste sono ovviamente delle linee guida
estremamente generali che il paziente trapiantato
deve conoscere e seguire. La dieta è importante
per la riabilitazione del paziente trapiantato
ma è necessario imparare a nutrirsi correttamente
per il resto della vita. Altre domande inerenti
la dieta potranno essere poste direttamente
alla dietologa che segue i pazienti in ogni
centro di trapianti.
IL RITORNO A CASA PER UN TRAPIANTATO
La dimissione dall’ospedale avviene dopo
circa un mese dal trapianto.
Questo dato è assolutamente indicativo poiché
è estremamente variabile e può dipendere
da molteplici fattori. Man mano che il paziente,
durante la degenza, sarà in grado di prendersi
cura di sé, riceverà tutte le informazioni
riguardanti, la dieta, l’esercizio fisico
e tutto quello che può essere utile conoscere
andando a casa.
Importanti saranno le informazioni riguardanti
le modalità di assunzione dei farmaci, il
dosaggio ed i possibili effetti collaterali.
Prima della dimissione il paziente sarà informato
su come misurarsi la frequenza cardiaca,
la pressione e la temperatura.
Dopo la dimissione, il trapiantato dovrà
misurare questi segni vitali e pesarsi ogni
giorno e riportarli su un modulo. E’ ovvio
che qualora si verifichino cambiamenti importanti
di questi segni è opportuno contattare, il
proprio centro di trapianto.
Per i primi mesi, la vita del trapiantato
è molto legata all’ospedale, poi, piano piano
torna alla normalità. E’ opportuno ancora
sottolineare che durante i primi mesi dal
trapianto il paziente assume alte dosi di
farmaci immunosoppressori quindi è più vulnerabile
alle infezioni, per cui è opportuno non frequentare
luoghi troppo chiusi, fumosi (cinema, teatro,
bar, trasporti pubblici etc.)
Per l’aumentato rischio di contagio che vi
è nei primi tempi dal trapianto o frequentare
persone affette da influenza, herpes virus
etc.
LA PSICOLOGIA UNA CURA IMPORTANTE
PER UNA DONAZIONE E LA RIUSCITA DI UN TRAPIANTO
PER UNA DONAZIONE
Molti sono gli indirizzi che si concentrano
su un argomento importantissimo che ci riguarda
da vicino nel momento più importante della
nostra vita; l’annuncio ai parenti della
morte celebrale sopravvenuta al loro caro
e la richiesta agli stessi del prelievo degli
organi, per donare "la vita" ad
altri.
Un momento difficile, nel quale si concentrano
in poche ore il dramma della morte e la gioia
incredibile del ritorno alla vita e con esse
le emozioni ed i sentimenti più forti in
grado di turbare o spaventare chiunque.
Lo psicologo può, in questo delicato momento,
essere di grande aiuto ai parenti del donatore
e del ricevente, e agli stessi medici affinchè
tutti possano affrontare nel migliore dei
modi il delicatissimo viaggio che va "dalla
morte alla vita.
DOPO IL TRAPIANTO
I trapiantati spesso si soffermano a ripensare
e a riflettere sullo stato emotivo, sulle
paure o le difficoltà vere o presunte che
ognuno ha incontrato, ritornano in mente
le reazioni che a distanza di vari mesi dal
trapianto, appaiono incomprensibili il loro
attuale modo di agire.
Un comportamento anomalo che oltre a spaventare
loro stessi, spesso diventa elemento di disagio
e incomprensione per i famigliari che li
aiutano e li accudiscono nel periodo della
convalescenza.
Queste reazioni certamente dovute all’esperienza
forte del trapianto, ai farmaci assunti in
dosi elevate nei primi mesi e altri elementi
che tutti i trapiantati certamente ricordano,
tendono a sparire in tempi ragionevoli e
quindi, nella maggioranza dei casi, si verifica
il ritorno a una vita normale, per intenderci
quella degli anni" prima della tempesta"
e ad un recupero del loro abituale modo di
agire di fronte alle richieste quotidiane
o addirittura a percepire con maggior consapevolezza
la bellezza delle piccole cose e le opportunità
che la vita offre.
A volte, fortunatamente in casi rari, si
verificano situazioni ove reazioni, sia per
ampiezza che per la durata nel tempo, superano
livelli di ragionevolezza. Ciò è stato riscontrato
dalle esperienze dei trapiantati, ma in modo
più professionale ed approfondito dagli operatori
( medici e psicologi) dei Dipartimenti dei
centri trapiantati che hanno confermato quanto
possa essere utile l’aiuto che un approccio
psicologico può dare nella fase del post-trapianto.