nella foto: Antonio Motolese (Vice presidente ATO) Mariella Tangorra (Presidente Provinciale AIDO) Debenedictis Bernardino e Giovanni Santoro (ATO), Dr. Raffaele Tucci (coordinatore Locale) Michele Santoro (Pres. Presenza Lucana)
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VENERDÌ' 1 MARZO 2002 ore 18.45
Via Veneto 106/a - Taranto
































Come si arriva ad un Trapianto di Organi
Che cosa e come comportarsi prima e dopo il trapianto

Relazione di:
Giovanni Santoro Antonio Motolese Bernardino De Benedictis
Associazione, Trapiantati Organi Onlus


Interventi di:
dr. Raffaele Tucci (AUSL Ta 1/ dr. Michele Lonoce Azienda Osp. SS. Annunziata / Mariella Tangorra AIDO provinciale

Presentazione del Presidente Michele Santoro

I'Associazione Culturale e Sociale Presenza Lucana, stasera affronta una tematica sociale, di cui si è già interessata ma da un 'altra prospettiva.

Il tema che sarà discusso stasera è.. Servizio di pubblica utilità.

Come si arriva ad un trapianto.

I relatori saranno nell 'ordine:
Giovanni Santoro - Presidente dell 'Associazione Trapiantati di
Organi Onlus Regione Puglia Sede Regionale di Massafra /Taranto.
Antonio Motolese - Vice Presidente ATO
Bernardino De Benedictis - Segretario ATO

interverranno
il Dottor
Raffaele Tucci della ASL/TA/i
il Dottor
Michele Lonoce dell 'Azienda Ospedaliera Santissima Annunziata di Taranto
Mariella Tangorra dell 'Associazione Italiana Donatori Organi AlDO

La nostra Associazione registrata come Associazione Culturale e Sociale, si è fermata al primo punto, privilegiando la cultura e curando il lato sociale collaborando con Associazioni che già operano attivamente nel campo sociale da molti anni.



Il presidente, Michele Santoro ha voluto ricordare in occasione le parole dei genitori di Nicholas Green che hanno donato gli organi del proprio figlio ucciso da malviventi, lasciando l'Italia hanno detto: "il nostro bambino non è stato invano in questo paese,' per ripagarlo di tutto il bene che ne ha ricevuto, egli é oggi vivo ne! corpo dei cinque bambini italiani che hanno i suoi organi.
"Sarà il loro amico per tutta la vita"

Lui ha continuato dicendo
:

"Con l'incontro di questa sera vogliamo creare un dialogo diretto, con un'associazione di volontariato, Associazione Trapiantati di Organo (ATO) che lavora in simbiosi e collaborazione con altre associazioni per risolvere dei problemi sociali molto gravi."

Il fatto che solo a Taranto ci siano, registrate, 260 associazioni, deve far riflettere su quello che non gira nel sistema.

Nella attesa che siano decise e trovate altre soluzioni al di fuori del semplice assistenzialismo, spetta alle associazioni ed a tutti coloro che ne fanno parte dare quegli aiuti, con la loro disponibilità, per la risoluzione di problemi che, fanno parte del vissuto di tutti.

L'età media della vita si è allungata, ma sono aumentate anche le difficoltà a condurre una vita di ottima qualità.

Parlando per metafore, "affermo" che il nostro corpo è come una macchina che ogni tanto ha bisogno di essere portata da un meccanico per una revisione.
Non sempre i problemi possono essere risolti in breve tempo. Alcune volte la macchina necessita di un pezzo di ricambio che si possa adattare al meglio per consentire altra percorrenza.
Com'è triste sentirsi dire: Signore manca il pezzo di ricambio e non sappiamo come trovarlo attualmente.
Ma esiste un centro italiano... LA LISTA DI ATTESA.

Questo gesto d'amore deve far riflettere a tuffi noi.

Ha concluso Michele Santoro

"La parola la cedo ora al Presidente ed amico Giovanni Santoro, che coadiuvato da Antonio Motolese, Vicepresidente dell 'ATO e Bernardino DE Benedictis, segretario svolgeranno la relazione dal titolo:

COME SI ARRIVA AD UN TRAPIANTO"

Durante la conferenza saranno illustrati, dal punto di vista burocratico, tutta una serie d'attività cui un ammalato, bisognoso di trapianto, deve sottoporsi per essere inserito nella così chiamata "lista d'attesa", come deve comportarsi una volta in lista cosa gli accadrà durante e dopo il trapianto. (Vita Vissuta)

Tra le molte associazioni che si muovono nell'ambito del sociale l' A.T.O. riveste, come tante altre, naturalmente, una grande importanza, poiché riesce a dare, non solo, un aiuto pratico nel lungo intreccio burocratico in cui s'imbatte un ammalato bisognoso, ma

ll presidente dell'ATO Giovanni Santoro dopo aver ringraziato l'Amico e presidente della "Presenza Lucana" della loro iniziativa e che mette in evidenza certamente la loro voglia di fare qualcosa per tanta gente bisognosa di aiuto, ha consegnato una targa ricordo per l'occasione con inciso sù

AMORE, SOLIDARIETA' e AMICIZIA.

L'ATO con queste parole ha voluto esprimere tutto quello che in questi anni di esistenza sta cercando di valorizzare.

la Relazione dei presenti

Migliaia di persone,

in Italia e nel resto del mondo, colpite da gravi patologie, a carico di organi vitali, ritornano ad una vita normale grazie alla terapia ormai consolidata e risolutiva: il trapianto di organi.

Noi trapiantati, dopo aver vissuto questa esperienza prodigiosa e toccante, abbiamo sentito il dovere di impegnarci in vari modi per aiutare chi dovra’ affrontare un trapianto, per fare in modo che la persona trapiantata sia consapevole, seguita ed aiutata possibilmente in strutture ospedaliere idonee e per diffondere sempre di più nella popolazione una cultura del trapianto e della donazione di organi in modo da rendere questa conquista della scienza accessibile a tutti coloro che avranno, in futuro, come unica alternativa di vita questa terapia.

L’Italia è ormai tra i primi Paesi Europei per il numero di donatori d’organo, eppure sono migliaia le persone gravemente ammalate o che si ammaleranno ed avranno come unica possibilità di salvezza il trapianto.

La solidarietà, in determinati frangenti, non è facile né sorge spontanea; esige conoscenza, sensibilità presa di coscienza: nella donazione di organi raggiunge una delle espressioni più significative e forti, perché si tratta di salvare da morte sicura o da condizione di grave sofferenza e limitatezza altre persone, donando parte del proprio corpo nel momento in cui non ne abbiamo più bisogno, cioè dopo la nostra morte.

Chiunque potrebbe trovarsi nel bisogno (purtroppo su questa eventualità ognuno deve riflettere), perciò è fondamentale non lasciare che dubbi, pregiudizi od informazioni scorrette impediscono di compiere un atto di grande solidarietà umana e sociale.

Diceva Papa Giovanni Paolo II° nel 1991 in occasione di un’udienza ad un gruppo di medici: "

E’ essenziale non ignorare i valori morali e spirituale che entrano in gioco quando degli individui liberamente e consapevolmente decidono di donare una parte si se’, una parte del loro corpo, al fine di salvare la vita ad un altro essere umano".



L’istintivo rifiuto di pensare alla morte impedisce a molte persone di fare delle scelte sulla donazione di organi. Molti dei rifiuti alla donazione sono dovuti proprio alla difficoltà dei famigliari di dover "testimoniare"una volontà del loro congiunto che non ha espresso e di essere chiamati a farlo in un momento doloroso e di particolare emotività.
La scelta di donare gli organi è personale e non può essere imposta.

La libertà di scelta comporta però il dovere di esprimere la nostra volontà, è un dovere verso chi ha bisogno di trapianto, ma anche verso le persone che ci amano.

INIZIA UN TRAPIANTO


Prima che si possa stabilire se il trapianto sia effettivamente la migliore terapia per un paziente con malattia ormai cronica, è necessario eseguire una serie di esami per definire con certezza il grado dell’insufficienza fisica instauratasi.


Al termine di questo studio, che in genere viene eseguito in un reparto d’altissima specializzazione, la situazione del paziente viene discussa durante le riunioni congiunte del personale medico ( chirurghi, specialisti interessati al tipo del trapianto: gastroenterologi, cardiologi, neufrologi, anestesisti, rianimatori etc) che seguirà l’intervento e seguirà il paziente dopo il trapianto.

Se il paziente verrà ritenuto idoneo, sarà inserito nella lista di attesa.

E’ fondamentale durante la fase di valutazione, il grado di collaborazione del paziente.

E’ necessario, in primo luogo, che il paziente, si renda conto di quello che sta succedendo e che abbia un ruolo attivo nella propria terapia.

Nessuno si aspetta che sia felice e spensierato, si sa che il paziente con una malattia cronica datante da tempo ha un atteggiamento dimesso e preoccupato, ma l’atteggiamento positivo e la volontà di combattere sono sicuramente fattori che contribuiscono ad una rapida guarigione.


INTRODUZIONE
NELLA LISTA DI ATTESA

L’inserimento, nella lista d’attesa per il trapianto, avviene dopo la presentazione del caso alla riunione settimanale del personale medico che eseguirà l’intervento e seguirà il paziente dopo il trapianto.

Una volta accettato come candidato per il trapianto, al paziente è richiesto di firmare la scheda per l’iscrizione in lista, sulla quale dovranno essere annotati i numeri telefonici dove il paziente potrà essere contattato in seguito. Il trapianto verrà, infatti, effettuato quando si ripeterà un donatore compatibile per il gruppo sanguigno e corporatura con il ricevente.

Tuttavia tal evenienza non è assolutamente prevedibile e programmabile nel tempo. Quando un donatore idoneo si renderà disponibile, il paziente sarà contattato telefonicamente e sarà informato, su quando dovrà essere al centro trapianti dove si trova in lista, per l’intervento. In genere il trasporto deve essere effettuato in tempi ragionevolmente brevi. È necessario, appena il paziente è dimesso dall’ospedale dopo la valutazione e l’inserimento in lista di attesa, allestire un rapido sistema di trasporto.

Qualora il paziente, sia residente in una Regione diversa, da quella dove si trova il centro, dove sarà effettuato il trapianto è organizzato un sistema di trasporto rapido con la gentile collaborazione delle prefetture locali.

A tale proposito viene di regola inviata ai pazienti inseriti nella lista di attesa, una lettera, da parte del centro trapianti, di richiesta di collaborazione e da consegnare alla prefettura. Il paziente dovrà contattare la propria prefettura non appena ricevuto tale lettera e dovrà prendere accordi con i funzionari incaricati per attivare il sistema di trasporto quando sarà chiamato dal centro per il trapianto.

Il tempo che intercorre fra l’inserimento in lista ed il trapianto può variare da alcuni giorni, alcuni mesi, anche un anno, in relazione al numero dei pazienti in lista dello stesso gruppo sanguigno. Durante tale periodo il paziente dovrà eseguire periodici controlli presso il centro dove ha eseguito la valutazione pre-trapianto.

I controlli dovranno essere eseguiti almeno ogni 3 / 4 mesi, sono indispensabili per verificare lo stato di salute del malato nel periodo di attesa. Ad ogni controllo il paziente dovrà essere visitato anche da uno dei chirurghi dell’équipe.

Questo periodo di attesa è generalmente trascorso al proprio domicilio o comunque ai recapiti telefonici indicati al momento dell’inserimento in lista.

Qualora il paziente eseguisse degli spostamenti che lo allontanino dai recapiti conosciuti al centro trapianti, dovrà contattare il proprio referente medico o il centro ogni qualvolta si manifestano sintomi di infezioni gravi che possano impedire temporaneamente il trapianto
(
ad esempio, infezioni gravi con febbre, come la polmonite).

Quando riceve la chiamata, il paziente si sentirà al tempo stesso eccitato e spaventato, questo è un buon motivo per aver già organizzato tutto il necessario per il trasporto in anticipo possibile. Bisogna ricordarsi di non mangiare o bere niente una volta ricevuta la telefonata di chiamata, è importante che lo stomaco sia vuoto in previsione dell’intervento. Non è necessario essere preoccupati riguardo dell’età, del sesso, della razza del donatore, perché il paziente non svilupperà alcuna delle caratteristiche del donatore.

Quello che è importante è che l’organo del donatore sia valutato al momento del prelievo da uno specialista e che sia considerato valido per il trapianto.

E’ da considerare che l’ultima valutazione è fatta direttamente sul tavolo operatorio, per cui tal volta può accadere che per motivi diversi l’organo non sia considerato idoneo.

In tali occasioni il ricevente avrà fatto un viaggio " a vuoto" e sarà piuttosto alterato quando lo verrà a sapere.

E’importante comprendere che tale decisione è stata presa nell’interesse assoluto ed unico del paziente e ci saranno occasioni successive e migliori per essere trapiantati.

LA TERAPIA INTENSIVA

Nel reparto di rianimazione e terapia intensiva il paziente viene ammesso subito dopo il trapianto, per la necessaria terapia medica post-trapianto. In questo reparto i parenti non possono accedere se non in giorni ed orari stabiliti.

Il ricovero in terapia intensiva non significa assolutamente che l’intervento non sia andato bene. La permanenza, in terapia intensiva, ha semplicemente dovuto al fatto che in questo reparto vi è la possibilità di una più attenta monitorizzazione e sorveglianza che in un reparto normale dell’ospedale.

Il risveglio dell’intervento sarà controllato da una serie di strumenti che nella maggior parte dei casi producono suoni molto diversi fra loro. Un tubo posizionato nelle prime vie respiratorie (in trachea) aiuterà a respirare fino al momento in cui il paziente non sarà di nuovo in grado di farlo da solo, di solito dopo qualche ora.

Questo tubo è attaccato ad un respiratore autentico che aiuta ad espandere i polmoni al giusto livello.

La presenza di tale tubo tuttavia rende impossibile il parlare ed il bere.

Il personale infermieristico della terapia intensiva assiste completamente il paziente nell’aspirare eventuali secrezioni e nel tenere le labbra e la bocca sufficientemente umide. Per comunicare con il personale sarà sufficiente fare dei segni di "si o no" con la testa o, eventuale, scrivere su piccoli appunti.

Il paziente potrà presentare durante la degenza salutari episodi d’allucinazioni, legati sia alla situazione particolare sia alla terapia. Tali episodi sono fugaci e scompariranno molto rapidamente.

Sempre durante la degenza verrà iniziato un programma di terapia fisica con una terapista, che proseguirà successivamente in reparto.


LA DEGENZA IN REPART0
-

Dopo alcuni giorni trascorsi in terapia intensiva, il paziente è trasferito nel reparto di degenza. Il paziente sarà in una stanza da solo o, qualora le circostanze lo richiedono, insieme ad un altro paziente trapiantato.

L’atmosfera in reparto sarà molto più rilassante, poiché non saranno più necessarie tutte le rumorose apparecchiature di controllo della terapia intensiva.

La degenza in reparto dura circa tre settimane. Il decorso operatorio è estremamente variabile ed è difficile che due pazienti con lo stesso trapianto si comportino nella stessa maniera. Il paragonare le proprie esperienze con quelle di altri pazienti trapiantati può generare confusione.

Oltre alla ciclosporina verranno somministrate diverse medicine che il paziente dovrà assumere con particolare cura ed attenzione. E’ importante che le persone che si avvicinano al paziente trapiantato non abbiano infezioni in atto( influenza, tosse, raffreddore etc) e che adottino le norme comportamentali ed igieniche suggerite dal personale di reparto. ( indossare il camice e la mascherina durante i primi 15 gg di degenza, lavarsi le mani spesso etc). Il paziente potrà uscire dalla stanza dopo circa 15 gg se non vi sono controindicazioni particolari.

Al paziente saranno eseguiti prelievi giornalieri per i primi 15 gg. per monitorare l’organo trapiantato.

Sarebbe consigliabile non fare il bagno o la doccia sino a quando i punti di sutura saranno rimossi.


LA TERAPIA DOPO IL TRAPIANTO
Alcuni dei farmaci necessari dopo il trapianto

La terapia immunosoppressiva è una terapia, che accompagnerà il paziente per tutta la vita, e questa è importantissima per prevenire il rigetto dell'organo trapiantato. Oltre alla terapia immunosoppressiva il paziente, dovrà prendere altre medicine, sia postoperatorio che a domicilio. Un paziente, che non assume i farmaci regolarmente, è considerato "non collaboratore" e la non collaborazione e la terza causa di fallimento dell’organo trapiantato. Questo, è il motivo per cui è fondamentale importanza, seguire la prescrizione medica con attenzione e di eseguire le visite di controllo come consigliato dai medici. E’ opportuno non saltare alcuna dose di farmaci a meno che sia stato suggerito dai medici del centro trapianti. Qualora dovesse succedere che si scordi di assumere una dose o in caso di problemi di salute è opportuno contattare sempre il centro trapianti.

La ciclosporina;

è un potente farmaco immunosoppressivo utilizzato per prevenire il rigetto del trapianto. Questo farmaco è considerato dai medici il maggior responsabile del successo dei trapianti d’organi. Il meccanismo d’azione è fondamentale duplice: inibire i linfociti T helper, e non alterare la funzione del midollo osseo da dove originano molte delle cellule presenti nel sangue. La dose giornaliera da assumere è stabilita in base ai livelli di ciclosporina presente nel sangue e che vengono, dosati periodicamente, dai chirurghi che seguono i pazienti. I livelli di ciclosporina "ottimali" variano in rapporto alle condizioni del paziente ed al tempo trascorso dal trapianto. L’intestino di ogni singolo paziente, inoltre, assorbe la ciclosporina in maniera diversa. Dosi uguali possono dare livelli di ciclosporina nel sangue diversi da paziente a paziente. E’ quindi inutile paragonare quanta ciclosporina si assume giornalmente con quanta ne assumono altri pazienti, perché ogni singola dose è "personalizzata". Come tutti i farmaci anche la ciclosporina può provocare effetti collaterali. Tali effetti sono più frequenti all’inizio della terapia quando la dose è più alta e di solito regrediscono quando viene abbassata. Se viene notato qualche effetto indesiderato, è importante non sospendere il farmaco e contattare il centro trapianti per avere chiarimenti in merito. Gli effetti indesiderati più frequenti sono:

AUMENTO

della pressione arteriosa; segni di disfunzione urinaria come riduzione della quantità della diuresi con sensazione di gonfiore alle mani ed ai piedi.

TREMORI

(
un modico tremore alle mani); crescita eccessiva dei peli; ipertrofia e sanguinamento gengive.

DISTURBI;

una piccola percentuale dei pazienti può presentare uno o più dei seguenti sintomi: disturbi gastrici (crampi, nausea, e/o vomito), diarrea acne, mal di testa, sensazione di bruciore o prurito lungo la pelle ma soprattutto alla pianta dei piedi.

Il cortisone

(deltacortene, flantadin) è un corticosteroide, o ormone steroide, simile ad un ormone secreto normalmente nel nostro corpo. Viene somministrato a dosi scalari per qualche anno. Può succedere che durante un episodio di rigetto la quantità venga aumentata o che venga somministrato per via venosa. Anche questo farmaco può procurare effetti collaterali che scompariranno riducendo la dose. Gli effetti collaterali sono molto rari ma è bene conoscerli.

Disturbi allo stomaco;

prevalentemente bruciori. I pazienti in trattamento con cortisoni assumono regolarmente farmaci antiacidi per ridurre il danno sulla mucosa dello stomaco ed è opportuno che prendano il farmaco a stomaco pieno.

Gonfiore al viso alle mani e alle caviglie;

dovuto alla ritenzione di liquidi questo è un motivo perché i pazienti trapiantati devono pesarsi spesso.

Aumento di peso;
dovuto all’aumento dell’appetito ma anche alla ritenzione di liquidi.

Aumento del rischio di infezioni;
dovuto alla soppressione del sistema immunitario. Questo rischio è prevalentemente nei primi mesi del trapianto quando la dose è ancora alta.

Diabete;
può essere legato alle alte dosi di cortisoni. I pazienti diabetici possono richiedere un aumento della dose di insulina.

Cambiamenti cutanei ;
come secchezza della pelle, pelle delicata, maggiore sensibilità all’esposizione al sole, aumento della peluria, acne etc.

Debolezza muscolare.

Cambiamenti repentini dell’umore
.

Cataratta con riduzione della vista.

A causa dell’inibizione che il cortisone produce sulle ghiandole surrenali (che producono adrenalina), non bisogna mai sospendere acutatamente l’assunzione del farmaco ma sempre gradatamente.

A.T.O.

Puglia

Associazione trapiantati organi regione Puglia

Tel./fax 099/8800184

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La cultura della "donazione degli organi per trapianto"



L’aziotoprina;
è anche esso un farmaco immunosoppressore. Non tutti i pazienti ne faranno uso e ciò dipende da differenti condizioni cliniche dei pazienti. Gli effetti collaterali dell’azatioprina comprendono un maggior rischio di infezioni, nausea, vomito, riduzione dei globuli bianchi, perdita dei capelli. Alcuni pazienti infine dopo aver iniziato un trattamento con ciclosporina hanno iniziato la somministrazione di un altro farmaco l’FK506. Tale potente immunosoppressore è stato sperimentato per la prima volta a Pittsburgh. In Italia esso viene utilizzato solo per uso "compassionevole" che significa solo come farmaco di salvezza e sotto la responsabilità dei centri trapianti. Alcuni pazienti sono stati trattati con questo farmaco perché presentavano episodi di rigetto cronico o colestasi cronica non rispondente alla terapia ciclosporina.

DONA I TUOI ORGANI IN CIELO NON SERVONO

LA DIETA
Dopo il trapianto, il paziente si sentirà meglio e vorrà tornare abituale stile di vita. Fra le cose normali a cui il paziente era abituato, vi è la capacità di godere di un’ottima alimentazione. Tuttavia il cortisone, influisce sul modo con cui il corpo metabolizza il cibo; il paziente noterà che avrà più appetito e che sarà incline ad aumentare di peso. L’aumentare di peso può portare a spiacevoli complicanze quali:

AUMENTO
della pressione sanguigna con necessità di aumentare le dosi o di aggiungere nuovi farmaci.

MAGGIORE
facilità a malattie cardiovascolari quali infarti etc.

ECCESSIVO
stress da carico dei muscoli e delle ossa che può causare fratture, distorsioni stiramenti o comunque complicazioni che implicano terapie fisiche lunghe e complesse.

Prima di essere dimesso dall’ospedale, il paziente potrà avere un colloquio con un dietologo, che discuterà con lui l’importanza di una dieta povera di sale, e l’aiuterà ad impostare una dieta, che sia nutriente ma a basso contenuto calorico e che eviti di aumentare troppo peso. Alcuni problemi legati alla nutrizione sono:

RITENZIONE DEI LIQUIDI E RITENZIONE DI SALE

Questo può portare gonfiore alle mani e alle caviglie, innalzamento della pressione arteriosa ed aumento di peso. Per evitare tali complicazioni è necessario limitare l’assunzione di sale, ed escludendo cibi a base di sale, misto ad aglio, dadi da brodo, wurstel, salsicce, prosciutto affumicato, salse piccanti e cibi preconfezionati etc.

INDEBOLIMENTO MUSCOLARE O DEPAPERAUMENTO DELLE PROTEINE DEL CORPO.

Le proteine sono essenziali alla dieta e vitale per la crescita e il mantenimento del tessuto corporeo. Il cortisone fa aumentare il fabbisogno di proteine. Per evitare di ingrassare ma al contempo assumere alimenti a base di proteine, bisogna utilizzare alimenti a basso contenuto calorico quali. Agnello magro, carne suina, pesce, pollo, prodotti caseari a basso contenuto calorico, legumi.

IPERGLICEMIA.

Lo zucchero è conosciuto come glucosio. Il glucosio è prodotto dalla scomposizione dello zucchero e degli amidi della dieta e fornisce l’energia necessaria per le attività fisiche giornaliere. Il corpo produce una sostanza chiamata insulina che trasporta il glucosio nelle parti del corpo dove è necessario. Durante la somministrazione di cortisone, l’attività dell’insulina nel corpo può diventare limitata e dare come risultato un alto contenuto di zucchero nel sangue che può portare ad un vero e proprio diabete. Per tale motivo bisognerà fare particolare attenzione all’assunzione di cibi quali: caramelle, gelatine, miele, sciroppi, biscotti farciti, torte, gelati, crostate, pasticcini etc.

BASSO LIVELLO DI CALCIO NEL SANGUE.

Questo è di solito il risultato della dieta o dell’assunzione di medicinali. Questa se non è corretta può avere degli effetti collaterali seri. Qualora un trapianto presenti un’alta concentrazione di potassio dovrà evitare cibi quali: banane, succo d’arancia, limoni, uva passata, patate, pomodori, meloni, fragole, peperoni.

Queste sono ovviamente delle linee guida estremamente generali che il paziente trapiantato deve conoscere e seguire. La dieta è importante per la riabilitazione del paziente trapiantato ma è necessario imparare a nutrirsi correttamente per il resto della vita. Altre domande inerenti la dieta potranno essere poste direttamente alla dietologa che segue i pazienti in ogni centro di trapianti.

IL RITORNO A CASA PER UN TRAPIANTATO

La dimissione dall’ospedale avviene dopo circa un mese dal trapianto.
Questo dato è assolutamente indicativo poiché è estremamente variabile e può dipendere da molteplici fattori. Man mano che il paziente, durante la degenza, sarà in grado di prendersi cura di sé, riceverà tutte le informazioni riguardanti, la dieta, l’esercizio fisico e tutto quello che può essere utile conoscere andando a casa.

Importanti saranno le informazioni riguardanti le modalità di assunzione dei farmaci, il dosaggio ed i possibili effetti collaterali. Prima della dimissione il paziente sarà informato su come misurarsi la frequenza cardiaca, la pressione e la temperatura.

Dopo la dimissione, il trapiantato dovrà misurare questi segni vitali e pesarsi ogni giorno e riportarli su un modulo. E’ ovvio che qualora si verifichino cambiamenti importanti di questi segni è opportuno contattare, il proprio centro di trapianto.

Per i primi mesi, la vita del trapiantato è molto legata all’ospedale, poi, piano piano torna alla normalità. E’ opportuno ancora sottolineare che durante i primi mesi dal trapianto il paziente assume alte dosi di farmaci immunosoppressori quindi è più vulnerabile alle infezioni, per cui è opportuno non frequentare luoghi troppo chiusi, fumosi (cinema, teatro, bar, trasporti pubblici etc.)

Per l’aumentato rischio di contagio che vi è nei primi tempi dal trapianto o frequentare persone affette da influenza, herpes virus etc.


LA PSICOLOGIA UNA CURA IMPORTANTE

PER UNA DONAZIONE E LA RIUSCITA DI UN TRAPIANTO

PER UNA DONAZIONE
Molti sono gli indirizzi che si concentrano su un argomento importantissimo che ci riguarda da vicino nel momento più importante della nostra vita; l’annuncio ai parenti della morte celebrale sopravvenuta al loro caro e la richiesta agli stessi del prelievo degli organi, per donare "la vita" ad altri.
Un momento difficile, nel quale si concentrano in poche ore il dramma della morte e la gioia incredibile del ritorno alla vita e con esse le emozioni ed i sentimenti più forti in grado di turbare o spaventare chiunque.
Lo psicologo può, in questo delicato momento, essere di grande aiuto ai parenti del donatore e del ricevente, e agli stessi medici affinchè tutti possano affrontare nel migliore dei modi il delicatissimo viaggio che va "dalla morte alla vita.



DOPO IL TRAPIANTO
I trapiantati spesso si soffermano a ripensare e a riflettere sullo stato emotivo, sulle paure o le difficoltà vere o presunte che ognuno ha incontrato, ritornano in mente le reazioni che a distanza di vari mesi dal trapianto, appaiono incomprensibili il loro attuale modo di agire.
Un comportamento anomalo che oltre a spaventare loro stessi, spesso diventa elemento di disagio e incomprensione per i famigliari che li aiutano e li accudiscono nel periodo della convalescenza.
Queste reazioni certamente dovute all’esperienza forte del trapianto, ai farmaci assunti in dosi elevate nei primi mesi e altri elementi che tutti i trapiantati certamente ricordano, tendono a sparire in tempi ragionevoli e quindi, nella maggioranza dei casi, si verifica il ritorno a una vita normale, per intenderci quella degli anni" prima della tempesta" e ad un recupero del loro abituale modo di agire di fronte alle richieste quotidiane o addirittura a percepire con maggior consapevolezza la bellezza delle piccole cose e le opportunità che la vita offre.

A volte, fortunatamente in casi rari, si verificano situazioni ove reazioni, sia per ampiezza che per la durata nel tempo, superano livelli di ragionevolezza. Ciò è stato riscontrato dalle esperienze dei trapiantati, ma in modo più professionale ed approfondito dagli operatori ( medici e psicologi) dei Dipartimenti dei centri trapiantati che hanno confermato quanto possa essere utile l’aiuto che un approccio psicologico può dare nella fase del post-trapianto.








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