CURIOSANDO

I cambiamenti climatici del nostro pianeta.

Tutti o quasi abbiamo sentito parlare di effetto serra.

In breve, si tratta di un fenomeno che impedisce al calore del sole di uscire dall'atmosfera terrestre e lo imprigiona al suo interno, facendo cosi crescere la temperatura del pianeta con tutti gli sconvolgimenti climatici che ne conseguono.

La comunità scientifica internazionale, da sempre adotta verso il fenomeno climatico tre approcci. Il primo prevede la negazione del fenomeno, il secondo adduce la spiegazione del fenomeno a processi naturali e di evoluzione del pianeta (quali eruzioni, terremoti, eccetera), il terzo imputa direttamente all'uomo la causa del riscaldamento terrestre. Ciò che i tre approcci hanno in comune e il mezzo di propagazione del fenomeno: l'aria.

Il professor Tim Barnett, adduce una sostanziale prova a carico della responsabilità umana, guardando ad un nuovo elemento: l'acqua.

Infatti, l'acqua, che ricopre il nostro pianeta per circa il 70% ha un potere di ritenzione del calore di gran lunga superiore a quello dell'aria, ed analizzando la temperatura dei sei oceani e confrontandola con fattori di cambiamento climatici endogeni al sistema terrestre, e emersa una sostanziale discrepanza. I mari e gli oceani si sono scaldati più di quanto previsto dai geologi e tale fattore non può essere imputato ad altri se non agli uomini.


MACCHIE SOLARI

Da sempre l’interesse per il Sole, la nostra stella è stato alto da parte di astronomi e studiosi di ogni genere. Le più interessanti scoperte sono tuttavia recenti, grazie ad un generale miglioramento tecnologico e grazie anche a centinaia di anni i studi scientifici effettuati ed avvalorati. Nella prima metà dell’Ottocento, un astronomo tedesco,Heinrich Schwabe, era stato molto colpito dall’attività dl Sole, dalle macchie scure che ne perturbano la superficie e dai loro movimenti. Pur non avendo moderni strumenti di misurazione, e basandosi solo su osservazione diretta e su calcoli matematici, Schwabe aveva dato una buona interpretazione del fenomeno: le macchie e le lingue che sfigurano la sagoma sferica della nostra stella seguono percorsi definiti ed anno cicli che durano e si ripetono dopo circa 11 anni. Ciò che Schwabe non seppe spiegare nell’ottocento fu la causa di tale fenomeno. Egli la addusse ad una corrente meridionale, concettualmente simile alle nostre perturbazioni atmosferiche. Il problema, credono alcuni scienziati della NASA è risolto. Infatti, l’equipe capitanata da David Hathaway, del Centro Spaziale Marshall in Alabama, ha sostenuto che le macchie si forrmano vicino ai poli del globo a causa di anomalie e perturbazioni magnetiche; una volta formate le macchie si dirigono verso l’equatore della stella, per poi scomparire. Misurando accuratamente le traiettorie e le velocità dello spostamento delle macchie, il dottor Hathaway ha scoperto che un ciclo di macchie è in grado di predire il secondo successivo, per quanto riguarda intensità e numero di perturbazioni. Ciò significa che la nostra stella ha al proprio interno una sorta di memoria a lungo termine, che spiega in parte la teoria delle correnti meridionali.

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