Zirri, trene, tiritocchite e zuchi

                                                                
                                                                           

   I recenti riti della Settimana Santa, grazie ad una lodevole iniziativa dei fratelli Pitaro,  hanno riportato in vita, nel nostro paese, le “trene” e i “zirri”, gli antichissimi strumenti musicali di legno il cui suono costituì, per secoli, la colonna sonora della processione del Venerdì Santo, quando quelli delle campane e dei campanelli venivano banditi a causa del lutto della chiesa per la morte del Redentore. Trene e zirri e tiritocchite  non sono, comunque, gli unici strumenti creati dall’inventiva dei popoli meridionali; altri ve ne sono, infatti, molto originali e suggestivi.

   ‘U zirru, meglio conosciuto come  raganella o tric trac, è costituito da una scatoletta di legno a forma di parallelepipedo di cui una faccia viene trasformata in una lamina di legno fatta vibrare da una ruota dentata che gira attorno a un perno che funge anche da impugnatura dello strumento. In tal modo si produce un suono secco e prolungato udibile anche da notevole distanza. La tradizione ne attribuisce l’invenzione ad Archita di Taranto, filosofo, matematico e scienziato vissuto tra i V e il IV secolo avanti Cristo.

                                                       
                                                                                       
Zirri

   La trena è una variante molto più rumorosa dello zirru ed è costituita da una cassa di legno sulla quale vengono fissati dei martelletti di legno vibranti azionati, alternativamente, da una manovella. Ogni vola che uno o più martelli colpiscono la cassa producono un suono cupo e forte, amplificato dalla cassa come la cassa armonica di un contrabbasso.

                                      Trena

   Altro strumento molto curioso era la tiritocchita costituita da una tavoletta di legno a forma di paletta che terminava con una impugnatura. A questa tavoletta, forata nella zona in prossimità del manico, ne venivano attaccate altre mediante una legatura grossolana con dello spago.  Muovendo vigorosamente il manico le tavolette battevano l’una contro l’altra producendo un  caratteristico suono.  
   Trene, zirri e tiritocchite, anche se conosciute con nomi diversi, sono tuttora usate nella Calabria, nella Puglia, nella Sardegna e anche in alcune regioni settentrionali.
    Ma lo strumento forse più curioso è un tamburo a frizione che nella nostra zona è conosciuto come ‘u zuchi, ma è più famoso col nome di caccavella come lo chiamano i napoletani o putipù o cupi cupi in altre regioni meridionali. E’ costituito da una cassa armonica, in genere un piccolo mastello o anche una scatola di latta cilindrica sulla quale viene fissata una membrana di origine animale o, a volte, anche un pezzo di tela grossa forata al centro. Nel foro si inserisce un pezzo di canna che, sfregata, trasmette le vibrazioni alla membrana producendo un suono tipico