Caffe di
un tempo Il caffè di un tempo che fu di Giuseppe Marino
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Chi, in un giorno qualsiasi verso la fine degli anni '50, magari in una
splendida giornata di primavera, avesse avuto la ventura di percorrere una stradina del paese, nel
centro storico o fra le quattro case dei Croci, avrebbe sentito un
profumo intenso che usciva dalla "menzaporta" e si spandeva
per ogni dove solleticando le narici e la gola, penetrando fin nelle
fibre più intime del corpo fino a creare sensazioni inebrianti,
celestiali che gli avrebbero fatto benedire quel posto, quella strada,
quella giornata, quelle mani che producevano quel miracolo, il Creatore
che aveva creato quel profumo: il profumo del caffè abbrustolito. A
quei tempi, infatti, non si trovava ancora il caffè già tostato o,
addirittura, macinato, pronto da schiaffare nella Moka per prepararti,
in due minuti, un caffè che poi magari trangugiavi d'un fiato senza
nemmeno assaporarlo per correre veloce al lavoro come si fa adesso;
allora, quando la gente non aveva ancora la dannata fretta che ha
oggi, quando i tempi del vivere, del lavorare, dell'alimentarsi erano
più duri, ma più lenti, più a misura d'uomo, il caffè te lo dovevi preparare pazientemente,
con lunghe e complesse operazioni, ma, in
compenso, ti godevi con calma quei momenti, ti gustavi quei piccoli, impagabili piaceri che compensavano
in parte la fatica dello stare a questo stramaledetto mondo.
A
questo punto la massaia faceva ruotare lentamente " 'u spitillu"
come una sorta di girarrosto in modo da abbrustolire i chicchi di caffè
in modo uniforme e senza farli bruciare. Ed era in quei frangenti che quel profumo
intenso e inebriante mandava in estasi chiunque si trovava a
circolare nel raggio di qualche centinaio di metri.
Ottenuta la polvere, era il momento dell'ultima operazione prima di poter gustare un buon caffè. Allora la massaia prendeva la vecchia macchinetta napoletana e la caricava con la polvere profumata. Poi faceva bollire l'acqua nella parte inferiore della caffettiera, quindi la rovesciava affinché l'acqua bollente filtrasse attraverso il crivello ed il caffè colasse nella parte della caffettiera col beccuccio.
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