La
storia della famiglia Lucente, una della famiglie più facoltose del
paese ha inizio nel 1700, quando a Caccuri viveva don Angelo Lucente
che aveva sposato una certa Vittoria Riccio. Don Angelo era
proprietario di
un mulino in località Macchiarella, di un orto in località Pavia,
di una casa nel rione Portapiccola e di altri beni immobili.
Il
27 marzo del 1814 don Angelo, insieme a Giovanni Antonio
Principato, Arcangelo Marullo e Francesco Vincenzo Rao, prese in
fitto, da don Domenico Ambrosio, agente generale dell'ex feudo, la
difesa di Campodanaro di proprietà di Rachele Ceva Grimaldi dei
marchesi di Pietracatella, figlia di Marianna Cavalcanti, ultima
duchessa di Caccuri, pattuendo un compenso di 300 tomoli annui
di grano. Scopo dei tre era quello di seminarvi grano bianco. Nel
maggio dello stesso anno il marchese di Pietracatella cedette i
contratti a un tale Giuseppe Maria Cosentini di Aprigliano.
Purtroppo lo scarso raccolto di quell'anno non consentì ai tre
caccuresi di pagare il compenso pattuito, né per il primo, né per
il secondo anno per cui vennero portati in giudizio dal Cosentini.
Intanto Angelo Lucente moriva e la vertenza si trascinava ancora. Il
Cosentini cercò allora di rivalersi sulla sua famiglia. Il
tribunale condannò i Lucente al pagamento del compenso pattuito e
delle spese di giudizio per cui con atto notarile del 27 marzo 1817,
redatto dal notaio Francescantonio
Ambrosio
la vedova e il figlio Domenico si impegnarono a pagare
il compenso entro il mese di luglio del 1818 ipotecando il mulino,
la casa di Portapiccola e l'ortalizio di Pavia. (1)
L'impegno venne
evidentemente mantenuto, dal momento che
i beni impegnati rimasero ancora per molti anni di proprietà degli
eredi Lucente.
Don
Domenico ebbe cinque figli: Carmine, Gennaro,
Bartolo, Giacomo e Marianna.
Di questi si sposarono solo Bartolo con una tale Serafina
Pezzigna e dalla loro unione nacque, nel 1829,
un figlio di nome Luigi del quale si perdono le tracce, e
Giacomo con Vittoria Ienopoli. Marianna,
invece, morì nubile.
L’11 febbraio del 1818, Carmine,
il maggiore dei fratelli, giace a letto gravemente ammalato per cui
decide di fare testamento a favore dei fratelli. Anche quest’atto
è redatto dal notaio caccurese Francescantonio Ambrosio che si reca
di persona a raccogliere le ultime volontà del moribondo nella casa
del rione Murorotto. (2)
Dall'interessante documento apprendiamo molte notizie tra le quali
quella del passaggio del basso, ossia della bottega sita nella via
Misericordia “col
peso di una messa all’anno per l’anima mia fintantoché detta
bottega esisterà”
al fratello Giacomo, mentre il resto delle proprietà viene
ereditato in ugual misura da tutti gli eredi che hanno, fra l’altro,
l’obbligo di vitto e alloggio nei confronti di Marianna “essendo
fatua”,
cioè nubile. Sempre dallo stesso atto desumiamo anche la presenza a
Caccuri di un Monte di Pietà, istituzione finanziaria senza scopo
di lucro che concedeva piccoli prestiti in cambio di un pegno. Tali
prestiti dovevano essere restituiti entro un anno pena la
messa all’asta del pegno depositato. Questo Monte di pietà fu
forse la prima banca caccurese. Successivamente, in epoca borbonica,
il Monte di pietà fu sostituito da un Monte frumentario, ente
istituito in tutto il Mezzogiorno con un decreto emanato il 29
dicembre 1826 da Francesco I, re del Regno delle due Sicilie.
Tornando
alla famiglia Lucente, riparliamo di Giacomo, nato nel 1787 che
sposò Vittoria Ienopoli. Dal loro matrimonio nacquero i figli
Carmelo (Carmine), nel 1820 e Clarice, nel 1828. Carmine, che pur
essendo possidente, continuava ad occuparsi degli affari della
famiglia e a esercitare il mestiere di calzolaio, nel 1845 contrasse
matrimonio con Domenica Maria Gigliotti. Dalla loro unione nacquero
i figli Giuseppe, primogenito nel 1846, Filomena, Vincenza
Filomena, nel 1855 e
Ursula e Maria Teresa.
Donna
Vincenza Filomena coniugata
Scigliano
Donna Ursula, coniugata Caputo
Giuseppe sposò la signorina Luisa De Matteis e dalla
loro unione nacquero i
figli Francesco, medico, Luigi, nato nel 1885, Stanislao, nato nel
1890, Giacomo, di professione farmacista, chimico e ingegnere,
Carmine, anch’egli farmacista a Torino, Clarice, Filomena
che andò in sposa a Salvatore Durante.
Don Stanislao si arruolò da giovane nell’Arma dei carabinieri
e perì tragicamente nel settembre del 1943 per mano di una
pattuglia di partigiani, non si sa bene se per un colpo di pistola
partito accidentalmente nel corso di una colluttazione con una
capitano dell’esercito che combatteva nella Resistenza o
giustiziato per avergli trovano addosso la tessera fascista e per
avere aderito alla Repubblica di Salò. Una cosa quasi inspiegabile
per il rampollo di una famiglia caccurese notoriamente antifascista.
In paese, all'epoca, era ancora fresco il ricordo degli scontri tra
il membri della famiglia Lucente vicina al Partito Popolare di
don Sturzo e la
famiglia Ambrosio di simpatie fasciste. A conferma di ciò basti
ricordare il fatto che alle elezioni amministrative del 1920 la
lista del Partito Popolare, sostenuta da don
Pitaro e da Giuseppe Gigliotti e
che si opponeva a quella della destra, capeggiata da don Raffaele
Ambrosio, che vinse le elezioni, aveva come capolista proprio il
dottor Francesco Lucente, fratello di don Stanislao, che viveva in
Veneto, mentre la loro madre, donna Luisa De Matteis, aveva concesso
ai reduci combattenti della Grande Guerra uno dei suoi locali presso
il convento per essere adibito a sede della Lega che
organizzava le forze del "centrosinistra" che si
organizavano per prepararsi alla battaglia per la concessione delle
terre contro gli agrari che militavano nella destra e che poi
passarono al fascismo. (3)
Giuseppe
Lucente (1846 - 1908)
Luisa De Matteis
Don Luigi sposò Vincenzina Martelli e dal loro
matrimonio nacquero i figli Giuseppe, farmacista, Luisa (donna
Lisetta De Candia), Mercedes, anche lei farmacista, e Aldo.
don Luigi
Lucente
Vincenza Martelli
Luisa
Lucente in De Candia ( donna Lisetta )
Donna Vincenza Filomena, bisnonna dell’autore di queste
note, andò in sposa al cantoniere statale don
Ercole Scigliano, originario di Belvedere Spinello, che oltre a
lavorare come cantoniere, fu anche, per un certo periodo, maestro
elementare incaricato e, per molti anni, priore della Congregazione
del SS. Rosario di Caccuri fino alla morte che lo colse nel 1942.
Don Ercole
Scigliano
La bisnonna Vincenza e il bisnonno Ercole ebbero tre figli: Luigi,
Maria e Chiara.
Nonna Maria andò in sposa a Giuseppe
Marino (nonno Peppino), figlio di Francesco, un calderaio di
Dipignano, e donna Cristina Marasco, figlia di un possidente di
Castelsilano. Da loro ebbe origine una delle tre famiglie Marino (
le altre due risiedevano a Caccuri già da molti decenni) che
abitarono in paese nella prima metà del Novecento. Chiara, infine,
sposò Giovanni Aiello i cui discendenti, insieme a quelli delle
famiglie Marino e Scigliano sono gli unici rimasti a Caccuri, oltre,
ovviamente, ai De
Candia, figli di donna Lisetta, che, pur vivendo altrove, sono
molto legati al paese.
Maria Scigliano
in Marino, figlia di Vincenza Filomena Lucente
Donna Ursula
infine sposò Rocco Caputo e dal loro matrimonio nacque la figlia
Luisa che andò in sposa al celebre fabbro caccurese mastro Giuseppe
Gigliotti, futuro dirigente della Lega dei combattenti di
Caccuri e promotore della lotta per la conquista della terra da
parte dei reduci e combattenti della Grande guerra. I pronipoti di
Ursula, come i fratelli Chindamo e Abate, vivono tutti lontano da
Caccuri, ma anche loro si sentono molto legati al paese d’origine
dell' antica e storica famiglia Lucente. Come si è visto la
famiglia Lucente, nel corso del Novecento, ha dato al paese e
all'Italia fior di professionisti quali medici, farmacisti,
avvocati. I discendenti di questo illustre parentato che vivono
ancora oggi a Caccuri sono i Marino, gli Scigliano, gli Aiello, i
Catalano e i Durante.
Luisa
Caputo
in Gigliotti, figlia di Ursula Lucente
Testi di Giuseppe Marino
1)
AS
Cz Fondo notarile busta 2545 notaio Francescantonio Ambrosio
2) ibidem
3)
G. Gigliotti, Le memorie di Giuseppe Gigliotti, Sinigo di Merano
1964
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