La notte dell’Epifania


La sera del cinque gennaio era festa anche nella povera casuccia di Rocco l’ortolano. Rocco, la moglie Assuntina e i loro cinque figlioli tra i quali Peppinuccio, un frugoletto di appena tre anni, seduti all’umile desco, consumavano una cena meno frugale delle altre sere. Era la vigilia dell’ Epifania, una festa allora importante per i Caccuresi, ma anche per tutti gli uomini del mondo. Assuntina aveva preparato una bella zuppiera di pasta al sugo con le polpette di carne di maiale, baccalà e broccoli fritti con patate arrostite, pitta 'mpigliata e fritti caldi a chiudere degnamente la cena.

Prima di sedersi a tavola Rocco fece il giro degli animali per assicurarsi che avessero cibo a sufficienza. Quella era la notte dell’Epifania e, come succedeva  sin dai tempi della Creazione, a mezzanotte gli animali avrebbero parlato per raccontare al Creatore come venivano trattati dai loro padroni; guai se gli animali affamati si fossero lamentati con Nostro Signore: la sua maledizione avrebbe colpito l’intera famiglia,  Così Rocco si assicurò che Trotterello, l’amato somaro avesse un buon “mattulu” (1) nella greppia; la stessa cosa fece con la capra Banchina, sparse un secchio di avena nel bacile delle galline, un paniere di castagne e mezzo “stuppellu” (2) di favette nel truogolo del maiale e si assicurò che il fedele Argo avesse ossi a sufficienza, poi, finalmente tranquillo, si sedette a tavola.

I bambini, eccitati dall’attesa della Befana, si fecero descrivere tante volte gli stupendi prodigi che si sarebbero compiuti da lì a qualche ora quando, a mezzanotte in punto, da tutte le fontane del paese sarebbe sgorgato per qualche minuto, olio purissimo e le pietre sparse per la campagna si sarebbero trasformate in meravigliose pepite d’oro. Purtroppo il miracolo sarebbe durato solo pochi attimi, poi tutto sarebbe tornato come prima. Subito dopo sarebbe stata la volta della vecchia, cara  Befana che, infaticabile come sempre, si sarebbe messa in giro, volando di tetto in tetto ed infilandosi in ogni camino per portare i suoi doni ai bimbi buoni.

Affascinati da questi meravigliosi  racconti i bambini fecero il proposito di rimanere svegli fino alla mezzanotte per poter finalmente vedere scorrere l’olio dalle fontane e raccogliere ed ammirare una bella pepita , ma, verso le otto e mezza, la candela sulla “ciminera” (3) era oramai poco più che un moccolo la cui fiammella rischiarava appena il solo ripiano del caminetto. I bambini dormivano già da un pezzo e lo stesso Rocco cominciava a “cimare” (4) . Assuntina lo svegliò con un leggero colpetto sulla spalla, sistemarono i figlioli nei loro giacigli e riempirono di poveri regali le calze appese vicino il focolare, poi, stanchissimi, se ne andarono a letto.

All’alba la  casa risuonò delle grida gioiose dei bimbi che, appena svegli, si erano precipitati a frugare nelle rispettive calze per cercare i doni della Befana. Un bambolina di pezza per Mariettina, la più grandicella, una trottola di quercia con lo spago nuovissimo per Totonno, un topolino ad elastico per Arturo, un salvadanaio di creta per Pasqualino e una manciata di “crocette”(5) e caramelle per Peppinuccio furono sufficienti a rendere felici i bimbi rammaricati per aver perduto, ancora una volta, l’occasione di incontrare l’amata Befana.

 

1)     rotolo di fieno

2)     un ottavo di tomolo (ca. 6 kg.)

3)     caminetto

4)     sonnecchiare  

5)    fichi secchi con le noci