Potenza del linguaggio

    Che forza portentosa, quella del linguaggio. Saper usare bene la lingua è una cosa meravigliosa, una cosa che ci aiuta a vivere serenamente, che ci permette di vincere le avversità della vita e anche quelle della morte, soprattutto grazie a quella prodigiosa invenzione che è l’ eufemismo.
   Con l’incedere crudele della vecchiaia, le forze ci vengono via, via meno e, con esse, anche la capacità di muoverci, di agire, di utilizzare il nostro corpo per soddisfare le esigenze quotidiane della vita. Insomma stiamo diventando dei ruderi fatiscenti incapaci di fare, come si suol dire,  un beneamato tubo. Ma ecco venirci incontro l’eufemismo,  questo miracoloso toccasana: no, niente paura, non stiamo diventando degli handicappati, ci stiamo semplicemente trasformando in diversamente abili. Infatti ora siamo capaci, a differenza dei giovani, di starcene seduti giornate intere su di una poltrona con un plaid sulle gambe per combattere quel maledetto freddo che ci sale lungo il corpo, di stare giornate intere ad ascoltare le scemenze della televisione, di consumare semolino in quantità industriale rinunciando a salsicce e soppressate e, soprattutto,  di fare pipì 247 volte al giorno, grazie alla prostata scombinata, tutte abilità che quegli sbarbatelli dei giovani se le sognano. Ecco perché non ci preoccupiamo minimamente;  siamo veramente diversamente abili.
   Da un po’ di tempo, dopo aver letto per qualche anno il giornale tenendolo alla distanza di due metri e mezzo a causa  della presbiopia, mi sto rendendo conto che ora la distanza si accorcia vistosamente, giorno per giorno. Attualmente sono arrivato a tre centimetri. Fra una settimana arriverò a meno di un centimetro. Insomma sto diventando cieco come un talpa. "Nessuna paura, mi diceva l’altro giorno un mio amico linguista: al massimo sarai un ipovedente (cecato) ",  così mi sono consolato e mi sono liberato della fifa blu che mi attanagliava.
   Con la vista se ne sta andando definitivamente anche l’udito che già non è che funzionasse a dovere anche prima! Insomma sto diventando sordo come una campana; ancora qualche mese e nemmeno il cornetto di Beethoven riuscirà a farmi percepire i suoni, ma anche questa volta, il mio carissimo amico mi soccorre e mi ridà la gioia di vivere col suo solito, benedetto eufemismo: “Coraggio, non è vero che sarai sordo, al massimo diventerai un non udente, ossia un “copanu”. Che bello, ora si che posso affrontare la vita con gioia e serenità, come ha già fatto tanta gente.
    Ieri è venuto a trovarmi il mio amico spazzino, che, da quando si sente chiamare collaboratore ecologico, è diventato un’altra persona; è vero che se ne sta sempre con la scopa in mano, ma il titolo di collaboratore ecologico, gli dà una grandissima soddisfazione, la stessa che provano i bidelli che si sono liberati di questo appellativo così oltraggioso e degradante e che ora si sentono chiamare collaboratori scolastici o i presidi che sono diventati DS, gli unici  DS rimasti in Italia dopo lo scioglimento del partito di Fassino.
   Bello, veramente bello!, speriamo che questa riforma , l’unica che siamo riusciti a fare negli ultimi 60 anni, continui a darci questi frutti prelibati, anche perché, così, la lingua italiana ne guadagnerà in semplicità, avvicinandosi all’inglese, una lingua che  viene somministrata a dosi da cavallo a tutti noi, dai bambini dell’asilo (pardon dai bambini  della scuola dell’infanzia) a quelli delle elementari (accidenti!, non si dice più così, si dice: scuola primaria), delle medie (cioè la scuola secondaria di primo grado) a quelli della terzaria di terzo grado, della quaternaria di quarto grado, del paleolitico e del giurassico,  proprio per la sua semplicità, la ricchezza, la musicalità e la grande libertà che ci consente nel leggere le vocali e le parole come più ci aggrada, come sanno fare in modo esemplare e disinvolto i giornalisti italiani e gli uomini del mondo dello spettacolo.
     Si, è proprio vero: la nuova lingua davvero è una gran bella cosa!

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