Kleptis, lo strano pianeta |
Nella
lontanissima galassia di Perseo, in un angolo remoto dell’universo tra
le costellazioni di Hamherst
e
Autolicus, sul pianeta Kleptis, vive una strana popolazione
di cui una parte consistente è dedita, sin dagli albori, al furto.
Molti abitanti di questo
curioso paese, pur essendo anche lì le ruberie considerate reato e cosa
moralmente riprovevole, vivono rubando. Rubano molti politici chiamati a
governare lo stato, rubano molti amministratori dei paesi e delle città,
rubano i banchieri, alcuni imprenditori,
ruba perfino la gente comune. Non tutta, ovviamente, ma una piccola
parte (per fortuna), porta
anch’essa a casa il frutto di qualche spoliazione. Il guaio è che una
piccola parte di alcuni milioni di cittadini, forma una massa che
finisce per essere molto più numerosa di quella dei politici che pure
sono una moltitudine, (almeno il triplo di quelli che servirebbero) e dei
banchieri per cui tanti piccoli furti formano anch’essi un bottino
ragguardevole. Per poter sgranocchiare in pace e senza sorprese il suo
misero biscotto, la gente comune ha bisogno di compiacenze e connivenze
e per questo cerca e si sceglie da una vita governanti ladri che,
“magna tu che magno anch’io”, chiudono volentieri gli occhi e le
orecchie sui furtarelli. Da decenni i
banchieri di quel curioso pianeta prestano il denaro con i tassi più alti
di tutte la galassie, si
fanno pagare dai loro clienti i peggiori servizi e al prezzo più alto
dell’intero universo, hanno eliminato da tempio gli interessi sui
conti correnti (nemmeno uno 0,0000001 per cento), ma continuano
tranquillamente a fottere e chiagnere,… chiagnere e fottere,
fottere e chiagnere che le lacrime ormai hanno formato un
nuovo oceano, commiserati quotidianamente dai governanti
inteneriti dalla ria sorte di questi poveracci che oramai si piazzano
agli angoli delle strade con il berretto in mano a chiedere la limosina
e che devono essere salvati a tutti i costi. Visto che i politici magnano,
i banchieri magnano, gli imprenditori succhiano il latte dalle mammelle
di quello stato che accusano quotidianamente di sperperi, ruberie e
malversazioni, anche gli impiegati rubano ricorrendo ad ogni astuzia.
C’è chi timbra il tesserino e poi se ne va tranquillamente a farsi i
casi suoi, c’è chi si finge malato per starsene a casa, magari a
farsi altri lavoretti in nero, c’è l’insegnante che se ne sta a
casa fingendosi malato per far lavorare al suo posto la cugina, il
nipote, il figlio dell’amico, l’ amica, l’amante,
“Tanto mica lo stipendio glielo devo pagare io, paga lo
stato!”.
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