C’era
una volta, in una lontanissima galassia, un pianeta di nome Stranix, un
luogo strano, ma così strano che ancora oggi, quando ci
penso, mi sbellìco dalle risate. Il Creatore era stato davvero munifico con questa palla
di materia che vagava nell’universo: gli aveva dato
un clima mite, monti
innevati e incontaminati, pianure ubertose, spiagge da favola, paesaggi incantevoli, i più bei monumenti della
galassia, santi, poeti, navigatori, geni di ogni sorta., insomma tutto
ciò che poteva servire a rendere i suoi abitanti felici e prospero
questo fortunato paese. Purtroppo, i suoi abitanti, pur ritenendosi le
più intelligenti, geniali, furbe creature dell’universo, erano, in
realtà, degli autentici somari. Una sorta di maledizione divina li
perseguitava sin dagli albori della civiltà ed essi erano sempre divisi
tra loro, impegnati in perenni conflitti, incapaci di dar vita a un
unico stato pur parlando la stessa lingua, professando la stessa
religione, abitando la stessa striscia di terra. I popoli vicini si
erano uniti da secoli, ma loro niente; preferivano piuttosto farsi
sottomettere dallo straniero di turno che dar vita a un unico stato.
Finalmente, un giorno, dopo oltre tredici secoli, decisero che era
giunto il momento di unificarsi e di diventare nazione, ma anche questa
volta si
dimostrarono stolti e incapaci. L’unità, infatti, non fu una cosa
spontanea, sentita, nata da un patto stretto tra uomini uguali e alla
pari, ma il frutto di un’aggressione da parte degli abitanti della
zona più fredda e povera del paese, ma più forte militarmente, ai
danni della zona più ricca e più appetibile, ma debole militarmente,
un’operazione non molto diversa da quelle che decine di popoli barbari
avevano messo a segno nei secoli passati. Così diventarono tutti
fratelli al prezzo di guerre, insurrezioni, fucilazioni, depredazioni,
deportazioni, distruzione del tessuto economico e sociale della parte un
tempo più ricca, ma ora in miseria, ridotta
al rango di colonia e dalla quale vennero espulsi milioni di abitanti
costretti ad emigrare in altri mondi. Poi, con l’unificazione, venne
il momento di scegliersi i governati e qui se ne videro delle belle.
La Provvidenza,
che a volte è meno accorta degli uomini, diede loro dei re imbelli, ma
nel contempo autoritari, forti con i deboli e deboli con i forti, nemici
degli operai e della povera gente, guerrafondai che persero quasi tutte le loro guerre, quanto felloni che
passavano spesso da un’alleanza a un’altra senza nemmeno arrossire e
che finirono per consegnare il paese per oltre vent’anni, a una
tragica, grottesca macchietta che instaurò una feroce dittatura, trascinò il pianeta
nella più sanguinosa guerra mai combattuta fra le galassie provocandone
la devastazione e coprendolo
di macerie materiali e morali. Il tutto con il consenso della stragrande
maggioranza della popolazione che osannava il Gerofante, si bardava di
nero, acclamava il Capo che sproloquiava di imperi che ritornavano sui
colli fatali, di posti al sole, di milioni di baionette e di altre
cialtronate, e cantava giuliva orrende
e lascive canzonette. Poi, fortunatamente, ci fu un periodo di rinsavimento. Il
popolo ritrovò un minimo di unità, il gerofante che aveva portato il
Paese alla rovina fece una brutta fine, i re imbelli furono cacciati a
furor di popolo, venne instaurata la repubblica e approvata la migliore
costituzione di tutto l’universo. Nacquero i partiti, ovvero scuole di
formazione
di una classe politica competente per evitare che il Paese
finisse nelle mani di ignoranti, incompetenti e populisti presuntuosi
capaci solo di abbaiare alla luna senza costrutto e il pianeta conobbe
gli anni più felici e più fortunati della sua storia, anni di
progresso, di benessere economico, di libertà e di democrazia,
nonostante il suo popolo fosse ancora diviso e dilaniato da stupide
guerre intestine.
Purtroppo il rinsavimento durò poco, poi la stoltezza riprese il
sopravvento. Il popolo, che aveva conquistato la libertà, il suffragio
universale, alcuni diritti civili fondamentali, una buona legislazione
in materia di diritto di lavoro, un discreto grado di benessere, cominciò
a eleggersi rappresentanti avidi e corrotti. Qualcuno pensò che era
venuto il momento di smantellare i partiti, intorpidire le coscienze,
far dimenticare il nefasto ventennio. L’obiettivo fu raggiunto
infiltrando da una parte nei partiti elementi sempre più corrotti e
sempre più incapaci sui quali venivano convogliati,
anche con l'aiuto di organizzazioni criminali, vasti consensi in modo da farne degli utili re travicello in grado di
favorire i propri affari, dall’altra inventando una colossale macchina
di istupidimento del popolo abbindolandolo con giochini cretini,
paillets, programmi di intrattenimento subdoli e idioti, valanghe di
notizie false e tendenziose, nel mentre si continuava a gettare fango e
discredito sui partiti magnificando una cosiddetta società civile che
non si è mai capito che cazzo è. Per ottenere questi brillanti
risultati sono stati arruolati eserciti di sicofanti che urlavano, da
mane a sera, dagli schermi televisivi, dai giornali, dalla rete, dalla
tolda dei loro panfili, accuse contro una classe politica corrotta
(quella che
avevano prodotto loro stessi e
avevano votato e continuano a votare), i privilegi della casta (cioè
dei loro amici e sodali), le ruberie, le misere condizioni del popolo
affamato dai politici di professione. Poi, spenta la lucina della
telecamera o mandato in stampa l’articolo, stappavano la loro
bottiglia di champagne e brindavano alla bella impresa. Grazie a questa
massiccia campagna crearono le condizioni per godersi un nuovo gerofante
per quasi un altro ventennio ritrovandosi più o meno nelle identiche
condizioni della prima volta.
Ora, finalmente, pare che l’opera sia stata completata. Il povero
pianeta è allo sbando e vaga per lo spazio senza una meta
e senza una guida. I nuovi strateghi scelti col gratta e vinci tra coloro i quali non
hanno nessuna nozione di politica o di governo sostengono che per
guidare l’aereo non c’è bisogno di un pilota, che l’aereo può
benissimo continuare a volare pilotato collegialmente
da tutti i passeggeri, anche se nessuno
di loro sa cosa sia una cloche, un flap o un carrello. A governare uno
stato non servono politici di mestiere, ci ripetono a ogni piè
sospinto, basta affidarsi a
gente scelta col televoto mandando un Sms al numero 610610 (Sei uno
zero, sei uno zero).
Bene, gli amici di Stranix mi hanno convinto: d’ora in poi quando mi si ferma la macchina non la
porto più dal meccanico; quando avrò problemi di salute non andrò più
dal medico, mi affiderò alla società civile e al televoto per
stabilire chi dovrà ripararmi l’auto o salvarmi la pellaccia, se lo
sfascia
carrozza o il macellaio. Prego,
mandate un SMS al seiunozero, seiunozero scrivendo 1 per lo sfascia
carrozza e 2 per il macellaio.
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