Un ex voto particolare |
Tanti anni fa, quando ancora la gente era devota e pia ed invece
di affidarsi a quei ciarlatani dei medici, alle tac, alle risonanze e a
tutte le altre insulse diavolerie inventate dagli stregoni e definite
nuove tecnologie, si affidava alla serietà scientifica dei taumaturghi
e alla misericordia dei santi, era solita, se si ammalava, far
voto al Patrono promettendogli, a guarigione avvenuta, un ex voto
che consisteva nella riproduzione dell’arto o della parte del corpo
ammalata e, successivamente guarita.
Quindi impastava un ex voto in biscotto (cullura
‘ngrispatu cu’ janchu ‘e ova e zuccaru), ovvero spalmato con
chiara d’uovo e zucchero“ e lo infornava.
Una volta, in mezzo a braccia, gambe, piedi, clavicole,
rotule comparve un ex voto molto strano, indecifrabile, presentato al
santo non nella sua interezza, ma tagliato in diversi pezzi così da
renderne impossibile l’identificazione che
una matura signora aveva depositato, con tanta devozione, ai piedi della
statua. La cosa destò grande interesse e curiosità tra gli sfaccendati
che si scervellavano per capire di che razza di parte atomica si
trattasse. Più lo osservavano, meno ci capivano. All’improvviso nella
mente di uno di loro si accese una lampadina che gli fece pensare che
forse il voto era stato tagliato a pezzi e che, riuscendo a rimetterli
insieme correttamente lo si poteva ricostruire. Allora cominciò un
lavoro frenetico di ricomposizione dello strano puzzle che durò un bel
po’, ma, alla fine, sorpresa delle sorprese, tra gli sghignazzi dei
presenti sul vassoio
comparve magicamente una specie di cilindro oblungo leggermente
appuntito che andava ingrossandosi nella parte posteriore e che i
giovinastri ritennero trattarsi di una parte anatomica solitamente
tenuta nascosta agli occhi dei curiosi. Identificato l’ex voto, non fu
difficile capire il malanno di cui era stato afflitto il marito della
donna. N.B.
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