Benedetta primavera
la fretta c'era (e c'è ancora)


   Accidenti,  siamo già a fine maggio e ancora non si è vista una bella giornata! Pioggia e freddo la fanno da padroni e il sole è sparito dalla circolazione, manco fosse  un povero politico poco accorto al quale qualche malevolo sconosciuto abbia pagato la casa a sua insaputa  per il solo gusto di danneggiarlo. Ma perché la primavera si fa attendere come una qualsiasi capricciosa star di Hollywood?  Eppure un tempo non era così; un tempo quand'era il 21 marzo puntuale,  come le promesse dei politici in tempo di elezioni, Proserpina lasciava Plutone a crogiolarsi  tra i suoi demoni e correva sulla Terra per cospargerla di fiori e far biondeggiare le messi al sole, mentre Zefiro, con le sue dolci brezze, si dava da fare per  mitigare l'incipiente calura. La puntualità della figlia di Cerere divenne proverbiale, tanto da  spingere alla puntualità anche quelle pigrone delle rondini, da qui il famoso detto "A San Benedetto, la rondine è sotto il tetto." Poi, all'improvviso, qualche anno fa, tutto cambiò e ora siamo qui, sconsolati,  a compilare i nostri  cahiers de doléances. 
     
Secondo me la "dolce stagione"  si è offesa da quando, qualche decennio fa, qualcuno, senza pensare alle gravi conseguenze,  la maledisse e, da allora,  quel “Maledetta primavera” le brucia più di una ferita sulla quale sia stato  sparso del sale. Ora ci lamentiamo che non esistono più le mezze stagioni, che la primavera non c'è più, che si passa direttamente dall’inverno all’estate e via lacrimando! Ma non siamo stati noi a risentirci per la fretta con la quale arrivava in passato (che poi, come è stato già detto,  era solo puntualità, indice di  serietà e di grande professionalità)?  E così, a forza di sentirsi dire “Che fretta c’era, maledetta primavera”, si è scocciata e adesso se la prende con comodo per la gioia dei venditori di legna da ardere e dei fornitori di gas metano, quello che ci dà una mano.
     Altro che lagnarsi con la povera stagione! E’ con noi stessi che ce la dovremmo prendere! Siamo noi i responsabili di tutto. Altro che effetto serra; altro che bassa pressione; altro che taglio indiscriminato dei boschi, altro che emissioni di CO2; è quella sciagurata maledizione la causa di tutti i mali! Chiunque al posto della Primavera  avrebbe fatto la stessa cosa : "Mi avete maledetto per la fretta? E adesso beccatevi la pioggia e i raffreddori!"  Ma allora direte voi, non si può far niente per risolvere il problema? Certo che si può fare qualcosa; ci si può battere il petto, recitare il "Mea culpa", flagellare,  chiedere scusa alla stagione che abbiamo inopinatamente offeso, dirle che non l’abbiamo fatto apposta, che si scherzava, che era tutta  una burla. Potremmo per esempio benedirla, dirle che non possiamo stare più senza di lei, chiederle di affrettarsi, dichiararle, insomma, tutto il nostro affetto, tutta la nostra devozione, oserei dire tutto il nostro amore.  E allora tutti a cantare “La fretta c’era (e c’è ancora), benedetta primavera, la fretta c'era, lo sappiamo noi e te” ed offrirle noi, questa volta, un gran mazzo di  fiori profumati e variopinti, quelli che, un tempo oramai lontano, era lei a regalarci, sperando così di placare le ire  della bella ritrosetta. Che Dio ce la  mandi buona e senza vento, sennò povere piantine di pomodoro e poveri tetti delle case!