I bassottiani

                           
                                                                                                 

      
  
Nel paese di Bassettopoli, nella lontana galassia di Bassonia distante 357 anni luce dalla Terra, c’era un popolo molto laborioso e prolifico. Gli abitanti lavoravano dall’alba al tramonto di una giornata lunghissima di 35 ore sotto una luce intensa, ma freddissima irradiata da Nanet, la loro stella che corrisponde al nostro sole.  Era gente bravissima e timorata di dio, ma afflitta da un assillante problema: il nanismo, o meglio ancora, la piccolezza. Il novanta per cento dei nati  era destinato a non superare il metro e quaranta di altezza, statura che non consentiva loro di dedicarsi alle attività della vita quotidiana, dato che in quel pianeta era tutto alto e grandioso, dalle piante di pomodoro alle case, dai pezzi degli scacchi alla politica per cui per un piccoletto diventava del tutto impossibile dedicarsi a qualsiasi proficua attività. Da’altra parte, vista la prolificità di quella laboriosa popolazione, il rischio di riempire in pochissimo tempo il pianeta di piccoletti era sempre altissimo per cui ricorsero a un espediente ingegnoso: costruirono un grande setaccio nel quale setacciavano tutti i nati le cui maglie lasciavano cadere i piccoletti e trattenevano quelli più grandicelli che avrebebro sicuramente  superato il metro e settanta.
   Da quel giorno il setaccio lavorò a un ritmo forsennato dato che le bassettiane mettevano al mondo, quasi ogni giorno, più bassettini di quanto un milione di coniglie potesse partorire coniglietti in un mese. I  bimbi che cadevano dal setaccio, però, non venivano soppressi, ma costretti a emigrare in un lontanissimo pianeta della Via Lattea distante poco meno di 400 anni luce da Basettopoli dove tutto era piccolo, dalle case alla politica, dov'erano molto richiersti  e venivano accolti trionfalmente. A volte, però, capitava che qualche bassottino rimanesse impigliato nella rete del setaccio e allora veniva, diciamo così, “graziato” e diventava lo spasso degli amici che lo sfottevano dicendogli che, probabilmente, era nato nella provincia di Campobasso. Però  gli volevano un bene grandissimo, anche perché era  bravissimo, generosissimo e molto ingegnoso e si faceva davvero volere bene.