Filastrocche


Ai miei alunni con tanto affetto.
Ciao, ragazzi e in gamba.

Giocando con le parole

La fattoria
dedicata a mio nipote Giuseppe

Nella grande fattoria
di mio nonno e zio Mattia
c'è un bel gallo canterino
ed un gatto birichino;
poi c'è un cane un po' piagnone,
una capra ed un montone,
una pecora morganatica
ed una gallina asmatica.
C'è un cavallo malandrino,
l'asinello e il puledrino,
l'oca, l'anatra e il tacchino
ed un topo: che coraggio!,
che rosicchia il suo formaggio,
ma la gatta, mezza matta,
si avvicina quatta, quatta,
poi l'afferra dal cravattino
e ne fa un bel bocconcino


Spezzatino di favole

 Quella sventola

di Cenerentola

in cucina scoperchia la pentola;

nella pentola c’è lo stufato

che i sette nani avrebbero mangiato

se Biancaneve, coltello e forchetta,

lo avesse tagliato fetta a fetta.

Ma la rosea, paffuta bambina

preferiva la minestrina:

per ogni piatto una cucchiaiata

e la cena si è guadagnata

a spese di ogni povero ometto,

mentre nel bosco c’è Cappuccetto

col suo cestino e un mantello perfetto,

che trova un lupo tremante e impaurito

perché un feroce gatto ha incontrato:

il celebre Gatto con gli stivali

truce, terrore degli altri animali

che ha divorato l’orco Ercolino

trasformatosi in topolino.

Allora la Bella addormentata,

che dopo un secolo s’era svegliata,

circondata da fanciulle a torme

(accidenti, però quanto dorme!)

sposò il giovane Peter Pan
dopo aver cotto nel forno un bel pan

e, quando giunse la torta a tre piani,

fra tanti evviva e battimani,

si vide il giovane Pollicino

che tracannava un bicchiere di vino

e poi Pinocchio e la Fata turchina,

Hansel e Gretel e la vecchina,

la Sirenetta e la Befana

che riempiva una calza di lana,

però le calze son tutte rotte

e io vi auguro la buona notte.

 

Il gatto

Il gatto è matto!
Mette le zampe nel piatto
acchiappa il topo
e dopo
averlo divorato,
il baffo ben lisciato
schiaccia un bel pisolino
standosene accovacciato
in mezzo al salottino.    

Naufragio

Un marinaio di Trebisonda
navigava in cima ad un’onda
con un barca piccina, piccina,
lui, il suo cane e la sua gattina,
ma l’onda, cattiva, si ingrossò,
la barca piccina si rovesciò
e il marinaio, in mezzo al mare,
non sapeva che cosa fare.

Per fortuna giunse un natante
che proveniva da Sestri Levante
e con la scialuppa di salvataggio,
misero fine a questo naufragio
e il marinaio di Trebisonda
che navigava in cima a quell’onda,
con il suo cane e la sua gattina
furon sbarcati a Cirò Marina.

 
     Filastrocca della fame nel mondo

Filastrocca delle campane

Per tutti i bimbi che non hanno pane.

Manca il pane, qui sulla Terra,

Ciò che non manca mai è la guerra.

 Soffre il bambino della Nigeria;

nel suo paese c’è tanta miseria,

mentre il fanciullo della Sierra Leone

soffre perché non fa colazione.

 Il bambino di Palestina

Gradirebbe un po’ di pastina,

un gelato, i canditi, i torroni,

invece vive tra bombe e cannoni.

 Filastrocca del girotondo,

combattiamo la fame nel mondo;

quando c’è fame non c’è mai pace,

la rabbia cresce; la rabbia non tace.

Filastrocca del baccalà

Si riaffermi la solidarietà;

la carità che non sia pelosa

ché la giustizia è un’altra cosa.

 Rendiamo ai poveri il nostro maltolto

Perché per questo soffrono molto,

così la fame sparirà

e allora la pace trionferà.

                Giuseppe Marino

 

Filastrocca della bestia umana

 

Filastrocca della vecchia Terra

per gli animali che non fan più la guerra.

da molto tempo il cane e il gatto

Han stipulato un curioso patto

che, alla luce dell’esperienza,

rende piacevole la convivenza:

più non s’azzuffano, sono felici,

vivono in pace e da buoni amici

ed alla vecchia aggressività

han preferito la solidarietà.

 

Anche col topo il moderno gatto

ha stipulato il medesimo patto

e ora il piccolo roditore

vive tranquillo e senza il terrore

di servire da bocconcino

al feroce nemico felino.

 

La colomba e lo sparviero

solcano insieme lo stesso cielo

ed il lupo quasi protegge

pecore, agnelli e l’intero gregge.

 

Per le bestie dell’universo

farsi la guerra ora è tempo perso;

meglio la pace e la vita serena

che l’odio, il rancore, il dolore, la pena.

 

Solo un bestia fa ancora la guerra:

un essere immondo che infesta la Terra,

il più crudele, il più feroce

dal cuore nero e dall’animo truce.

Ammazza i suoi simili senza pietà

Per cupidigia, per avidità,

ma sempre in nome della libertà,

della giustizia, dell’uguaglianza

e per il mondo non c’è più speranza.

 

                 Giuseppe Marino  

 

           

Filastrocca della domenica

 

Filastrocca del dì del riposo

Per l’idiota di quel tifoso

Che allo stadio va ad esternare

La sua rabbia repressa e bestiale

Distruggendo i seggiolini,

scaraventando motorini

sulle zucche di altri cretini

che prendon a sassate i questurini.

 

Ogni volta, col fiato sospeso,

con angoscia, con animo teso,

aspettiamo la trista bravata

di quest’orda scalmanata

che del campo di pallone

ha fatto un luogo di aspra tenzone.

 

Così,  spesso, il campionato

Dalla violenza vien rovinato,

lo scudetto si macchia di sangue

e, con lo sport, il buon senso langue.

 

Piange una madre con gran dolore

Sol perché l’arbitro nega un rigore

E una manica di cretini

Si trasforma in spietati assassini.

 

Ormai gli stadi son luoghi di morte

E per andarci ci voglion le scorte;

basta che un arbitro fischi un sol fallo

e si scatena un feroce macello.

 

Si faccia allora qualcosa in fretta

Per porre fine a questa burletta,

a questo luogo comune immondo

del calcio “gioco più bello del mondo”

 

E ragionando con mente serena

Capir si potrà che non vale la pena

Di massacrarci in tutta coscienza,

di dare piglio a tanta violenza

e, forse, al gioco più bello del mondo,

preferiremo un bel girotondo.

 

Filastrocca strampalata

 

Filastrocca strampalata,

quant’è buona la marmellata!;

è ancora meglio dell’insalata,

specialmente di quella scondita.

 

La pasta è buona, questo si sa,

ma vuoi mettere il baccalà?,

e lo stufato, quando è ben cotto

vale di più di un bel terno al lotto,

per non parlare della pasta al forno,

dei sottaceti come contorno,

della frittura, della frittata,

dell’alice marinata,

di un buon piatto di carne in supplì,

di una bella lepre in salmì.

 

Quanto è bello potersi abboffare,

rimpinzarsi, un buon piatto gustare,

potere i denti affondar nella polpa

senza nessun complesso di colpa!,

e, invece, ahimè, crudele è la vita

e ci si ritrova a fare la dieta.

 

       Filastrocca della guerra sciocca

Filastrocca di mezza sera,

è arrivata la primavera;

è arrivata su tutta la Terra,

ci ha portato una brutta guerra,

una guerra crudele e tetra

fatta da uomini dal cuore di pietra,

ma, a soffrirne terribilmente,

è, come sempre, la povera gente.

 Primavera, primavera,

fa’ che finisca prima di sera,

ma se questo non si può fare,

che almeno si eviti di ammazzare.

Basta con missili, bombe, terrore,

bombardatevi solo d’amore!

Viva la pace, i frizzi e i lazzi,

vadano al diavolo fucili e razzi.

                 Giuseppe Marino         

      

Filastrocca del vegetariano

 

Filastrocca del vegetariano

Che mangia verdura a tutto spiano;

la verdura la mangi a spanne

perché non può soffrire la carne,

odia il bollito ed il girello

perché gli spiace ammazzare il vitello,

la bistecca rifiuta a pranzo

perché non venga più ucciso il manzo

e quando vede ammazzare il maiale

il nostro amico ci rimane male,

per non parlare dell’agnellino,

del capretto, dl pollo e tacchino.

Dice: “Le bestie sono creature;

niente più carne, solo verdure!”

Ma la cicoria non è d’accordo,

per lei è solo egoista ed ingordo

e, quando dal suolo si sente strappare,

in verità ci resta un po’ male.

Anche le piante sono creature

E hanno una vita, e che vita dura!

Ma questo è il mondo, ci vuole pazienza!

Ognuno cerca la sopravvivenza

Per cui per vivere e prolificare

qualcun altro bisogna mangiare.

 

                 Giuseppe Marino

 

 

 

                  Filastrocca  di come va il mondo    

Filastrocca un po’ all’antica
per l’avaraccia della formica,
un animale che, regolarmente,
dagli altri prende, ma non dà niente.

Ruba agli uccelli grano e semini,
fa disperare i contadini,
stimola gli afidi che infestan le fave,
poi si rifugia nelle sue cave
a custodire i suoi tesori
senza pensare a chi soffre, lì, fuori.

  Quanto è migliore l’amata cicala
che al mondo intero il suo canto regala,
trasmette agli altri una gioia ilare
senza pensare ad accumulare.
E, canta, canta, il tempo vola,
viene l’inverno e si trova sola
senza ricchezze, senza tesori,
niente più gioie, ora sono dolori!
Chiede un aiuto dall’avaraccia,
ma quella le sbatte la porta in faccia.

Così va il mondo, amici cari,
chi pensa agli altri non avrà danari!
Chi pensa agli altri e a sé non pensa,
poi si ritrova nell’indigenza;
se poi agli altri chiede una mano,
che lo si sappia: la chiede invano!

Giuseppe Marino