'A quazettara
                                      

   Sessant'anni fa, quando le automobili nei nostri paesi si contavano ancora sulle dita di una sola mano e le merci viaggiavano  prevalentemente a dorso di mulo, la quantità di prodotti  in circolazione era assai modesta e "le reti commerciali" molto sottodimensionate e completamente diverse da quelle che conosciamo oggi. Anche allora vi erano gli ambulanti, ma, non disponendo di mezzi di trasporto capaci, si limitavano a vendere pochissimi prodotti, spesso di un solo genere. Queste limitazioni, se da una parte non consentivano al cliente un'ampia scelta e al commerciante lauti guadagni, dall'altra favorivano la specializzazione e la circolazione di prodotti da anni sul mercato e quindi perfettamente conosciuti dagli acquirenti. Il mercante di solito arrivava in paese con la corriera verso le 7 del mattino e dopo aver girato in lungo e in largo il paese vendendo la sua mercanzia e magari dopo aver mangiato uno spezzatino o un piatto di spaghetti in una delle tre osterie del paese, verso le 15,30 riprendeva l'autobus di linea per tornarsene a casa. Tra questi piccoli ambulanti ne ricordo particolarmente due:  il merciaio con la sua cassetta di legno legata al collo zeppa di spagnolette, rocchetti, aghi, ditali, elastici, spille di sicurezza (spingule francesi) ed altre cianfrusaglie  e la quazettara.
   'A quazettara era una figura particolare, una signora di mezza età, probabilmente di Petila Policastro, che girava per le vie del paese con un grande cesto di vimini in testa pieno di calze per uomo e per donna e per bambini. Quando giungeva in un rione cominciava a promuovere la sua mercanzia gridando con una cadenza particolare: " 'A cazettara.... 'A cazettara, accattateve e cazette" (in alcuni dialetti della zona quazettara diventa cazettara).  Quando le donne si avvicinavano lei posava in terra il cesto e  avevano inizio le contrattazioni. Poi, quando le acquirenti prendevano la via di casa la quazettara si rimetteva in testa il contenitore con le calze rimaste e riprendeva il giro. Spesso capitava che qualche donna del paese le offrisse qualcosa  perché si ristorasse un po' prima di ripartire per un nuovo, faticoso giro. Allora erano ancora tempi nei quali la solidarietà vera, non quella indotta o pelosa dei nostri tempi, nasceva spontanea  nel cuore della gente semplice e generosa e questi piccoli gesti eramo assai usuali. Le calze che si compravano dalla quazettara erano  le calze della festa che si distinguevano da quelle di lana bianca che le nostre nonne confezionavano con molta fatica torcendo, filando e lavorando a maglia  la lana delle pecore che ogni mattina, con una melodiosa sinfonia di belati,  attraversavano il paese per andare al pascolo