La
società sparente di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio Caccuri - Castello - 3 gennaio 2008
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Una
società in fuga verso realtà diverse e vivibili”: questo, in estrema
sintesi, il contenuto del libro “La società sparente”, presentato
giovedì sera nei locali del castello di Caccuri, così come lo ha
illustrato uno degli autori, Francesco Saverio Alessio. Il volume, che
ha suscitato molte polemiche e strascichi giudiziari, esamina
attentamente le cause, gli effetti e la ripresa dell’emigrazione che
ha spopolato e continua a spopolare le nostre contrade, un fenomeno che,
nel Sud e nella Calabria in particolare, ha avuto inizio solo dopo
l’Unità d’Italia. Da qui l’Alessio è partito per osservare che
le popolazioni meridionali furono costrette ad emigrare anche e
soprattutto per le spoliazioni delle risorse, a partire dalle industrie
per finire all’oro, di quello che era allora il Regno
delle due Sicilie. L’emigrazione, dunque, ha provocato e provoca il
depauperamento delle risorse, a cominciare dai “cervelli” che
vengono formati con i soldi delle regioni meridionali e che si
trasferiscono poi al Nord che si ritrova così enormi risorse
professionali a costo zero, senza aver speso un centesimo. In questo
senso la nostra società è una “società sparente” e destinata al
declino. Un’analisi spietata che si intreccia con i problemi dei
diritti negati o conculcati, dei condizionamenti più o meno pesanti che
i cittadini meridionali subiscono nelle scelte elettorali, delle
connivenze e dei reciproci favori tra politica e poteri forti,
criminalità, insomma sui mali e sul cinismo della politica che
hanno origini lontane, dall’Unità d’Italia, appunto. Peccato
che una discussione così interessante sia stata in parte soffocata
dalla sempre riemergente retorica risorgimentale che mette nello stesso
calderone Cattaneo e Cavour, Mazzini e Vittorio Emanuele,
Garibaldi e Pallavicini, i Bandiera e il generale Cialdini, il
federalismo e il centralismo.
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