L'Italia Meridionale Bizantina |
Convegno della Fondazione Terzo Millennio 12 agosto 2009 |
Il professore Ragni ha evidenziato, per prima cosa, la differenza che intercorre tra l'eredità culturale e artistica bizantina nel centro - nord, riferibile al toponimo "Ravenna" e al periodo d'oro dell'esarcato racchiusa, sostanzialmente nel lungo lasso di tempo compreso tra il 540 e il 751 dopo Cristo e quella del Meridione dei secoli dal IX all'XI, quando nelle nostre contrade, teatro di invasioni, scontri e distruzioni, fonti inevitabili di instabilità, non fu, oggettivamente possibile il fiorire delle belle arti, così com'era stato per Ravenna, "sorella minore" di Bisanzio. Ha poi riassunto le vicende storiche relative alle campagne militari di Belisario e Narsete con frequenti citazioni dello storico Procopio di Cesarea per passare, in un secondo momento, all'organizzazione amministrativa tematica bizantina che offriva non poche occasioni di ascesa sociale ad una popolazione prettamente rurale, che, seppur fiscalmente esosa, assicurava un'adeguata disponibilità finanziaria per garantire la sicurezza e la difesa di tutti. Non sono mancati i riferimenti al fuoco greco, la prima "arma di distruzione di massa" di cui disponevano i bizantini e che costituiva uno strumento bellico di eccezionale potenza.
La dottoressa Margherita Corrado ha illustrato, con l'ausilio di numerose slide, il vasto patrimonio di reperti archeologici rinvenuti nella valle del Neto, nel territorio di Santa Severina, Caccuri, Roccabernarda, San Mauro Marchesato e Scandale, nonché quelli venuti alla luce a Melissa, Cirò, Cirò Marina, Cutro, Melissa e in altri paesi della Calabria. Molti anche i riferimenti ai luoghi di culto rupestri di Timpa dei Santi, (Caccuri) e ai monumenti bizantini di Santa Severina (Battistero). Qualche cenno anche alla suppellettile rinvenuta nella grotta della Serra Grande che, secondo alcuni archeologi, avrebbe fatto parte del corredo funerario di una tomba barbarica, probabilmente longobarda e di un piatto invetriato, rinvenuto nello stesso e di incerta provenienza.
E' stata poi la volta di mons. Carlo Arnone che si è soffermato a lungo
sulla biografia degli undici papi calabresi, prima di chiudere il suo
intervento con alcune notizie storiche sul monastero basiliano di Santa
Maria Trium Puerorum (Tre fanciulli). Nessuno dei relatori ha fatto cenno
alle probabili origini bizantine del nostro paese sorto, secondo molti
storici, a ridosso di un castro bizantino a difesa della valle del Neto
dall'invasione longobarda.
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