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FASTIDI GRASSI









( Arbuckle in tribunale:stavolta non fa ridere )



Roscoe Fatty' Arbuckle era il garzone di un idraulico, tondo come una palla, che Mack Sennett aveva scoperto nel 1913, quando era andato a sgorgargli lo scarico intasato. Il regista studiò rapidamente il festoso Roscoe e i suoi centoventi chili di lardo e gli offerse lavoro seduta stante. La figura a pan di burro di Arbuckle e la sua straordinaria agilità erano strumenti ideali per il tipo di farsa cinematografica prediletto da Sennett: fango e baraonda, tomboloni e torte in faccia.
Fatty fece strada: da Keystone Cops arrivò a far coppia con Mabel Normand in Fatty's Flirtations, con Charlie Chaplin in The Founders, con Buster Keaton in The Butcher Boy e in altri filmetti comici di successo. Aveva un talento innato per la parte dell'allegro pasticcione, e questo gli assicurò il successo come clown cinematografico e fece la sua fortuna.
Le quotazioni di Fatty come macchina strapparisate salirono fulmineamente alle stelle: dai tre dollari al giorno di Sennett, nel 1913, arrivò, nel 1917, ai cinquemila dollari settimanali, quando passò alla Paramount. Uno striscione scherzoso sopra i famosi cancelli, giocando sull'assonanza tra Whale, balena e Wales, Galles, gli dava il benvenuto proclamando:

PARAMOUNT WELCOMES
THE PRINCE OF WHALES.

La nottata di baldoria a suon di bottiglie con cui Fatty festeggiò la firma del contratto il 6 marzo, a Mishawn Manor, vicino a Boston, rischiò forte di diventare uno scandalo pubblico. La festa si svolse alla Taverna di Brownie Kennedy, e fra i sontuosi divertimenti offerti in onore di Fatty figuravano dodici 'party girls', che ricevettero millecinquanta dollari per il loro contributo alla riuscita della serata. Un bacchettone ficcanaso spiò dalla lunetta d'una porta proprio mentre Fatty e le ragazze facevano lo spogliarello in piedi su un tavolo, stabilì che la decenza era stata gravemente offesa e chiamò la polizia. Ai festeggiamenti partecipavano i magnati del cinema Adolph Zukor, Jesse Lasky e Joseph Schenck che pagando sottobanco centomila dollari al Procuratore Distrettuale e al Sindaco di Boston riuscirono a mettere a tacere l'inconveniente.
Quattro anni dopo, in un albergo, grazie alle mattane di Fatty, un'oscura starlet raggiunse all'improvviso la massima notorietà. Disgraziatamente, la signorina non era in condizioni di approfittare della sua fortuna.
Virginia Rappe, una deliziosa fotomodella bruna di Chicago, aveva destato un certo interesse quando il suo volto sorridente, incorniciato da una cuffietta di tela alla Mimì ', era apparso sulla copertina di una canzonetta in voga, Let me call you Sweetheart. Arrivò un'offerta da Sennett e la ragazza andò a lavorare nel suo studio, facendo una serie di particine. Ebbe anche una serie di incontri sentimentali e attaccò le piattole a tutta la troupe. Quest'epidemia scosse tanto Sennett, che chiuse lo studio e lo fece fumigare. Virginia, tuttavia, venne perdonata e presto cominciò a far coppia fissa con uno dei primi registi di Sennett, Henry Pathé' Lehrman.



( Virginia Rappe: la ragazza della cuffietta )


Pathé' le diede una piccola parte in un suo film, Fantasy e, tempo dopo, le presentò Arbuckle, che stava dirigendo in Joey Loses a Sweetheart. Quando Virginia vinse uno dei tanti premi per "la ragazza meglio vestita del cinematografo" William Fox le fece un contratto. Si parlava anche di darle la parte principale in TwiIight Baby, un lungometraggio della Fox. Insomma, Virginia Rappe sembrava sulla via del successo.
Da un po' di tempo, Arbuckle si covava la bella bruna col suo occhietto malandrino. Le aveva offerto la parte di protagonista in uno dei suoi film e aveva insistito con un'amica, Bambina Maude Delmont, perché la portasse al party per festeggiare il suo nuovo contratto triennale, di tre milioni di dollari, con la Paramount. Fatty adorava le ragazze e i liquori e più ce n'era meglio era.
Come scena per la sua gran baldoria, a Fatty saltò il ticchio di scegliere San Francisco. Il viaggio gli avrebbe dato modo di collaudare la sua nuova Pierce-Arrow da venticinquemila dollari, fatta apposta per lui. Al weekend della Festa americana del Lavoro, due auto cariche di cinematografari in festa sfrecciarono rombando tra grandi scoppi di ilarità per i settecento chilometri di autostrada costiera che portano alla Città delle Colline. Fatty e i suoi amici hollywoodiani, Freddy Fishback e Lowell Sherman, erano a bordo della sgargiante Pierce-Arrow e nell'altra macchina viaggiavano Virginia Rappe, Bambina Maude Delmont e un gruppetto assortito di showgirls.
Come arrivò a destinazione, Arbuckle scese al lussuoso Hotel St. Francis, e mandò le ragazze al Palace. Per sé, affittò tre appartamenti comunicanti, al dodicesimo piano: spazio sufficiente per qualsiasi evoluzione imprevista. Poi telefonò al suo contatto coi contrabbandieri d'alcool, Tom-Tom il fattorino, beccò una trasmissione di jazz alla radio e la festa cominciò. Al pomeriggio della Festa del Lavoro, lunedì 5 settembre 1921, la festa pareva appena incominciata. Fatty aveva dichiarato 'ingresso libero' e, fra gente che andava e veniva, gli ospiti erano ormai una cinquantina. Il padrone di casa aveva la ciucca euforica. Virginia e le altre ragazze bevevano Orange Blossoms corretti al gin, qualcuna si era levata la camicetta per ballare lo shimmy, altri si scambiavano i calzoni del pigiama e le bottiglie vuote si ammonticchiavano. Verso le tre e un quarto Fatty, che svolazzava in giro in pigiama e accappatoio, agguantò Virginia, piuttosto brilla, e la pilotò verso la camera da letto dell'appartamento 1221. Rivolse agli invitati in festa la sua famosa strizzata d'occhio libertina e dichiarando: " È un momento che aspettavo da molto tempo ", chiuse la porta.
Bambina Maude Delmont depose in seguito in tribunale che i festeggiamenti si bloccarono di colpo, quando dalla camera da letto vennero delle grida laceranti. Da dietro la porta chiusa si udivano dei gemiti disperati. Dopo un gran bussare Arbuckle, tutto risolini, si fece avanti col pigiama a brandelli e il cappellino di Virginia piantato in testa sulle ventitré e ordinò alle ragazze: "Andate di là a vestirla e portatela al Palace: fa troppo chiasso ". E poiché Virginia continuava a gridare scattò: " Piantala, o ti butto giù dalla finestra! ".



( St.Francis Hotel, l'appartamento 1221 )


Bambina e un'amica showgirl, Alice Blake, trovarono Virginia praticamente nuda sul letto sconvolto, che si torceva dal dolore gemendo: " Muoio... muoio... mi ha fatto male... ". In seguito, Alice testimoniò in tribunale: "Cercammo di vestirla, ma i suoi abiti erano ridotti in stracci. La camicetta, la biancheria, persino le calze, erano in un tale stato che non si riconoscevano l'una dall'altra". Virginia riuscì soltanto a bisbigliare a un'infermiera dell'elegante ospedale di Pine Street, dove l'avevano portata: " È stato Fatty Arbuckle a ridurmi così... vi prego... fate che non la passi liscia... ". Poi cadde in coma. lI 10 settembre, a un anno esatto dal suicidio di Olive Thomas, Virginia Rappe morì, a venticinque anni, perdendo per sempre la possibilità di diventare la protagonista assoluta di Twilight Baby.



( Fatty e la sua Perce-Arrow, la mattina dopo )


La causa della sua morte praticamente non si scoprì mai. Il vice-Coroner di San Francisco, Michael Brown, insospettito da una telefonata 'equivoca' dall'ospedale, che chiedeva cosa si dovesse fare con l'autopsia, andò personalmente a vedere quel che succedeva. E sorprese gli inizi di una frenetica operazione di copertura. Arrivò giusto in tempo per vedere un dottorino emergere da un ascensore e dirigersi verso l'incineratore dell'ospedale con un barattolo di vetro che conteneva i lacerati organi femminili di Virginia. Brown requisì il barattolo al dottorino recalcitrante, per condurre un'indagine personale. Si scoperse così che la vescica di Virginia era esplosa a causa di un atto di violenza imprecisato, che aveva provocato la morte per peritonite. Brown espose la faccenda al suo superiore, il Coroner T.B. Leland, e giunsero alla conclusione che ci voleva un'indagine della polizia. Poco dopo, gli agenti dell'Investigativa Tom Reagan e Griffith Kennedy cominciarono a torchiare gli imbarazzatissimi dipendenti della clinica per scoprire chi cercava di nascondere qualcosa e che cos'era quel qualcosa. E lo scopersero. E così pure i giornali. Quando Fatty Arbuckle fu formalmente accusato di violenza carnale e omicidio nella persona di Virginia Rappe, tutto il mondo conobbe il nome dell'aspirante diva. Lo Stato della California attribuì la sua morte a una " pressione esterna" applicata da Arbuckle durante il rapporto sessuale. Una fama pateticamente inutile per Virginia, un'accusa pesante per Fatty: omicidio di primo grado. Le ondate di sbalordimento e di disgusto che emanavano da San Francisco, quel settembre, scossero Hollywood fino alle sue recentissime fondamenta. Era tutto troppo incredibile. Fatty, il beniamino dei bambini, il Re della risata, il Bombolone, il paladino della solida, amena, onesta farsa per famiglie, improvvisamente diventava il protagonista di un'Orgia Mortale di Stelle.

ARBUCKLE LO STUPRATORE
DANZA NELL'ORGIA
MENTRE LA SUA VITTIMA MUORE


Mentre i giornali strepitavano, correvano voci di un orribile stupro contro natura: Arbuckle, furioso per la sua impotenza di ubriaco, avrebbe massacrato Virginia con una bottiglia di Coca-cola, o forse di champagne, ripetendo poi l'operazione con una scheggia di ghiaccio tagliente... Oppure... non era voce comune che Arbuckle era eccezionalmente ben fornito?... Magari si trattava semplicemente dei centoventi chili di ciccia di Fatty, che si erano abbattuti su Virginia in un tuffo a pesce.
Una cosa sola era certa: la diffusione dei giornali crebbe smisuratamente; la stampa gialla si faceva in quattro a pubblicare insinuazioni sul 'bottiglia-party' di Arbuckle. L'"Examiner" di San Francisco protestò, in un articolo di fondo: " Hollywood deve smetterla di usare San Francisco come pattumiera ". Si citava il Coroner, che esigeva " misure drastiche per prevenire il ripetersi di simili episodi, perché San Francisco non si trasformi in un rendez-vous di criminali e debosciati ". Dai pulpiti della città si invocava un'esemplare punizione per il " folle maniaco sessuale hollywoodiano ", che aveva scelto la proba e disciplinata San Francisco come sede per le sue " vergognose gozzoviglie ".
A Hartford, nel Connecticut, un gruppo di donne vigilantes fece a pezzi lo schermo in un cinematografo dove si proiettava una farsa di Arbuckle e a Thermopilis, nel Wyoming, i cowboy crivellarono di revolverate lo schermo di una sala dove si dava una sua comica finale. Da varie parti giungevano notizie di nutriti lanci di uova e di bottiglie. Mentre il paese era spazzato dalla psicosi del " linciamo Fatty' e gruppi di vigilantes chiedevano a gran voce che si ripulisse la colonia hollywoodiana, i film di Fatty vennero ritirati dalla circolazione.
Mentre Arbuckle se la vedeva brutta nella prigione di San Francisco (Io avevano messo nel vecchio, tetro Palazzo di Giustizia di Kearny Street), i suoi legali si battevano per far declassare l'accusa di omicidio di primo grado a omicidio preterintenzionale. Adolph Zukor, che aveva investito milioni nel comico, telefonò al Procuratore Distrettuale di San Francisco, Matt Brady, per cercar di mettere a tacere la faccenda. L'unica cosa che ottenne fu di offendere a morte Brady, che in seguito lo accusò di avergli offerto una bustarella. Altri personaggi di primo piano della colonia cinematografica telefonarono a Brady per convincerlo che non era il caso di mettere in croce Arbuckle solo perché Virginia Rappe aveva bevuto troppo ed era morta. Il Procuratore Distrettuale sinfuriò ancora di più.




( Arbuckle processato a San Francisco )


Il processo si aperse a metà novembre, alla Corte d'Assise di San Francisco, con Arbuckle che, dal banco dei testimoni, respingeva ogni accusa. Pareva del tutto indifferente alla sorte di Virginia Rappe e, fino all'ultima udienza, non diede mai segno di rimorso o almeno di rimpianto per la morte della ragazza. I suoi avvocati andarono un passo più in là, e fecero un ben orchestrato tentativo d'infangare Virginia, insinuando che era " di facili costumi " e aveva dormito un po' con tutti a New York, a Parigi e nel Sud America nonché a Hollywood. Dopo una lunga serie di testimonianze contrastanti, la giuria decise di assolvere Arbuckle per dieci voti contro due, dopo quarantatré ore di camera di consiglio. Il processo fu invalidato per un difetto di procedura.
La giuria del secondo processo votò " colpevole" per dieci a due e fu sollevata dall'incarico. Fatty, che era libero su cauzione, fu costretto a vendere la sua distinta casa stile inglese, in West Adams Street a Los Angeles e la sua batteria di fuoriserie per pagare gli onorari degli avvocati.
Nonostante gli sforzi dell'indignatissimo Brady, che voleva fargliela pagare salata, il comico venne assolto in un terzo processo, che terminò il 12 aprile 1922, grazie, soprattutto, alle testimonianze incredibilmente confuse dei quaranta testimoni (per la maggior parte ubriachi, al momento dell'incidente) e alla mancanza di prove materiali (magari una bottiglia insanguinata). La giuria che mise Fatty in libertà commentò:" Non basta l'assoluzione, per Roscoe Arbuckle. Noi siamo convinti che gli è stata fatta una grave ingiustizia: non esisteva ombra di prova che lo collegasse in qualche modo al minimo atto illegale". Sulla gradinata del tribunale, Arbuckle dichiarò alla stampa:
" Questo è il momento più solenne della mia vita. L'ignobile accusa montata contro di me è stata smentita, la mia innocenza è provata. lo sono sinceramente grato ai miei fratelli in umanità, uomini e donne. Finora ho dedicato la mia vita alla produzione di film onesti e puliti, per la gioa dei bimbi. Ora cercherò di allargare il mio campo di attività perché la mia arte possa giovare a un numero sempre maggiore di persone". Questo solenne momento di speranza, tuttavia, durò lo spazio d'un mattino. Fatty era libero, ma non era stato perdonato. Henry Lehrman, l'ex amico di Virginia, commentò, amaro: " Virginia era una ragazza di carattere come poche e se potesse tornerebbe dalla tomba per difendere la sua memoria da questo schifo. Quanto ad Arbuckle, è inevitabile che succedano queste cose, quando si raccatta un cafoncello dal marciapiede, gli si pagano salari astronomici e se ne fa un idolo. Certa gente non sa godere la vita se non in modo bestiale. Ed è la gente che partecipa a orge più sfrenate e degenerate di quelle dell'antica Roma ". E avrebbe potuto aggiungere, di Babilonia.
Madame Elinor Glyn, colei che dava il la alle opinioni e atteggiamenti della colonia cinematografica, colse l'occasione per dire la sua sulle mele marce hollywoodiane:
" Se sono apertamente immorali mandateli al diavolo, non proiettate i loro film, eliminateli. Ma non fate soffrire tutti per le colpe di pochi. La festa di Arbuckle è stata bestiale, rivoltante, e queste cose si devono sopprimere a tutti i costi. Ma io non ne ho viste, a Hollywood, e se si fa qualche festicciola a base di droga dev'essere molto moderata".
La Paramount annullò il contratto di tre milioni con Arbuckle. I suoi film non ancora in circolazione vennero mandati al macero, causando allo studio una perdita di un milione netto. Fatty, il Millerisate, era finito, Il Principe delle Balene era stato deposto.
Arbuckle non trovò più modo di recitare. Solo pochi amici, come Buster Keaton, gli rimasero fedeli. Fu Keaton a consigliargli di cambiar nome, facendosi chiamare Will B. Good [cioè, will be good: farò il bravo]. Anni dopo, Fatty adottò lo pseudonimo di William Goodrich e trovò lavoro come gagman e regista di comiche. Ma voleva recitare. Nel marzo del 1931 implorava, dalle pagine di " Photoplay ":
" Lasciatemi lavorare, voglio tanto tornare sullo schermo. Credo di poter dare gioia e serenità alla gente che mi verrà a vedere. Desidero soltanto questo. Se tornerò a recitare sarò grande. Se no... be', pazienza.
Le cose si orientarono sul " be', pazienza ". Fatty non ebbe mai modo di dimenticare la sua caduta. La gente che lo riconosceva, per la strada, si metteva a fischiettare " I'm coming, Virginia".
L'inchiostro dei titoli dei giornali era indelebile. Fatty, nella vita, fu costretto a recitare una parte tipo Pagliacci.
Durante il suo riposo forzato, cominciò a bere forte. Pareva che le bottiglie lo perseguitassero. Nel 1931 fu arrestato a Hollywood per guida in stato di ubriachezza. Mentre l'agente della stradale si avvicinava, Fatty gettò una bottiglia dal finestrino ridendo: " Tanti saluti alle prove! ".




( Fatty perseguitato dalle bottiglie )


Pensava forse a un'altra bottiglia volata fuori da una finestra del dodicesimo piano, all'Hotel St. Francis, la Festa del Lavoro del 1921?
Senza speranze e senza un soldo, Fatty morì a New York, il 28 giugno 1933: aveva quarantasei anni. L'affaire Arbuckle spaventò a morte Hollywood, ritardandone la crescita di dieci anni. Ormai il suo nome non significava più soltanto Paese dei Sogni: nella mente di milioni di persone era quasi sinonimo di scandalo.

 

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